FIBRE TESSILI (XV, p. 209; App. I, p. 588)
TESSILI Nel settore delle fibre artificiali la chimica e la sperimentazione tecnica hanno portato in quest'ultimo decennio il loro alto contributo con nuove materie fibrose attualmente di larga utilizzazione industriale, alcune delle quali, es. il nylon e la fibra di vetro tessile, si vanno imponendo sul mercato con manufatti rispondenti a particolari requisiti non ottenibili con prodotti di fibre naturali.
Le fibre artificiali si possono classificare, secondo la loro origine e la natura delle materie prime impiegate nella fabbricazione, in:
a) Tessili rigenerate, prodotte con materie prime organiche naturali di complessa costituzione fibrose e non fibrose: a base cellulosica (rayon): viscosa, cuprammonica, acetato di cellulosa, propionato di cellulosa, etilcellulosa, ecc.; a base proteica: lanital, aralac, tiolan (caseina animale), fibra di soia, di arachidi (caseina vegetale, estratta dal seme), fibroina (dalla seta), ecc.; a base di carboidrati: fibra alginica, chitina.
b) Tessili sintetiche prodotte con materie prime di semplice costituzione organiche ed inorganiche: a base poliamidica: nylon, igamid, perlon; a base polivinilica: igelit, fibra P.C., vinyon, saran, ecc.; a base polietilenica: politene; a base butadienica: gomma sintetica (buna); a base inorganica: fibra di vetro.
Alcune fibre artificiali di recente studiate sono tuttora in fase di sperimentazione, per es.: soia, maizina, arachidi, fibroina, ed altre sintetiche.
Fibre a base cellulosica. - È da segnalare una progressiva evoluzione, specialmente nell'industria del raion e del fiocco viscosa tanto con l'impiego di risorse cellulosiche differenti da quella del legno di conifera, quanto con la produzione di fibre o ad altissima tenacità per speciali impieghi, es. pneucord, o rispondenti a proprietà che più le avvicinano alle fibre naturali, particolarmente la lana (fiocco animalizzato), o che impartiscono migliori capacità di durata dei manufatti all'uso con l'incremento della tenacità ad umido.
Fibre a base proteica. - La produzione industriale di fibre di caseina animale (lanital) che per contingenze speciali aveva attraversato un periodo di floridezza, è attualmente assai ridotta o nulla anche all'estero, non essendo stati superati certi inconvenienti all'uso, anche in mistura con lana, menomanti la concorrenza con i manufatti di pura lana. Lo stesso si dica per le fibre tessili vegetali cotonizzate, ed altre cosiddette autarchiche, es. fiocco canapa, ginestra.
Fibra alginica. - È costituita da alginato di calcio ed ha la caratteristica di essere facilmente disgregabile, cioè dissolvibile per semplice trattamento a caldo, con soluzioni alcaline diluite, per es. di soda, di sapone, ecc. (l'alginato di berillio è invece resistente a detti trattamenti). L'acido alginico viene estratto da alghe marine; il sale sodico è filato con sistema analogo a quello della viscosa e poi coagulato in bagno di soluzione acquosa di cloruro di calcio. Il filato di alginato di calcio viene usato come ausiliario di tessitura, misto con filati d'altra natura, per poi essere distrutto (devoré) nella finitura del tessuto mediante trattamenti alcalini. Si ottengono così manufatti, con effetto a ricamo, a punto a giorno, a caratteristiche lanose aereate, di alta sofficità e coibenza termica.
Nylon (o nailon). - Questa fibra (v. anche nylon, in questa App.). la cui produzione industriale fu iniziata dalla Du Pont de Nemours americana nel 1938, è il prodotto che si ottiene dalla policondensazione dell'acido adipico con l'esametilendiammina. Questo viene filato a una temperatura leggermente superiore al suo punto di fusione (256°) con estrusione attraverso filiere. I filati si distinguono, a seconda delle loro caratteristiche, in lucidi, semiopachi, in multibave, monobava e monofili. Il peso specifico è 1,14 (inferiore a quello delle altre fibre: seta sgommata 1,24, raion acetato 1,13, viscosa 1,52). In ambiente con umidità relativa al 40% assorbe in peso il 2,50% d'acqua, per umidità relativa dell'80% assorbe il 5,6% d'acqua. Con il nylon si possono ottenere filati multibave a bave anche sottilissime, fino a 0,3 den. I titoli più usati per impieghi tessili sono: 60 den., 45 den., 30 den. multibave e 15 den. monobava.
Il nylon, insolubile nei comuni solventi, si scioglie facilmente negli acidi minerali concentrati, nell'acido formico e nell'acido acetico concentrati e nei fenoli; è resistente agli alcali, agli acidi diluiti, ai riducenti e agli ossidanti. Si tinge di preferenza con i coloranti per acetato di cellulosa. È largamente impiegato nella calzetteria, nella fabbricazione di tessuti per paracadute, vele, impermeabili, ecc. I monofili, nei diametri da 0,10 mm. a 0,75 mm., sono usati nella fabbricazione di spazzole, pennelli, lenze da pesca e anche gomene.
