PONTI, Ettore
PONTI, Ettore. – Nacque a Gallarate, in provincia di Varese, il 26 gennaio 1855, primogenito di Andrea, facoltoso industriale tessile, e di Virginia Pigna, appartenente a una famiglia della borghesia locale; nel 1856 nacque la sorella Maria, nel 1858 Ester, nel 1860 Antonia e nel 1867 il fratello Eligio.
I Ponti avevano esercitato dal XV secolo l’attività mercantile tra Gallarate, Milano e Venezia. Nei primi decenni dell’Ottocento si erano distinti tra i pionieri dell’industrializzazione tessile in Lombardia. Nel 1812 Andrea (1752-1819) fondò a Gallarate un cotonificio dotato di filatoi inglesi (jenny). Nello stesso anno, i figli Bartolomeo, Giuseppe e Francesco, per primi in Italia, avviarono a Solbiate Olona (Varese) un cotonificio dotato di filatoi semi-automatici (mule jenny). Con i figli di Giuseppe, Antonio (1818-1862) e Andrea, il cotonificio di Solbiate fu dotato di forza motrice idraulica e a vapore e conobbe una decisa espansione; nel 1855 contava 11.000 fusi, reparti di tessitura e tintoria e occupava 400 addetti. Andrea, che durante la guerra di secessione americana promosse la coltivazione del cotone in Sicilia, divenne presidente della prima società per azioni cotoniera italiana il Cotonifico Cantoni, e nel 1873 fondò il Linificio e canapificio nazionale introducendo anche, primo in Italia, la lavorazione della iuta. Numerose furono anche le provvidenze a vantaggio degli operai: assicurazioni contro gli infortuni, casse di previdenza e scuole tecniche. La famiglia risiedeva a Milano ma trascorreva il periodo estivo presso le ville Ponti a Biumo Superiore, frazione di Varese, sui colli della città.
Dopo aver completato gli studi classici a Milano, Ponti si arruolò per un anno come volontario presso la Scuola ufficiali del reggimento Genova Cavalleria. Una volta congedato non proseguì negli studi ma, secondo un costume che andava diffondendosi sempre più tra le famiglie della borghesia industriale lombarda, compì un viaggio di istruzione nei principali Paesi europei dove ebbe modo di visitare i maggiori stabilimenti tessili e meccanici. Al ritorno iniziò a collaborare nella gestione delle aziende familiari introducendo le più moderne tecnologie. L’attenzione per l’innovazione si estese anche alle vaste tenute agricole di proprietà, con l’introduzione di migliorie irrigue e colturali e la promozione di provvidenze sanitarie, igieniche e sociali per i lavoratori. Sempre in ambito agricolo fondò l’Istituzione agraria Dott. Andrea Ponti annessa alla Regia scuola superiore di agricoltura di Milano e fu vicepresidente del Consorzio per il Canale Villoresi.
Sotto la sua direzione gli stabilimenti ereditati del padre vennero dotati di impianti di energia elettrica: al 1890 il Cotonificio di Solbiate Olona occupava oltre 2000 operai e il Linificio e canapificio nazionale, con stabilimenti a Fara d’Adda (Bergamo), Cassano d’Adda (Milano) e Crema (Cremona), raggiungeva i 3500 addetti. Nuovo impulso ebbero anche gli interventi per i lavoratori (come case operaie, asili infantili, case di ricovero, casse di soccorso per infortuni sul lavoro, istituti per sussidi di malattie e di vecchiaia).
Sposò Remigia Spitaleri dei baroni Muglia, di Catania da cui ebbe tre figli: Leone (nato nel 1880, da cui nacque nel 1912 il futuro produttore cinematografico Carlo); Andrea (1884-1933, secondo marchese Ponti); Gianfelice (terzo e ultimo marchese Ponti).
