BOTTRIGARI, Ercole
Nacque a Bologna, dove fu battezzato il 24 ag. 1531; figlio naturale di Giovanni Battista, cavaliere e conte palatino, e di Cornelia (alias Caterina) de' Chiari, bresciana, venne legittimato il 16 ag. 1538. Scelto dal Senato bolognese il 7 marzo 1542 a far parte del gruppo di dodici nobili fanciulli che dovevano far onore al nuovo cardinale legato Gaspare Contarini, egli ebbe modo di distinguersi recitando orazioni e poesie in sua presenza sì da accattivarsene la simpatia e la protezione; il Contarini volle esternare la sua predilezione creandolo "cavaliere della sacrata corte e milizia lateranense" durante un solenne pontificale nella cattedrale di Bologna il 9 apr. 1542. Il resoconto dell'avvenimento, assieme ai numerosi riferimenti contenuti nei suoi principali trattati, costituisce una fonte preziosa d'informazioni sulla formazione del Bottrigari. Sappiamo così che nelle lettere latine e greche fu istruito da F. Lucchino (di Trento), nelle scienze matematiche da N. Simo (professore di astronomia all'università di Bologna), nell'"arte di perspettiva et di architettura" dall'architetto G. Ranuzzi, nella musica - infine - da B. Spontoni. Con quest'ultimo (e con il fratello Alessandro) il B. fu per lunghi anni in rapporti d'intima amicizia, come testimoniano le dediche allo stesso B. del Primo libro di madrigali a quatro voci (Venezia 1558, G. Scotto) e del Libro terzo de madrigali a cinque voci (Venezia 1583, A. Gardano) di B. Spontoni; quest'ultima dedica gli fu rivolta da C. Spontoni (figlio del precedente), lo stesso che pochi anni dopo (1589) gli intitolerà un dialogo: Il Bottrigaro.
Nel maggio-giugno 1551 il B. fece parte del Consiglio degli anziani; alla fine di quello stesso anno sposò Lucrezia Usberti (morta nell'ottobre 1591). Per liti insorte a causa dell'eredità paterna della moglie, degenerate in vie di fatto con conseguenti azioni giudiziarie, egli preferì l'esilio alla riappacificazione e si ritirò quindi a Ferrara, dove risiedette dal 1576 al 1587: fu l'occasione per conoscere da vicino l'intensa e raffinata vita musicale della corte ferrarese (se ne vede il riflesso nel trattato Il Desiderio) e per stringere rapporti di conoscenza e amicizia con dotti e letterati, tra i quali F. Patrizi, Ericio Puteano, C. Odoni, M. e G. Zoppio, T. Tasso; quest'ultimo gli indirizzò tre sonetti ("Signor, né lode al tuo gran merto aggiunge"; "Signor, che nato sei fra nobili arti"; "Hercole, tu che puoi gli oltraggi e i torti"), mentre da parte sua il B. deve aver parteggiato per il poeta nella disputa attorno alla Gerusalemme se C. Spontoni gli indirizzò la dedica dell'autodifesa del Tasso da lui pubblicata: Delle differenze poetiche (Verona 1587, G. Discepolo).
Rientrato a Bologna - dopo che il 12 ott. 1586 egli era stato assolto dalla pena pecuniaria inflittagli a causa degli alterchi con i familiari -, il B. strinse amicizia con il musicista Annibale Meloni, decano dei musici della Signoria; per appagare gli interessi storici e teorici dell'amico e per ovviare alla sua scarsa dimestichezza con le lingue classiche, intraprese a scrivere la materia dei loro colloqui, mettendo a disposizione dell'amico gli scritti e le traduzioni in lingua italiana dei trattati classici di teoria musicale che egli aveva tradotto o andava traducendo. Uno dei frutti dell'attività speculativa del B. fu il citato Desiderio, pubblicato sotto lo pseudonimo di Alemanno Benelli (anagramma di Anniballe Meloni); il B. tollerò che l'amico si attribuisse la paternità dell'opera nell'intento di conseguire la nomina a maestro di cappella della chiesa di S. Petronio, ma dopo la sua repentina morte (metà aprile 1598) egli fece apparire il trattato sotto il proprio nome. Nel frattempo, ad appena tre giorni dalla morte del Meloni, G. M. Artusi (canonico regolare del monastero del SS. Salvatore) si fece consegnare dalla vedova "tutte le scritture ritrovate nella sua heredità manuscritte"; venuto così in possesso di opere che in realtà erano del B., senza troppi scrupoli se ne servì per le proprie opere, L'Artusi overo delle imperfezioni della moderna musica (Venezia 1600, G. Vincenti) e Seconda parte dell'Artusi (ibid. 1603), mentre tornava a divulgare il Desiderio (Milano 1601) sotto la paternità di Meloni. Il B. reagì con una lettera e con uno scritto, l'Antartusi (che non ci sono pervenuti), con la Lettera di Federico Verdicelli (1602) e l'Aletelogia di Leonardo Gallucio (1604), rimaste manoscritte, nelle quali - oltre a ribattere le affermazioni incontrollate dell'avversario - rivelava che L'Artusi era un plagio "della maggior parte verso la fine del primo Dialogo et di poco men che di tutto il secondo" del Trimerone. Egli non tralasciò di procurarsi una serie di attestati circa il suo buon diritto a disporre delle carte rimaste in mano al Meloni e carpite dall'Artusi; acquetatesi così le polemiche, poté attendere ancora ai suoi studi durante gli ultimi anni di vita. Morì il 30 sett. 1612 nella sua villa di S. Alberto di Piano (comune di S. Pietro in Casale) e fu sepolto il 3 ottobre nella tomba di famiglia in S. Francesco a Bologna.
