AMBROSOLI, Filippo
Figlio del letterato Francesco e di Luigia Brioschi, nacque a Milano il 9 dic. 1823. Dopo aver studiato giurisprudenza all'università di Pavia, ove conseguì nel 1847 la laurea discutendo una tesi di diritto penale, iniziò la carriera giudiziaria presso il tribunale di quella stessa città. Nel 1848 partecipò alla prima guerra d'indipendenza in uno dei corpi di volontari lombardi che si unirono alle truppe regolari piemontesi; tornato quindi al suo ufficio di magistrato, nel 1854 ebbe la nomina a sostituto procuratore di Stato a Mantova, e ai primi dello anno seguente sposò Aurelia Belloni. Nella serenità domestica si dedicò con particolare assiduità agli studi. Oltre a traduzioni dall'inglese e dal tedesco, pubblicò nel 1855 a Milano i due voll. dell'Indice analitico delle leggi di diritto e di procedura penale, e iniziò un esame del codice penale da poco entrato in vigore in Toscana, trattandone poi nella sua opera principale Studi sul Codice penale toscano confrontato specialmente con l'austriaco (Mantova 1857).
Trasferito a Milano nel 1857,tradusse e pubblicò (1859) la celebre Teoria della prova nel processo penale di Mittermayer.
Nel 1859 fu nominato dal governo piemontese procuratore di stato presso il tribunale di Pavia, ufficio che conservò fino all'aprile del 1862, quando il ministro della Giustizia R. Conforti lo chiamò a Torino quale membro della speciale commissione incaricata di redigere le disposizioni transitorie per l'esecuzione del nuovo ordinamento giudiziario del regno. Terminato tale lavoro, nel luglio fu nuovamente trasferito a Milano come procuratore del re, e si trovò subito a dover svolgere la sua missione - che assolse con particolare serenità e moderazione - in una circostanza delicata, quella cioè del processo a carico di numerosi cittadini che avevano seguito Garibaldi nella sfortunata impresa conclusasi ad Aspromonte. In questo periodo l'A. si adoperò con vigore perché fosse introdotta nel regno, sul modello dei "casiers judiciaires'' francesi, l'utilissima istituzione poi adottata con il nome di "casellario giudiziario". Nel 1863 uscì a Milano (2 ediz., ibid. 1882) la sua revisione e annotazione della traduzione italiana degli Elementi del diritto universale, scritti in latino da G. Carmignani. Alla fine del dicembre 1863 era stato chiamato a Torino, come sostituto direttore di divisione degli affari penali del ministero della Giustizia, ed in tale carica ebbe notevole parte nella prima fase degli studi per la redazione di un nuovo codice penale unico per tutto il regno, in sostituzione di quello toscano, rimasto in vigore nell'ex granducato anche dopo l'unificazione legislativa del 1865, e di quello piemontese del 1859, modificato nel 1865 e in vigore nelle altre regioni.
Già in data 10 sett. 1864 il guardasigilli G. Pisanelli aveva sottoposto all'esame dei corpi giudiziari del regno il primo libro di un progetto di codice penale elaborato dal De Falco. Il 12 genn. 1866 quest'ultimo, passato a sua volta a reggere il dicastero della Giustizia, nominò una commissione presieduta dal Pisanelli, e composta, tra gli altri, da giuristi insigni quali F. Carrara, R. Conforti, P. S. Mancini, E. Pessina, G. Vacca e lo stesso A. quale segretario, incaricata di riprendere e portare a terimine la redazione del nuovo codice penale. Tale commissione, mentre lasciò quasi inalterato il progetto del primo libro del codice già approntato dal De Falco, elaborò il secondo libro servendosi di uno schema redatto dall'A., e il 17 maggio 1868 presentò al nuovo guardasigilli G. De Filippo l'intero progetto, accompagnato da una dotta relazione dello stesso Ambrosoli. Con circolare 10 ott. 1868 il progetto venne trasmesso, per le relative osservazioni, alle corti di Cassazione e alle corti d'Appello del regno.
