FILIPPI, Sebastiano, detto Bastianino
Figlio di Camillo, nacque a Ferrara probabilmente intorno al 1530.
Per il Superbi (1620) nacque nel 1532, per il Baruffaldi (1697-1722, p. 441) intorno al 1540, mentre per il Cittadella (1868, II, p. 57) Successivamente al 1530, anno di matrimonio del padre Camillo con Lucrezia Mozanega; l'anno d'iscrizione del F. alla Confraternita della Morte (1548) suggerirebbe una retrodatazione almeno al 1528, se si considera che lo statuto della Confraternita (1366) stabiliva l'età minima di vent'anni per i soci ai fini dell'elezione del ministro e del massaro (Fioravanti Baraldi, 1987, pp. 236 s., note 37, 41). La storiografia locale (Baruffaldi, 1697-1722, pp. 441 s.; Cittadella, 1782, pp. 122-125) ricorda un lungo soggiorno a Roma del F., che ritornò a Ferrara probabilmente nel 1553, dopo la morte del suo protettore Iacopo Bonacossi, medico di Paolo III (Arcangeli, 1963, p. 55; Bentini, 1985, p. XXVIII, ai quali si rimanda, ove non diversamente indicato, per le notizie bio-bibliografiche del F. e per un elenco delle sue opere, conservate e non). 1 nuovi indirizzi della critica tendono oggi a collocare la formazione del F. in ambito ferrarese, al seguito del padre Camillo, anch'egli pittore, ridimensionando la presunta formazione romana (Bentini, 1985, p. XXIX).
Gli esordi del F. sono da ricondurre ai lavori per l'oratorio della Confraternita della Morte (oggi oratorio dell'Annunziata), dove eseguì un gonfalone, non più esistente, pagatogli nel 1554, e, agli inizi degli anni Sessanta, l'affresco con i Seguaci della Croce, già attribuito a Pellegrino Tibaldi (Fioravanti Baraldi, 1987, p. 263). Precede quest'opera (Arcangeli, 1963, p. 71) la pala con la Vergine in gloria ed i ss. Pietro e Paolo nella parrocchiale di Vigarano Pieve, presso Ferrara (località ove i Filippi possedevano alcune terre); per la stessa chiesa il F. eseguì anche i dipinti raffiguranti i Misteridel Rosario e i Ss. Lorenzo, Biagio e Nicolò, oggi perduti. La Circoncisione (Ferrara, Pinacoteca nazionale), realizzata per il duomo verso il 1562, propone tratti michelangioleschi filtrati dall'influenza di Pellegrino Tibaldi, presente a Ferrara nel 1560.
Al settimo decennio risalgono anche, secondo la Bentini (1985), alcune opere di più piccolo formato e di dimensione privata: la Madonna con il Bambino (Ferrara, Pinacoteca nazionale), di incerta provenienza, e le tavolette con l'Adorazione dei pastori, l'Assunta e la Natività della Vergine (ibid.), provenienti dal monastero di S. Antonio in Polesine (Bentini, 1992, pp. 104-106); lo Sposalizio di s. Caterina (Ravenna, Galleria dell'Accademia), forse identificabile con la tavola ricordata dal Cittadella (1782) nel monastero, oggi sconsacrato, di S. Caterina Martire di Ferrara, e la Sacra Famiglia (Milano, Coll. priv.), da riconoscere probabilmente in quella ricordata nella raccolta Costabili di Ferrara (Bentini, 1985, p. 110).
Nelle opere eseguite dopo il 1565 il linguaggio del F. si lega con più forza allo stile di Michelangelo, tanto da aver fatto supporre un secondo viaggio a Roma (ibid., 1985, p. XXX). Appartengono a questo periodo il S. Gerolamo della chiesa della Madonnina (Ferrara, Museo civico, deposito temporaneo), nel quale l'Arcangeli (1963, p. 17) riconosce i caratteri "di una prima maniera romana" dell'artista, vicina all'Adorazione per S. Antonio in Polesine, e ne sottolinea tuttavia i collegamenti stilistici con Gerolamo da Carpi (S. Gerolamo, chiesa di S. Paolo) e con il Dosso più "romanista". La Caduta di s. Paolo, nella chiesa di Massa Lombarda dedicata al santo, denuncia la derivazione michelangiolesca dall'affresco della cappella Paolina, insieme con suggestioni raffaellesche e pordenoniane. Provengono dal tempio di S. Cristoforo alla Certosa le due grandi tavole, dal 1815 conservate nella chiesa arcipretale di Rovello Porro (Como), raffiguranti l'Ascensione di Cristo - eseguita in collaborazione col padre Camillo (Cittadella, 1868, p. 98) e a questo attribuita in parte da Negro (1992) - ed il Giudizio universale (1570 circa).