L'opera del B. non è stata finora fatta oggetto d'indagine nella misura che meriterebbe, ove si eccettui il contributo del Sesini. La difficoltà principale è forse costituita dalla molteplicità degli aspetti della sua personalità, sicché uno studio sistematico e complessivo richiede una preparazione complessa, rara ad incontrarsi a livello specialistico.
Il B. fu essenzialmente un umanista: lo rivelano la sua cultura classica vasta e profonda, l'oggetto prevalente dei suoi studi e traduzioni, la struttura a dialogo di quasi tutti i suoi trattati. Il suo atteggiamento era chiaramente rivolto al passato, come rivelano i suoi scritti quasi esclusivamente dedicati alla musica greca classica e lo studio dei matematici e astronomi greci. Si ha quindi l'impressione di essere di fronte ad una figura disancorata dalla realtà culturale e musicale circostante; per certi aspetti egli precorre i modi dell'erudizione enciclopedica e matematizzante dell'età barocca. A ciò si deve aggiungere un temperamento puntiglioso (così nella scienza come nella vita) fino alla pedanteria, come ne sono indice - per esempio - le scrupolose annotazioni di data (comprendenti persino l'ora) dell'ultimazione della stesura e della copiatura di ogni suo scritto e di ogni parte di esso; di qui deriva anche la grande erudizione profusa nelle sue opere, ma certamente anche la prolissità dell'esposizione.
Considerando sommariamente i vari aspetti dell'attività del B. sono da ricordare: in campo letterario l'invenzione del verso "enneasillabo"; sue poesie redatte in questo metro furono pubblicate da C. Spontoni nel citato Bottrigaro (Verona 1589, G. Discepolo); altre sue poesie comparvero a stampa qua e là: Scelta di Rime di diversi moderni autori, Genova 1591, eredi di G. Bartoli; Rime di diversi celebri poeti dell'età nostra novamente raccolte, Bergamo 1587, C. Ventura & C.; un sonetto nelle Rime di Girolamo Parabosco. Alcune poesie manoscritte figurano in un codice di C. Odoni della Bibl. Estense di Modena (Quadrio, Indice..., p. 74). Scrisse anche una commedia, Il mercatante, e curò la pubblicazione del Libro quarto delle Rime di diversi eccellentissimi autori nella lingua volgare, Bologna 1551, A. Giacarelli. In campo scientifico vanno ricordate le numerose opere stampate e manoscritte, le prime: Trattato della descrizione della sfera in piano di Claudio Tolomeo alessandrino dal signor H. Bottrigaro tradotto in parlare italiano, Bologna 1572, A. Benacci; Tyberiadis D. Bartoli de Saxoferato tractatus de fluminibus... ab H. B. nunc demum restitutus, ibid. 1576; Dello specchio che accende il fuoco ad una data distanza,trattato di Oronzio Fineo... tradotto in lingua italiana, Venezia 1581, Franceschi (sta in fine alla traduzione di C. Bartoli dei trattati del Fineo); quelle manoscritte sono: Giornali osservationi delle mutationi aeree (susseguitesi in Bologna dal 1564 al 1577); Mathematicae operationes omnes quae in... Ptolomei... Almagesti... continentur... demonstrata (1560); Breve discorso intorno al vero numero degli anni e del giorno della Passione e Morte del vero Messia Iesù Christo (1595); Dell'oggetto dell'udito overo delle cose udibili,libro frammentato di Aristotele tradutto in lingua italiana... Et dello Spirito,libro di Aristotele volgarizzato (1606); Alcune parti oscure e difficili della Epistola di Eratostene al re Tolomeo scritta per aviso della sua inventione,fabrica et uso dello strumento Plinto... con ampie spositioni illustrate. Regola et essemplare operatione geometrica ad imitatione della mecanica con lo stromento Plinto overo Mesolabio di Eratostene... copiosamente descritta et arrichita (1609); Essaminatione del Discorso del S.re Aldo Manuccio intorno al rapporto di Censorino dello anno grande di Metone.
