CASALOLDO, Filippo di
Figlio di Bonaccorso conte di Casaloldo, nacque molto probabilmente a Brescia nella prima metà del Duecento. Venne elevato alla dignità di canonico della cattedrale di Mantova prima del 5 dic. 1259, quando gli venne assegnata una prebenda nella stessa chiesa. Sappiamo inoltre che il 12 ott. 1263 giurò, sempre in qualità di canonico, obbedienza alle costituzioni della Chiesa mantovana. Dopo la morte del vescovo di Mantova Martino da Puzolerio (24 luglio 1268), fu eletto a succedergli dal capitolo della cattedrale. Non conosciamo con precisione l'anno in cui venne eletto e in cui venne consacrato dal papa; è possibile avanzare soltanto delle congetture sulla base di documenti indiretti. La sua elezione dovette avvenire tra il luglio del 1268, data della morte del suo predecessore, ed il luglio del 1272, perché in quest'anno, per volontà di Pinamonte Bonacolsi, il C. venne bandito da Mantova insieme con tutti gli altri membri della famiglia dei conti di Casaloldo. Anzi, nel 1274 il Comune di Mantova conferì ad un membro della famiglia Gonzaga la prebenda canonicale già assegnata al Casaloldo. Numerosi studiosi affermano che, dopo la sua espulsione, il vescovo non riuscì più a fare ritorno nella sua città: certo è che, dopo il 1272, la sua diocesi venne retta da vicari, i quali non governarono però a suo nome, ma si definirono vicari del capitolo e della Chiesa di Mantova.
Dal contesto dei documenti può sembrare che tale situazione sia stata tacitamente accettata, almeno sino al 1293, dalla Chiesa di Roma, poiché numerosi vicari della Chiesa di Mantova furono anche cappellani pontifici: tale è il caso del canonico Pietrino de Saviola, ricordato nel 1278, e di Federico Gonzaga, il cui nome ricorre nel 1293. Tali vicari avevano pieni poteri spirituali e a loro era affidata la responsabilità dell'amininistrazione del patrimonio della Chiesa di Mantova: sappiamo infatti che il canonico Della Corte, quando fu vicario, concesse a Corrado Pinamonte nel 1285 l'investitura feudale della metà della corte e del castello di Pozolo, che erano di proprietà della Chiesa di Mantova.
Dopo il 1293, anno della morte di Pinamonte Bonacolsi, il C. dovette tentare di ottenere dalla Curia romana e dal pontefice Bonifacio VIII il riconoscimento formale dei suoi diritti: chiese al papa la conferma della sua elezione e della sua consacrazione episcopale. Un documento del 1295 ci informa infatti che in quell'anno il signore di Mantova, Bardellone Bonacolsi, riunì il Consiglio di credenza e fece nominare procuratore del Comune presso la Curia romana un canonico della cattedrale, Giacomo Vignozi: il Vignozi avrebbe dovuto cercare di opporsi all'azione promossa dal C. al fine di ottenere il riconoscimento dei suoi diritti episcopali e l'autorizzazione pontificia a rientrare in Mantova per prendere finalmente possesso della sua diocesi. Sembra tuttavia che il Vignozi abbia saputo amministrare con successo la sua missione, perché non risulta che, durante il pontificato di Bonifacio VIII, la Curia abbia preso alcun provvedimento per sanare la difficile situazione.
Solo con il successore di Bonifacio VIII, Benedetto XI, la lunga vicenda venne finalmente risolta, ma in senso nettamente favorevole al C.: il 16 febbr. 1304 il papa lanciò l'interdetto sulla città di Mantova, dichiarando inoltre illegali e invalide tutte le dignità ecclesiastiche conferite durante l'assenza del C., vescovo legittimo, e nulli tutti i provvedimenti presi senza la sua approvazione. Si trattava di un provvedimento molto serio ed esplicito, che avrebbe potuto avviare alla conclusione il problema apertosi in seguito all'espulsione del C. da Mantova; ma fu, comunque, troppo tardivo. Qualche mese più tardi il C., colpito da violente febbri, morì in Brescia, la città dove da anni aveva trovato rifugio.
Forse basandosi sul provvedimento di Benedetto XI, l'Ughelli affermò che il C. venne eletto alla sede episcopale di Mantova solo nel 1303 e che pontificò per pochi mesi. Uno storico mantovano, il Davari, fondandosi sul ricordato documento del 1295, ha supposto invece che il C. fosse divenuto vescovo di Mantova non molto prima del 1295. Sulla figura morale e sull'attività pastorale del C. nulla possiamo dire, dato il silenzio delle fonti.
Fonti e Bibl.: F. Savio, Gliantichi vescovi di Italia..., Lombardia, II, 2, Bergamo 1932, pp. 314 ss. (con l'indicazione delle fonti e della bibliografia essenziale). Si veda inoltre: C. D'Arco, Studi intorno al Municipio di Mantova dall'origine fino all'anno 1863, VII, Mantova 1874, p. 172; F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra..., I, Venetiis 1717, coll. 867 s.; S. Davari, Sulle pergamene dell'Ospedale di Mantova, Mantova 1871, p. 21; Mantova. La storia, I, Mantova 1958, p. 275; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, p. 325.