LANDESIO, Eugenio
Nacque il 25 genn. 1809 a Venaria Reale, da Giovanni e Rosa Sander. La famiglia, di origini modeste, si trasferì presto a Roma in cerca di una migliore sistemazione economica; e qui il L., ancora molto giovane, studiò disegno e prese lezioni di pittura dal paesaggista francese A. Bourgeois.
Nel 1832 esordì all'esposizione della Società degli amatori e cultori di belle arti di Roma con un dipinto raffigurante La Vergine in via per visitare s. Elisabetta, comprato dalla Società e vinto, nella consueta estrazione al termine della mostra, da V. Camuccini. Negli anni successivi si dedicò soprattutto al disegno e alla litografia insieme con G. Brocca realizzando vedute prospettiche di Roma e paesaggi della Campagna romana stampati editi dallo stabilimento litografico Wieller di via del Corso (Milano, Civica Raccolta di stampe A. Bertarelli: 1835, Casale della Magliana fuori porta Portese alle sette miglia e Casale di Crescenza detto di Pussino; 1836, Fosso delle Bertucce). Nel 1836 pubblicò a Roma, e sempre presso Wieller, la Raccolta di trentaquattro piante disegnate dal vero e litografate…, vero e proprio repertorio di soggetti caratteristici della pittura di paesaggio.
Accurati sia nella composizione prospettica sia nella resa grafica delle gradazioni luminose, questi disegni valsero all'autore la protezione del pittore ungherese Karoly Markó il Vecchio, uno dei massimi rappresentanti all'epoca del genere del paesaggio storico; mentre un suo dipinto, Paesaggio italiano (Copenaghen, Museo Thorvaldsen), venne acquistato da B. Thorvaldsen prima della sua partenza da Roma.
Nel 1839 il L. riprese l'attività espositiva inviando all'Accademia di belle arti di Berlino due opere, Diana al bagno ed Entrata delle terme di Diocleziano a Roma. Alle esposizioni annuali degli Amatori e cultori di Roma, organizzate nelle sale di piazza del Popolo, presentò invece Paese tratto dalla tenuta Tragliatella presso Bracciano (1839) e Veduta della Rufinella (1840), acquistata per conto della regina Maria Cristina di Borbone, vedova di Carlo Felice, e ora dispersa.
Dopo la morte di Carlo Felice (1831), la regina aveva scelto la villa della Rufinella come sua dimora estiva e aveva avviato un ampio programma promozionale che prevedeva, oltre a campagne di scavo nelle zone dell'antico Tuscolo e di Veio affidate all'architetto L. Canina, la committenza ad artisti piemontesi e liguri attivi a Roma di una serie di vedute e pitture di storia tese alla celebrazione della dinastia sabauda. Nel 1841 il L. ricevette l'incarico di dipingere un quadro di dimensioni uguali al precedente e raffigurante una Veduta del teatro del Tuscolo (ora dispersa) con la commemorazione della visita compiuta da papa Gregorio XVI alla villa di Frascati nell'ottobre 1839 (1841-42). Entrambe le opere furono destinate al castello di Agliè (sala del Bigliardo), così come le commesse successive per due grandi quadri di argomento storico: Furio Camillo all'assedio di Veio (1842) e I Fabi al fonte Cremera (1846).
Il L. eseguì, inoltre, una serie di litografie dedicate a monumenti e vedute di Tuscolo per il volume di Canina Descrizione dell'antico Tusculo, finanziato da Maria Cristina ed edito a Roma nel 1841 nella tipografia dell'autore. Fu sempre questi, che lavorava contemporaneamente come progettista per Marcantonio Borghese, a coinvolgerlo nella decorazione di due ambienti situati al piano nobile di palazzo Borghese. Nel primo il L. affrescò quattro vedute di villa Borghese (1841: Veduta di villa Borghese, I propilei egizi, Il laghetto all'ingresso della porta del Popolo, Il tempietto di Esculapio) e nel secondo quattro paesaggi raffiguranti le proprietà della famiglia: Palazzo Borghese in Campo Marzio, Villa Borghese al Pincio, Palazzo Borghese a Nettuno, Villa Mondragone a Frascati (1841-42), nei quali accrebbe il ruolo delle figure in rapporto al paesaggio. Dalla collaborazione con Canina nacquero anche le litografie per il volume Vedute principali della villa Borghese (Roma 1842).
