FRASI, Felice
Nato a Piacenza il 16 marzo 1806 fu avviato agli studi musicali dallo zio materno Benedetto Gregori. Giovanissimo, esercitò l'attività di organista presso il santuario di S. Maria di Campagna, incarico che abbandonò dopo breve tempo per trasferirsi a Milano. Ammesso il 12 marzo 1822 nel locale conservatorio, fu allievo di B. Asioli, diplomandosi il 10 ag. 1827 in pianoforte e composizione. In questi anni, influenzato dallo stile rossiniano, si dedicò alla composizione di un'opera semiseria di cui s'ignora il titolo: il 2 giugno 1827 esordì alla Scala con La selva di Hermannstadt (libretto di F. Romani), che ebbe come principali interpreti il baritono A. Tamburini e il basso comico G. Frezzolini.
L'esito incerto della rappresentazione determinò una svolta nella carriera del F. che, convocato a Vercelli dal capitolo eusebiano, accettò la nomina di maestro di cappella nella chiesa di S. Gaudenzio, succedendo nell'incarico a G.D. Perotti. Da questo momento cominciò a interessarsi con assiduità alla musica sacra, come dimostrano le composizioni di quegli anni. A Vercelli il F. rimase dal 1827 al 1845, anno in cui fu nominato censore (una sorta di direttore) del conservatorio di Milano. Tale carica dimostra di quale stima godesse ormai negli ambienti musicali, considerando che i suoi predecessori erano stati musicisti di fama. Coinvolto, secondo Negri, nella rivolta milanese del 1848, il F. nel 1850, in occasione della riforma del conservatorio, venne allontanato dalla carica e sostituito da L. Rossi.
Lasciato l'ufficio di censore, ebbe comunque la nomina di maestro di composizione, sempre presso il conservatorio di Milano, posto che mantenne fino al novembre 1851. In questo periodo figura tra i suoi allievi A. Ponchielli, col quale instaurò un duraturo legame anche dopo il suo trasferimento a Vercelli, avvenuto nel 1852 come risulta dalla corrispondenza intercorsa tra i due.
A Vercelli il F. si dedicò prevalentemente all'attività didattica: istituì una scuola di canto corale e alternò l'insegnamento del pianoforte con quello della composizione.
Il F. morì a Vercelli l'8 sett. 1879.
Il 12 nov. 1881, accanto al duomo di Vercelli, fu eretto in suo onore un busto marmoreo, opera dello scultore E. Villa, e successivamente fu posto un medaglione nel vestibolo del teatro municipale di Piacenza. Sempre a Vercelli, in occasione delle celebrazioni commemorative, Ponchielli dedicò al maestro un'Elegia funebre.
Apprezzato come organista e compositore, il F. si distinse per uno stile accurato ed elegante, sorretto da una facile e orecchiabile vena melodica. Dotato di geniale e vivace fantasia compositiva, mostrò nella musica sacra, una crescente predilezione per forme sobrie e raffinate, come denotano le sue ultime opere dove, a detta del Negri, seppe magnificare "la propria esegesi soggettiva con linee magistrali e con intrecci ricchi di disegni melodici più puri" (p. 123). Tra le sue composizioni, in gran parte religiose, si ricordano: Requiem in onore di re Carlo Alberto; varie Lamentazioni del profeta Geremia sulla caduta di Gerusalemme; Beatus vir; Inno a s. Eusebio; Messa pastorale; Sinfonia in fa; un Credo, oltre a numerose pagine pianistiche pubblicate dalla casa Ricordi (senza indicazione di date).
Fonti e Bibl.: L. Melzi, Cenni storici sul R. Conservatorio di musica di Milano, Milano 1873, pp. 11, 36, 50 s., 74; Un busto a F. F., in Gazzetta musicale di Milano, XXXVI (1881), pp. 417 s.; L. Mensi, Diz. biogr. piacentino, Bologna 1899, p. 189; C. Dassori, Ricerche storiche sul R. Conservatorio di musica di Milano, Milano 1908, p. 103; C. Negri, Biografia dei musicisti vercellesi, Vercelli 1909, pp. 122-127; F.J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, p. 21; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 566 e Suppl., p. 321; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, p. 405; Encicl. della musica Ricordi, p. 233; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 21 s.; Nuovo Dizionario biografico piacentino, pp. 119 s.