PARLATORE, Filippo
– Nacque a Palermo l’8 agosto 1816 da Pietro e Marianna Castelli. Dopo essersi orientato agli studi filosofici, si dedicò alla medicina, con particolare interesse per l’anatomia umana, nella quale fu allievo di Giovanni Gorgone. Appena diciottenne, compì, in collaborazione con un compagno di studi, numerose osservazioni sulla membrana di Jacob, che pubblicò nell’opuscolo Sopra una membrana sierosa dell’occhio (Palermo 1834, con Luigi Nicoletti). Conseguì la laurea in medicina nel 1834 e alla fine dello stesso anno fu nominato aiuto, non retribuito, di Gorgone nelle dimostrazioni anatomiche. Abilissimo nella pratica settoria, si dedicò anche all’imbalsamazione dei cadaveri umani, ottenendo il riconoscimento della Reale Accademia di medicina. Autore di numerosissime dissezioni, compiute anche per dare lezioni private agli studenti di medicina, notò numerose alterazioni di organi, che descrisse nelle Osservazioni di anatomia patologica (Palermo 1835).
In occasione dell’epidemia di colera asiatico in Sicilia, esercitò con generosità la sua professione e si prodigò nella cura dei malati. Frutto di tale esperienza fu la pubblicazione del Trattato teorico-pratico sul cholera asiatico osservato in Palermo nell’anno 1837 (Palermo 1837). Alla fine del 1837 ottenne il posto di aiuto del settore anatomico della Regia Università di Palermo. Nello stesso anno dette alle stampe il suo primo contributo scientifico a carattere botanico, in cui descrisse una nuova specie di orchidea da lui scoperta (Nova Serapiadis species ex naturali Orchidearum familia, in Giornale di scienze, lettere ed arti per la Sicilia, XV (1837), p. 175).
L’interesse per le piante era nato quando Parlatore, poco più che trilustre, aveva iniziato a raccogliere exsiccata nei dintorni della sua città. Sebbene l’insegnamento della botanica a Palermo tenuto da Vincenzo Tineo non lo avesse entusiasmato e i rapporti col docente fossero stati conflittuali sin dai primi incontri, la determinazione a orientarsi a tali studi era grande. Egli trovò così il suo primo maestro, mentore e compagno di escursioni in Antonino Bivona Bernardi, che tuttavia morì durante l’epidemia del 1837.
Nel 1838 Parlatore iniziò a dedicarsi alla stesura di contributi floristici di maggior respiro sulle piante dell’isola, pubblicando il primo fascicolo delle Rariorum plantarum et haud cognitarum in Sicilia sponte provenientium (Palermo 1838) e di lì a poco il primo facicolo della Flora panormitana sive plantarum prope Panormum sponte nascentium enumeratio (Palermo 1839), seguiti entrambi da un secondo all’inizio del 1840. Parallelamente proseguì la sua attività in campo anatomico, mantenendo il suo incarico di settore e venendo anche chiamato, come professore sostituto, a supplire Gorgone per un periodo di malattia.
Desiderando dedicarsi allo studio della botanica e consapevole di aver esaurito le possibilità offertegli dall’ambiente accademico siciliano, chiuso a progressi scientifici e dove lo studio delle piante era fermo alla funzione terapeutica, Parlatore decise di intraprendere un viaggio di formazione naturalistica a Parigi, al tempo capitale degli studi botanici. Ottenuti dalla Commissione di Pubblico insegnamento il congedo e un semestre di stipendio, cui si aggiunse una piccola cifra offerta da concittadini protettori delle scienze, nell’autunno del 1840 partì da Palermo e nel giro di sei mesi visitò i maggiori centri universitari e incontrò le principali personalità scientifiche e culturali italiane.
Dopo un soggiorno a Ginevra da Auguste Pyrame de Candolle, nel maggio del 1841, giunse a Parigi dove, con una breve interruzione per un viaggio a Londra, si trattenne fino al marzo del 1842. Qui entrò in contatto con i più grandi naturalisti del tempo, tra i quali Alexander von Humboldt e Philip Barker Webb. Da tali contatti nacque l’idea di creare un grande erbario italiano che permettesse di promuovere e sviluppare gli studi botanici, soprattutto in campo sistematico e biogeografico.