All’attività imprenditoriale affiancò, nel corso degli anni, anche quella politica. Eletto consigliere comunale di Milano per il Partito liberale nel 1881, fu attivissimo membro del Comitato organizzatore dell’Esposizione nazionale di Milano (1881) che celebrava l’apertura del traforo del Gottardo. Attraverso di essa il capoluogo lombardo mirava a presentarsi al mondo economico italiano ed europeo come il principale centro del mercato interno, luogo di smistamento e di prima lavorazione delle materie prime importate. Milano si avviava a diventare il maggior centro economico del Paese mentre cominciava a delinearsi quel mito di ‘capitale morale’ destinato a consolidarsi con il grande successo dell’Esposizione internazionale del 1906 per l’apertura del traforo del Sempione, svoltasi quando Ponti era sindaco della città. Deputato liberale nel 1890 e nel 1892 (XVII e XVIII legislatura) declinò, nel 1895, il terzo mandato. Nel 1900 fu nominato senatore durante il governo di Luigi Girolamo Pelloux (1898-1900).
Nel 1881 fu insignito del cavalierato (e nel 1896 della Gran croce con Gran cordone) dell’Ordine della Corona d’Italia. Nel 1902 venne nominato cavaliere del Lavoro e commendatore della Legion d’honneur. Fondò e presiedette l’Associazione liberale milanese. Oltre alla presidenza delle aziende di famiglia tenne anche quella del Pio istituto oftalmico di Milano e della Società operaia di Gallarate.
Nel 1901 divenne presidente della Società anonima Meccanica lombarda. Fu consigliere di numerose aziende e istituzioni quali le Assicurazioni generali di Venezia, la Società esercente il Teatro alla Scala di Milano, l’Associazione nazionale invenzioni, il Comitato generale per la Fiera campionaria italiana, il Patronato d’assicurazione e soccorso per gli infortuni sul lavoro. L’intensificarsi dell’impegno politico e sociale indusse Ponti ad affidare le sue aziende a una gestione manageriale.
Con l’eredità ricevuta dallo zio Francesco Ponti (1832-1895) – e per ottemperare alle disposizioni testamentarie – fece costruire presso l’Ospedale maggiore di Milano due padiglioni per la cura funzionale e meccanico-terapeutica degli operai infortunati, inaugurati nel 1902. L’impegno profuso poi come sindaco della città per il successo dell’Esposizione internazionale del 1906 gli valse la nobilitazione con il titolo di marchese da parte del re Vittorio Emanuele III.
A Milano, le incertezze con cui l’amministrazione comunale di sinistra aveva affrontato le intemperanze dei manifestanti durante lo sciopero generale del 1904, rafforzarono lo schieramento liberale. Le elezioni amministrative del gennaio 1905 videro l’affermazione della Federazione elettorale milanese in cui confluirono un rinnovato partito liberale, sotto la guida di Ponti, e i cattolici.
Nel primo decennio del Novecento Milano stava conoscendo un impetuoso sviluppo economico, demografico e urbanistico: la popolazione, che nel 1910 raggiunse i 600.000 abitanti, aumentò a un saggio medio annuo del 2,5% principalmente grazie ai flussi migratori. L’economia lombarda assunse un carattere decisamente capitalistico caratterizzato dal rapido sviluppo delle società per azioni, dalla tendenza all’ingrandimento delle aziende e alla concentrazione industriale: nel capoluogo si erano ormai insediate grandi imprese operanti nei settori più dinamici e tecnologicamente qualificati di inizio secolo (meccanica pesante, acciaio, gomma, elettromeccanica).
Nella fase più intensa dello sviluppo economico, la città fu guidata dall’amministrazione Ponti (1905-1909) improntata a uno spirito efficientistico di carattere tecnocratico e manageriale. Il rapido sviluppo urbano imponeva al Comune l’adeguamento dei servizi esistenti e nuovi campi di intervento. La sua politica ebbe un ruolo decisivo nel dotare Milano di un complesso di infrastrutture e servizi pubblici (nuovo macello e nuovo mercato bestiame, nuovo mercato ortofrutticolo, riordino ferroviario, costituzione dell’Istituto autonomo case popolari, costituzione dell’Azienda elettrica municipale, prolungamento della rete tramviaria urbana di 20 km) che furono determinanti per il futuro della città e seppero soddisfare i bisogni del successivo sviluppo della città fino alla rapida crescita degli anni 1950-60.
