EUSEBIO di Iacopo (o di Giapeco) Cristoforo (Eusebio da San Giorgio)
Nacque a Perugia intorno al 1465 da Iacopo, speziale all'insegna dì S. Giorgio (da cui il soprannome), che aveva bottega sotto la casa degli Ermanni situata davanti al duomo di Perugia (Gnoli, 1923; per i documenti citati all'interno della voce, se non altrimenti indicato, si fa riferimento a questa stessa fonte). È ricordato per la prima volta insieme col fratello maggiore Nicolò in un documento del 1480 da cui risulta essere ancora minorenne. Altre notizie risalgono al 1486, quando è citato in un atto della Confraternita di S. Domenico alla quale era iscritto il padre, e al 1492 quando compare come testimone ad un atto e quindi è già maggiorenne. Alla fine del XV secolo E. si iscrisse alla matricola dei pittori sotto Porta Sant'Angelo. Nel 1492 venne emessa in suo favore una disposizione di pagamento, da saldarsi entro la fine dell'anno successivo, per 20 fiorini e 10 lire dai monaci di S. Pietro a Perugia "per la monta di la dipintura di la tavola di S. Benedecto quale ha posta in chiesa presso la porta e ancora per ingessatura e imbiancatura del tabernacolo ..." (Manari, 1865).
Nel 1494 E. fu eletto per la prima volta camerlengo dell'arte dei pittori. L'anno successivo, insieme con Giovanni Francesco Ciambella, fu testimone al contratto stipulato dai benedettini di S. Pietro col Perugino per il polittico destinato all'altar maggiore della chiesa. Nel 1496, con Sinibaldo Ibi, Berto di Giovanni, Ludovico d'Angelo e Lattanzio di Giovanni, prese in affitto una bottega per esercitarvi il mestiere. Nel 1499 dipinse pennoni di trombe per il Comune insieme con Berto di Giovanni. Nel 1500 ricevette un pagamento per una tavola finanziata con una parte dell'eredità di Bartolomeo di Senso e destinata alla chiesa di S. Maria Maddalena di Castiglione del Lago (Gurrieri, 1974).
Nel 1501, ancora affiancato da Berto di Giovanni, decorò pennoni di trombe per il Comune e nello stesso anno risulta soprastante alla fabbrica del pozzo di S. Donato. Nel 1502, insieme con Berto di Giovanni e Nicolò da Cesena, dipinse nella camera del vescovo nel duomo di Perugia e si dichiarò debitore insieme col fratello Nicolò di 44 fiorini, residuo dei 200 promessi in dote alla sorella Lucrezia sposata con Bevignate di Gabriele.
Nel 1504 risulta creditore del Comune di Perugia di 2 fiorini e 82 lire. Nel 1506 fu incaricato da Bartolomeo di Lorenzo di dipingere una tavola per la cappella di famiglia in S. Agostino. L'anno successivo il Pinturicchio, impossibilitato a completare la pala d'altare a lui commissionata per la chiesa di S. Andrea a Spello, l'affidò ad E. e a Giovanni Francesco Ciambella, ai quali promise di versare 100 ducati dei 160 pattuiti. Nel 1508 E. ebbe l'incarico di dipingere, per 52 ducati, una tavola con L'adorazione dei Magi per la chiesa di S. Pietro a Perugia e una Madonna e quattro santi per la Confraternita di S. Sebastiano; nello stesso anno fu pagato per la pittura di uno stemma sulla porta della chiesa di S. Giovanni del Cambio e citò davanti al tribunale di quella corporazione il maestro di legname Giovan Battista detto il Bastone, che non gli aveva consegnato una tavola ordinata da tempo.
Nel 1509 fu eletto tra i Priori di Perugia e ricevette due pagamenti da Leonarda Olivieri Baglioni per la tavola dei Magi in S. Pietro, una parte dei quali sembrerebbero destinati a Giannicola di Paolo. Tra il 1509 e il 1513 è ricordato in vari processi svoltisi davanti al tribunale del Cambio. Nel 1510 fu eletto camerlengo dell'arte dei pittori e acquistò un terreno. Nel 1513 si impegnò a dipingere una tavola raffigurante S. Antonio abate, s. Francesco e s. Bernardino per la cappella Berardelli in S. Francesco a Perugia.
