finanza
I settori della finanza
L’ambito della finanza può essere diviso in almeno 5 sezioni: pubblica, d’impresa, dei mercati finanziari, degli intermediari finanziari, delle istituzioni finanziarie. Tutti i settori, e specialmente quelli d’impresa e dei mercati, fanno larghissimo uso di modelli e metodi quantitativi; si potrebbe dunque configurare anche un settore scientificamente autonomo di finanza quantitativa o matematico-statistica (per ulteriori aspetti ➔ anche finanza aziendale; finanza comportamentale; finanza internazionale; finanza pubblica locale; project financing).
Studia i meccanismi attraverso i quali lo Stato, gli altri enti territoriali (Regioni, Province, Comuni) e più in generale la pubblica amministrazione raccolgono e utilizzano le risorse necessarie allo svolgimento delle loro funzioni e al perseguimento dei loro obiettivi in una cornice di credibile e sostenibile equilibrio (che non significa necessariamente pareggio) fra entrate e uscite (➔ finanza pubblica).
Studia le modalità ottimali di reperimento dei mezzi necessari allo svolgimento dell’attività d’impresa. Tradizionalmente, si suggeriva di perseguire un accoppiamento fra durata degli investimenti e delle fonti di finanziamento; quindi di destinare mezzi propri o indebitamento a lungo termine al finanziamento degli investimenti in capitale fisso, e indebitamento a breve termine al finanziamento degli investimenti in capitale circolante. Implicita in questa regola aurea la maggiore onerosità dei debiti a lunga rispetto a quelli a breve scadenza e anche la maggiore flessibilità delle risposte a esigenze di finanziamento del circolante. Successivi studi teorici (dovuti ai premi Nobel F. Modigliani e M.H. Miller) propugnavano l’idea che le decisioni di investimento e finanziamento delle imprese fossero scollegate. Più precisamente, che il valore dell’impresa fosse indipendente dalla struttura del capitale (rapporto fra indebitamento e mezzi propri, più noto come debt-equity ratio). Collegate a questa sono altre due fondamentali proposizioni di Modigliani e Miller: sia il costo medio ponderato del capitale (somma del tasso di interesse risk free e del tasso di rendimento atteso sulle azioni ponderato per le rispettive percentuali di debito e mezzi propri), sia il prezzo dell’azione sono indipendenti dalla struttura del capitale. Secondo alcuni critici, le proposizioni di Modigliani-Miller (➔ Modigliani-Miller, teorema di) possono essere considerate non come una prova che la struttura del capitale è irrilevante, ma piuttosto come una spiegazione delle ragioni per cui essa è quasi certamente rilevante nel mondo reale, per es. perché cambiamenti nella struttura del capitale possono alterare i tassi di sconto usati per attualizzare i flussi di cassa futuri. Altre questioni significative sono quelle legate all’influenza sul valore dell’impresa della politica dei dividendi. Appare chiaro, in generale, che sia la struttura del capitale sia la politica dei dividendi sono importanti non tanto oggettivamente, quanto per i loro effetti di segnalazione in un mondo reale profondamente caratterizzato da informazione asimmetrica e comportamenti opportunistici.
Si occupa di tutte le questioni connesse al funzionamento dei mercati stessi, in particolare alle condizioni che ne garantiscono un equilibrio efficiente. Notevoli passi in avanti sono stati fatti in questa direzione per estendere a cornici di incertezza i risultati sull’efficienza degli equilibri competitivi (parziali o generali) raggiunti in condizioni di certezza (➔ anche equilibrio competitivo). Fondamentali, in particolare, i collegamenti fra rendimento atteso e rischiosità ottenuti nelle varie versioni della teoria del CAPM (➔), da un lato, e il collegamento fra premio al rischio e misure di martingala (➔) equivalente nella teoria delle opzioni (➔ opzioni, teoria delle) o di altri prodotti derivati, dall’altro.
Gli intermediari finanziari sono enti e imprese finanziarie, come banche, assicurazioni, fondi comuni di investimento, il cui compito è quello di raccogliere risorse dagli agenti economici eccedentari di risorse liquide e trasferirle agli agenti deficitari. Tipici agenti eccedentari sono le famiglie risparmiatrici, ma anche Stati con un forte avanzo di bilancia commerciale (➔). Tipici agenti deficitari sono le imprese non finanziarie e la gran parte degli Stati sovrani del mondo sviluppato. L’intermediario ha due fonti di guadagno: le commissioni per i servizi resi e il margine di interesse, ovvero la differenza fra il tasso passivo che riconosce ai depositanti e il tasso attivo che richiede ai clienti. Il margine compensa il rischio di insolvenza del cliente. Il campo d’indagine della finanza degli intermediari finanziari riguarda la composizione dell’attivo e del passivo, la loro interdipendenza e il ruolo dei mezzi propri nella sezione del passivo. Di rilievo gli studi di asset liability management (➔ asset), con particolare riferimento al controllo del rischio di tasso, e gli studi sul patrimonio libero a presidio e garanzia della solvibilità dell’intermediario e dell’intero sistema, dato il rischio sistemico che il fallimento dell’intermediario comporta.
Fra le istituzioni finanziarie, quelle investite della funzione di supervisione e controllo sul funzionamento dei mercati e sulla solvibilità degli intermediari assumono la massima importanza. La finanza delle istituzioni finanziarie si occupa del ruolo fondamentale di prestatore di ultima istanza (lender of last resort; ➔ prestatore di ultima istanza) delle banche centrali. Di particolare rilievo e ancora in fase esplorativa il ruolo della Banca Centrale Europea, alla quale la Costituzione europea assegnava in origine solo il compito di difesa del valore della moneta contro l’inflazione. Dopo la crisi del 2007-08, e in particolare con le turbolenze che nel 2010-11 hanno colpito la credibilità di alcuni Stati (Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia) rispetto al rischio di un default dei rispettivi debiti sovrani, ci si è resi conto che manca nell’area euro un prestatore di ultima istanza con la necessaria autorevolezza e indipendenza.
Si tratta della finanza spesso associata a operazioni di modeste dimensioni, che sostiene principalmente obiettivi sociali e umanitari, localizzati in diversi Paesi in via di sviluppo, attraverso l’appoggio a numerose iniziative utili a migliorare le condizioni di vita di singoli individui o di nicchie di popolazione. In particolare, il microcredito (➔) si configura come un prestito di modesto ammontare, spesso privo delle garanzie tradizionali, che viene concesso con lo scopo di finanziare il capitale circolante necessario al funzionamento di un’attività.