Di maggiore rilievo e interesse è la sua produzione in campo musicale. Anche se già all'età di undici anni attendeva a "cantare et sonare di lauto, di viuola, di arpicordo e di altri stromenti musicali da corde et anche da fiato", egli non pretese mai di essere un "musico pratico" (per usare l'espressione di allora); anche per la composizione sembra essersi limitato a possedere le conoscenze tecniche adeguate a padroneggiarla, ma non tanto da praticarla con assiduità; egli stesso ricorda, del resto, come sue composizioni, soltanto tre madrigali a cinque voci redatti intorno al 1556. Di uno di questi (Come il candido piè per l'erba fresca) egli accusa (nel Trimerone) Filippo de Monte di averlo plagiato (nel madrigale Amor,che sol i cor leggiadri invesca, edito nel suo Primo libro de' madrigali a tre voci, Venezia 1582, Gardano). Un saggio interessante della sua vis compositiva, al di là delle intenzioni dimostrative d'ordine teorico, è costituito dal madrigale a quattro voci Il cantar novo, figurante nel Melone (pp. 39-46). I suoi interessi erano essenzialmente speculativi e, secondo il costume del tempo, rivolti per la massima parte all'indagine della teoria musicale greca classica; in questo ambito egli accumulò una vastissima e profonda conoscenza, che trova riscontro solo nel contemporaneo G. Mei e che più tardi susciterà l'ammirazione di G. B. Doni e di padre Martini. Una minima parte della biblioteca da lui raccolta è pervenuta alla Biblioteca musicale G. B. Martini di Bologna, dove ancor oggi si conservano (oltre ai suoi manoscritti più avanti ricordati) alcuni trattati postillati di suo pugno (tra gli altri quelli del Vicentino e dello Zarlino).
Tra i suoi numerosi trattati meritano speciale menzione Il Desiderio overo de' concerti di varij strumenti musicali..., Venezia 1594, R. Amadino, ricco di notizie sugli strumenti del tempo e sulla prassi musicale ferrarese durante l'ultimo e splendido scorcio del sec. XVI; Il Melone,discorso armonico,et il Melone secondo,considerazioni musicali sopra un discorso di M. Gandolfo Sigonio..., Ferrara 1602, V. Baldini, in cui figura - tra l'altro - la prima trascrizione di un testo musicale greco (pp. 10 s.) e, manoscritti, la Mascara,overo della fabbrica de' teatri... (1596), ampia e dettagliata disamina sulla storia e struttura dei teatri e miniera sin qui inesplorata sulla scenografia e sul teatro rinascimentale, e, infine, il Trimerone de' fondamenti armonici,overo lo essercitio musicale dialoghi... (1599), la cui terza parte può a buon diritto ritenersi la prima trattazione di paleografia e storia della notazione musicale. Per l'elenco delle opere si v. il Fantuzzi (pp. 322-329) - anche se con riserva - e il Gaspari, Catalogo..., I, ad Indicem;le opere manoscritte si conservano a Bologna, Bibl. Universitaria, Ms. 326 (in tre buste, per il cui contenuto vedi G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle bibl. d'Italia, XVII, pp. 91-93) e Biblioteca musicale G. B. Martini (presso il conservatorio di musica), in quattro volumi che recano le segnature B 43-44-45-46.