Il Perlon è una poliamide che si ottiene dall'acido ε-aminocapronico o meglio dalla sua anidride ε-caprolattame. Si fila anche questo come il nylon, ma a temperatura più bassa perché fonde a 217°. Le fibre vengono anch'esse sottoposte a stiro. I prodotti che si ottengono hanno proprietà chimiche, fisiche e tecniche quasi uguali a quelle del nylon e hanno anche gli stessi impieghi. Viene prodotto in Germania e non si è ancora diffuso fuori di essa.
Il Nylon 610 si ottiene dalla policondensazione dell'acido sebacico con esametilendiamina. S'impiega solamente per la preparazione di monofili, che sono molto resistenti, di alta rigidezza e di scarsa igroscopicità.
Fibre poliviniliche (v. plastiche, materie, in questa App.). - Le fibre del gruppo polivinilico, sia semplici sia miste (copolimeri), sono caratterizzate da alta tenacità a secco quasi uguale che ad umido, mancanza di igroscopicità, repellenza all'acqua, inattaccabilità da acidi ed alcali anche concentrati, incombustibilità ed imputrescibilità, queste ultime due proprietà comuni per tutte le fibre sintetiche. Vengono impiegate per tessuti tecnici e specialmente tele da filtro, guarnizioni, tappezzerie, lenze da pesca, ecc.
Fibra di vetrotessile. - Il vetro fuso si presta ad essere stirato in filamenti e in bave, ciò che era noto sin dalla sua invenzione. Detti filamenti o bave di vetro, quali attualmente si producono per manufatti tessili, non devono essere confusi con il vetro filato o lana di vetro o ovatta di vetro, per le loro caratteristiche di filabilità, in dipendenza della finezza, uniformità di calibro di bava, proprietà meccaniche alla trazione e alla flessione, e, infine, per la composizione del vetro nei rapporti tra silice ed alcali. I tessuti di vetrotessile, impiegati specialmente per usi tecnici, elettrici e chimici, per le loro proprietà isolanti o per l'alta resistenza agli acidi anche concentrati (escluso il fluoridrico), sono manufatti a sé stanti e non possono essere sostituiti con prodotti di altre fibre tessili.
Il vetrotessile viene fabbricato a filamento continuo multibave, oppure a filamento discontinuo, cioè a fiocco, facilmente filabile. Il principio di fabbricazione del vetrotessile a filamento continuo è basato nel far passare per caduta il vetro fuso, di determinata composizione, portato ad alta temperatura e contenuto in un fornetto scaldato elettricamente, attraverso delle filiere - normalmente di platino - dalle quali il fascio di filamenti o di bave - sotto stiro - viene poi avvolto su tamburi rotanti ad alta velocità; il filato, ammorbidito e apprettato con olio minerale viene in seguito ritorto su comuni torcitoi a ring.
Il vetrotessile a filato discontinuo - fiocco di vetro - secondo i più recenti procedimenti, viene prodotto facendo intervenire nelle filiere un getto di vapore surriscaldato; le bave di vetro così prodotte sono convogliate e avvolte su tamburi rotanti e quindi sfioccate a diverse lunghezze. Il vetrotessile, sia di tipo continuo sia dì tipo discontinuo, ha una finezza di diametro variabile da 3 a 8 micron.
La tenacità è elevata: ha un valore uguale a quella dell'acciaio, tre volte maggiore di quella del lino e quattro volte di quella della seta. È evidente che l'elasticità è bassa e si richiede quindi cura nella tessitura. Ma, d'altra parte, le fibre di vetro non si gualciscono mai; non assorbono umidità, quindi sono impermeabili e non si sporcano tanto facilmente. Sono evidentemente a prova di muffa e di putredine, come pure resistono all'azione degli insetti ed anche a quella degli acidi, eccetto, naturalmente, il fluoridrico; non sono infiammabili e sono insensibili alle vibrazioni.
In America i filati di vetrotessile vengono nomenclati con tre lettere dell'alfabeto e con un numero o titolo: E oppure C (elettrico o chimico), C oppum S (continuo o discontinuo = staple) ed una terza lettera alla quale corrisponde una data finezza di bava. In altri paesi, come in Italia, il vetrotessile viene contrassegnato in titolo metrico di filato, facendo precedere l'aggettivo "continuo" oppure "discontinuo". Il titolo medio del filato è di 5/1000 grammo al metro lineare. Il numero di bave che formano il filato continuo varia da 100 a 120.
Filati e tessuti di vetro sono molto apprezzati a causa del loro perfetto potere isolante e se ne producono grandi quantitativi per l'industria aeronautica, per la marina e per ogni sorta di isolamenti elettrici. Essi sono utilizzabili anche nella fabbricazione di tessuti per arredamento, per tappezzeria, per tendaggi, schermi cinematografici, rilegature di libri e servono anche come prodotto base per plastici. S'impiegano molto come fondo per tessuti di cuoio. Lo studio sugli impieghi delle fibre di vetro non è finito: recentemente si sono sperimentate diverse combinazioni con altri filati, ottenendo tessuti di eccezionale robustezza, ingualcibilità e resistenza al logorio. La combinazione dei filati di vetro con cotone, rayon e seta, potrà nel futuro dare al mondo tessili provvisti di caratteristiche finora sconosciute. È possibile incorporare nel vetro materiali coloranti perfettamente resistenti alla luce e all'acqua. La stampa di questi tessuti ha causato in principio qualche difficoltà, ma si è riusciti recentemente ad ottenere buoni risultati.
