EUBEA (o Negroponte; A. T., 82-83)
È per superficie (3375 kmq.) la sesta isola del Mediterraneo e la maggiore delle greche dopo Creta. Ha forma lunga (175 km.) e stretta (da 50 a 6 km. in alcuni punti) ed è disposta in direzione NO.-SE. di fronte alle coste orientali della Grecia centrale, dalla Ftiotide all'Attica fra il 38° e il 39° N. all'incirca. È separata dal continente per una serie di angusti canali, strozzati in più punti fino a poche decine di metri: nella strozzatura centrale le opposte sponde distano appena una trentina di metri, tanto da poter essere congiunte per mezzo di un ponte (v. euripo). Questa strozzatura divide il Canale di Atálantēs (a N.), più profondo ed esteso, dall'Euripo (a S.), il quale corrisponde a un tronco di valle fluviale sommerso, e trova la sua continuazione nel Golfo di Petali (Petaliôn), sfociante a S. nell'Egeo aperto.
Contrariamente a quello che farebbero supporre la forma e la posizione dell'isola, il cui asse maggiore sembra continui l'andamento dei rilievi che frangiano a oriente le pianure della Tessaglia (Pelio), l'ossatura orografica dell'Eubea si congiunge a ovest ai gruppi montuosi i quali le fanno fronte oltre la riva continentale. Tre masse distinte si lasciano individuare sotto questo riguardo nell'isola: una più bassa, ma abbastanza estesa, nella sua parte settentrionale, dove nessun punto tocca i 1000 m. (Oros Xeró o Teléthrion, 985 m.); una più esile, ma anche più elevata (Hágios Elías o Oros Ochē, 1404 m.) nell'estremità meridionale, di fronte ad Andro; e una terza più ampia e complessa e più alta di tutte, in corrispondenza al tratto mediano, dove l'Eubea raggiunge la sua massima estensione da O. a E. (Oros Délphi o Dírphys, 1745 m.). Queste tre masse, che formano in pari tempo le zone più larghe dell'isola, ripetono, nella loro costituzione geologica e nella loro morfologia, i caratteri delle zolle di cui rappresentano la continuazione; perciò gli assi montuosi, anziché disposti da N. a S., risultano orientati verso E. o anche NE. e si proseguono, attraverso l'Egeo settentrionale e orientale, fino a raggiungere il territorio anatolico.
Già gli antichi, del resto, avevano intuito la parte che nella genesi dell'isola avevano avuta i movimenti tettonici da cui era stata interessata tutta la Grecia settentrionale. Né potevano loro sfuggire le analogie che le tre principali sezioni dell'Eubea rivelano con le zone continentali vicine. L'estremità N. risulta, al pari della Tessaglia, di terreni assai antichi (scisti cristallini, paleozoico, calcari mesozoici) in stadio di erosione molto avanzato, con i quali contrastano localmente lembi di deposizioni terziarie che ricordano l'opposta sponda della Locride. La parte mediana, che si presenta quale un proseguimento delle montagne della Beozia, allinea, come queste, i suoi terreni dal Devonico al flysch, disponendoli in anticlinali dirette da SO. a NE.: mentre nell'Euripo si alza ripido a mo' di baluardo il gruppo del Makistos, formato di calcari del Cretacico inferiore, a E. prevalgono scisti e calcari mesozoici e la montagna lascia posto a bacini un po' ampî, in parte colmati da deposizioni alluvionali. Finalmente l'allungata bozza meridionale rientra per tutti i suoi caratteri nel massiccio scistoso-cristallino dell'Attica meridionale e delle Cicladi: zona a rilievo collinare poco deciso, che precipita con pareti ripide sul contorno costiero, salvo in corrispondenza all'angusto, ma relativamente ampio lembo pianeggiante di Kárystos.
Con questa varietà di paesaggio, che fa dell'Eubea una delle zone più originali della Grecia, sta in rapporto l'importanza economica che l'isola ha sempre avuta, in passato forse ancora più che oggi, nel mondo ellenico. L'interno, dove non del tutto calvo, coperto di boscaglie e adatto quasi solo alla pastorizia, contrasta con la vivacità relativamente molto maggiore dell'insediamento umano nelle zone marginali e nei pochi lembi adatti alle colture. Oltre all'allevamento - da quello dei bovini, che fiorì in antico, si vuole derivi il nome stesso di Eubea (gr. Εὔβοια; lat. Euboea) - hanno una certa importanza la produzione dei cereali, del vino, dell'ulivo, degli alberi da frutta e degli ortaggi. Il commercio, che non trova nell'importuosa costa dell'Egeo condizioni naturali favorevoli, è accentrato per la quasi totalità in Calcide (20 mila abit.), che fu e rimane il centro abitato più importante dell'isola. L'Eubea forma oggi un νομός comprendente anche le vicine isole di Skȳrós (208 kmq.), Skopelos (122 kmq.), Khiliodromía (82 kmq.), Skíathos (62 kmq.) e altre isolette minori. La popolazione di tutto il dipartimento è cresciuta da 133 a 154 mila abit. nel periodo 1920-28. In complesso sono relativamente numerosi i centri superiori ai 1000 ab.: 35 nel 1920, 42 nel 1928, nei quali si addensa oltre la metà della popolazione dell'isola.
