CAPELLA, Febo
Nacque a Venezia, probabilmente nel secondo decennio del sec. XV. Le prime notizie che si hanno su di lui si trovano in una lettera di Francesco Barbaro del 23 dic. 1444 quando questi, scelto dalla Repubblica di Venezia per svolgere una missione a Milano e convincere il Visconti a non allearsi con Alfonso, re di Napoli, ebbe il C. come segretario.
Il Barbaro fu subito entusiasta di questo giovane che gli era stato raccomandato dal gran cancelliere Francesco della Sega a cui, a sua volta, terminata la missione diplomatica, lo raccomandò per un aumento di stipendio, facendo presente che il C. non era inferiore a quelli del suo rango cui un simile aumento era stato accordato. Poiché il Barbaro, parlando del C., lo dice "adolescens", si può ritenere che la data di nascita debba cadere poco prima dell'anno 1430; tale data trova conferma anche in una lettera di F. Filelfo del 1449, nella quale l'umanista, parlando del C., lo chiama "iuvenem certe modestum et bonum". Il Filelfo ricorda appunto che il C. aveva accompagnato il Barbaro nella sua missione a Milano ed in tale circostanza, alla presenza appunto del giovane segretario, aveva richiesto al Barbaro la restituzione dei libri che gli aveva prestato. I rapporti col Filelfo, iniziati allora a Milano, ebbero un seguito non del tutto felice: in una lettera indirizzata al C. nel 1459 l'umanista ricorda ed elogia le virtù del suo giovane corrispondente, ma si lamenta con lui per il grande cambiamento avvenuto nello spazio di dieci anni, accusandolo di avarizia.
Le qualità diplomatiche del giovane C. non tardarono a farsi notare e le numerose missioni che gli furono affidate lo dimostrano. Nel 1455 il C. fu inviato dalla Repubblica presso Renato I di Provenza, le cui relazioni con Venezia erano tese, al punto che egli aveva permesso ai suoi sudditi di attaccare navi veneziane. La missione del C. servì a stabilire una certa intesa tra le due potenze; il C. riuscì ad ottenere garanzie per i mercanti veneziani promettendo, da parte della Repubblica, il rispetto dei diritti vantati dal sovrano di Provenza sul Regno di Napoli. Una seconda missione di maggiore responsabilità fuaffidata al C. in occasione della Dieta di Mantova, convocata da Pio II il 13 ott. 1458 ed aperta il 1º giugno 1459, con lo scopo di convincere le varie potenze europee ad unirsi per organizzare la crociata. Naturalmente Venezia rappresentava una delle potenze più forti sul cui appoggio bisognava contare, ma i Veneziani, pur essendo interessati direttamente alla cosa, tergiversavano né sembravano condividere l'entusiasmo del pontefice nel timore, forse giustificato, di restare soli, alla fine, a fronteggiare un nemico che invece doveva essere comune. Il 23 genn. 1459, cioè prima che la Dieta fosse aperta, il C. ebbe l'ordine dal Senato veneziano di recarsi dall'imperatore Federico III per convincerlo a recarsi a Mantova. Il C. era di ritorno dopo alcune settimane, cioè nel marzo, riferendo che l'imperatore aveva elogiato le buone disposizioni dei Veneziani ad associarsi all'impresa, senza però manifestare alcun interesse diretto in essa. Ma l'atteggiamento dell'imperatore fu anche quello di altre potenze ed il congresso si chiuse senza successo (14 genn. 1460).
Un'altra missione fu affidata al C., questa volta a Firenze, in qualità di ambasciatore; il 9 apr. 1460 egli si presentò "ad excelsos dominos cum litteris credentiae", e fece una rapida rassegna per spiegare la posizione del suo governo rispetto ai vari principi italiani e d'Europa, facendo notare la volontà, da parte del Senato veneziano, di essere nei migliori rapporti con tutte le potenze; si soffermò in modo particolare sulla complessa situazione di Genova, che era venuta a perdere l'indipendenza, e cercò di far presente che i Veneziani, pur richiesti di aiuto da parte dei Genovesi, si erano astenuti dal prestarlo per non andare contro la volontà del re di Francia, loro alleato ed amico. A Firenze il C. si soffermò a lungo e riscosse un notevole successo personale.
Tornato a Venezia, il C. vi morì dopo il 1482.
Nella capitale toscana il C. ebbe stretti rapporti con alcuni rappresentanti del mondo della cultura, in primo luogo con Marsilio Ficino che gli dedicò il Quid sit lumen in corpore mundi, in angelo, in Deo (in Opera, Basileae 1561, pp. 717 ss.); il filosofo fiorentino gli indirizzò anche varie lettere, che mostrano la spontanea amicizia che legava i due. In una di tali lettere (Opera, p. 806) il Ficino chiede al C. di rispondere ad una sua richiesta, altrimenti, così aggiunge, il nome dell'amico non potrà più essere Febo "cuius praecipuum munus fuisse ferunt dare responsa". Altri grandi umanisti, quali il Filelfo, il Barbaro, N. Sagundino, Antonio Rubeo corrisposero col C.; poesie gli dedicarono Naldo Naldi, Giovanni Aurelio Augurelli, Giovanni Battista Trevisani. Niccolò Tomeo gli dedicò il dialogo Phoebus de aetatum moribus (in Dialogi, Venetiis 1524, ff. 68 ss.). Le lettere dei suoi corrispondenti mostrano quanto vasti fossero gli interessi del C., che non si limitava a servire il suo paese seguendo gli avvenimenti politici, ma si interessava di problemi culturali vivamente sentiti nella città che lo ospitava. Nonostante nelle poesie elogiative a lui indirizzate (ad esempio in quella del Trevisani) si dica che il C. fu non soltanto un grande diplomatico, ma anche un filosofo ed un poeta, tuttavia opere sue non ci sono rimaste, ad eccezione di poche cose, ad esempio una Phoebi responsio (Verona, Bibl. com., 1366) che potrebbe esser sua, o l'orazione tenuta a Firenze, o una lettera del Mocenigo da lui firmata. Il nome del C. è legato piuttosto alle missioni diplomatiche e alla sua attività di ambasciatore veneto a Firenze, durante la quale egli conobbe grandi umanisti, la cui attività seguì con l'interesse di un competente e con lo spirito di un mecenate.
Bibl.: Non esiste una monografia sul Capella. Per alcune notizie su di luicfr. G. Degli Agostini, Note istorico-critiche intorno la vita e le opere degli scrittori viniziani, II, Venezia 1754, pp. 91 s., 99;E. A. Cicogna, Delle inscriz. veneziane, IV, Venezia 1834, p. 605; P. M. Perret, Histoire des relat. de la France avec Venise (du XIIIe siècle à l'avènement du Charles VIII), I, Paris 1896, pp. 283 s., 393; G. B. Picotti, La Dieta di Mantova e la polit. di Venezia, in Miscell. di storia veneta, s. 3, IV (1912), pp. 88, 95, 360.Per i codici contenenti materiale riguardante il C., cfr. P. O. Kristeller, Iter Italicum. I-II, ad Indices; notizie sulla vita, con indicazione di alcune fonti, si trovano nel volume di P. O. Kristeller, Supplementum Ficinianum, I, Florentiae 1937, p. 119.