Bibl.: H.R. Mauersberger, Matthews' Textile Fibers, 5ª ed., New York e Londra 1947; A.S.T.M., Standards on Textile Materials, 1943-44; K. Fiedler, Spinnstoffe. Materialien der Textilindustrie, 7ª ed., Lipsia 1940.
Il mercato mondiale delle fibre tessili.
La seconda Guerra mondiale, eliminando dal mercato internazionale alcuni dei maggiori produttori di manufatti tessili, modificando i tradizionali scambî di materie prime e di prodotti finiti, accelerando l'industrializzazione di numerosi paesi nell'America Latina e nel vicino e lontano Oriente, ha mutato la situazione e gli orientamenti prebellici del mercato delle materie prime e dei prodotti tessili.
Alla fine della guerra la ripresa dell'industria tessile è stata ostacolata da numerose difficoltà, mentre la forte domanda di tessuti e di altri manufatti creava una congiuntura particolarmente favorevole a quei produttori che avevano immagazzinato scorte, i quali, per diversi mesi, hanno esportato a condizioni vantaggiose. Successivamente, la situazione è mutata. L'Europa continentale ha incontrato crescenti difficoltà nelle esportazioni di prodotti finiti, soprattutto a causa della concorrenza a lei fatta sui mercati esteri dagli esportatori americani e inglesi, mentre le scarse disponibilità di valuta l'hanno costretta a ridurre, in maniera assai notevole, i suoi approvvigionamenti di materie prime.
All'inizio del 1948, l'evoluzione del mercato mondiale verso un nuovo assetto appariva già delineata: gli Stati Uniti e l'Inghilterra tendevano a sostituire sui mercati occidentali e orientali la Germania e il Giappone, tentando di estendere, ove possibile, il loro controllo anche su talune fonti estere di materie prime; l'URSS aveva già stabilito un'incontrastata influenza sui mercati balcanici, danubiani e di alcuni paesi baltici; il mercato serico, che alla fine della guerra era sembrato favorevole a una affermazione dei produttori europei, era nuovamente dominato dalla seta giapponese, venduta a prezzi eccezionalmente bassi. Nel settore laniero e cotoniero, le esportazioni italiane e francesi accusavano sensibili riduzioni perché non riuscivano a uniformarsi ai prezzi internazionali. Infine, nel campo delle fibre tessili artificiali, la produzione di raion aveva già superato il primato raggiunto nel 1941 per il filamento continuo, mentre per il fiocco (fibra corta) era limitata al 47% circa della cifra ottenuta in quell'anno. Una notevole espansione della produzione prebellica appariva ormai certa in questo settore e in quello delle altre fibre artificiali pregiate.
Fibre tessili vegetali (si vedano anche, in questa App., le voci dedicate ai singoli prodotti: cotone; canapa; seta; ecc.). - I raccolti di cotone del più forte produttore del mondo, gli Stati Uniti, sono risultati nel 1945-46 eccezionalmente bassi (inferiori a 10 milioni di balle da 500 libbre ciascuna) a causa soprattutto della riduzione delle superfici coltivate, imposta come misura precauzionale contro l'eccessivo aumento degli stocks formatisi in seguito alla chiusura dei mercati europei e di quello giapponese, e alla generale riduzione dei consumi. Nel periodo anzidetto sono stati coltivati a cotone negli S.U. rispettivamente 17,5 e 18,1 milioni di acri (25% circa in meno nei confronti della media del decennio 1935-44). Nel 1947 il raccolto è aumentato a 11,8 milioni di balle, restando ancora inferiore alla media prebellica (circa 13 milioni di balle).
Le disponibilità di cotone greggio per il 1947 sono state valutate pari a 42,7 milioni di balle, contro 44,1 nel 1946. Dal 1937, anno durante il quale il raccolto degli S.U. raggiunse il primato di 18,9 milioni di balle e le disponibilità mondiali salirono a 50,4 milioni, il cotone disponibile nel mondo è costantemente diminuito, salvo negli anni 1940, 1942 e 1944. Le forniture mondiali di cotone americano sono scese, dalla media di 5,3 milioni di balle nel periodo 1935-39, a 3,6 milioni nel 1946-47 ed erano state stimate a soli 2,5 milioni per il 1947-48. Gli acquisti di cotone negli S. U., che sarebbero stati ostacolati dalla deficienza di dollari, sono stati favoriti da ingenti crediti concessi dalle banche americane e soprattutto dall'Export-Import Bank, agli importatori europei e giapponesi. Le forniture di cotone ai paesi importatori per il 1948-49 saranno però facilitate dall'ottimo raccolto ottenuto nel 1948 dagli S. U. (15 milioni di balle), ad onta della riduzione delle superfici coltivate (il rendimento record del 1948 è stato di 313,5 libbre per acro).