Bibl.: J. Deprat, Note préliminaire sur la géologie de l'île d'Eubée, in Bulletin de la Soc. géolog. de France, s. 4ª, III (1903), pp. 229-43; id., Esquisse de la géographie physique de l'île d'Eubée, in Annales de géographie, 1905; Teller, Geologischer Bau der Insel Euboia, in Denkschriften d. Akadem. Wien, Mathem.-natur. Classe, XL, pp. 129-82.
Storia. - Antichità. - Unita in età preistorica alla terraferma, come gli antichi stessi sapevano (Strabone, I, 60; Plinio, II, 204; IV, 63 ecc.), poi separatane dalle impetuose correnti dell'Euripo, rimase tuttavia un frammento del continente greco, col quale ebbe in comune, oltre alle condizioni geologiche e geografiche, anche le vicende storiche.
Il nome Εὔβοια veniva collegato dagli antichi con l'abbondanza dei giovenchi, in realtà molto notevole nell'isola, oppure si riportava a una omonima ninfa, figlia del fiume Asopo. Ma la forma dell'isola, così estesa in lunghezza, fece sì che i poeti la chiamassero anche Makris e Doliche; mentre dal nome di suoi antichi abitanti fu detta Ellopia ed Abantis, e da quello della sua maggiore città anche Chalkis. La natura divise l'Eubea abbastanza nettamente in tre parti.
La parte settentrionale, detta Histiaiotis dal nome dell'antica città Histiaia che vi sorgeva, è occupata dalle alture del Telethrion, e per la sua fertilità ebbe anticamente parecchi centri di vita (oltre Histiaia [Oreos]: Aigai, Kerinthos, Aidepsos con le sue terme salutari). In essa è poi notevole il promontorio Artemisio, dove nel luglio del 480 a. C. la flotta greca comandata da Temistocle e da Euribiade si cimentò contro i Persiani. La parte centrale, montuosa (Makistos, Dirphys) e boscosa, comprende i due maggiori centri antichi, Calcide ed Eretria, ambedue sorti sulla ricca pianura del fiume Lelantos, la quale nel sec. VII fu causa di sanguinose dispute, finite con la vittoria di Calcide. La parte meridionale, infine, denominata τὰ κοῖλα τῆς Εὐβοίας (Erodoto, VIII, 13; Strabone, X, 445 ed a.), temuta dai naviganti e poco fertile, aveva come centro principale Caristo, alla quale il marmo cipollino uscente dalle vene del monte Ocha dava una certa ricchezza. Secondo la tradizione i più antichi abitanti dell'Eubea sarebbero stati nel Nord gli Ellopi e i Perrebi, nel centro i Cureti e gli Abanti, nel sud i Driopi. Comunque sia, in età storica noi troviamo l'elemento greco degli Ioni dominatori dell'isola, e nel sec. VII-VI partirono dall'Eubea, ricca per natura e già fiorente d'industrie (vasi, metalli), le colonie della penisola Calcidica, della Sicilia e dell'Italia meridionale. Ma la floridezza dell'isola suscitò ben presto la gelosia di Atene, che nel 506 la sottomise e vi istallò cleruchie. Passate le guerre persiane, alle quali l'Eubea prese parte, essa fu costretta a pagare il tributo ad Atene come le altre città della prima lega navale attica. Un tentativo di ribellione fu soffocato da Pericle nel 446. Durante la guerra del Peloponneso l'Eubea si staccò da Atene, ma poi le si riunì ed entrò nella seconda lega navale. Dopo la battaglia di Cheronea (338) fu soggetta ai Macedoni; mentre per un breve periodo (208-204) Calcide appartenne alla lega beotica, alla quale la strappò Demetrio Poliorcete. Nel secondo secolo si costituì la lega delle città euboiche (κοινὸν τῶν Εὐβοιέων) con a capo un ἡγεμών che sopravvisse alla caduta della lega achea, e durò anche sotto il dominio romano, fin nel periodo imperiale.
La costituzione dell'antica Eubea variò secondo i tempi e un poco secondo i luoghi. Magistrati caratteristici furono in età classica a Calcide e ad Eretria i probuli (πρόβουλοι) che avevano un grande potere di carattere esecutivo, come ci dimostrano le iscrizioni a noi pervenute. Oltre alle epigrafi, altri ricordi ci restano dell'antica Eubea, e sono avanzi monumentali sparsi qua e là nel territorio dell'isola. Ma le principali rovine sono quelle di Eretria, dove accanto ai resti dell'acropoli ben difesa si trovano gli avanzi di templi sacri a Dioniso e ad Apollo Daphnephoros (presso quest'ultimo furono rinvenute alcune importanti sculture arcaiche), quelli di un ginnasio anticamente molto fiorente, e soprattutto quelli di un notevole teatro, che reca l'impronta di varie epoche.
