FALIER, Michele, detto Belletto
Figlio di Iacopo e di una Maria, di cui ci è ignoto il casato e che fece testamento nel 1277, appartenne al ramo della contrada di S. Tomà della nota famiglia veneziana. Poiché viene ricordato per la prima volta in un documento del 17 febbr. 1297 nel quale appare come consigliere ducale, la sua data di nascita deve essere posta non oltre il 1272, dato che era chiesta un'età minima di 25 anni per ricoprire la carica.
Nel 1301 il F. ebbe un incarico amministrativo in Romania: fu nominato, insieme con Leonardo Giustinian, castellano di Modone e Corone sulla costa della Messenia (Grecia), come risulta da un documento di quell'anno inserito nei Libri commemoriali, in cui si legge l'elenco delle persone del seguito. Il 2 ottobre, quando era in procinto di lasciare Venezia per assumere la carica, gli fu concesso dalle autorità di portare con sé il figlio Ordelaffo, ma gli venne fatto divieto di svolgere, nel corso del suo mandato, attività commerciali per sé o per conto di terzi. Non sappiamo - per il silenzio delle fonti note - quando sia tornato in patria; sappiamo tuttavia che si trovava già in Italia nel 1304, quando venne inviato in legazione a Bologna insieme con Andrea Vallaresso e con Uomo Querini. Il 22 dicembre di quell'anno le autorità bolognesi consegnarono agli ambasciatori della Serenissima la risposta ufficiale all'offerta avanzata dalla Repubblica di S. Marco di farsi intermediaria nella contesa allora in atto fra la città emiliana e il marchese Azzo (VIII) d'Este. Nel documento si affermava l'impossibilità di avere pace finché l'Estense non avesse rispettato gli impegni presi con il papa, lasciando Modena e Reggio e desistendo dalle sue intenzioni aggressive.
Nel 1308 il F. venne nominato bailo di Negroponte (Eubea), succedendo a Pietro Querini, e fin dall'inizio del suo mandato si trovò a dover fronteggiare una difficile situazione causata dalla presenza in quello scacchiere della Compagnia catalana.
Questi mercenari, condotti da Bernat de Rocafort, maresciallo della Compagnia, si erano accampati nella penisola di Cassandria e qui, verso l'agosto del 1307, avevano riconosciuto come proprio signore Carlo conte di Valois, imperatore latino di Costantinopoli, rappresentato in Oriente dal suo luogotenente Teobaldo di Cepoy. Il loro vero capo era rimasto però il Rocafort, che mirava a crearsi un dominio personale in Oriente. Si era arrogato il titolo di re di Tessalonica e si era alleato con il duca di Atene, Guy de la Roche, e ne aveva sposato la cognata Jeannette de Brienne. Quando il F. stava per assumere il suo nuovo incarico, le autorità veneziane in Eubea ritenevano imminente un attacco all'isola: nel luglio del 1308, infatti, il bailo di Negroponte Pietro Querini aveva inviato alla Signoria un rapporto sulla situazione che si era venuta a creare nell'area, secondo il quale il Rocafort si accingeva a conquistare Negroponte su consiglio di due vassalli di Guy de la Roche, Bonifacio Da Verona, signore di Gardiki, Egina e Salamina, e Antonio Flamengo, signore di Karditsa.
Il doge Pietro Gradenigo in data 23 sett. 1308 scrisse al F., nuovo bailo di Negroponte, per comunicargli le informazioni ricevute dal suo predecessore e i provvedimenti presi dal governo per garantire la sicurezza di Negroponte. Il F., in caso di necessità, era autorizzato a rivolgersi al duca di Candia Guido da Canal, che aveva ricevuto l'ordine di provvedere al necessario per la sicurezza dell'isola. Il temuto attacco all'Eubea non ebbe tuttavia luogo per la morte di Guy de la Roche, avvenuta il 5 ott. 1308, e per l'arresto del Rocafort compiuto da Teobaldo di Cepoy. L'anno seguente, ad ogni modo, la Compagnia catalana, che nel frattempo s'era trasferita in Tessaglia, si trovò in guerra con il F. e con i signori terzieri di Negroponte. Ignoriamo quali fossero i motivi di tale conflitto. Sappiamo infatti soltanto che in quell'anno Teobaldo di Cepoy avanzò proposte di pace e che il F. rispose di non voler trattare senza aver sentito alcune personalità: il nuovo duca di Atene, Gualtieri di Brienne, Giorgio Ghisi, signore di Tinos, Mykonos e di un terzo dell'Eubea e il marchese di Bodonitsa, Alberto Pallavicini. Costoro erano coinvolti nella vicenda, non sappiamo in quale misura ma, apparentemente, ancor più della stessa colonia veneziana di Negroponte. Nello stesso tempo il F. informò del fatto la Signoria e il 29 nov. 1309 il doge gli scrisse invitandolo a non lasciare la comunità veneziana fuori da un eventuale accordo fra il duca di Atene e gli altri signori locali, da un lato, e Teobaldo e la Compagnia catalana dall'altro. L'accordo fu poi effettivamente raggiunto e la Compagnia passò al servizio del duca di Atene al quale Teobaldo di Cepoy cedette il comando, probabilmente prima della fine del 1309.