Nel 1514 Polidoro di Stefano gli richiese una Madonna su tela e nello stesso anno E. citò in giudizio prima Bartolomeo di Lorenzo, suo committente nel 1506 (arbitri della vertenza furono nominati Sinibaldo Ibi e Fiorenzo di Lorenzo), poi il priore della Confraternita di S. Benedetto, debitore di 4 ducati per due angeli reggicandela eseguiti per il quadro dell'altar maggiore dell'oratorio, e infine Matteo Villani per una tavola destinata alla chiesa di S. Giovanni dei Fossi.
Nel 1515 è menzionato per alcuni capi di vestiario ordinati alle monache di Monteluce. L'anno seguente fu eletto di nuovo camerlengo e dipinse una croce e un torchio per la chiesa di S. Cristoforo di Civitella d'Arna; vendette un terreno e ne comprò un altro da sua sorella Camilla. Fra il 1517 e il 1524 è ricordato in vari processi davanti al tribunale del Cambio. Nel 1520 prese in affitto da solo una bottega in piazza del Sopramuro e decorò per 20 fiorini la cassa dell'altar maggiore di S. Agostino a Perugia. Nel 1523, insieme col nipote Filippo di Nicolò, liquidò gli affari della bottega paterna. Due anni dopo eseguì un'immagine di S. Rocco "di rilievo" per la chiesa di San Martino in Colle. Nel 1526 fu nuovamente eletto camerlengo e l'anno successivo fu tra i cento consiglieri di Perugia. Tra il 1528 e il 1529 è genericamente menzionato in alcuni documenti. Nel 1530 citò in giudizio Guido di Meo da Perugia per il mancato pagamento della statua policroma di S. Rocco e dipinse "ad similitudinem medici" un'insegna per due farmacisti. Nel 1534 intentò un processo contro Polidoro di Stefano e contro i due farmacisti. Nel 1536 fu eletto per l'ultima volta camerlengo e, malato, fece testamento. L'anno appresso con Sinibaldo Ibi stimò una pittura fatta da Giovan Battista Caporali per il padiglione dell'altar maggiore del duomo di Perugia. Il suo nome compare ancora in documenti del 1538 e del 1539; si ignorano la data e il luogo della morte.
La vicenda critica di E. prende le mosse dal Vasari (1568) che, annoverandolo fra i discepoli del Vannucci, cita un suo dipinto con l'Adorazione dei Magi, in S. Agostino a Perugia. La notizia fu ripresa dalla letteratura locale (Crispolti, 1648; Morelli, 1683), ma non suscitò interessi per il pittore. Soltanto col Pascoli (1737) E. venne gratificato di una biografia, dove notizie inventate (data di nascita 1478, di morte 1550 e alcuni gustosi aneddoti sulle vicende familiari) si mescolano ad interessanti indicazioni. Al Lanzi (1808) spetta la segnalazione della pala di S. Francesco a Matelica (Madonna col Bambino fra ss. Antonio da Padova, Giovanni ev., Nicola da Tolentino e Andrea, con tre Storie di s. Antonio nella predella) firmata "Eusebius. de Sco. Georgio. Perusinus. pinxit." e datata 1512, dove lo studioso ravvisa rapporti con l'arte di Domenico Alfani. Poco dopo quella di E. cominciò ad incontrare i consensi del pubblico tanto che l'aumentato interesse comportò un'eccessiva dilatazione del suo catalogo che giunse ad annoverare lavori estremamente diversi (cfr. Cavalcaselle-Morelli, 1861-62; Cavalcaselle-Crowe, 1866; Guardabassi, 1872; Berenson, 1897; Richter, 1902). Di molte indebite attribuzioni cercò di far giustizia l'Urbini (1906) in uno studio che è ancora fondamentale per la conoscenza dell'artista.
