GUIDI, Filippo Maria
Nacque a Guardia Sanframondi, nel Beneventano, il 22 genn. 1752, terzo dei nove figli di Andrea (conciatore di pelli come il padre Girolamo) e di Aurelia Genoveffa Tessitore. Ebbe quale primo maestro nel paese natio un sacerdote della famiglia Golino. A dieci anni fu condotto dal nonno materno presso lo zio Francesco Guidi, membro della Congregazione dei pii operai in Napoli, dove continuò gli studi letterari. Successivamente, fu allievo del noto e valente cultore delle scienze matematiche V. Caravelli, titolare di uno dei numerosi studi privati che per tutto il Settecento e fino all'Unità d'Italia fiorirono in Napoli. Fu anche amico e collega di N. Fergola, il matematico più importante espresso dal Meridione d'Italia nel periodo preunitario.
Alla morte dell'abate F. Sabatelli, titolare della cattedra di astronomia e calendario nell'Università di Napoli, il G., già suo coadiutore, sostituì dal 1787 al 1804 l'olivetano F. Messia, già professore nell'Università di Pavia e subentrato nel 1787 a Sabatelli, poiché a Messia era stato concesso di recarsi in alcuni luoghi d'Italia e a Parigi onde perfezionare le proprie conoscenze astronomiche.
Secondo la prassi del tempo, oltre alla matematica e all'astronomia il G. coltivò anche la fisica e la chimica (verso la fine del XVIII secolo considerata da molti come il ramo più interessante della fisica). Nel 1789 gli fu conferita la cattedra di fisica sperimentale presso l'ospedale degli Incurabili di Napoli, dove, dopo la riforma universitaria del 1777, si era costituito, con spirito d'avanguardia, una sorta di moderno policlinico diretto da G. Vivenzio, collegato all'Università e finanziato dalla R. Accademia delle scienze e belle lettere. Nel 1791 il G. ottenne una cattedra di matematica nella R. Accademia di Marina. In precedenza, come risulta dagli Statuti editi nel 1780, era stato accolto nella prima classe, concernente le matematiche pure e miste (quest'ultimo termine equivalente all'attuale "applicate"), della R. Accademia delle scienze e belle lettere, fondata nel 1778 e inaugurata nel 1780.
Durante la breve esistenza della Repubblica napoletana (21 gennaio - 14 giugno 1799) sorse l'Istituto nazionale, che ebbe vita altrettanto breve. Pensato in sostituzione dell'Accademia delle scienze e belle lettere, traeva ispirazione dall'Institut national des sciences et des arts sorto in Francia nel 1795. Con decreto del 9 ventoso anno VII (27 febbr. 1799) il generale J.-é. Championnet, capo delle truppe francesi occupanti il Regno, nominò il G. socio della prima classe (scienze matematiche) delle quattro dell'Istituto insieme con altri matematici, repubblicani e non (le nomine non furono fatte sulla base esclusiva dell'appartenenza politica), quali Fergola, Caravelli, V. Porto, A. Giordano.
Con la caduta della Repubblica, il G., che vi aveva aderito, fu tra le migliaia di cittadini del Regno arrestati in violazione ai patti sottoscritti dal card. F. Ruffo e non mantenuti da Ferdinando IV: tra loro quasi tutta l'intellettualità del Regno di Napoli. Dopo l'arresto il G. fu nelle prigioni del Castel Nuovo (il Maschio Angioino), dove, annota A. Vannucci, riuscì a dare, per due ore al giorno, lezioni di matematiche ai suoi compagni di sventura.
Fu ancora nel 1799, secondo C. Dalbono, che l'ebbe per maestro di aritmetica, che il G. fu inviato in esilio: "Tratto dai fossi di Castel nuovo nell'ultimo anno funestissimo dello scorso secolo, gettato sopra una barca con altre vittime per essere abbandonato sulla spiaggia di Marsiglia […], chiede di riposarsi per poco in una farmacia di Marsiglia dove è raccolto, come un mendico. Vede una preparazione […] di kermes minerale che il farmacista faceva per via umida, come la chiamavano allora, cioè coll'intervento dei liquidi che fanno da solventi e da dissolventi. E il povero infermo domanda modestamente se non gli fosse più spedito di fare la preparazione per via secca che la scienza incominciava ad adottare. Maravigliati, domandano a questo strano ospite se egli sapesse farla, ed il Guidi la fece. E qui non è luogo di continuare il racconto che sarà fatto al suo tempo nel libro; cioè a dire come uno di quei medici lo accogliesse in casa sua maestro de' suoi figli, come il Guidi diventasse professore in Francia, come sposasse la sorella dell'illustre Lacroix, come ritornasse a Napoli sotto i re francesi".