Come sede per l’erigenda struttura, Parlatore individuò Firenze (e in particolare l’Imperiale e Regio Museo di fisica e storia naturale), che offriva condizioni politiche, culturali e geografiche uniche nel panorama della penisola. Per formulare la sua proposta scelse la III Riunione degli scienziati italiani, che si tenne a Firenze nel settembre 1841, e inviò da Parigi una memoria che fu letta ai partecipanti (Sulla botanica in Italia e sulla necessità di formare un erbario generale in Firenze. Discorso diretto ai botanici radunati nel terzo congresso italiano, Parigi 1841). La proposta fu accolta con entusiasmo dai botanici e il granduca Leopoldo II autorizzò subito la fondazione dell’Erbario, chiamando di lì a poco lo stesso Parlatore a dirigerlo e a dare lezioni di botanica presso il Museo.
A determinare la scelta del direttore fra le proposte dei diversi botanici italiani, fu l’intervento del grande scienziato e viaggiatore, nonché amico del granduca, Alexander von Humboldt. Quest’ultimo appoggiò con forza la candidatura di Parlatore, che nell’aprile 1842 rientrò da Parigi per ricoprire l’incarico di professore nella cattedra di botanica e fisiologia vegetale, appositamente istituita presso il Museo da Leopoldo II. Grazie alla sua instancabile opera, all’appoggio incondizionato del sovrano e ai doni di tutti i botanici italiani, la collezione che Parlatore chiamò Erbario centrale italiano si arricchì rapidamente, gettando le basi per quello che è oggi (con quasi 5 milioni di reperti) uno dei più rilevanti erbari al mondo. Fu anche artefice dell’acquisizione degli importanti erbari di Andrea Cesalpino, Pier Antonio Micheli e di quello monumentale di Webb (250.000 piante), lasciato in legato a Firenze nel 1854 in virtù della personale amicizia con Parlatore.
La creazione dell’Erbario centrale italiano e quella contemporanea di altre collezioni centrali come la Collezione geologica e mineralogica, l’Archivio meteorologico centrale (e successivamente altre ancora, relative a ulteriori settori) fecero sì che l’istituzione fiorentina acquisisse un ruolo di museo italiano equivalente a quelli dei musei nazionali dei grandi Stati europei; ciò quasi venti anni prima dell’Unità, quando ancora l’Italia non era che un’espressione geografica.
È importante rilevare come dopo aver viaggiato per l’Europa, l’interesse scientifico di Parlatore, che agli inizi era di natura strettamente locale, divenne di ampio respiro e la sua visione dei problemi della disciplina acquisì dimensione più ampia, portando alla nascita di una botanica italiana. In quest’ottica va letta la fondazione del Giornale botanico italiano, la cui idea, già maturata tra i botanici durante la Riunione degli scienziati Italiani di Pisa nel 1839, ebbe effetto solo grazie a Parlatore nel 1844 con l’uscita del primo volume. Anche se la vita del periodico fu breve (cessò la pubblicazione nel 1852 per scarsità di sottoscrittori, rinascendo poi come Nuovo giornale botanico nel 1869), esso costituì un importante polo di riferimento per i botanici italiani e fu il punto di partenza per la fondazione della Società botanica Italiana.
Nel 1845 iniziò a lavorare alla Flora italiana, di cui tra il 1848 e il 1873 pubblicò cinque volumi. Quest’opera costituì un importante momento di crescita disciplinare, discostandosi da quanto fatto nella Flora italica di Antonio Bertoloni che aveva tradizionalmente seguito il sistema linneano. Già nella sua prolusione al primo corso di botanica, Parlatore aveva voluto dimostrare come, per avere classificazioni naturali, fosse necessario basarsi sul complesso degli organi sia vegetativi sia riproduttivi (Come possa considerarsi la botanica nello stato attuale delle scienze naturali, Firenze 1842).
