FERONIA
Divinità italica del tipo di Venere il cui culto si trova diffuso presso Sabini, Umbri, Etruschi, Piceni, Vestini e Volsci. Suo santuario principale era quello di Capena presso il monte Soratte (Etruria) detto Lucus Capenatis, Lucus Feroniae, Fanum Feroniae, dove era adorata insieme con Apollo Sorano. Quivi essa aveva un tempio ricchissimo di ori, dove le si faceva omaggio delle primizie della terra. I soldati di Annibale lo saccheggiarono (Liv., XXVI, 11). Altri centri di culto erano a Preneste e a Trebula Mutuesca (Latini), dove la dea era associata con Marte (cfr. il picus Feronius) e a Terracina (Volsci) dove era invocata insieme con Iuppiter Anxur e perciò assimilata a Iuno Virgo. Varrone considera Feronia una dea sabina e l'interpreta come "Fidonia".
A Feronia erano sacri in modo particolare gli schiavi che nel suo tempio presso Terracina si affrancavano, secondo l'iscrizione che vi si leggeva, riportataci da Servio (Ad Aen., VIII, 564): benemeriti servi sedeant, surgant liberi; mentre in quello Capenate le schiave riscattate (libertinae) si recavano a portar doni (Liv., XXII,1). Le erano anche sacre le fonti: Feronia mater nympha Campaniae (Serv., l. c.), Feronienses aquatores (Corp. Inscr. Lat., V, 8307). In Roma la dea aveva un santuario circondato da un boschetto sacro nel Campo Marzio come ci è attestato dagli Atti dei Fratelli Arvali che vi facevano sacrifizio il 13 novembre. Feronia è rappresentata in figura giovanile. Sulle monete della famiglia Petronia essa è raffigurata con diadema in capo e collana al collo.
Bibl.: A. Steuding, in Roscher, Lex. der gr. und röm. Myth., I, col. 1477 seg.; G. Wissowa, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, col. 2217 segg.; D. Vaglieri, in E. De Ruggiero, Diz. epigr., III, 56 seg.; Preller-Jordan, Römische Mythologie, Berlino 1883, I, pp. 267 seg., 426 seg.