Medioevo ed età moderna. - L'isola, che apparteneva all'Impero greco, fu esposta a frequenti aggressioni durante il Medioevo: assalita e saccheggiata da Ruggiero I normanno (1147), nido di pirati audacissimi, più volte sollevatasi contro l'Impero, venne nel 1204 assegnata a Venezia nel trattato di partizione stipulato dal doge Enrico Dandolo coi capi dell'impresa crociata, che diede origine all'Impero Latino d'Oriente. Ma, più pronto dei Veneziani, il marchese Bonifacio di Monferrato per mezzo d'un suo barone aveva occupato parte dell'isola e l'aveva data in feudo a tre suoi vassalli, Ravano e Giberto dalle Carceri e Pegoraro di Mercà nuovo. Con grande abilità, Venezia riuscì a trattare con questi terzieri e tra il 1205-1209 fece riconoscere la sua alta sovranità sui tre feudi, occupando anche alcuni luoghi forti. Nei documenti del tempo comincia a far capolino, a fianco al nome Eubea, quello di Negroponte (Negripo, Egripo, Euripo), dalla città principale, nel punto più stretto del canale.
Ma vera dominazione completa dell'isola Venezia ebbe solo sulla fine del sec. XIV (1383, 1390), quando, spentesi le famiglie dei feudatarî, la repubblica poté occuparne i fondi. Ma già prima essa aveva fatto dell'isola la principale sua base navale nell'Egeo: l'aveva difesa contro i Catalani, contro i tentativi dell'Impero greco, contro i Genovesi (si ricordano il saccheggio di Negroponte a opera dei Genovesi di Scio nel 1350, e la temporanea occupazione di Paganino D'Oria nel 1351): aveva costretto i coloni a fornire annualmente una galea armata per la Squadra del Golfo; esercitava in sostanza una vigilanza continua, giustificata dalla posizione dell'isola, d'immenso valore strategico.
Dopo la caduta di Costantinopoli (1453), la sorte di Negroponte si aggravò: il sultano Maometto II, durante la cosiddetta guerra di Morea, bloccò l'isola con l'armata, e, costruito un ponte di barche, cominciò il regolare assedio di Negroponte. La flotta veneziana, condotta dal cap. gen. Canale, inferiore di numero, mal equipaggiata e peggio comandata, avanzatasi a soccorrere la guarnigione, a un tratto sospese le operazioni: ritornata all'attacco trovò che ormai la fortezza aveva capitolato (luglio 1470), né osò attaccare battaglia. Vani furono tutti gli sforzi di Venezia, con l'aiuto di Paolo II e di Sisto IV, per riprendere quella preziosa base navale: nel 1473 essa rinunziò al possesso dell'isola e fece pace coi Turchi. Ma la speranza di riconquistare Negroponte non l'abbandonò mai: nel 1499 nell'alleanza con Luigi XII, più tardi nella lega con Carlo V quell'idea si torna a manifestare. E anche nel sec. XVII, dopo la campagna di Morea, il doge Francesco Morosini non solo pensò, ma tentò la spedizione di Negroponte (1688). L'impresa, ben iniziata con uno sbarco, fallì per l'indisciplina dei mercenarî tedeschi e per malattie contagiose; sicché con grave suo dolore il grande capitano dové togliere l'assedio. Negroponte partecipò attivamente alla lotta contro i Turchi nel 1821-25 e, costituitosi il regno di Grecia, ne fece parte fin dagl'inizî.
Bibl.: Per l'antichità, v.: C. Bursian, Geogr. Griech., II, Lipsia 1868-72, p. 395 segg.; F. Geyer, Topogr. u. Gesch. der Insel Eubea, in Quellen u. Forsch. zur alten Geschich. u. Geogr. di W. Sieglin, VI, Berlino 1903; Philippson, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v. Euboia; G. Gilbert, Handb. Griech. Staatsalterth., II, Lipsia 1885, p. 63 segg.; G. Busolt, Griech. Staatskunde, Monaco 1920, passim. Iscrizioni: in E. Ziebarth, Inscriptiones Graecae, XII, 9. Le monete in B. V. Head, Catalogue of Greek coins. Central Greece, Oxford 1884. - Per il Medioevo v.: J. Bury, The Lombards and Venetians in Euboia, in Journal of Hellenic Studies, VII; Hopf, Gesch. Übersicht über die Schicksale von Karystos, nei Rend. d. Acc. di Monaco, 1853; G. Heyd, Storia del commercio del Levante (trad. dal tedesco), Torino 1913; Mas Latrie, Les seigneurs terciers de Negropont, in Revue Orient Latin, I (1893); H. Kretschmayr, Gesch. von Venedig, II, Gotha 1920, pp. 202 seg.; N. Jorga, Gesch. des Osman. Reiches, Gotha 1908, II, p. 150 seg.; C. Manfroni, Storia della Marina italiana dalle invasioni, ecc., Livorno 1899 passim; id., Storia della Marina italiana dalla caduta di Costantinopoli, ecc., Roma 1906, p. 69 seg.; G. Damerini, Fr. Morosini, Milano 1929, pp. 267-289.