Definito pertanto il catalogo di E., ne emergeva la fisionomia di un pittore che, sebbene formatosi col Perugino, con cui avrebbe collaborato nei polittici di S. Pietro e di S. Agostino, "il meno forse che trasse fu da lui", dimostrandosi sensibile alle influenze di Fiorenzo di Lorenzo, del Signorelli, addirittura di Leonardo, ma soprattutto legato a Raffaello e al Pinturicchio a fianco del quale doveva aver lavorato non solo alla documentata pala della chiesa francescana di S. Andrea a Spello, ma pure negli affreschi della cappella Baglioni in S. Maria Maggiore della stessa località, della libreria Piccolomini nel duomo di Siena e nell'Assunta di Capodimonte a Napoli (Ricci, 1912). Nei successivi interventi critici fino ai più recenti studi (Todini, 1989) questo quadro non è stato più modificato ma semmai arricchito di riferimenti, collegamenti e attribuzioni.
Esaminando il corpus di E. si può isolare un gruppo di opere assai omogeneo costituito dalla pala della chiesa di S. Maria Maddalena a Castiglione del Lago (Madonna col Bambino fra s. Antonio abate e la Maddalena), datata 1500 e ben documentata (cfr. Gurrieri, 1974), che conferma invece uno stretto legame col Vannucci di cui riprende lo schema compositivo piramidale della Pala dei decemviri; gli affreschi di S. Damiano ad Assisi (Annunciazione, Stigmate di s. Francesco), firmati e datati 1507, intrisi profondamente di cultura pinturicchiesca; l'ancona per la chiesa francescana di S. Andrea a Spello (Madonna col Bambino e s. Giovannino fra i . ss. Andrea, Ludovico da Tolosa, Francesco e Lorenzo), completata nell'aprile del 1508, la cui stesura spetta in larghissima parte ad E. (Nessi, 1977); L'adorazione dei Magi di S. Pietro a Perugia (1508-09), opera apparentemente molto unitaria nonostante vi si voglia vedere da più parti l'intervento di Giannicola di Paolo; il complesso dipinto per S. Francesco a Matelica (1512), dove si vedono elementi desunti anche da Raffaello, ed il S. Antonio abate fra s. Francesco e s. Bernardino (Perugia, Galleria nazionale dell'Umbria), proveniente dal terzo altare a destra della chiesa di S. Francesco al Prato e rispondente in pieno alla pala ordinata ad E. da Carlo Berardelli nel 1513 per 50 fiorini.
Tra i dipinti assegnati ad E. sulla base di indicazioni documentarie meno precise (Manari, 1865) va esclusa forse la tempera raffigurante S. Benedetto che consegna la regola, in S. Pietro a Perugia (Urbini, 1906), mentre la sottostante predella con Storie di s. Cristina potrebbe appartenere all'artista in una fase precoce per via dei forti richiami al vibrante linearismo delle due tavolette di S. Bernardino del Pinturicchio. Oggetto di due controversie giudiziarie sostenute da E. nel 1508, con il Bastone per la mancata consegna di una tavola, e nel 1509 con il beccaio Francesco Ciambella, rappresentante della Confraternita di S. Benedetto, debitrice di 3 fiorini per una pala, sarebbe la Madonna degli alberelli (Perugia, Gall. naz. dell'Umbria), concordemente ritenuta autografa sulla scorta del Rossi (1872), ma che lascia il campo aperto a qualche perplessità (Silvestrelli, 1988).
Ancora più intrìcata appare la vicenda della Madonna col Bambino e quattro santi già in S. Agostino a Perugia e ora nella Galleria nazionale. La tempera datata 1509 viene identificata con quella ordinata ad E. nel 1506 da Bartolomeo di Lorenzo, citato in giudizio nel 1514 per un mancato pagamento di 5 ducati. La vertenza però riguardava un lavoro con otto figure di santi e non quattro come questo, che inoltre reca le lettere "L.A.S.I." considerate da Gnoli (1923) le iniziali di Ludovico Angeli e Sinibaldo Ibi, soci di E. e probabili esecutori del dipinto.
