SPINOLA, Federico
– Nacque a Genova nel 1571, secondogenito di Filippo Spinola, marchese di Sesto e Venafro, e di Polissena Grimaldi, figlia di Nicolò Grimaldi, principe di Salerno.
Il padre Filippo morì quando Federico era ancora in tenera età, lasciando alla madre la responsabilità dell’educazione sua, del fratello maggiore Ambrogio e delle sorelle. Federico venne destinato, per decisione della madre, alla carriera ecclesiastica. Intorno alla metà degli anni Ottanta iniziò a studiare, con scarso entusiasmo, diritto e teologia all’Università di Salamanca, dimostrando al contempo una spiccata inclinazione per l’arte militare; non deve sorprendere quindi se, nel giro di pochi anni, mutò d’intenti e intraprese la carriera delle armi.
Si imbarcò dapprima su galee genovesi, poi, non ancora ventenne, prese servizio nell’Armata spagnola delle Fiandre. Combatté anche in Francia, quando l’Armata intervenne in soccorso della Lega cattolica a Rouen, assediata da Enrico di Borbone (1591). Qui si distinse e fu ferito, ottenendo il favore del duca di Parma, Alessandro Farnese, comandante dell’Armata. Dopo la morte di quest’ultimo (1592) continuò a servire nelle Fiandre, accumulando rapidamente esperienza: imparò a conoscere il nemico e le caratteristiche del teatro di guerra, arrivando alla conclusione che per aver ragione dell’esercito olandese fosse necessario ottenere il controllo del mare. La sua carriera militare tra il 1592 e il 1594 progredì in fretta, grazie al favore dei successori del Farnese, il conte Peter Ernst I di Mansfeld e l’arciduca Ernesto d’Austria.
Nel 1594 propose un piano articolato per portare la guerra sul mare e invadere l’Inghilterra: organizzare una flotta delle Fiandre, molestare il traffico mercantile di olandesi e inglesi, logorarne le forze, ottenere il controllo del mare del Nord e invadere l’isola, a partire da una località costiera da scegliere con cura. Doveva essere una località atta alla difesa, da fortificare e utilizzare come base per la conquista del territorio circostante, in modo da consolidare progressivamente la testa di ponte. Era un progetto ambizioso e singolare, e ancor più singolari erano i mezzi che Spinola propose per porlo in atto: la flotta delle Fiandre avrebbe dovuto essere formata non da velieri nordici ma da galee mediterranee. Le galee, sosteneva, erano particolarmente adatte alla navigazione nelle acque fiamminghe, caratterizzate da bassi fondali, come anche alla guerra di corsa contro i velieri olandesi e inglesi, sfruttando la propulsione remica quando l’assenza di vento immobilizzava le navi nemiche; infine potevano effettuare incursioni fin nel cuore del territorio olandese, risalendo i fiumi e i canali navigabili, per terrorizzare e demoralizzare il nemico.
L’arciduca Ernesto rimase entusiasta del piano, al punto da affidare a Spinola l’incarico di raggiungere Madrid per presentarlo a Filippo II. Questi non si dimostrò altrettanto convinto: la disfatta dell’Invencible Armada era cosa recente, il re non voleva ritentare l’impresa.
Spinola lasciò Madrid a mani vuote, ma per poco. Tra il 1595 e il 1596 lo troviamo a Genova, poi di nuovo a Madrid nel 1597, convocato per parlare del suo progetto. Il clima politico stava cambiando e un’iniziativa navale nelle Fiandre ora era guardata con favore. Con la morte di Filippo II (1598) ogni residuo ostacolo venne meno. Nel 1599 Filippo III concesse a Federico il comando di sette galee. Si trattava di una sorta di prova: se il giovane ammiraglio avesse dimostrato l’efficacia delle sue idee sulla guerra navale nelle acque fiamminghe il progetto di invasione dell’Inghilterra avrebbe avuto seguito. Nel frattempo Federico aveva guardato anche al Mediterraneo, sostenendo, tra il 1598 e il 1599, il progetto di asiento della squadra di galee di Napoli portato avanti dal fratello maggiore, Ambrogio. Il progetto naufragò a causa dell’opposizione del viceré di Napoli e del capitano generale della squadra e Federico tornò a concentrarsi unicamente sulle Fiandre.
Nell’agosto del 1599 salpò da Santander al comando delle sette galee raggiungendo in settembre Sluis, il porto fiammingo che aveva scelto come base per la sua flotta. Da qui iniziò a operare contro il traffico mercantile inglese e olandese e a effettuare incursioni in territorio olandese, ottenendo notevoli successi. Investì anche capitali propri nella flotta, prestando alla Corona, all’inizio del 1600, 308.000 ducati.
Nell’aprile del 1601 tornò a Madrid: il periodo di prova era finito, l’efficacia delle galee nelle acque fiamminghe era stata dimostrata. Ora era il momento di pianificare l’attacco all’Inghilterra, o direttamente o passando dalla ribelle Irlanda. Federico coinvolse nel progetto il fratello Ambrogio, a cui fu affidato il comando dell’esercito destinato a sbarcare oltre la Manica. Insieme prestarono alla Corona 470.000 ducati. In novembre i due raggiunsero Milano per occuparsi del reclutamento delle truppe. Federico voleva anche nuove galee con cui rinforzare la sua flotta: ne acquistò quattro da Ambrosio Spinola, asentista della squadra spagnola di Genova, provocando la reazione di Carlo Doria, comandante della squadra. Dovette quindi rinunciare a queste quattro galee e guardare altrove; ne ottenne otto della squadra del Portogallo, al comando delle quali salpò da Lisbona nel 1602, dopo essere stato nominato dal re General de las Galeras de Flandes. Prima di raggiungere le Fiandre dovette affrontare in battaglia una squadra inglese al largo del Portogallo, poi una forza mista anglo-olandese nel passo di Calais. Riuscì infine a raggiungere Sluis, nonostante il blocco del porto da parte di galeotte olandesi.
Tra il 1602 e il 1603 il contesto in cui i due fratelli si stavano muovendo mutò radicalmente. Nel 1603 l’Armata spagnola delle Fiandre si trovava impantanata da due anni nell’assedio di Ostenda; nel marzo dello stesso anno Elisabetta I, la grande nemica della Spagna, morì. L’invasione dell’Inghilterra passò così in secondo piano; la priorità ora era prendere Ostenda. Così Federico, che nel frattempo aveva ricominciato a operare contro il traffico mercantile inglese e olandese, impegnò le sue galee nell’interdizione dei rifornimenti che gli olandesi inviavano via mare alla piazza.
Durante una di queste azioni, il 26 maggio 1603, nelle acque tra Sluis e l’isola di Walcheren,venne colpito a morte da una palla di cannone, mentre sulla sua capitana si accingeva ad abbordare l’ammiraglia nemica.
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