CASATI, Ettore
Nacque a Chiavenna, nella provincia di Sondrio, il 24 marzo 1873 da Luca e da Valentina Lavanga. Laureatosi in giurisprudenza alla università di Milano, egli iniziò subito dopo la carriera nella magistratura, seguendone tutte le tappe e diventando consigliere della Corte di cassazione, consigliere di sezione della stessa Corte, ed infine, dal 6 nov. 1941, primo presidente, succedendo nella carica a Mariano D'Amelio.
Nel 1943, dopo gli avvenimenti che portarono alla formazione della Repubblica sociale italiana, rifiutò l'appello, e le minacce, del governo fascista di giurare fedeltà alla Repubblica di Salò. Ritenne invece, come molti altri funzionari dello Stato, di non dover aderire a tale pressione, chiedendo quindi anticipatamente il collocamento a riposo.
Tale opposizione al regime di Salò fu portata avanti conseguentemente. Il C. decise quindi di passare le linee tedesche e di recarsi al Sud dove aveva sede il legittimo governo italiano. Tale intento si rivelò tuttavia assai fortunoso, e l'anziano magistrato rimase bloccato negli Abruzzi dove fu in seguito raggiunto dall'avanzata alleata.
Raggiunto il governo a Salerno, il 15 febbr. 1944 fu nominato, nel primo ministero del maresciallo Badoglio, ministro guardasigilli, succedendo nella carica a G. De Santis che aveva retto tale dicastero nei primissimi mesi di vita di quel ministero di "tecnici".
Dopo il primo governo Badoglio lasciò la carica. Non per questo però egli abbandonò la vita pubblica: fu chiamato, infatti, a presiedere, a partire dal 27 luglio del 1944, l'Alta corte di giustizia competente per i reati compiuti dai membri del governo fascista.
Della sua attività come ministro della Giustizia nel gabinetto Badoglio vanno ricordati due momenti.
Il primo, fu l'azione tendente ad accelerare la formazione di un gabinetto di politici. In questo intento egli concertò con altri membri dello stesso governo (Corbino, Cuomo, De Caro) un piano di dimissioni collettive che avrebbero dovuto aprire la strada alla sostituzione del gabinetto di tecnici con un vero e proprio governo di coalizione in grado di esercitare una maggior forza nelle trattative con le forze di occupazione alleate.Il secondo momento di rilievo nell'attività del C. come ministro della Giustizia è costituito dall'elaborazione di un disegno di decreto per l'espulsione degli elementi fascisti dall'apparato dello Stato.
Tale progetto muoveva dalla considerazione, come ha rilevato Benedetto Croce, che l'epurazione dovesse essere un vero e proprio "atto politico" (Croce, I, p. 325). In tale progetto il C. distingueva l'azione da compiere ai fini dell'epurazione in tre parti: 1) il licenziamento dei dipendenti della pubblica amministrazione "gravemente compromessi" col regime fascista; 2) un'epurazione riguardante anche coloro che non fossero stati-impiegati dello Stato, ma risultassero in qualche modo gravemente compromessi; 3) la riapertura di taluni processi politici che erano stati conclusi troppo affrettatamente allo scopo di scagionare i colpevoli di delitti compiuti per favorire l'affermazione del regime fascista. Tale disegno di legge trovò tuttavia l'opposizione del successore del C. al ministero della Giustizia, V. Arangio Ruiz, che lo criticò sostenendo che andava contro il principio della "irretroattività" della legge, non tenendo conto, come il C. si sforzava di sostenere, che non si trattava di questione giuridica, ma politica.
L'attività di magistrato e gli impegni pubblici degli ultimi anni della sua vita impedirono al C. di svolgere una attività di scrittore molto ampia. Di lui infatti possiamo menzionare soltanto poche opere.
Fra queste: Spunti di diritto processuale in recenti sentenze della magistratura del lavoro, in Studi in on. di A. Ascoli, Messina 1931, pp. 611-618 (in questo scritto il C. pare assecondare alcune tendenze presenti nelle sentenze di questa giurisdizione speciale, quali l'intervento del pubblico ministero nelle controversie aventi per oggetto rapporti collettivi); Una "vexata quaestio" di diritto processuale civile. La compensazione giudiziale in appello, in Studi in on. di M. D'Amelio, Roma 1933, 1, pp. 262-268. Del C. si ha anche, in collaborazione con G. Russo, un Manuale del diritto civile italiano, Torino 1947 (seconda ediz., 1950).
Il C. morì a Roma il 14 ag. 1945.
Bibl.: B. Croce, Quando l'Italia era tagliata in due. Estratto di un diario, in Scritti e discorsi politici, Bari 1963, I, pp. 280, 323, 325, 328; G. Russo, Prefazione al Manuale del diritto civile italiano del C., Torino 1947; M. La Torre, Cento anni di vita polit. ed amministr. italiana, Firenze 1954, III, pp. 27, 41, 48; A. degli Espinosa, Il regno del Sud, Roma 1974, pp. 335, 374.