Facevano parte della pala dell'Ascensione le dodici figure di Profeti, originariamente incastonati nei tre lati di un telaio ligneo dipinto a grottesche, e le tele con le figure degli arcangeli Gabriele, Raffaele e Michele, oltre a quella del Padre Eterno nel timpano (Ferrara, Pinacoteca nazionale, deposito temporaneo); dodici Sibille (ibid.) incorniciavano, con lo stesso criterio, il Giudiziouniversale, insieme con le tele, perdute, con la Profetessa Anna, l'Angelo annunciante e la Vergine annunciata. Il S. Cristoforo (ibid.), che completava la trilogia per la chiesa della Certosa, è il punto d'inizio del "progressivo annebbiamento" (Bentini, 1985, p. XXXI) delle figure del F. e, al tempo stesso, dell'influenza della pittura di Tiziano sulla sua opera.
Alla seconda metà del settimo decennio risalgono una Madonna col Bambino, appartenuta ai Farnese (Napoli, Museo nazionale di Capodimonte), e il dipinto della chiesa di S. Francesco a Rovigo raffigurante la Madonna con il Bambino, i ss. Giovanni, Francesco, Girolamo ed i committenti, dipinta per la famiglia Silvestri, dove la "maniera" tosco-romana si arricchisce di modi tizianeschi soprattutto nell'incisività ritrattistica (Longhi, 1968).
Il F. eseguì a Ferrara numerose versioni dell'Annunciazione, tuttericordate dal Baruffaldi (1697-1722, pp. 448 s.) e dagli altri eruditi locali; tra queste il dipinto proveniente dalla chiesa ferrarese di S. Agostino (Ferrara, Pinacoteca nazionale) - che la Bentini (1985, pp. 113 s.) ha ricondotto, in buona parte, alla mano di G. F. Surchi, compagno del F. nella decorazione ad affresco delle sale del piano nobile del Castello, proponendo una datazione verso gli anni 1574-76 - e l'Annunciazione (Ferrara, Pinacoteca nazionale), eseguita per la Confraternita del Buon Amore, presso l'omonima chiesa, databile al nono decennio, che rivela invece consonanze stilistiche con il grande e successivo Giudizio universale (1577-1581) del duomo ferrarese e manifesta strette vicinanze con la pittura di Tiziano nella posa della Vergine e nel vivido cangiantismo.
Dopo l'esperienza giovanile delle decorazioni a grottesche nella palazzina di Marfisa d'Este, costruita nel 1559, dove operò insieme con il padre Camillo (Varese, 1980: vedi anche dello stesso autore La decorazione pittorica della palazzina di Marfisa d'Este, in Palazzina di Marfisa d'Este a Ferrara, Ferrara 1996, pp. 69-89), il F. lavorò a più riprese per la corte estense, tanto che i registri dei pagamenti effettuati dalla Camera ducale segnalano numerosi mandati a suo favore tra il 1565 ed il 1588: eseguì diverse decorazioni per festeggiamenti, lavorò alla risistemazione decorativa e pittorica delle stanze del Castello danneggiate dal terremoto del 1570 e, nel 1588, venne pagato per aver "conzato", ossia restaurato, ventitré quadri di diversi autori, quali Mazzolino, Carpi, Raffaello e Mantegna (Marcolini-Marcon, 1987, pp. 133 ss.). Il F., insieme con L. Settevecchi e con altri artisti, intorno alla metà degli anni Settanta (i pagamenti risalgono al 1574-1576: Bentini, 1987), affrescò il salone dei Giochi, la saletta dei Giochi e la sala dell'Aurora del Castello, dove vennero rappresentatì soggetti profani su programma di Pirro Ligorio, antiquario di Alfonso II. La Bentini (1983-84) ha riconosciuto l'intervento del F., in collaborazione con il padre e il fratello Cesare, anch'egli pittore, almeno nell'ideazione dei fregi di due soffitti al piano nobile di palazzo Bentivoglio (sala dei Putti e sala delle Divinità marine), opere di non facile interpretazione per un pesante restauro di fine Ottocento.
Il ricorso ai modi michelangioleschi crebbe via via fino ad esplodere nel grandioso Giudiziouniversale, affrescato nel catino absidale della cattedrale, che gli venne allogato nel 1577 e pagato nel 1581. Invece, negli anni Ottanta è la maniera dell'ultimo Tiziano ad influenzare particolarmente lo stile del Filippi. Rimangono a testimonianza di questo periodo diverse opere, tutte conservate alla Pinacoteca nazionale di Ferrara: la S. Cecilia per la chiesa di S. Maria in Vado, la Vergine con il Bambino e i ss. Lucia e Matteo per la chiesa di S. Lucia e l'Esaltazione della Croce dipinta per la Confraternita della Morte (per il medesimo sodalizio nel 1600 realizzò un gonfalone ed un paliotto per il pellegrinaggio a Roma in occasione del giubileo: Fioravanti Baraldi, 1987, p. 276).
