GRIMALDI, Filippo (Claudio Filippo; in Cina: Min Mingwo Dexian)
Nacque a Cuneo il 27 sett. 1638. Entrò come novizio nella Compagnia di Gesù a Chieri il 13 genn. 1658, quindi studiò a Genova (1660) e a Torino (1664). Pronunciati i voti sacerdotali nell'estate del 1655, si imbarcò a Lisbona, il 15 apr. 1666, a bordo della Nossa Senhora da Ajuda. Giunto a Goa il 13 ott. 1666, ripartì alla volta di Macao, dove sbarcò alla fine dell'anno.
La religione cristiana era stata proibita in Cina con un decreto imperiale del 1665 e ventitré missionari erano stati confinati a Canton. Non potendo penetrare in Cina legalmente, il G. rimase a Macao fino alla fine del 1669, quando, in seguito alla fuga del domenicano Domenico Navarrete (13 dic. 1669), prese il suo nome cinese (Min Mingwo) e si introdusse a Canton raggiungendo i religiosi reclusi evitando che la scomparsa del domenicano potesse danneggiare gli altri missionari.
Quando nel 1671 l'imperatore Kangxi sollevò il divieto contro la religione cristiana e i missionari reclusi a Canton furono liberati, con ordine imperiale e su suggerimento del gesuita fiammingo Ferdinand Verbiest, presidente del tribunale di matematica, il G. fu condotto a Pechino, dove giunse nel febbraio del 1672.
Il G. si dedicò alla costruzione di strumenti scientifici, fra cui una macchina idraulica che incontrò un grande successo presso l'imperatore. Con Verbiest costruì inoltre un modello di carro azionato da una turbina a vapore, considerato il primo prototipo di automobile a vapore.
Dal 6 luglio al 15 sett. 1683, il G. accompagnò Verbiest in un viaggio a Jehol al seguito dell'imperatore Kangxi; nel dicembre del 1684 era a Jiangzhou (l'attuale Xinjiang), nello Shanxi, per recare l'epitaffio imperiale autografo scritto per le esequie di Christian W. Herdtrich, lì morto il 17 luglio 1684.
Nel marzo del 1685 fu incaricato dall'imperatore di accompagnare a Pechino il missionario belga A. Thomas, abile matematico. Lasciata Pechino il 25 marzo, vi fece ritorno il 7 novembre in compagnia di Thomas.
Kangxi attendeva una risposta dalla Russia alle sue ripetute missive sull'annosa disputa per i confini settentrionali della Manciuria. Nel timore che la corte imperiale potesse accettare l'offerta di mediazione presso la corte russa presentata da una delegazione olandese giunta a Pechino nell'agosto 1686, Verbiest sollecitò Kangxi a inviare il G. come ambasciatore a Mosca.
Nominato dall'imperatore ambasciatore a Mosca e a Roma, e da Verbiest procuratore della missione a Roma, il G. lasciò Pechino il 22 sett. 1686 e il 2 novembre giunse a Canton, da dove proseguì via mare per Roma con l'intento di tornare a Pechino dall'Europa via Mosca, utilizzando le sue credenziali e i contatti che in quella sede sperava di allacciare.
All'estate del 1689, a Roma, risale l'incontro del G. con Gottfried W. Leibniz, al quale parlò dell'interesse di Kangxi per le scienze e la filosofia europea, stimolando nel filosofo la curiosità e il suo profondo interesse per la Cina. Nell'ultima lettera al G., datata all'inizio del 1697, Leibniz illustrò il sistema binario (elaborato nel 1679) nella speranza di trovare conferme alle potenziali somiglianze con gli esagrammi del Libro dei mutamenti (Yijing), l'antica opera cinese di divinazione. Nella sua Novissima Sinica, del 1697, Leibniz incluse l'estratto di una lettera che il G. gli scrisse da Goa il 6 dic. 1693.
Tra il 1689 e il 1690, grazie all'amicizia con Leibniz, il G. visitò le principali corti europee con lo scopo di ottenere protezione e sostegno per la missione in Russia: fu in Francia, a Monaco (febbraio 1690), a Cracovia e a Vienna (ottobre 1690). Nonostante il suo attivismo il G. incontrò il netto rifiuto dello zar Pietro: fu quindi costretto a cambiare i suoi piani e organizzò una spedizione via terra attraverso la Persia.
Munito delle lettere dell'imperatore Leopoldo I, di Giovanni III Sobieski e di alcuni principi tedeschi indirizzate allo scià safavide Sulaymān III, nel gennaio del 1691 si imbarcò a Marsiglia per Costantinopoli; salpò l'8 dicembre per Trebisonda da dove proseguì via terra fino a Erzurum, giungendovi il 5 febbr. 1692. Giunto a I.sfahān, per ridurre i tempi decise di passare da sud. Giunto a Hormoz, si imbarcò per Goa, dove arrivò nel maggio del 1693; proseguì poi per Macao (21 giugno 1694) e quindi, passando per Nanchino, arrivò finalmente a Pechino il 28 agosto.
