FILANGIERI LA FARINA, Alessandro, principe di Cutò
Di antichissima e nobile famiglia, nacque il 6 sett. 1740 (nel 1741 secondo De Spucches e De Lellis) a Palermo, nel centrale quartiere dell'Albergheria, da Girolamo e da Bianca La Farina San Martino, primogenita di Luigi marchese di Madonia. La madre morì nel 1746 ed il padre Girolamo si risposò con Aurora Morso Bonanno.
Il nonno Alessandro era stato capitano di Giustizia di Palermo nel 1725-26. Il padre Girolamo, nato nel 1714 01715, gentiluomo di camera prima di Carlo e poi di Ferdinando IV di Borbone, ricevette l'investitura del feudo di Cutò il 27 luglio 1735, per donazione paterna. Fu capitano di Giustizia di Palermo nel 1742-43, colonnello del reggimento cavalleria "Real Napoli" (secondo il De Spucches ed Emanuele e Gaetani, del reggimento provinciale di Sicilia e comandante del reggimento di truppe regolari "Real Palermo"), maresciallo di campo, generale brigadiere dei reali eserciti nel 1772, governatore militare di Trapani nel 1772 e rettore dell'ospedale Grande di Palermo. Nel 1773 guidò la cavalleria nella repressione della rivolta dei Palermitani contro il viceré marchese G. Fogliani, ma riuscì ad evitare spargimento di sangue. Ebbe varie onorificenze: nel 1773 venne insignito del titolo di cavaliere del Real Ordine di S. Gennaro. Morì a Palermo il 12 luglio 1777.
Il F. ebbe l'investitura di principe di Cutò il 17 marzo 1778. Fu, come il padre, un valente militare; militò fra le truppe del re di Napoli come "capitano di cavalli" (Emanuele e Gaetani, V, p. 142), poi come tenente generale. Nel 1785 fu brigadiere dei reali eserciti; acquistò gloria soprattutto durante la campagna del 1795-96, contro la Francia rivoluzionaria: dopo l'infelice condotta delle operazioni belliche da parte di vari comandanti stranieri, egli era stato il primo regnicolo ad essere messo a capo, tra il luglio e il settembre 1794, col grado di maresciallo, del corpo di cavalleria, formato dai reggimenti "Re", "Regina" e "Principe". Sotto la sua guida i tre reggimenti presero parte valorosamente alle operazioni del 1796 in Lombardia, insieme coi reggimento "Napoli", sì da ricevere gli elogi dello stesso Bonaparte; il 29-30 maggio 1796, nella battaglia di Borghetto, presso Valeggio sulle rive del Mincio, molti ufficiali furono uccisi e il F. fu ferito e fatto prigioniero.
Il F. tornò nel Regno in seguito ad uno scambio di prigionieri tra le potenze belligeranti, con l'impegno di non combattere più contro i Francesi. Divenuto vicario generale in Val di Noto, nel 1799 fu nominato governatore della piazza di Messina.
Nominato luogotenente (termine usato per la prima volta) e capitano generale del Regno di Sicilia, il F. giurò il 16 febbr. 1803. Per la sua fama di costante attaccamento alla patria si narra che la popolazione di Palermo esultasse alla notizia della nomina (Castelli, p. 119); durante il suo governo fu stabilita a Palermo la Congregazione dei liguorini - detti del Redentore - e la R. Accademia degli studi palermitana ottenne il grado di università (1805).
Il F. morì il 6 febbraio (4 marzo secondo il De Spucches) 1806 a Palermo all'Albergheria, dopo aver ricevuto nella città Ferdinando IV fuggitivo da Napoli, conquistata dai Francesi, e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco di Paola nella cappella di famiglia.