Ponti si circondò di tecnici legati al mondo della produzione, primi tra tutti gli ingegneri Giuseppe Ponzio e Cesare Saldini, entrambi docenti al Politecnico, assessori – rispettivamente – ai lavori pubblici e al piano regolatore, che adottarono metodi e modelli amministrativi tipici della grande industria, ispirati a un concreto pragmatismo. La giunta Ponti mise in atto una politica innovativa anche sul lato delle entrate attuando una riforma tributaria che assegnava maggior peso all’imposizione diretta. Le risorse per gli investimenti furono reperite con un prestito a lungo termine (settanta milioni di lire) contratto con la Cassa depositi e prestiti. L’onere delle annualità del prestito fu fronteggiato con il gettito di due nuovi tributi locali (imposta di famiglia, progressiva sul reddito, e imposta sull’incremento di valore delle aree fabbricabili) che colpivano redditi e rendite dipendenti dallo sviluppo economico e dagli effetti del potenziamento e miglioramento dei servizi stessi. La politica di Ponti, espressione dell’ala moderata più legata al mondo industriale, mirava a favorire lo sviluppo e appianare le contraddizioni più stridenti per mantenere la pace sociale, anche intaccando alcuni privilegi cui l’altra ala del moderatismo lombardo era tenacemente aggrappata; la sua politica tributaria ne incontrò, non a caso, l’opposizione all’origine di una profonda spaccatura all’interno dello schieramento liberale. Nel 1909, mentre la fase espansiva iniziava a rallentare, la crescente opposizione della destra liberale spinse Ponti alle dimissioni. Ritirandosi a vita privata volle conservare soltanto la presidenza del Comitato lombardo per le vittime del terremoto di Messina e Reggio Calabria e quella dell’Associazione per l’alta cultura a Milano (che patrocinava la costruzione della Città degli Studi e che avrebbe condotto alla nascita dell’Università degli studi di Milano) di cui era stato uno dei fondatori.
Pubblicò diversi studi sulla Nuova Antologia il più rilevante dei quali, Per una pace giusta e duratura (agosto 1918) auspicava, prima del presidente Thomas Woodrow Wilson, la costituzione di una Società delle nazioni e la creazione di una Confederazione degli Stati Uniti d’Europa che mettesse in comune beni e risorse.
Morì improvvisamente, per un attacco cardiaco, nella villa di Biumo Superiore il 2 ottobre 1919.
Tra i suoi numerosi scritti si ricordano, su la Nuova Antologia: Il Comune di Milano nell’ultimo quinquennio (16 dicembre1910); I rapporti italo-austriaci e il momento internazionale (16 giugno 1911); L’avvenire economico del Paese ed il protezionismo doganale secondo un metodo analogico-storico (15 ottobre 1913); A proposito del futuro assetto doganale (16 marzo1918); Per una pace giusta e duratura (1° agosto 1918). Su Rinnovamento economico: Il divenire della fratellanza e della prosperità umana (5 dicembre 1918); su L’Epoca: Dalla Società delle Nazioni alla Confederazione Europea (13 febbraio 1919).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Gabinetto di Prefettura, cart. 878 e cart. 61. Per l’attività di sindaco si vedano gli Atti del Municipio di Milano, a stampa, con i verbali delle sedute consiliari e la documentazione collegata alle deliberazioni (gennaio 1905 - maggio 1909).
P.D. Pasolini, Memorie storiche della famiglia P., Imola 1876; L. Luzzatti, Andrea Ponti e il risorgimento economico in Italia, in Nuova Antologia, vol. CCI, 1° giugno 1919, pp. 221-231; In memoria del marchese E. P., senatore del Regno, Milano 1920; G. Fimmanò - A.P. Guenzani, La sfida europea della famiglia P.: il Varesotto e l’Europa tra Settecento e Novecento, Taurianova 2002; C. Pavese, Un fiume di luce. Cento anni di storia dell’AEM, Milano 2011, pp. 74-88; S. Morosini, E. P., ibid., p. 282. Sull’attività svolta come senatore, e sui relativi interventi, si veda http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/Senatori.