Il F. restò a Negroponte fino al 1310. La sua attività nell'isola è testimoniata anche da tre documenti: col primo, del 14 febbr. 1309, gli si ordinava, da Venezia, di aprire un'inchiesta sul rendiconto presentato dal precedente bailo; col secondo, del 27 dello stesso mese, di far redigere la copia autentica di un testamento e di inviarla a Venezia; e con l'ultimo, del 9 maggio 1310, lo si incaricava di prendere alcuni provvedimenti per la protezione del commercio veneziano. Il veneziano Nicolò Basegio si era infatti lamentato, per conto del fratello, a causa del sequestro di una nave mercantile operato dai Genovesi nel corso dell'inverno e a Negroponte giunse dalla capitale l'ordine di adoperarsi per ottenerne la restituzione. Alcuni mercanti veneziani, fra cui il Basegio e il di lui fratello, erano stati vittime di furti nel porto di Ancona: per risarcirli, si ordinò al F. di inviare a Venezia il ricavato della tassa imposta ai mercanti anconitani presenti in Negroponte.
Nel 1312, alla morte del doge Marino Zorzi (3 luglio), il F. venne proposto per il dogato da Marino Falier, zio del futuro omonimo doge, che era stato incluso nella commissione dei quarantuno elettori del capo dello Stato: gli fu preferito Giovanni Soranzo, che fu eletto alla suprema dignità il 13 luglio. Il F. aveva allora interessi commerciali in Oriente come risulta da una lettera scritta all'ancora vivente doge Marino Zorzi da Gregorio Dolfin bailo di Armenia. Troviamo quindi il F. ricordato in un documento del 1313. Dato che, infatti, un Marino di Candia si era lamentato presso di lui per il sequestro di una nave operato per ordine del F. quando era bailo di Negroponte, il nuovo bailo scrisse a Venezia ritenendo che il suo predecessore potesse rispondere meglio sull'argomento. Ci risulta, poi, che in epoca successiva il F. fu uno dei capi del Consiglio dei dieci: lo attestano due deliberazioni adottate in una data non precisabile esattamente, ma compresa fra 1315 e 1319. La sua presenza a Venezia è ricordata, in seguito, da un documento del 21 nov. 1317, giorno in cui venne ufficialmente ricevuto in palazzo ducale l'ambasciatore di Cangrande Della Scala. Nel 1319, insieme con Filippo Belegno, andò in ambasceria ad Avignone. Durante questa missione diplomatica ebbe modo di incontrarsi con Filippo d'Angiò, imperatore nominale di Costantinopoli, con cui trattò un'alleanza volta al recupero della città: risulta da una lettera che il Valois, il 30 giugno dell'anno seguente, scrisse in proposito al doge Giovanni Soranzo. Nel 1320-1321 il F. fu rettore di Arbe, dove la sua presenza è attestata nell'agosto e nel settembre del 1320 e di nuovo nel marzo del 1321.
Dopo questa data non viene più ricordato dalle fonti note. Il F. fece testamento nel 1322: si deve pertanto ritenere che sia morto in quell'anno o poco dopo. Aveva sposato una Caterina di cui non è noto il casato. Da lei ebbe cinque figli: Souradamor, Beriola, Iacopina, Zaneta e Ordelaffo.
Fonti e Bibl.: I Libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, I, Venezia 1876, reg. I, nn. 14, 76, 211, 550, 594; reg. II, nn. 68, 197, 221, 228, 238; Diplomatarium Veneto-Levantinum sive acta et diplomata res Venetas Graecas atque Levantis illustrantia, a cura di G. M. Thomas, I, Venetiis 1880, nn. 47 p. 87, 82 p. 171; Le deliberazioni del Consiglio dei rogati (Senato). "Serie Mixtorum", I, a cura di R. Cessi-P. Sambin, Venezia 1960, VI, n. 115; Consiglio dei dieci. Deliberazioni miste. Registri I-II (1310-1325), a cura di F. Zago, Venezia 1962, reg. II, nn. 78, 83 Cassiere della bolla ducale. Grazie-Novus Liber (1299-1305), a cura di E. Favaro, Venezia 1962, n. 263; F. Thiriet, Delibérations des Assemblées vénitiennes concernant la Romanie, I, 1160-1363, Paris-La Haye 1966, nn. 150, 1591 161, 208, pp. 294 s.; G. Yver, Le commerce et les marchands dans l'Italie méridionale au XIIIe, et au XIVe, siècle, Paris 1903, p. 272; V. Lazzarini, Marino Faliero, Firenze 1963, pp. 6, 344; R. J. Loenertz, Les Ghisi dynastes vénitiens dans l'Archipel 1207-1390, Firenze 1975, pp. 120, 201 s., 204.