Intanto l'A., con la collaborazione di un altro giurista, il Paoli, si accinse alla compilazione di un codice di polizia punitiva, comprendente la materia riguardante le contravvenzioni, che fu pure trasmesso alle diverse corti giudiziarie con circolare ministeriale del 25 nov. 1869.
Una volta pervenute e raccolte le osservazioni della magistratura, il nuovo guardasigilli, M. Pironti, nominò una nuova commissione, integrata poco dopo dal suo successore P. Vigliani, incaricata di studiarle e di predisporre un progetto definitivo di codice penale. Questa commissione, di cui, oltre all'A., furono chiamati a far parte i giuristi Borsari, Costa e Martinelli, iniziò i suoi lavori il 12 ottobre 1869 e nel dicembre dell'anno successivo presentò, relatore sempre l'A., un nuovo progetto di codice penale, conosciuto in seguito come il Progetto della seconda commissione. Quest'ultimo rappresenta un momento di particolare importanza nella lunga e complessa storia del codice penale Zanardelli del 1889, in quanto è in esso che furono definitivamente fissati, in maniera scientifica, le diverse classi e sottoclassi di reati, tanto che tutti i progetti che seguirono si ispirano da vicino ad esso nella definizione delle singole ipotesi delittuose. È da ricordare inoltre che la commissione presentò contemporaneamente un progetto di codice di polizia punitiva, insistendo su quella scissione della legislazione penale in due codici distinti, aventi per oggetto l'uno i delitti e l'altro le contravvenzioni, che in realtà era dovuta, più che a motivi d'ordine rigorosamente scientifico, al peso esercitato dalla tradizione toscana, e che fu abbandonata nel codice unico del 1889.
Trasferitosi a Roma ai primi del luglio 1871 - dal marzo era stato nominato sostituto procuratore generale presso la Corte di appello romana - l'A., dopo aver atteso ancora qualche tempo a vari studi di legislazione (fra l'altro: Le censure al progetto di Codice Penale italiano mosse dal dott. E. Brusa, pubblicato nel Monitore dei Tribunali, XII [1871], 1, pp. 3-11; 4, pp. 73-77; 6, pp. 121-28), fu costretto a interrompere la sua attività a causa della malferma salute. Ritiratosi a Napoli con la speranza di ottenere giovamento dalla nititezza del clima, vi morì il 17 ag. 1872.
Tra gli scritti principali dell'A. si ricordano, oltre a quelli già citati: Sulla nuova codificazione dei Regi Stati,Pavia 1860; Sul codice penale italiano 20 nov. 1859: osservazioni e confronti, Milano 1860-1861; traduzione dall'inglese di un progetto di codice internazionale del Dudley Field, in Monitore dei Tribunali, VIII (1867), pp. 1119-1123, 1144-1149; Di nuovo sulla recidiva nel progetto di codice penale, Bologna 1868; traduzione dal tedesco di un Progetto di codice penale per la Confederazione germanica, pubblicata a Venezia nel 1870; Il progetto del codice penale nel Regno d'Italia coi lavori preparatori per la sua compilazione, raccolti ed ordinati su documenti officiali, Firenze 1870; Sul progetto del codice penale e del codice di polizia punitiva pei Regno d'Italia: rapporto, Firenze 1871.
Bibl.: Necrologi in La Perseveranza, 22 ag. 1872, e Il Diritto, 22 ag. 1872; A. Mauri, F. A. Commemorazione, Firenze 1873 (ripubbl. in A. Mauri, Scritti biografici, II, Firenze 1894, pp.. 148-213); B. Paoli, Esposizione storica e scientifica dei lavori di preparazione del codice penale italiano dal 1866 al 1884, Firenze 1884, passim; G.Guidi, Codice penale, in Encicl. giuridica ital., III, parte II sez. II, pp. 790-792; V. Manzini, Codice penale, in Il Digesto ital., VII, parte II, pp. 504 ss.