Nuovamente presente nel 1846 all'esposizione annuale degli Amatori e cultori, partecipò con tre lavori di diversa ispirazione: un quadro storico di grandi dimensioni con La sconfitta e la morte dei Fabi sotto le mura di Veio, probabilmente legato alla committenza sabauda; un dipinto di argomento religioso con La vocazione di s. Giovanni Evangelista; una Veduta del muro di Teramo a Civita Castellana, opera nata dallo studio del motivo dal vero analogamente alla Veduta di alcuni sepolcri etruschi presso Viterbo, esposta l'anno successivo e realizzata, come la litografia Veduta della città di Sutri (1846) in seguito a un soggiorno nel Viterbese. Nello stesso anno il L. illustrò la tomba scoperta a Veio da G.P. Campana per il volume di Canina L'antica città di Veio descritta e dimostrata con monumenti… (Roma 1847), dedicato a Maria Cristina di Borbone. Alla fine del 1847 firmò un contratto con la Calcografia camerale per la realizzazione di disegni da N. Poussin e G. Dughet, preparatori delle serie incisorie eseguite da A. Marchetti, A. Testa e A. Gismondi (1847-49).
Su invito del pittore P. Clavé, conosciuto a Roma all'Accademia di S. Luca e divenuto in seguito direttore dell'Accademia di S. Carlo di Città del Messico, nel 1853 inviò alcuni dipinti all'esposizione dell'Accademia messicana, tra cui Vista de Roma tomada de la villa Freborn por la via Cassia (1853: Città del Messico, Museo nacional de San Carlos), un paesaggio classicisticamente concepito per soggetto e composizione scenografica che fu acquistato dall'istituto per la sua galleria di pittura. Due anni dopo fu chiamato a tenere la cattedra di pittura di paesaggio e quella di prospettiva e ornato nella stessa Accademia, introducendo nel Paese la pittura di paesaggio. A Città del Messico, dove rimase fino al 1877, realizzò numerosi dipinti ispirati alle monumentali bellezze naturali. Tra questi sono da ricordare Puente de Chimalistac, el puente de S. Ant0nio en el camino de S. Angel, junto a Panzacola (1855: Ibid., Museo nacional de arte); una veduta panoramica della Hacienda de Colón a Puebla (1857-58: ubicazione ignota); El valle de México desde el cerro de Tenajo (1870: Città del Messico, Museo nacional de arte).
Dopo il 1864 fu nominato pittore di camera dall'imperatore Massimiliano d'Asburgo e incaricato dell'esecuzione a fresco, nel castello di Chapultepec, di sei grandi paesaggi storici dedicati al Messico preispanico (mai realizzati).
Il suo insegnamento, basato sullo studio del motivo colto direttamente dal vero e sulla conoscenza del disegno prospettico ai fini di una composizione scenograficamente concepita, ebbe una prima enunciazione teorica nel trattato Cimientos del artista dibujante y pintor. Compendio de perspectiva lineal y aérea, sombras, espejo y refracción con las nociónes necesarias de geometría (Madrid 1866), che raccoglieva le lezioni tenute dal L. all'Accademia ed era completato da una cartella di Ventiocho láminas explicativas litografate da tre dei suoi più valenti allievi: L. Coto, G. Dumaine e J.M. Velasco. Un secondo trattato, dedicato, specificamente, alla pittura di paesaggio e all'introduzione di questo genere in Messico, apparve nello stesso anno, in forma incompleta, sul periodico imperialista El Mexicano (I, nn. 56-58) e nel 1867, dopo la caduta di Massimiliano, venne pubblicato in un volume dal titolo La pintura general o de paisaje y la perspectiva en la Academia nacional de S. Carlos (Madrid 1867). In questo scritto, in cui definì la pittura di paesaggio superiore a qualsiasi altro genere per i diversi elementi che entrano nella composizione del quadro, il L. spiegò il suo metodo di insegnamento, basato sull'individuazione di alcune leggi invariabili nella creazione artistica trasmissibili agli alunni sotto forma di ricette, ed espose la sua concezione della pittura quale attività estetica indissolubilmente composta da principî teorici e disciplina pratica, concezione che motivò la sua diffidenza verso la critica d'arte svolta da scrittori e letterati. Queste opere furono le prime trattazioni di educazione artistica a carattere sistematico pubblicate in Messico.