Usando come punto di partenza l’Erbario centrale, in linea con i moderni criteri dei botanici d’Oltralpe, Parlatore redasse quindi la Flora italiana in maniera accuratissima dal punto di vista sistematico e fitogeografico, dando applicazione ai criteri di organografia e botanica comparata già esposti nelle Lezioni di botanica comparata (Firenze 1843). L’aspetto innovativo del metodo usato fu subito colto dal mondo scientifico europeo, che la accolse con ampio favore.
L’interesse per la fitogeografia, derivato dall’amicizia con von Humboldt, lo portò a essere pioniere nello studio della vegetazione nivale e periglaciale. Nacque così, nel 1849, il progetto di esplorazione botanica del Monte Bianco, al fine di studiare la vegetazione glaciale e morenica delle Alpi fino ad allora totalmente incognita. Lo scopo era quello di individuare le correlazioni fra specie e altitudine, di stabilire i limiti estremi e di esaminare le variazioni che si incontrano sul fianco di un monte isolato. Il buon esito della missione lo porto a pubblicare un accurato quadro di corologia alpina e di fitogeografia nel Viaggio alla catena del Monte Bianco e del Gran San Bernardo (Firenze 1850). Il tema fu ripreso due anni più tardi con un viaggio in Lapponia, il cui itinerario fu pianificato con von Humboldt, e del quale Parlatore dette conto nel Viaggio per le parti settentrionali di Europa (Firenze 1856).
Oltre che per l’esplorazione botanica, viaggiò molto in tutta Europa visitando quasi tutti i musei e gli orti botanici del continente e venendo a contatto con pressoché tutti gli studiosi del suo campo. Numerosi soggiorni esteri furono compiuti anche per prendere parte, in veste ufficiale, a varie esposizioni internazionali, ma egli non si appassionò agli aspetti legati all’impiego delle piante e sostanze vegetali a fini industriali e commerciali, mantenendo per tutta la sua carriera un’impostazione puramente accademica. Solo dopo l’Unità d’Italia, quando con la fondazione dell’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento le risorse destinate al Museo diminuirono e le collezioni persero di centralità venendo relegate al ruolo di supporto alla didattica, Parlatore cominciò a guardare con più interesse alle applicazioni pratiche delle conoscenze botaniche, perché il dedicarsi anche ad esse rappresentava l’unico modo per non rinunciare al progresso dell’erbario e della Flora italiana.
Merita di essere ricordata la grande amicizia personale che legò Parlatore al granduca Leopoldo II e alla granduchessa Maria Antonia, con i quali ebbe rapporti di grande familiarità. Nel 1848 il granduca affidò a Parlatore anche una missione diplomatica in Sicilia.
In quell'anno, dopo esser stata decretata la decadenza di Ferdinando IV, i due rami del parlamento dovevano scegliere un re dell'isola e la decisione era in sospeso tra il principe Carlo di Lorena, secondogenito di Leopoldo II, e il duca di Genova, figlio di Carlo Alberto. La missione di Parlatore non ebbe buon esito, ma le fonti dimostrano che, sebbene alieno all’ambizione di qualsiasi carica, era dotato di notevole sensibilità di popolo e lungimiranza politica. Ne dette dimostrazione anche nel 1859, quando, con buon anticipo, prefigurò l’esito degli eventi e si affrettò, come altri, a portare ai granduchi quei consigli - peraltro inascoltati - che non poterono impedire la fine del Regno dei Lorena in Toscana.
Nel maggio 1874 organizzò il Congresso internazionale di botanica e l’Esposizione internazionale di orticoltura, convocati a Firenze su iniziativa della Società toscana di orticoltura. L’associazione nata su iniziativa dell’Accademia dei Georgofili e presieduta da Parlatore sin dalla fondazione, era sorta nel 1854 e raccoglieva gli appassionati locali di piante (fra cui numerosi esponenti delle più illustri famiglie fiorentine) colmando in parte la mancanza di una società botanica in Italia. Nell’occasione pubblicò Les collections botaniques du Musée royal de physique et d'histoire naturelle de Florence au printemps de 1874 (Firenze 1874), in cui illustrò accuratamente la storia, l’entità e la rappresentatività delle collezioni botaniche fiorentine. Questo importante volume, insieme alla pubblicazione degli atti del Congresso, rappresentò l’ultimo suo contributo di ampio respiro.