Nell'America Centrale, l'industria cotoniera messicana ha consumato nel 1945-46 circa 319.000 balle di cotone, riducendo la sua attività nella campagna successiva a causa delle difficoltà incontrate nell'esportazione di manufatti. Nell'America Latina, il Brasile ha invece aumentato le sue esportazioni di cotone greggio da 1,4 milioni di balle del 1945-46 a 1,6 milioni nel 1946-47, insediandosi quindi al secondo posto fra gli esportatori. L'Argentina ha perduto terreno nel 1946-47, esportando soltanto 57.000 balle, contro 127.000 della precedente campagna. Anche il suo consumo interno è sceso da 346 a 342 mila balle. L'aumento e il miglioramento qualitativo della produzione cotoniera di questi paesi appare imminente, in relazione all'installazione di nuovi e moderni macchinarî. Secondo le generali previsioni, l'America Latina ridurrà nei prossimi anni le importazioni dall'Europa e dagli S. U. e svilupperà le sue esportazioni di manufatti di cotone.
In Asia, il mercato cotoniero indiano è in crisi, sia per il basso livello dei raccolti e delle esportazioni, sia perché la separazione del Pakistan dall'Indostan ha fatto sorgere numerosi gravi problemi per l'industria tessile indostana. Infatti, l'Indostan, per soddisfare il consumo interno e per alimentare esportazioni, sia pure notevolmente inferiori a quelle prebelliche, ha dovuto attingere largamente alle sue scorte di cotone greggio nel dopoguerra. La sua deficiente produzione di cotone greggio pone l'industria cotoniera nella necessità di limitare le esportazioni in mancanza di un accordo col Pakistan, che dispone, invece, di larghe eccedenze esportabili di cotone greggio. L'Indostan scarseggia soprattutto di cotone a fibra lunga tanto che, alla fine del 1947, ha dovuto vietarne la esportazione. Il raccolto dei due Dominî ha raggiunto nella campagna 1946-47, secondo stime ufficiali, 3,5 milioni di balle (da 400 libbre ciascuna), mentre le esportazioni sono state di soli 1,15 milioni di balle. La produzione delle due ultime campagne è stata inferiore del 37% circa alla media prebellica e ciò ha causato all'India la perdita della posizione eminente che essa occupava fra gli esportatori di cotone greggio.
In Africa, l'Egitto è riuscito a esportare 1,4 milioni di balle di cotone greggio durante il 1946-47, ma l'avvenire delle sue esportazioni appare alquanto problematico in relazione alla scarsezza di valute pregiate dei principali importatori europei di cotone egiziano. Il raccolto del 1946-47, pur essendo maggiore di quello della precedente campagna, ha raggiunto appena il 60% della media prebellica.
In complesso, l'attività dell'industria tessile cotoniera nel dopoguerra è rimasta inferiore a quella svolta nel 1938. Paesi come la Francia e l'Inghilterra, che speravano di superare in breve tempo il livello produttivo di tale anno, alla fine del 1947 ne erano invece ancora lontani. L'industria cotoniera giapponese, un tempo fra le maggiori del mondo, ha perduto circa due terzi della sua capacità prebellica e conta di poter utilizzare negli anni prossimi soltanto 4 milioni di fusi. L'industria della Germania occidentale, sebbene non gravemente danneggiata, ha dovuto lavorare a ritmo ridotto nel 1946-47 a causa della deficienza di materie prime.
Gli S. U. hanno aumentato le loro esportazioni di manufatti, ma per fronteggiare l'elevata domanda interna hanno dovuto importare durante il 1947 circa 2 milioni di yarde al mese di tessuti semifiniti dal Giappone. Le esportazioni statunitensi incontrano crescenti difficoltà sui mercati dell'America latina e tendono ad assicurarsi nuovi sbocchi in Oriente.
In Italia, l'industria cotoniera, inizialmente favorita nei suoi approvvigionamenti del dopoguerra dalle "lavorazioni per conto" e dai crediti ottenuti dalla Export-Import Bank, ha registrato un sensibile declino delle sue esportazioni durante il 1947, derivante dai prezzi troppo alti dei suoi manufatti. Tale riduzione non è stata compensata da un aumento delle vendite sul mercato interno, ciò che ha determinato il rallentamento dell'attività produttiva e, in alcuni casi, la formazione di notevoli scorte presso i cotonifici.
All'inizio del 1948, il prezzo dei cotoni americani (Middl. N. Y.) era circa quadruplicato nei confronti del 1938, rapporto valevole approssimativamente anche per le quotazioni all'origine dei cotoni egiziani e indiani. A causa della svaluta2ione della moneta, il costo in Italia dei cotoni esteri superava nel 1948 di oltre cento volte quello del 1938. Durante la geconda metà dell'anno si è registrata la caduta delle quotazioni del cotone egiziano e indiano, mentre quelle dei cotoni statunitensi sono risultate sostenute nei confronti del 1947.