A Pechino la situazione era mutata sostanzialmente. La disputa con la Russia era stata composta grazie al trattato di Nerčinsk (7 sett. 1689); Verbiest era morto (28 genn. 1688) e il G. fu nominato presidente del tribunale di matematica.
Uno dei principali problemi che il G. dovette affrontare fu il conflitto di giurisdizione fra i vicari apostolici e il Portogallo, che intendeva esercitare il patronato su tutta la Cina.
Nominato viceprovinciale il 29 giugno 1695 (incarico che resse fino al 1698) il G. fu accusato dal francescano Bernardino Della Chiesa, vescovo di Pechino, di contravvenire al breve di Alessandro VIII, del 10 apr. 1690, con cui erano state istituite le diocesi di Nanchino e Pechino. Il governo portoghese, ostile alla presenza di un francescano a Pechino, mise il G. a capo della diocesi di Pechino con una discutibile procedura con la quale si nominava il Della Chiesa vescovo di Nanchino. L'operazione non fu confermata dalla S. Sede e il Della Chiesa tornò a Pechino. Nella capitale il G., forte del sostegno del governo portoghese, si rifiutò di incontrare il Della Chiesa, che fu costretto a stabilirsi a Linging, nello Shandung.
Nel 1699 il G. presentò un memoriale all'imperatore perché questi esprimesse la sua posizione sul valore laico dei riti confuciani, nella speranza che ciò potesse moderare le drastiche misure papali sul divieto alla partecipazione dei cristiani cinesi a tali riti. Il rescritto, favorevole alla posizione dei gesuiti, emanato da Kangxi il 30 nov. 1700, fu immediatamente tradotto, stampato (Brevis relatio) e inoltrato a Roma con una lettera per Clemente XI, ma l'azione non sortì l'effetto desiderato.
Dal 1700 al 1701 il G. fu rettore del collegio di Pechino ad portam occidentalem, quindi visitatore della provincia del Giappone e della vice provincia della Cina dal 17 marzo 1703 al 20 maggio 1706, quando fu sospeso da Ch.-Th. Maillard de Tournon, inviato in Cina per imporre i voleri di Roma in merito alla "questione dei riti". Anche il nuovo tentativo portoghese, nel 1705, di dare al G. il vescovato di Pechino fallì.
Il Tournon arrivò a Pechino il 4 dic. 1705 e il G. si adoperò perché fosse ricevuto dall'imperatore. Nonostante i suoi buoni uffici, la frattura fu insanabile: il Tournon dovette lasciare la Cina ed emanò un mandato con il quale si intimava ai missionari di giurare fedeltà alle disposizioni del S. Uffizio sui riti cinesi.
Il G. morì a Pechino l'8 o il 10 nov. 1712.
Opere. Il G. assistette Verbiest nella redazione del Kangxi yongnian lifa (Calendario astronomico perpetuo dell'imperatore Kangxi), pubblicato nel 1686; compose inoltre in cinese Jiao shi biao (Tavole delle eclissi), parte dell'opera di Verbiest. Altra opera cinese è Fangxing tujie (Spiegazione della sfera celeste; un'altra copia ha per titolo Fangxing tu), 1711, Parigi, Bibliothèque nationale, Chinois, 5003-5007, 4928-4829. Secondo Verbiest il G. stilò una Relazione historica sull'ambasciata a Pechino di E. de Saldanha, inviata al re del Portogallo, andata perduta (cfr. Correspondance, p. 334). Copie dei memoriali in mancese o cinese per l'imperatore Kangxi e traduzioni latine e italiane di questi e delle lettere inviate a Clemente XI in Brevis relatio eorum quae spectant ad declarationem Sinarum imperatoris Kam Hi, Pechino 1701; Epistola ad summum pontificem scripta a pp. Soc. Iesu e Sinis, Roma 1701; Lettera scritta al santissimo papa Clemente XI. Da pp. della Compagnia di Giesù della Cina, Roma 1701; P. Tabaglia, Il disinganno contraposto, Colonia 1701; Memorie storiche dell'eminentiss. monsignor cardinale de Tournon, II, Venezia 1761, pp. 152-156; III, ibid. 1761, pp. 11-15; VII, ibid. 1761, pp. 19 s.; Bittschrift der PP. Philipp G.…, in Geschichte der Streitigkeiten, II, Augsburg 1791, pp. 37-39; Chen Yuan, Kangxi yu Luoma shijie guanxi wen shu yingyin ben (Raccolta di documenti in facsimile relativi a Kangxi e alle legazioni di Roma), Pechino 1932, doc. 3. Una relazione a Roma del 1703 fu pubblicata in versione tedesca nel Der neue Welt-Boll, IV, Augspurg-Graz 1728, n. 87, pp. 27-32; Breve relazione della vita e morte del p. Ludovico Buglio, in La Civiltà cattolica, LXXVIII (1927), pp. 322-330, l'originale in Arch. segreto Vaticano, Misc. Arm. VIII, t. 58. Altri manoscritti si trovano in Roma, Biblioteca nazionale, Fondo Gesuitico, 1254/28, nn. 291, 292 (copia).
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