FALCONE, Federico
Il F. discendeva, a quanto pare, da una nobile famiglia di Augusta (odierna provincia di Siracusa); nato in data ignota presumibilmente nella prima metà del XIII secolo, si stabilì successivamente, come Pandolfo Falcone, probabilmente suo fratello minore, a Messina. Le fonti tacciono sulla giovinezza e sugli inizi della carriera del F.: quando è ricordato per la prima volta nel corso degli avvenimenti successivi ai Vespri siciliani, egli risulta essere già figura di primo piano.
A Messina dopo la rivolta antiangioina del 18 apr. 1282 si formarono, sotto la pressione della minaccia militare di Carlo I d'Angiò, due partiti. Il primo, guidato da Baldovino Mussone, propugnava apertamente l'ideale dell'indipendenza repubblicana dell'isola e avversava con decisione il progetto di chiamare Pietro III d'Aragona in aiuto contro le preponderanti forze angioine. L'altra fazione era invece convinta che per il momento la Communitas aveva bisogno dell'aiuto aragonese se non voleva cadere di nuovo nelle mani di Carlo. Il F. si schierò col primo dei due partiti.
Dopo la sconfitta subita presso Milazzo il 24 giugno 1282 dai Messinesi guidati da Baldovino Mussone, quest'ultimo - al quale evidentemente venne accollata la responsabilità dell'insuccesso - fu immediatamente sostituito con Alaimo da Lentini. In breve l'assedio posto alla città da Carlo d'Angiò il 25 luglio 1282 fece pendere la bilancia a favore dei sostenitori di Pietro III. In questa nuova situazione i sostenitori di Mussone, tra i quali era anche il F., furono incarcerati. L'ipotesi di Amari (p. 250), secondo il quale il F. si era addirittura pronunciato a favore della sottomissione a Carlo, non ha fondamento.
Comunque dopo lo sbarco degli Aragonesi a Trapani il 31 ag. 1282 e l'ingresso di Pietro III (I di Sicilia) a Messina il 2 ottobre il F. riacquistò la libertà grazie ad un'amnistia generale concessa dal nuovo re l'11 ottobre. In seguito egli dovette riuscire a riconciliarsi con il sovrano, dato che nel 1285 ricoprì l'ufficio di protontino (capitano del porto e comandante della squadra) a Messina. In questa veste comandò anche la squadra messinese nella battaglia navale di Las Hormigas, combattuta il 4 sett. 1285 tra la flotta siculo-catalana e quella francese, partecipando alla schiacciante vittoria che di fatto condannò al fallimento l'attacco francese in Aragona. Dopo la morte di Pietro d'Aragona, avvenuta l'11 nov. 1285, fu soprattutto il F. a sollecitare l'ammiraglio Ruggiero di Lauria a tornare in Sicilia. Il 23 nov. 1285 la flotta partì da Maiorca dove era all'ancora: dopo una sosta a Minorca il 3 dicembre, il 6 dicembre, incappò, tra le Baleari e la Sardegna, in una tremenda tempesta che mandò a picco sei galere. Due di queste, tra cui la nave ammiraglia, erano di Messina. Anche il F. trovò quindi la morte in quel naufragio.
Fonti e Bibl.: Bartolomeo da Neocastro, Historia Sicula, a cura di G. Paladino, in Rer. Italic. Script., 2 ed., XIII, 3, pp. 32, 80; Nicolai Specialis, Historia Sicula, in R. Gregorio, Bibliotheca scriptores qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperioretulere, I, Panormi 1791, pp. 336 s.; M. Amari, La guerra del Vesprosiciliano, a cura di F. Giunta, I, Palermo 1969, pp. 250, 405 s.; I. Peri, La Sicilia dopo il Vespro. Uomini, città e campagne 1282-1376, Bari 1982, p. 10.