La disponibilità mondiale di iuta ha quasi raggiunto la normalità nel 1947. In India, il raccolto di iuta greggia è passato da 5,6 milioni di balle (da 400 libbre ciascuna) nel 1946, a circa 8,5 milioni nel 1947, mentre nello stesso periodo le superfici coltivate sono aumentate da 1.895.435 a 2.682.855 acri. Per il 1948 era atteso un raccolto superiore a quello della precedente campagna, ma le gravi inondazioni verificatesi nel Pakistan durante il 1948 fanno ritenere poco probabile che il raccolto indiano possa raggiungere complessivamente 9 milioni di balle. Mentre il mercato è sulle cifre dell'anteguerra, alcuni eventi verificatisi nel 1947 hanno turbato il normale corso degli approvvigionamenti. Con la divisione dell'India in due Dominî, il Pakistan è divenuto il maggiore produttore ed esportatore mondiale di iuta. Infatti il suo territorio comprende circa il 75% delle superfici coltivate (Bengala e Silhet nel distretto di Assam) e ha ottenuto il 60% della produzione complessiva indiana. Il grosso delle filande e delle tessiture si trova però nel territorio dell'Indostan, che ha in Calcutta e Bombay i maggiori mercati di iuta greggia. Il governo del Pakistan ha applicato, anche nei confronti dell'Indostan, un forte dazio sulle esportazioni di iuta, provocando l'aumento delle quotazioni di tale fibra sui mercati di consumo e alterando l'andamento degli approvvigionamenti nella seconda metà del 1947. Negoziati condotti dall'Inguilterra per ottenere l'abolizione o la riduzione del dazio sono falliti, sicché i prezzi a Londra sono aumentati dal 15 al 20%, quadruplicandosi nel confronti del 1938.
Alla fine del 1947 la produzione mondiale di lino, canapa e altre fibre dure risentiva ancora gli effetti della guerra e era lontana dal livello prebellico. Numerosi paesi, che durante la guerra avevano esteso la coltivazione del lino, l'hanno poi ridotta a guerra finita. L'URSS, che è il più forte produttore del mondo, non aveva ancora riacquistato l'efficienza produttiva del 1938. L'industria liniera ha fronteggiato, in qualche caso, la deficienza di materia prima con nuovi interessanti impieghi di fiocco. Nelle Filippine, la ripresa delle piantagioni di canapa Manila, gravemente danneggiate, è stata lenta, tanto che il raccolto del 1947 ha raggiunto soltanto 90.000 t., cifra che rappresenta meno della metà dei raccolti del periodo 1936-38. Ad un livello analogo si trova la produzione italiana di canapa, a causa della riduzione delle superfici coltivate e di avversi fattori stagionali. La penuria di tale fibra ha indotto alcuni paesi a sostituire tradizionali manufatti di canapa con altri di nylon, sperimentati con risultati soddisfacenti.
Fibre tessili animali. - L'unica fibra naturale la cui produzione non è diminuita nel mondo nell'ultimo decennio è la lana. Di fronte alla media annua mondiale di circa 1.682 milioni di kg. del 1935-39, la produzione di lana ha raggiunto circa 1.905 milioni di kg. nella campagna 1941-42, scendendo poi a circa 1.691 milioni nella campagna 1946-47. Per il 1947-48 è prevista una produzione lievemente inferiore a quella del 1946-47. La disponibilità di lane Merino dovrebbe aggirarsi intorno a 590 milioni di kg., cifra che è la più bassa registrata nell'ultimo ventennio e alla quale fa riscontro una elevata offerta di lane di tipi correnti. Le scorte mondiali di lana tipo vestiario (base sucida) al 30 giugno 1947 ammontavano a circa 2000 milioni di kg. e erano stimate sufficienti per circa 15 mesi sulla base del consumo registrato nell'ultima stagione. Esse erano controllate in prevalenza dall'Inghilterra, in misura minore dagli S. U. e dall'America Latina. Durante l'ultimo decennio si è avuto un costante declino della produzione degli S. U., del Sudafrica e dell'Australia e l'aumento di quella della Nuova Zelanda, dell'Uruguay e dell'Argentina. Quest'ultimo paese contribuisce alla produzione attuale nella misura del 13,2%, occupando il secondo posto fra i produttori, subito dopo l'Australia, mentre prima della guerra era preceduto dagli S. U.
Alcuni esperti prevedono prossimo il declino della produzione mondiale, tenendo conto soprattutto dell'andamento delle tose in Australia, Sudafrica e S. U. durante le ultime campagne; tuttavia, almeno per l'Australia, il favorevole andamento stagionale ha smentito le previsioni. La campagna 1947-48 è stata buona in questo paese: che conta di porre sul mercato 800.000 balle, cioè il doppio dell'anno precedente. Per tale campagna la produzione mondiale è stimata pari a circa 1.735 milioni di kg.
Alla fine del 1947, i prezzi delle lane fini statunitensi (base levata, fiocco per pettinatura da 64,70 e 80) erano aumentati del 54% circa rispetto al 1939, mentre quelli delle lane fini australiane e altre erano all'incirca raddoppiati. Il minore aumento dei prezzi della lana nei confronti di quelli del cotone può essere spiegato dall'esistenza, alla fine della guerra, di ingenti stocks. Difatti l'aumento delle quotazioni è divenuto più sensibile durante il 1947, quando le scorte del 1945-46 si erano assottigliate. Gli esperti sono tuttavia perplessi di fronte all'alterno andamento dei prezzi della lana, spesso intonato al ribasso anche durante notevoli campagne di acquisti.
