GIORDANO, Felice
Nacque a Torino il 6 genn. 1825 da Luigi e Anna Maria Barabino, primogenito di tre figli.
Laureatosi in ingegneria idraulica e architettura all'Università di Torino nel 1847, il 27 agosto dello stesso anno fu inviato dal governo sabaudo a perfezionarsi presso l'École des mines di Parigi ove fu compagno di studi di Q. Sella, con cui strinse una profonda amicizia. Nel 1851, terminato il soggiorno parigino, percorse diversi paesi europei, tra cui l'Inghilterra, il Belgio e la Germania, visitando miniere, fonderie, cantieri navali. Nel marzo 1852 fu nominato ingegnere di 2ª classe nel R. Corpo delle miniere, e destinato a Cagliari.
La ricca corrispondenza con Sella - conservata presso gli archivi della Fondazione Sella a Biella - illustra l'attività del G. sull'isola, alle prese con la necessità di attirare capitali stranieri ed evitare facili speculazioni. Alla sua partenza dalla Sardegna nel 1859, l'industria estrattiva era salita dalle 150.000 lire di produzione annua del 1852 a oltre 3 milioni; grandi speranze si nutrivano poi per le nuove miniere di lignite di Bacu Abis, Terras Collu e Montevecchio, aperte sotto la diretta supervisione del Giordano. Nominato ingegnere di 1a classe nel 1856 fu promosso ingegnere capo di 1a classe nel 1859, e chiamato a reggere l'ispettorato di Torino, entrando a far parte del Consiglio delle miniere. Insieme con Sella, allora a capo del distretto minerario della Savoia, redasse la nuova legislazione sulle miniere, emanata il 20 nov. 1859 e considerata una delle più avanzate in Europa.
Durante il soggiorno a Cagliari, progettò la costruzione di un lago artificiale per risolvere il grave problema dell'approvvigionamento idrico della città. Alcune lettere inviate a Sella rivelano infatti che il G., insieme con un gruppo di investitori privati, era convinto che l'apertura del canale di Suez avrebbe fatto di Cagliari un porto di primaria importanza nel Mediterraneo, se fosse stato dotato delle necessarie infrastrutture. Il bacino e l'acquedotto vennero poi realizzati sulla base del progetto del Giordano.
Nominato ispettore di 2a classe nel 1862, e di 1a classe, posizione che avrebbe occupato sino alla morte, nel 1870, la carriera del G. fu profondamente segnata dall'amicizia col Sella.
Inviato in Sicilia nel 1860 per verificare lo stato dell'industria estrattiva, in particolare delle miniere di zolfo, fu tra i primi a porsi il problema del controllo del territorio e delle organizzazioni mafiose, proponendo al Sella di inviare al confino o in colonia penale alcune migliaia di notori malavitosi. Fu in seguito impiegato in tutta una serie di missioni tecniche, alcune delle quali di grande importanza strategica. Così, nel 1864 portò a termine uno studio su Industria del ferro in Italia, Torino 1864, relazione per la Commissione delle ferriere istituita dal ministero della Marina; valutò correttamente l'insufficienza delle riserve di minerale ferroso dell'isola d'Elba e, dunque, la dipendenza dell'Italia da forniture esterne sia per il ferro, sia per il carbone, materie prime fondamentali dell'industrializzazione; suggerì di scegliere La Spezia come locazione di un'industria bellica pesante, anche se espresse riserve sull'impegno diretto dello Stato nel settore.
Seguì dal 1865 al 1871 il ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio a Firenze e si trasferì a Roma nel settembre del 1871, occupandosi immediatamente dell'assetto urbanistico della nuova capitale, della bonifica dell'Agro pontino e di diverse questioni connesse allo sviluppo della rete ferroviaria italiana. Partecipò con perizie e relazioni tecniche ai lavori per il traforo del San Gottardo e del Fréjus (Esame geologico della catena alpina del San Gottardoche deve essere attraversata dalla galleria della ferrovia italo-elvetica, in Memorie descrittive della Carta geologica d'Italia, II [1873], pp. 61-93); fu commissario italiano alla grande Esposizione internazionale di Parigi del 1867; collaborò con la Società di navigazione Rubattino e con il governo per aprire nuove rotte commerciali alla marina mercantile italiana, continuando a porsi il problema di nuove colonie in terre lontane, in particolare l'Estremo Oriente. Furono questi gli obiettivi di un grande viaggio intrapreso tra il 1872 e il 1876.
