FILIPPO
Fu verosimilmente di origine tedesca, ma nulla si sa di lui prima del 1118, quando, tra il giugno e il settembre, entrò quale cancelliere nella Cancelleria italiana dell'imperatore Enrico V. Prima del suo ritorno in Germania nel settembre 1118, l'imperatore nominò F. arcivescovo di Ravenna.
Nel 1117,alla morte dell'arcivescovo Geremia, i canonici del partito filopapale ravennate, che non tolleravano più i disagi (Pasquale II nel 1106, durante il concilio di Guastalla, aveva tolto al metropolita ravennate la giurisdizione sulle diocesi dell'Emilia) procurati alla città e alla diocesi dai presuli di elezione imperiale elessero all'insaputa dell'imperatore, Gualtiero, canonico di S. Maria in Porto, il quale si sottomise immediatamente al pontefice. Tuttavia, nell'agosto del 1118, durante il soggiorno del neoeletto a Roma, dove si era recato per la consacrazione e la solenne restituzione dei vecchi privilegi (si veda la bolla di Gelasio II del 7 ag. 1118, in P. F. Kehr, Italia pontificia, V,Berolini 1911, n. 189), Enrico V introdusse in Ravenna F. come arcivescovo e contemporaneamente fece eleggere Gregorio VIII quale antipapa. Sulla via del ritorno per Ravenna Gualtiero fu assalito da alcuni sgherri assoldati dal conte di Tuscolo, genero dell'imperatore, e imprigionato.
F. iniziò così ad esercitare il suo pontificato sulla metropoli. Nel mese di novembre F. fu presente, in qualità di arcivescovo eletto, ad un placito presieduto dall'imperatrice Matilde, moglie di Enrico V, che si svolse presso la pieve di S. Reparata di Castrocaro allo scopo di dirimere la controversia insorta fra il vescovo di Forlì, Pietro, e l'abbazia benedettina di S. Maria Foris Portani di Faenza circa il controllo delle rendite della pieve stessa. Con l'elezione di un nuovo pontefice, Callisto II, nel febbraio 1119, la situazione cambiò. Il papa, infatti, fallite le trattative con l'imperatore, il 30 ott. 1119 a Reims, dove era riunito un concilio, scomunicò Enrico V e i suoi seguaci e quindi anche Filippo. Quando ne ebbe notizia, Gualtiero fece pervenire al papa, dal luogo del suo esilio, una lettera nella quale gli dichiarava devozione e obbedienza e con la quale si augurava di poter presto tornare a ricoprire il suo mandato. Sul finire del 1119 o nei primi mesi del 1120 Gualtiero fu liberato e fece ritorno a Ravenna. F. dovette fuggire e riparò in Faenza, dove fu accolto dai canonici di quella città che, in seguito al loro rifiuto di cacciare l'antiarcivescovo, furono scomunicati. Al più tardi nel 1122, con il concordato di Worms (23settembre), F. rinunciò al suo titolo arcivescovile.
Nell'estate 1122 Enrico V aveva nominato F. cancelliere della Cancelleria tedesca in sostituzione di Bruno di Zollern. In vista delle difficili trattative con i legati pontifici (che sarebbero poi sfociate nel concordato di Worms) l'imperatore aveva infatti bisogno di un cancelliere esperto. Da allora F. fu ininterrottamente a fianco del sovrano come risulta dalle formule di recognitio che compaiono nei diplomi imperiali per destinatari tedeschi e italiani. Come cancelliere F. ottenne anche la prepositura di S. Servasio a Maastricht. L'ultimo documento con la sua recognitio è un diploma dell'imperatrice Matilde del 26 maggio 1125, emanato tre giorni dopo la morte di Enrico V. Da allora il nome di F. scompare dalla documentazione. Ma forse si deve identificare con lui l'omonimo preposito di Deventer ricordato dal 1129 al 1134.
Fino al sec. XVII il nome di F. era sconosciuto agli eruditi ravennati. Il primo ad accorgersi dell'esistenza del presule fu l'Ughelli, il quale, pensando erroneamente che la Matilde del placito di Castrocaro fosse Matilde di Canossa, lo ritenne un arcivescovo di regolare nomina, perché secondo le sue argomentazioni, la contessa non avrebbe mai accettato nell'assemblea un presule di nomina imperiale. Solo lo storico faentino G. C. Tonduzzi chiarì che la Matilde del placito non poteva essere la contessa di Canossa, morta già nel 1115, ma si doveva identificare con la moglie dell'imperatore Enrico V. Individuando poi il documento con il quale i canonici faentini venivano assolti dalla scomunica loro inflitta dall'arcivescovo Gualtiero il Tonduzzi capì anche che F. fu un presule di nomina imperiale.
Fonti e Bibl.: G. Fabri, Le sagre memorie di Ravenna antica, Venetia 1664, p. 485; G. C. Tonduzzi, Historia di Faenza, Faenza 1675, pp. 177 s.;Agnello Ravennate, Vitae pontificum Ravennatum, a cura di B. Bacchini, Mutinae 1708, pp. 99 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, II,Venetiis 1717, coll. 364 s.; G. B. Mittarelli-A. Costadoni, Annales Camaldulenses Ordinis sancti Benedicti, III,Venetiis 1758, coll. 178 s., e App., n. 188, coll. 275 s.; G. A. Amadesi, In Antistitum Ravennatum chronotaxim, III,Faventiae 1783, pp. 5-12; L. V. Savioli, Storia degli Stati italiani, I, Firenze 1840, p. 200; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia..., II, Venezia 1844, pp. 1195.; P. Uccellini, Diz. stor. di Ravenna, Ravenna 1855, p. 171; A. Tarlazzi, App. ai Monumenti del conte M. Fantuzzi, I,Ravenna 1869, pp. XXXVIII-XLII; G. Meyer von Knonau, Jahrbücher des deutschen Reiches unter Heinrich IV. und Heinrich V.,Leipzig 1890-1909, VII, p. 77 n. 39; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens unter densächsischen und salischen Kaisern, 951-1122, Leipzig-Berlin 1913, p. 159; G. Buzzi, Ricerche per la storia di Ravenna e di Roma dall'850 al 1118, in Arch. della R. Soc. romana di storia patria, XXXVIII (1915), pp. 91 s.; F. Hausmann, Reichskanzlei und Hofkapelle unter Heinrich V. und Konrad III., Stuttgart 1956, pp. 49-51; A. Simonini, La Chiesa ravennate. Splendore e tramonto di una metropoli, Ravenna 1964, pp. 91-100; A. Hessel, Storia della città di Bologna dal 1116al 1280, Bologna 1975, p. 34 n- 54; A. Vasina, Note sulla storia dei castelli romagnoli e sull'insediamento di Castrocaro nel Medioevo, in Studi romagnoli, XXXII (1981), p. 188; G. Montanari, Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa nella diocesi di Ravenna, in Storia di Ravenna, III,Venezia 1993, p. 268 e ad Indicem.