L'industria laniera lavora a ritmo intenso negli S. U. e nel Canada ha raggiunto il ritmo prebellico in Francia e si avvia a raggiungerlo in Inghilterra, dove numerose difficoltà hanno ritardato durante il 1947 i progressi dell'industria laniera. Lo sviluppo della produziqne e delle esportazioni è ostacolato in Italia dagli alti prezzi dei manufatti, dalla scarsezza di valute pregiate e da un regime valutario che consente un limitato adattamento delle quotazioni nazionali a quelle internazionali.
La forte riduzione del consumo mondiale, la concorrenza sempre più accentuata delle fibre tessili artificiali, le ingenti vendite effettuate a basso prezzo e, infine, i gravi danni sofferti dall'industria giapponese, hanno mutato profondamente la situazione prebellica del mercato della seta.
Il Giappone, che prima della guerra produceva 43 milioni di kg. annui di seta greggia, contribuendo nella misura dell'80%, circa alla produzione mondiale, ha avuto semidistrutte le sue piantagioni di gelsi e gravemente danneggiate numerose filande. La sua produzione ha superato di poco 5 milioni di kg. nel 1946 e ha raggiunto 6,6 milioni di kg. nel 1947. Durante tale anno il Giappone ha però raddoppiato il numero di bacinelle disponibili alla fine della guerra (21.800 contro 280.000 nel 1930) portando la sua produzione mensile di sete gregge a circa 600.000 kg. In Cina, il governo ha dovuto salvare nel dopoguerra l'industria serica da un sicuro dissesto e la produzione ottenuta nel 1947 è stata pari ad appena un quarto delle esportazioni prebelliche. Il crollo della produzione in Asia non ha però determinato una congiuntura favorevole all'industria serica italiana. Le autorità militari americane che controllano l'economia giapponese hanno infatti disposto la vendita delle giacenze e della nuova produzione nipponica a prezzi sensibilmente più bassi di quelli che i produttori europei erano in grado di praticare sui mercati esteri. Nel 1947 le quotazioni della seta greggia giapponese andavano, a seconda della qualità, da un massimo di dollari 5,60 la libbra a un minimo di dollari 3,95. I nuovi prezzi stabiliti per tutto il 1948 variano da 3,25 a 2,30 dollari la libbra e corrispondono a una riduzione del 40% circa delle precedenti quotazioni. Tale nuova notevole riduzione dovrebbe giovare a incoraggiare il consumo di seta giapponese negli S. U., obiettivo che le autorità americane perseguono allo scopo di incrementare le esportazioni seriche giapponesi. Esse, prima della guerra, servivano a bilanciare gli acquisti di materie prime dell'industria tessile, ma attualmente sono divenute indispensabili per procurare al governo giapponese parte delle valute occorrenti per gli approvvigionamenti alimentari. Il consumo di seta greggia negli S. U. è stato nell'immediato dopoguerra molto inferiore a quello degli anni prebellici e inferiore agli stessi quantitativi di seta importati dal Giappone e da altre fonti. Tuttavia, nel 1948, per effetto delle basse quotazioni in dollari, gli S.U. hanno assorbito circa 300.000 kg. al mese di seta greggia giapponese.
L'industria serica italiana, i cui costi hanno subìto notevoli aumenti nel biennio 1946-47, per effetto della crescente concorrenza giapponese ha perduto gran parte dei mercati dell'area del dollaro. Le sue esportazioni sono scese, da 1.705.500 kg. nel 1946, a circa 930.000 kg. nel 1947. Le vendite nelle due Americhe, che avevano superato il milione di chilogrammi nel 1946, hanno raggiunto appena 240 mila kg. nell'anno successivo. Le diffìcoltà incontrate dagli esportatori italiani sono state accentuate dalla disciplina valutaria vigente in Italia e non sono state eliminate dal regime di premî alla produzione, recentemente instaurato. Durante il 1948 è risultato ancora più evidente che, senza una stretta collaborazione fra allevatori e filandieri, l'Italia non avrà alcuna possibilità di fronteggiare la concorrenza giapponese.
All'inizio del 1948, i prezzi della seta giapponese a New York avevano subìto un aumento del 50% appena rispetto al 1938, mentre quelli della seta italiana a Milano (seta greggia, gialla, semplice 13/15 den.) erano cresciuti ventitré volte.