Partito da Napoli il 22 luglio 1872, il G. compì il giro del mondo, soggiornando in India, spingendosi fino all'altipiano del Tibet e all'Himalaya, raggiungendo poi il Borneo, la Nuova Zelanda e l'Australia e visitando le principali città delle due Americhe. Pieno di ammirazione per il sistema britannico di trasferire nelle colonie i criminali, che permetteva di popolare le colonie e mantenere al tempo stesso l'ordine in patria, il G. scrisse sconsolato all'amico Sella che in Estremo Oriente Olandesi e Inglesi avevano oramai occupato tutto ciò che valeva la pena occupare.
Dotato di grande ardimento e determinazione, nel 1863 il G. era stato, con Sella, B. Gastaldi e P. di Saint-Robert, tra i fondatori del Club alpino italiano, e si era distinto per ardite scalate del monte Bianco (agosto 1864) e del Cervino (luglio 1865). Il 14 luglio 1865, in gara con l'inglese lord E. Whymper, il G. fece iniziare la scalata del Cervino alle guide, in attesa, come era prassi, di essere poi issato in vetta; la cordata italiana non riuscì nell'impresa, ma il successo di quella inglese, salita dalla parte svizzera, costò la vita a quattro componenti il gruppo, tra cui lord F. Douglas, caduti nel corso della discesa. Il G. "soltanto nel 1868 regolerà i conti con la montagna stregata, effettuandone la traversata, con discesa per la cresta dell'Hörnli" (M. Mila).
Al ritorno in patria dal lungo viaggio intorno al mondo, il G. assunse la direzione del Servizio geologico, incaricato del rilevamento e della stampa della Carta geologica del Regno d'Italia. Il progetto fu annunciato alla fine del 1861, a conclusione dei lavori di una giunta consultiva costituita il 28 luglio 1861 (di cui fu membro lo stesso G.) con un decreto del ministro F. Cordova e a seguito di una relazione sulle procedure adottate dagli altri Stati europei stilata dal Sella. Quest'ultimo, nominato a dirigere il progetto nei primi giorni del 1862, nel giro di qualche settimana, divenuto ministro delle Finanze, aveva abbandonato l'impresa. Su sollecitazione di I. Cocchi e per impulso di Cordova, tornato per qualche mese alla guida del ministero, i lavori erano ripresi nel 1867, ma senza finanziamenti adeguati. Il Cocchi non godeva, poi, della fiducia di Sella e del G. che, in coincidenza del trasferimento della capitale da Firenze a Roma, si liberarono di lui.
Col ritorno del G., un nuovo impulso fu dato alle attività del Servizio e del Comitato geologico, l'organo di consulenza e direzione scientifica composto da ingegneri delle miniere e da docenti universitari. Gli archivi del ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, la corrispondenza del G. con Sella e G. Capellini, e il nutrito scambio epistolare con G. Meneghini, docente di geologia a Pisa, permettono di ricostruire giorno per giorno l'attività del Servizio e dello stesso Giordano.
Come ex allievo dell'École des mines, il G. privilegiava un approccio mineralogico al rilevamento; e solo in ritardo e con riluttanza accettò l'apporto fondamentale della paleontologia alla determinazione degli strati e della loro cronologia; i geologi naturalisti erano stati esclusi per decreto dal rilevamento, affidato agli ingegneri delle miniere. Il forte contrasto tra gran parte dei docenti universitari di geologia quali A. Stoppani, T. Taramelli, G. De Stefani e il Servizio geologico finì con l'indebolire l'azione del Servizio. A seguito di numerose interpellanze parlamentari, il bilancio della Carta geologica non venne mai iscritto tra le spese fisse dell'amministrazione, ma negoziato anno dopo anno. Il G. ottenne importanti finanziamenti in occasione del II Congresso internazionale di geologia, tenutosi a Bologna nella tarda estate del 1881, ma dovette accettare che proposte alternative di organizzazione del rilevamento fossero discusse in un convegno di geologi convocato per dirimere la disputa. Il 27 sett. 1881, insieme con Sella, Capellini e Stoppani, fondava la Società geologica italiana, con l'intenzione di creare una struttura professionale e di ricerca sul modello della Geological Society di Londra e della Société géologique de France. Con l'aiuto del Capellini, con il sostegno del Sella, il Servizio riuscì a superare la fase di crisi senza dover concedere molto. Tuttavia, il declino della salute del Sella e poi la sua morte (1884) lasciarono il G. a combattere da solo contro un'amministrazione pubblica e una classe politica che non comprendevano l'utilità di spendere danaro per una Carta geologica, viste anche le polemiche pubbliche e parlamentari cui il progetto dava costantemente origine. Il G. riuscì a superare crisi successive, ma dovette accettare diminuzioni di bilancio, che ridussero il Servizio a organo inefficace, costretto, a non vedere mai completata la grande impresa della Carta geologica.