Tra le opere dell'ultimo decennio del XVI secolo sono da inserire le tre tavole della Galleria del palazzo ducale di Mantova, l'Adorazione dei pastori, la Vergine dolente ed il Volto di Cristo, quasi certamente appartenute alla duchessa di Ferrara Margherita Gonzaga, tornata a Mantova dopo la morte del marito Alfonso II d'Este. Agli anni estremi della sua attività risalgono pure i dipinti della chiesa di S. Paolo - le pale dell'Annunciazione, della Circoncisione e della Resurrezione di Cristo;oltre agli affreschi, oggi frammentari, nel catino absidale della quinta cappella della navata sinistra (Novelli, in Brisighella [sec. XVIII], 1991, pp. 196, 201, nota 51) - ritenuti dal Longhi (1968) il vertice dell'arte del F., che giunse ad una matura elaborazione della "maniera" veneta facendola coesistere con i grandi modelli fiorentini e romani (Michelangelo, Federico Zuccari e Tommaso Laureti).
Il F. morì il 23 ag. 1602 e il giorno dopo venne sepolto nella chiesa di S. Maria in Vado nella tomba di famiglia (Boschini, in Baruffaldi [1697-1722], 1846, p. 539).
Fonti e Bibl.: A. Superbi, Apparato degli huomini illustri, Ferrara 1620, p. 126; G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi (1697-1722), a cura di G. Boschini, I, Ferrara 1844, pp. 438, 441 s., 447-49, 459; II, ibid. 1846, pp. 91 s., 458, 539, 544; C. Brisighella, Descriz. delle pitture e sculture della città di Ferrara (sec. XVIII), a cura di A. M. Novelli, Ferrara 1991, ad Indicem; C. Barotti, Pitture e scolture che si trovano nelle chiese, luoghi pubblici e sobborghi della città di Ferrara, Ferrara 1770, pp. 40, 56, 71, 81 s., 136, 140, 149, 181; G. A. Scalabrini, Mem. istor. delle Chiese di Ferrara e de' suoi borghi, Ferrara 1773, pp. 56, 60, 109, 118, 219, 240, 280, 297; C. Cittadella, Catalogo histor. de' pittori e scultori ferraresi e delle loro opere, Ferrara 1782, 11, pp. 120, 122-125, 140, 236; A. Frizzi, Guida del forestiere per la città di Ferrara, Ferrara 1787, pp. 30, 53, 70 s., 95, 102, 122, 139; G. Canonici Fachini, Due giorni in Ferrara, Ferrara 1819, pp. 41, 80; L. N. Cittadella, Notizie amministrative, storiche, artistiche relative a Ferrara, Ferrara 1868, I, pp. 55 ss., 60 s.; II, pp. 56 S., 70, 98; F. Arcangeli, Il Bastianino. Milano 1963; R. Longhi, Officina ferrarese, Firenze 1968, pp. 109 nota 162, 189; R. Varese, Ferrara. Palazzina Marfisa, Bologna 1980, pp. 7-9; J. Bentini, Appunti per due soffitti dipinti di palazzo Bentivoglio, in Musei ferraresi, XIII-XIV (1983-84), pp. 119-126; A. M. Fioravanti Baraldi, in Le collez. d'arte della Cassa di Risparmio di Ferrara, Ferrara 1984, pp. 81 s.; A. Ottino Della Chiesa, Dipinti della Pinacoteca di Brera in deposito nelle chiese di Lombardia, in Brera dispersa. Quadri nascosti di una grande raccolta nazionale, Milano 1984, pp. 62 ss.; J. Bentini, in Bastianino e la pittura a Ferrara nel secondo Cinquecento (catal. Ferrara), Bologna 1985, pp. XIX-XXXV passim, 99-146; Ead., Precisazioni sulla pittura a Ferrara nell'età di Alfonso II, in L'impresa di Alfonso II Saggi e documenti sulla produzione artistica a Ferrara nel secondo Cinquecento, a cura di J. Bentini-L. Spezzaferro, Bologna 1987, pp; 73 ss.; G. Marcolini-G. Marcon, Appendice document., ibid., pp. 33, 35, 40, 46, 49, 53, 56, 58, 62, 64-66; L. Spezzaferro, "Perché per molti segni sempre si conoscono le cose...". Per la situaz. del lavoro artistico nella Ferrara di Alfonso II, ibid., pp. 6 ss.; A. M. Fioravanti Baraldi, Il contributo della Confraternita dell'Orazione e Morte alla cultura figurativa del secondo Cinquecento: l'Oratorio dell'Annunziata, ibid., pp. 263, 275 nota 38, 276 note 39-41; E. Sambo, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, II,Milano 1988, pp. 639 S.; E. Negro, in Pinacoteca di Brera. Scuola emiliana, Milano 1992, pp. 82 s.; J. Bentini, in La Pinacoteca nazionale di Ferrara. Catal. generale, a cura di J. Bentini, Ferrara 1992, pp. 103-110, 400 s.; P. L. Leone De Castris, in Museo e Galleria Nazionale di Capodimonte. La collezione Farnese, I,Napoli 1994, p. 102; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 561.