Fibre tessili artificiali. - Nel 1938 il 48,4% della produzione mondiale di rayon (filamento continuo) era appannaggio dell'Europa, il 27,3% dell'America del Nord, il 21,3%, dell'Asia (Giappone) e il rimanente 3% era ottenuto in parti quasi eguali dall'URSS e dall'America Meridionale. Alla produzione mondiale di .fiocco (fibra corta), contribuivano per il 40% il Giappone e per il 57% l'Europa. Gli Stati Uniti erano i più forti: produttori di rayon e il Giappone di fiocco. Quest'ultimo paese aveva realizzato mel 1938 la maggiore produzione assoluta di rayon e fiocco (272 milioni di kg). Sebbene in seguito alla seconda guerra mondiale due fra i maggiori produttori, il Giappone e la Germania, abbiano perduto le importanti posizioni occupate nel 1938 e l'Italia sia rimasta lontana dal massimo livello produttivo, nel 1947 la produzione di rayon ha raggiunto 907 milioni di kg., superando la produzione stimata del 1938 (896 milioní di kg.). Un progresso sensibile è stato compiuto dagli S. U. nel settore del filamento continuo, nel quale la produzione, secondo valutazioni del Textile Economics Bureau (S. U.), ha toccato 585 milioni di kg., superando ogni precedente primato e facendo registrare un aumento del 30% circa rispetto al livello del 1938. Nel settore del fiocco, la produzione è, invece, rimasta inferiore a quella del 1938 nella misura del 30% e alla cifra primato del 1941 (706 milioni di kg.) nella misura del 54%. Nel valutare tali cifre, è opportuno tenere presente che prima della guerra Giappone, Germania e Italia totalizzavano l'88% della produzione mondiale di fiocco.
Alla fine del 1947, l'industria del rayon aveva raggiunto negli Stati Uniti una capacità produttiva di oltre 453 milioni di kg. annui, capacità che i programmi in corso mirano a sviluppare ulteriormente, fino a raggiungere nel 1949 532 milioni di kg. La piena utilizzazione degli impianti ha consentito agli S.U. di raggiungere un primato produttivo senza precedenti. Notevole è stato l'incremento della produzione di filati ad alta tenacità, che ha raggiunto un ritmo pari a 236 milioni di kg. annui alla fine del 1947. Nel settore dei filati per usi tessili, la capacità produttiva toccherà 139 milioni di kg. nel 1949 per i filati alla viscosa di media e normale tenacità e 146 milioni di kg. per i filati all'acetato. Quella di filati viscosa-cuprammonio ha già superato del 4% il massimo livello raggiunto nel 1943 e dell'8% quello prebellico. La costruzione di nuovi impianti, l'ampliamento di quelli esistenti e il perfezionamento dei processi di produzione sono i mezzi impiegati dall'industria statunitense per aumentare la propria potenzialità.
Durante il 1947 le importazioni di fiocco degli S. U. hanno superato quelle degli anni precedenti, eccettuato il 1939, raggiungendo 16 milioni di kg. I maggiori fornitori di fiocco sono stati, nell'ordine, Belgio, Francia, Svezia e Olanda. Le esportazioni complessive di filati e tessuti di rayon e fiocco degli S. U. si sono sviluppate durante il 1947 particolarmente verso i paesi compresi nell'area della sterlina, un tempo clienti quasi esclusivi dell'industria britannica, e hanno superato all'incirca di nove volte il volume del 1939.
La produzione canadese, alla quale contribuiscono in parti quasi eguali la Courtaulds e la Canadian Celanese Ltd., ha raggiunto nel 1947, non compreso il filato ad alta tenacità, 8,3 milioni di kg. di filato, superando del 30% circa il livello del 1938. Nello stesso anno l'industria canadese ha impiegato 6,5 milioni di kg. di fiocco, di cui 5,8 forniti da altri paesi, in prevalenza europei.
In Asia, l'industria giapponese del rayon si trova in una situazione ben diversa da quella invidiabile del 1938. Il programma stabilito dal comando alleato del Pacifico (CAP) prevede, per il prossimo futuro, una produzione annua di 74 milioni di kg. di rayon e 61 milioni di fiocco, pari rispettivamente al 71 e al 35% di quella ottenuta nel 1938.
Dalle indagini compiute recentemente sembra che il Giappone, non potendo più fare assegnamento sull'industria serica per equilibrare la propria bilancia commerciale, intenda compiere ogni sforzo per potenziare quella del rayon, che, contrariamente alla comune convinzione, non è stata gravemente danneggiata dalla guerra ed ha una capacità produttiva annua di 262 milioni di kg. fra rayon e fiocco. La misura della ripresa di questa industria dipende quindi soltanto dai tipi e dalla quantità di macchinario tessile del quale lo SCAP permetterà la costruzione.
In Europa, l'industria tedesca del rayon, che nell'anteguerra era fra le più efficienti, non ha subìto danni gravi. La capacità degli impianti delle regioni occidentali sotto il controllo anglo-americano è ancora elevata, ma è stata utilizzata in misura molto limitata durante il 1947 (15 milioni di kg. fra rayon e fiocco) a causa delle difficoltà esistenti per gli approvvigionamenti di materie prime.
In Francia, nonostante la penuria di acido solforico, la produzione complessiva di rayon e fiocco ha raggiunto 56,7 milioni di kg. nel 1947; superando largamente il livello del 1938. Notevole è stato soprattutto l'incremento della produzione di fiocco, passata da 5 milioni di kg. nel 1938 a oltre 19 milioni, che ha permesso alla Francia di effettuare ingenti esportazioni. Gli esportatori francesi, avvantaggiati dalla svalutazione del franco, si propongono di aumentare le forniture ai paesi a valuta pregiata, e particolarmente quelle dirette verso gli S. U.