Nell'estate del 1892 per incontrare B. Miraglia, direttore generale del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, suo amico ma in forte contrasto con lui sulla gestione del Servizio geologico, il G. si recava a Vallombrosa. Vi moriva il 16 luglio 1892 a seguito di una banale caduta in una scarpata.
Tra le principali pubblicazioni del G. si ricordano: Ascensione del monte Cervino, in Atti della Società italiana di scienze naturali, XI (1868), pp. 669-694; Sulla orografia e sulla geologica costituzione del Gran Cervino, in Atti dell'Accademia delle scienze di Torino, IV (1868-69), pp. 304-361; Cenni sulle condizioni fisico-economiche di Roma e suo territorio, Firenze 1871; Cenni sulla costituzione geologica della campagna romana, in Boll. del R. Comitato geologico d'Italia, II (1871), pp. 11-21; Del bacino di Roma e della sua natura per servire d'illustrazione alla Carta geologica dell'Agro romano, in Annali del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, 1872, pp. III-XXXI; Una esplorazione a Borneo, in Boll. della Società geografica italiana, XI (1876), pp. 182-216; Sul sistema usato pel rilevamento della Carta geologica d'Italia, in Memorie della R. Accademia dei Lincei, II (1878), pp. 507-513; Sopra un progetto di legge pel compimento della Carta geologica d'Italia, Roma 1880; Sulle condizioni geologiche e termiche della grande galleria del San Gottardo, in Bollettino del R. Comitato geologico, XI (1880), pp. 408-450; Cenni sull'organizzazione e sui lavori degli istituti geologici esistenti in varii paesi, Roma 1881; Notizie statistiche sulla industria mineraria in Italia dal 1860 al 1880, ibid. 1881; Relazione della Commissione per le prescrizioni edilizie dell'isola d'Ischia, istituita dal ministro dei Lavori pubblici (Genala) dopo il terremoto del luglio 1883, Roma 1883 (in coll. con P. Comotto); Relazione della Commissione nominata nel giugno 1879 per lo studio dei rimedi alle frane del monte alle Croci e di San Miniato, Firenze 1884; Carta idrografica d'Italia. Relazione della Commissione ministeriale. Emilia, Roma 1888; Studio sulle acque potabili del grande serbatoio di Sassari, ibid. 1893. Pubblicò inoltre vari resoconti sul lavoro della Carta geologica d'Italia nel Boll. del R. Comitato geologico negli anni 1878-91.
Fonti e Bibl.: I primi biografi del G. fanno cenno alla importante e ben ordinata collezione di quaderni di appunti e di corrispondenze scientifiche e di servizio conservata dalla sorella Luisa, moglie del conte Michelangelo Spada, di cui si sono purtroppo perse le tracce. La ricca corrispondenza col Sella (Biella, Fondazione Sella) e col Capellini (Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio); la recente scoperta delle lettere a G. Meneghini (Università di Pisa, dipartim. di scienze della Terra,); le centinaia di carte dell'Archivio del ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, depositate a Roma presso l'Archivio centrale dello Stato, relative al G. e al Servizio geologico, attendono uno studio sistematico. Necr. in Rassegna delle scienze geologiche in Italia, II (1892), pp. 105-108, 327-331; Boll. del Club alpino italiano, XXVI (1892), pp. 3-12; Boll. del R. Comitato geologico italiano, XXIII (1893), pp. 291-301; Boll. della Soc. geologica italiana, XXIV (1893), pp. 683-686. Vedi pure C.-E. Engel, Storia dell'alpinismo (in app.: M. Mila, Cento anni di alpinismo italiano), Torino 1965, ad indicem.