EUFORIONE (Εὐϕορίων, Euphorion)
Poeta e grammatico greco, nato verso il 275 a Calcide in Eubea; studiò e svolse gran parte della sua attività in Atene; chiuse la sua vita regio bibliotecario di Antioco il Grande in Siria. Fu seguace dell'indirizzo di Callimaco. Oltre a parecchie opere in prosa, d'indagine storica e letteraria (Degli Alevadi, Dei giuochi Istmici, Dei poeti melici, ecc.), compose una quantità di poemetti mitologici, sciolti o anche legati in apposite raccolte (tale probabilmente quella che portava il titolo di "Ατακτα), su argomenti svariati: Mopsopia, Dioniso, Inaco, Giacinto, ecc. Alcuni poemetti traevano occasione da polemiche personali e avevano la forma tipica dell'imprecazione: tali le 'Αραί (Dirae) e i componimenti che facevano parte d'una raccolta in 5 libri intitolati Chiliadi. Di tutte queste opere a noi rimangono ben pochi frammenti; ci restano, nell'Antologia Palatina, alcuni epigrammi. Sappiamo che la poesia di E., esagerando le inclinazioni stesse di Callimaco, faceva sfoggio di erudizione d'ogni sorta e cercava le espressioni rare ed oscure. Infatti, insieme col suo compaesano Licofrone di Calcide, egli fu il principale rappresentante dell'alessandrinismo più arduo e più lambiccato. Se incontrò ostilità, ebbe anche un gran numero di ammiratori e di imitatori che lo scelsero a caposcuola. E per mezzo di Partenio da Nicea egli fu diffuso tra i Romani, nella scuola dei poetae novi, da Cicerone (Tusc., III, 45) chiamati cantores Euphorionis. Fra essi è specialmente da ricordare Cornelio Gallo, l'amico di Virgilio.
Bibl.: A. Meineke, De Euph. Chalcidensis vita et scriptis, in Analecta Alexandrina, Berlino 1843, pp. 1-168; F. Scheidweiler, Euph. fragmenta, Bonn 1908; I. U. Powell, Collectanea alexandrina, Oxford 1924, p. 28 segg. Cfr. F. Susemihl, Gesch. der griech. Litter. in der Alexandrinerzeit, I, Lipsia 1891, pp. 392 segg.