Sposò Eugenia Crippa nel 1860, dalla quale ebbe, nel 1861, l'unica figlia Maria Antonietta.
Morì a Firenze il 9 settembre 1877.
Opere. Oltre agli scritti già citati, si ricordano: Sullo spirito delle scienze naturali nel secolo passato e nel presente. Prolusione letta per l’apertura del corso di botanica nell’I. e R. Museo di fisica e storia naturale di Firenze il 4 dicembre 1843, in Giornale botanico italiano, I (1844), pp. 31-49; Monografia delle Fumarièe presentata alla sezione botanica del quarto congresso degli scienziati italiani in Padova nel settembre del 1842, ibid., pp. 50-117, 124-178; Maria Antonia novello genere della famiglia delle leguminose, ibid., II (1845), pp. 3-23; Dubbii sui limiti assegnati da Cuvier alle diverse rivoluzioni del globo, ibid., pp. 254-261; Flora palermitana ossia descrizione delle piante che crescono spontanee nella valle di Palermo, Firenze 1845; Colpo d’occhio sulla vegetazione d’Italia pubblicato nella faustissima occasione del desiderato ritorno delle II. AA. II. e RR. Il granduca e la granduchessa di Toscana e della II. e RR. famiglia, Firenze 1849; Elogio di Filippo Barker Webb, Firenze 1856; Fioritura della Vittoria regia nel Giardino botanico, Firenze 1859; Elogio di Alessandro Humboldt, Firenze, 1859; Le specie dei cotoni, Firenze1866; Sulle piante medicinali mandate alla gran mostra mondiale di Parigi dell’anno 1867, Firenze 1868; Sulla respirazione delle piante. Lettura tenuta nel R. Museo di Fisica e Storia Naturale in Firenze il 24 maggio 1868, Milano 1869; Cenni necrologici di Antonio Bertoloni e Giuseppe Moris, Firenze 1869.
Fonti e Bibl.: Il diario manoscritto (pubblicato col titolo Mie memorie, a cura di A. Visconti, Palermo 1992) e carteggi di P. si conservano presso la Biblioteca comunale di Palermo. Altri manoscritti sono custoditi presso la sezione di botanica del Museo di storia naturale di Firenze (per lo più diplomi, agende, taccuini e lettere alla moglie) e la Biblioteca di scienze dell’Università di Firenze, sede di botanica (carteggi col ministero di Agricoltura e documenti relativi al lascito Webb). Nella Biblioteca del Museo Galileo – Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze, in Archivio ARMU, si trovano i documenti relativi alla sua attività in seno all’Imperiale e Regio Museo di fisica e storia naturale.
Notizie biografiche su P. si trovano in: C. D’Ancona, F. P., in Bullettino della R. Società toscana di orticultura, II (1877), pp. 259-270; L. Tirrito, Sulla vita e sulle opere di F. P., Palermo 1878; V. Cesati, Alla memoria di sei illustri naturalisti nazionali, in Memorie della Società italiana delle scienze detta dei XL, III (1879), pp. 41-50; L. Tirrito, Sulla vita e sulle opere di F. P., Palermo 1882.
P. A. Saccardo, La botanica in Italia. Materiali per la storia di questa scienza, in Memorie dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, XXV (1895), pp. 1-236: passim; G. Negri, Commemorazione di F. P. nel cinquantenario della sua morte, in Nuovo giornale botanico italiano, n.s., XXXIV (1927), pp. 972-999; A. Corsini, Scienziati in politica: F. P., in Atti della Riunione della Società italiana di storia delle scienze mediche e naturali, Firenze...1942, Sansepolcro 1943, pp. 76-96; G. Falzone, La missione di F. P. attraverso le memorie inedite dello stesso ed altri documenti, Palermo 1948; G. Moggi, F. P. nel centenario della morte, in Il naturalista siciliano, s. 4, 1978, 2, pp. 97-108; G. Moggi, Botanical collections in Florence from their origin to the present day, in Webbia, 1993, n. 48, pp. 35-60; A. Visconti, The Journeys of the Sicilian Botanist F. P. (1816-1877), in Proceedings of the California Academy of Sciences, 55 (2004), suppl. II, pp. 29-41.