Mosso da interessi di ordine scientifico, nel 1868 visitò con lo scultore M. Noreña le grotte di Cacahuamilpa e scalò il vulcano di Popocatépetl con il pittore J. Obregón e con il fotografo francese C.-J.-D. Charnay, al quale si devono le prime vedute stereoscopiche dell'interno del cratere. In seguito a tale impresa dipinse due quadri ispirati all'originale conformazione naturale delle grandi sale sotterranee di Cacahuamilpa (Salón de los órganos e Salón de los monumentos, 1869: Città del Messico, Museo nacional de arte) e due vedute del vulcano di Popocatépetl (El Popocatépetl. Sacado desde el cerro de Tlamaca e El Popocatépetl. Su cráter visto desde el labio S.E. mirando hacia N.O., 1869: Ibid.). Queste opere, litografate da Velasco, servirono a illustrare l'opuscolo Excursión a la caverna de Cacahuamilpa y ascensión al cráter del Popocatépetl (Madrid 1869).
In seguito ai capovolgimenti politici sopraggiunti nel paese, nel 1868 dovette abbandonare la cattedra di prospettiva e, nel 1873, quella di pittura di paesaggio diretta per diciannove anni. Il problema della successione accademica vide impegnati lo scrittore I.M. Altamirano e il L. in una accesa controversia (La Tribuna, 24 gennaio e 4 febbr. 1874; La Iberia, 4 febbr. 1874) in difesa dei rispettivi candidati, S. Murrillo e Velasco. Con quest'ultimo, che fu il suo più fedele e affezionato allievo e che alla fine gli succedette in entrambi gli insegnamenti, il L. rimase in contatto anche dopo il suo ritorno in Italia. All'Esposizione permanente di Milano del 1878 vide la nuova pittura a macchia e, all'inizio del 1879, si recò a Parigi con l'amico Clavé per visitare l'Esposizione universale.
Il L. morì a Roma il 29 giugno 1879.
Fonti e Bibl.: Venaria Reale, Arch. della parrocchia di S. Lorenzo; G. Sugana, Notizie storico artistiche sui primari palazzi principeschi d'Italia, Firenze 1871, p. 59; Comune di Milano, Piante e vedute di Roma e del Lazio, conservate nella raccolta delle stampe e dei disegni, a cura di P. Arrigoni - A. Bertarelli, Milano 1939, nn. 4186, 4287, 5029; G. Bendinelli, Luigi Canina. Le opere e i tempi (1795-1856), in Riv. di storia, arte e archeologia per le provincie di Alessandria e Asti, LXII (1953), pp. 324 s.; R.J.M. Olson, Italian 19th century drawings & watercolors. An album from Camuccini & Minardi to Mancini & Balla, New York 1976, n. 6, fig. 22; X. Moyssén, E. L. teórico y crítico de arte, in Anales del Instituto de investigaciónes estéticas (México), 1963, n. 32, pp. 69-91; S. Gnisci, E. L., in La pittura in Italia. L'Ottocento, II, Milano 1991, p. 877; D. Biancolini - E. Gabrielli, Il Castello di Agliè. Gli appartamenti e le collezioni, Torino 2001, pp. 49, 89 n. 70, 95 nn. 252 s.; Tusculum. L. Canina e la riscoperta di un'antica città (catal., Frascati), a cura di G. Cappelli - S. Pasquali, Roma 2002, pp. 21, 45, 61-65, 114-117, 142 s., 147-149, 191; M.G. Revilla, Biografías (Artistas), in Biblioteca de autores mexicanos, México 1908, s.v.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, p. 293; L. Servolini, Diz. illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1955, p. 425.