Dalbono dette queste notizie in un saggio pubblicato postumo nel 1891, dove esprimeva l'intenzione di dedicare al G. uno studio, che però non pubblicò; successivamente A. De Blasio, anch'egli originario di Guardia Sanframondi, in una biografia del compaesano inserita in un volume apparso postumo nel 1961, stabilì che il G. era passato da Marsiglia a Lione, dove s'era rifugiato un fratello minore, Sebastiano (che coltivò principalmente la chimica e l'omeopatia), anch'egli imbarcatosi su di un veliero francese diretto a Tolone per sfuggire all'arresto come repubblicano.
A Lione il G. sposò Maddalena Lacroix, sorella del noto matematico F.-S. Lacroix; questo fa pensare all'attivazione di un rapporto culturale che probabilmente contribuì non poco alla sua conoscenza delle scienze matematiche francesi, allora al massimo livello in Europa e ben rappresentate dallo stesso Lacroix. Durante l'esilio insegnò fisica e matematica nelle scuole centrali del dipartimento dell'Ardèche, a Tournon, e forse in alcuni licei, anche a Parigi. Secondo G. Orloff, "il professa dans les meilleurs lycées de France avec succès".
Nel 1808, con i re Napoleonidi, il G. tornò nel Regno di Napoli; secondo De Blasio fondò un liceo a Guardia Sanframondi; nel 1813 divenne professore di matematica nel R. Collegio medico-cerusico, nomina confermata il 6 nov. 1816. Ma più interessante è la notizia, che si trae direttamente da una sorta di registro esistente nell'Archivio di Stato di Napoli (Stato indicativo delle presenze…), secondo cui assunse nell'Università, quale professore decano, la cattedra di introduzione all'analisi sublime, il cui insegnamento era in quel tempo riferito, in termini aggiornati, alla Introductio in analysin infinitorum di L. Euler e alla Théorie des fonctions analytiques di J.-L. Lagrange. L'insegnamento gli fu confermato, con la riforma del 1816 attuata al ritorno del Borbone a Napoli, col nome di analisi elementare; purtroppo non si hanno dati per stabilire se i contenuti fossero ancora gli stessi.
Il G. proseguì l'insegnamento universitario fino alla morte; fu anche rettore dell'Università, dal 1° genn. 1834 al 31 dic. 1835. Rimase membro per tutta la vita dell'Accademia delle scienze, mentre questa variava nome e forma organizzativa; inoltre fu socio dell'Accademia Pontaniana e dell'Istituto di incoraggiamento, entrambi in Napoli, dell'Accademia di Nîmes e della Società di storia naturale di Lione.
Morì a Napoli, vittima del colera, il 13 giugno 1837.
Le opere a stampa individuate, tutte didattiche, sono: Gli elementi della fisica, I-II, Napoli 1793; Cours complet de mathématiques et de physique, traduit… par P. Aubert, Lyon 1801; Elementi di aritmetica, Napoli 1819 (poi ibid. 1823, 1832); Elementi di geometria piana, ibid. 1824; Elementi di geometria solida, ibid. 1829.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Ministero degli Interni, Inv. II, f. 2152, Stato indicativo delle presenze, ed assenze de' professori, e studenti, 3 giugno 1815; Statuti della R. Accademia delle scienze e delle belle lettere, Napoli 1780, p. 89; G. Orloff, Mémoires historiques, politiques et littéraires sur le Royaume de Naples, t. V, Paris 1821, p. 26; A. Vannucci, I martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848, I, Milano 1877, p. 57; C. Dalbono, Del movimento scientifico in Napoli nell'ultimo secolo, 1750-1850, in Id., Scritti varii, Firenze 1891, pp. 117 s.; F. Amodeo, Vita matematica napoletana, I, Napoli 1905, p. 165; A. De Blasio, Guardia Sanframondi. Notizie storiche, Napoli 1961, pp. 119-123; F. Palladino, Metodi matematici e ordine politico, Napoli 1999, pp. 78, 91.