L'Inghilterra, costretta a fare particolare assegnamento sulle sue esportazioni tessili per ridurre il deficit della propria bilancia commerciale, ha prodotto nel 1947 circa 94 milioni di kg. di fitire tessili artificiali, di cui 40,5 di fiocco. In questo settore il livello produttivo del 1938 è stato superato nella misura del 180%, mentre per i filati di rayon è stato registrato un lieve aumento. Le esportazioni effettuate durante il 1947 hanno superato del 48% il volume prebellico, ma per i tessuti di rayon vi è stato un regresso di circa 2 milioni di yarde quadrate rispetto al 1946. Secondo i piani governativi, l'industria britannica del rayon dovrebbe aumentare del 60% le sue esportazioni dal luglio 1947 alla fine del 1948, obiettivo alquanto difficile avuto riguardo alla chiusura di numerosi mercati e alla concorrenza di altri produttori.
Nei paesi del Benelux, mentre le esportazioni del Belgio sono diminuite durante il 1947, la produzione e le esportazioni olandesi si sono nonvolmente sviluppate. L'Olanda, che prima della guerra occupava un posto importante fra gli esportatori di filati di rayon, ha raggiunto nel 1947 la produzione prebellica e ha aumentato notevolmente la produzione di fiocco, che alla fine dell'anno aveva raggiunto un ritmo pari a circa 9 milioni di kg. In tal modo è divenuta anche esportatrice di fiocco, riuscendo a collocare durante il 1947 nei soli mercati degli S. U. e dell'Argentina circa 4,5 milioni di kg. Fra i paesi scandinavi, la Svezia ha effettuato forti esportazioni di fiocco verso gli S. U. e il Canada, importando invece filati di rayon e di fiocco.
L'industria italiana del rayon, che durante la guerra ha raggiunto una capacità produttiva pari a circa 220 milioni di kg. e una produzione annua effettiva di oltre 190 milioni di kg. (1941), ha dovuto limitare la sua attività nel dopoguerra a causa di molteplici difficoltà, e soprattutto della concomitante penuria di carbone, energia elettrica, cellulosa e soda caustica. Queste difficoltà sono state superate in buona parte durante il 1947. La produzione è quindi passata, da 42,9 milioni di kg. fra rayon e fiocco nel 1946, a circa 88 milioni di kg. nel 1947. Nel settore dei filati di rayon, ha superato il livello del 1938 (45,9 milioni di kg.) e lo stesso primato del 1941 (57 milioni di kg.), raggiungendo nel 1947 circa 60 milioni di kg. Nel settore del fiocco, è rimasta, invece, inferiore del 64 e 80% alla produzione ottenuta rispettivamente nel 1938 e nel 1941.
Prima della guerra le esportazioni di rayon costituivano, in valore, circa un terzo delle complessive esportazioni tesàili italiane e il 10% del valore globale di tutte le esportazioni. Il bilancio delle importazioni e delle esportazioni dell'industria del rayon, sebbene essa debba acquistare all'estero ingenti quantità di cellulosa, si chiudeva in notevole attivo. Nel 1946-47 le esportazioni di filati e tessuti di rayon e fiocco sono rimaste stazionarie intorno a 23 milioni di kg., cifra che rappresenta appena il 40% del volume prebellico. La limitazione delle esportazioni non ha consentito all'industria italiana del rayon di aumentare la sua attività, poiché il consumo interno si è mantenuto a un livello relativamente basso.
Nel campo delle altre fibre tessili artificiali, si è sviluppata con particolare successo la produzione di nylon per usi tessili e industriali, che si è estesa dagli S. U. all'Europa. Il nylon viene prodotto anche in Italia (140.000 kg. nel 1947). Questa fibra è la maggiore rivale della seta e tende a sostituire anche il cotone e la canapa in alcuni manufatti.
I prezzi dei filati di rayon hanno subìto un generale aumento nel 1946-47. Negli S.U. sono stati aumentati due volte durante il 1947 e all'inizio del 1948 erano quotati come segue: filato di normale tenacità, 1a qualità: 40/14 doll. 1,75 la libbra; 50/20 doll. 1,45; 70/30 doll. 1,07, fino a un minimo di 53 cents per il titolo 900 e 50 filamenti. Il fiocco viscosa tipo normale, tenacità regolare, lucido, era quotato intorno a 36 cents la libbra. Nonostante i recenti aumenti, i prezzi del rayon si sono mantenuti a un livello più basso e più stabile di quelli delle fibre naturali, elemento questo che ha il suo peso sull'andamento della domanda mondiale.
La relativa indipendenza dell'industria delle fibre tessili artificiali da approvvigionamenti di materie prime estere, l'importanza strategica che riveste tale circostanza, i notevoli vantaggi tecnici e economici da essa conseguiti nei confronti delle industrie similari che impiegano fibre naturali e il favorevole orientamento del consumo nei riguardi di essi spiegano perché questo settore dell'industria tessile, fin dai primi anni del dopoguerra, abbia ripreso quella fase di espansione che la seconda Guerra mondiale aveva arrestato.