fango
Due occorrenze, entrambe nell'Inferno, mettono assai bene in evidenza l'insistente intenzione di D., in questa presentazione di Filippo Argenti, in questa sua vendetta contro gli Adimari che verrà così nobilmente ampliata e conclusa in Pd XVI 115-120. Il verso della prima occorrenza, infatti (con li occhi vòlti a chi del fango ingozza [VII 129], che riprende il v. 109 E io, che di mirare stava inteso), sottolinea l'attenzione verso il pantano, che verrà risolta proprio dalla seconda occorrenza: dinanzi mi si fece un pien di fango (VIII 32).
Le altre occorrenze (Pg XVI 129 e XIX 104, Cv III V 22, Rime CVI 105 e voi tenete vil fango vestito, " e voi rivestite il vile fango vostro ", il vostro corpo; ma per il Pernicone f. va riferito a vizio del v. precedente, omini innanzi cui vizio è fuggito, " uomini che hanno saputo far fuggire, evitare il vizio "), in cui il termine è sempre in senso figurato, sono in contesti di forte accensione morale; in particolare il passo del Convivio, che chiude il capitolo con un appassionato scongiuro al lettore, che vive in cecità, tenendo gli occhi fissi nel fango de la vostra stoltezza. Il Fiammazzo cita anche l'occorrenza di Rime XX 66 (ediz. Fraticelli). Questa canzone, già pubblicata dal Dionisi e dal Perticari (Amor patrio di D., Milano 1820) costituisce forse una delle meno convincenti esclusioni dalle Rime; il verso, assai persuasivamente dantesco, è il seguente: ma stan sommersi, e lor virtù è nel fango.