Fra le molte attribuzionì avanzate solo poche hanno retto una seria verifica: fra queste la Madonna con Bambino già in S. Giovanni a Matelica (ora Museo Piersanti), l'ancona di S. Nicolò a Lisciano Nicconc-Val di Rose (Gnoli, 1923), raffigurante la Vergine col Figlio, i ss. Nicola, Romualdo, Francesca Romana e il beato Bucarello, la pala Tezi (Perugia, Gall. naz. dell'Umbria), eseguita da E. su disegno del Vannucci (Berenson, 1932; Ferino Pagden, 1982; Scarpellini, 1984) nel 1500 e infine la nicchia affrescata nel coro delle monache di S. Agnese a Perugia. È difficile da accettare in realtà l'opera più nota e celebrata, l'Adorazione dei Magi di S. Agostino (Gall. naz. dell'Umbria), datata 1505 0 1506, segnata da un rigore compositivo e da una raffinatezzza di soluzioni inesistenti nella produzione sicura di Eusebio.
In definitiva egli resta una figura ancora da indagare giacché le poche opere sicure giungono ad illustrare appena un terzo della sua quarantennale carriera legata per un lungo tratto alla collaborazione con ben quattro soci e con i due massimi artisti operosi a Perugia nel primo Cinquecento, il Vannucci e il Pinturicchio.
Alcuni studiosi hanno cercato di individuare l'attività grafica del maestro, mettendo insieme un catalogo che comprende una testa muliebre nel Musée Wicar a Lille (Frizzoni, 1880), il libretto dei disegni detto di Raffaello delle Gallerie dell'Accademia di Venezia (Urbini, 1906), due teste femminili del Musée Wicar e una nella collezione Gathorne Hardy di Londra (Fischel, 1917), quattro studi per la Madonna col Figlio: uno nel Gabinetto degli Uffizi, gli altri schizzati su un solo foglio della coll. Oppenheimer, un S. Martino all'Albertina di Vienna (Van Marle, 1933), una Figura femminile e due Madonne col Bambino agli Uffizi (Ferino Pagden, 1982) e un Re magio nella stessa raccolta (Gualdi Sabatini, 1984). Nessuna di queste proposte può essere considerata un punto fermo per rintracciare la produzione disegnativa di E. che si deve ritenere ancora sconosciuta al pari di quella scultorea, nota solo attraverso notizie documentarie.
Oltre alle opere finora citate si attribuiscono ad E.: uno scomparto di predella con l'Aggressione di un viandante, Bettona, Pinacoteca; S. Sebastiano, Boston, Museum of fine arts. due tavolette con Storie di s. Francesco (?), Budapest, Szépmúvészeti Muzeum; Madonna con Bambino e s. Giovannino (tondo), Cantiano, collegiata; S. Rocco, Dresda, Gemäldegalerie; due scomparti di predella con Storie di s. Agostino, Francoforte, Städelsches Kunstinstitut; Adorazione dei Magi, Liverpool, Walker Art Gallery; Nozze mistiche di s. Caterina, Londra, vend. Christie, febbraio 1925; Madonna con Bambino, vend. Sotheby, giugno 1968; tre scomparti di predella con Storie mariane, Milano, Pinacoteca di Brera; Madonna col Bambino, vend. Finarte, aprile 1986; S. Sebastiano, Napoli, Ss. Trinità dei Pellegrini; S. Sebastiano, Parigi, Louvre; scomparto di predella con un Miracolo di s. Nicola da Tolentino, già in coll. Kahn; Madonna col Bambino, vend. Richtenberger, aprile 1921; Madonna col Bambino e s. Giovannino, Pinacoteca Vaticana; Madonna col Bambino e otto cherubini e Sacra Famiglia con s. Giovannino, vend. Campana, 1852; Natività, Siena, Pinacoteca; Madonna col Bambino, s. Girolamo e s. Giuseppe, Stoccolma, coll. Bergsten; Sacra Famiglia, Tours, Musée des beaux-arts (cfr. inoltre Todini, 1989).
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