Nel 1777 il F. era stato nominato fra i "gentiluomini di camera siciliani", come lo era stato il padre nel 1747. Fu anche dal 1787 cavaliere dell'Ordine di S. Gennaro, cavaliere dell'Ordine gerosolimitano e cavaliere di Malta. Aveva sposato il 28 dic. 1757 la dama di corte Nicoletta Filangieri Cordova figlia di Nicolò, barone di San Carlo, che ereditò la baronia di San Carlo.
Suo successore nel titolo principesco fu Niccolò, nato il 26 apr. 1760 (nel 1762 secondo il De Spucches ed il giorno 20 aprile secondo il Vaccaro), morto il 1º marzo 1839 a Palermo. A quasi sette anni, "appresi i primi rudimenti di pietà e religione" (Vaccaro), gli fu ingiunto dal padre di correre i mari sulle navi siciliane che nel Tirreno proteggevano i mercanti dalle triremi barbaresche e dai pirati. Nel 1806 seguì il monarca in Sicilia, fu pretore di Palermo nel 1810-11 e capo delle guardie che dovevano vegliare sul re; dovette provvedere ai bisogni della città di fronte alla scarsezza di vettovaglie ed ebbe dal re molte promozioni sia in campo civile che militare. Fu gentiluomo di camera di Ferdinando I delle Due Sicilie, cavaliere dell'Ordine di S. Gennaro, luogotenente generale di Sicilia nel 1816 e 1821.
Un nipote del F., Alessandro, figlio di Nicolò, fu autore di opere letterarie, gentiluomo di camera di Ferdinando II, capitano di cavalleria onorario.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Archivio Serra di Cassano, vol. 7, p. 193. Notizie sulla famiglia Filangieri, nei suoi vari rami, sono in tutti i più importanti "nobiliari" di Sicilia. In particolare, per il F. e per il Sette-Ottocento, cfr. F.M. Emanuele e Gaetani marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile, Palermo, 1754-1897, I, pp. 109 s.; V, pp. 141 s.; V. Castelli principe di Torrennizza, Ifasti di Sicilia, I, Palermo 1819, pp. 125, 151; II, Messina 1820, pp. 118 s.; E. Ricca, La nobiltà delle Due Sicilie Napoli 1859-1879, ad voces;V. Palizzolo Gravina barone di Ramione, Il blasone in Sicilia, Palermo 1871-1873 (rist. anast. Bologna 1972), ad voces; A. Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, I, Palermo 1912, pp. 288-291; Id., Elenco dei titolati siciliani, I, Palermo 1897, ad voces;V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, III, pp. 175-177; F. De Spucches San Martino, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia, III,quadro 320, pp. 131-136.
Per altre notizie biografiche, cfr.: E. Vaccaro, Elogio funebre per ... Niccolò Filangeri, principe di Cutò, Palermo 1839; A. Filangieri, Il primo marzoMDCCCXXXIX. Cenno di A. F. principe di Cutò, Palermo 1839, p. 9; A. De Angelis, La cavalleria napoletana dell'Alta Italia dal 1794 al 1796, in Antologia militare, V (1840), 9, p. 61; 10, pp. 5, 16, 20; G. Marulli, Ragguagli storici sul Regno delle due Sicilie dall'epoca della francese rivolta fino al 1815, I, Napoli 1845, pp. 82 ss., 96; A.-F. Miot de Melito, Mémoires, I, Paris 185 1, p. 85; Diari della città di Palermo dal secolo XVI al XIX, pubblicati sui manoscritti della Biblioteca comunale, a cura di G. Di Marzo (si tratta della ristampa del Diario palermitano di F. M. Emanuele e Gaetani), XVII, Palermo 1874, p. 91; C. De Lellis, Casa Filangieri,Napoli 1887, pp. 288 ss.; A. Simioni, L'esercito napoletano dalla minorità di Ferdinando alla Repubblica del 1799, in Arch. stor. per le province napol., n.s., VI (1920), pp. 41 ss.; P. Colletta, Storia del Reame di Napoli, introd. e note di N. Cortese, I, Napoli 1951, pp. 302 s., 333.