Un ricordo speciale merita l'iniziativa editoriale del Bottrigari. Nel 1546 il conte palatino A. Bocchi, professore nello Studio bolognese, aveva impiantato, con larghi mezzi, nel suo palazzo di via Pinta, una privata stamperia che denominò "Tipografia bocchiana". Essa doveva costituire quasi un complemento dell'Accademia Hermatena, fondata da quell'umanista nello stesso anno 1546, e stampare (come fece) le opere dei nuovi accademici con criterio di eccellenza e di perfezione. La inconsueta iniziativa ebbe larga risonanza in Bologna ed il giovane B. fu probabilmente invogliato da essa a compiere qualche cosa di analogo, seppure con intenti ben più modesti e più adatti ad un giovanetto quindicenne qual egli era. La sua iniziativa trovò il padre, Giovanni Battista, ben favorevole a sovvenirlo; la "stampa" fu sistemata nel palazzo avito sito in Mercato di Mezzo - ove erano state le case degli Uccelletti -, che occupava un isolato compreso tra le odierne vie Rizzoli, Fossalta e Caduti di Cefalonia. Nella dedica al padre, premessa al suo primo prodotto, il B. dichiara di aver deliberato "di darsi a stampar delle composizioni et vulgari et latine secondo che già gli venisse più comodo" e più innanzi: "...et a questo mi mossi non per trarne guadagno ...alcuno, ma solamente perché sperai ciò dover essere a me et agli amici miei di giovamento e di diletto cagione". In altra dedica di una seconda sua edizione si legge: "...avendomi fatto fare una stampa in casa, piacemi di consumare per mio spasso e ricreatione intorno a quella tutto quel tempo ch'io mi eleggerò di voler consumare per mio spasso e ricreatione". Sono così definiti da lui stesso i limiti e gli intenti del suo svago. Questo tuttavia non ebbe che breve durata; probabilmente i severi studi che il giovane proseguiva con precoce tenacità gli dovettero lasciare poco tempo da destinare a quello "spasso e ricreatione", come scriveva all'amico Nicolò Liccia, nobile di Lucca. Dalla privata tipografia del B. uscirono nove edizioni (o, quanto meno, tante se ne sono rinvenute): sette sono in 8º e due in 4º; sono tutti libretti di piccola mole, ma piacevoli e graziosi, che G. Manzoni (il quale ne conobbe solo cinque) qualificò - con entusiasmo invero eccessivo - come "i più cari ed amabili volumetti del mondo". Tutte queste edizioni sono prive di nome di tipografo, ma hanno sui frontespizi una elegante marca tipografica: un amorino cui si spezza l'arco troppo teso nell'atto di scoccare un dardo. I caratteri sono di rara eleganza ed appositamente disegnati da un intagliatore di punzoni assai abile; essi non si ritrovano in nessun'altra edizione. Oggi questi libretti sono di grandissima rarità e ciò lascia supporre che siano stati pubblicati a pochi esemplari, quasi certamente per dono. Questo spiegherebbe - almeno in parte - perché la tipografia del B. sia stata pochissimo nota e presto del tutto dimenticata. I biografi del B., come il Ghilini (1647), il Fantuzzi (1782), il Mazzuchelli (1762), il Bottrigari (1842) non ne danno notizia alcuna. F. Zambrini, ripubblicando tre edizioni del B. nel 1867, le attribuì al noto tipografo di Bologna, Bonardo. G. Manzoni fu "lo scopritore" di questa dimenticata stamperia privata che il Fumagalli (con evidente svista) dice "aperta nel 1507 ... sulla quale dà notizie Giacomo Manzoni".
Il primo prodotto (che il Manzoni non conobbe) fu la Tragedia senza titolo (rappresentata nel 1542) di messer Giuseppe Baroncini di Lucca, in Bologna 1546. La dedica a G. B. Bottrigari è datata 20 giugno 1546; nell'ultima carta del volumetto si legge: "In Bologna. Del piacer mio. MDXLVI". Sono 32 cc. in 8º. Nell'anno successivo (dedica del 25 maggio 1547), per consiglio di più preparati amici, l'operetta fu ristampata col titolo: Tragedia di G.B. da Lucca. Ristampata et con studio rivista et corretta;il Busdrago la ricopiò in Lucca nel 1552. In quello stesso 1547 il B. licenziò la Commedia (La fante)anch'essa senza titolo, del medesimo Baroncini, che non sembra sia stata mai ripubblicata. Seguirono altre edizioni: Novella di M. Giovanni Guidiccioni Vescovo di Fossombruno, in Bologna, L'anno M.D.XLVII (in 8º, cc. 12 nn.); Novella di M. Francesco Maria Molza novellamente stampata et posta in luce, in Bologna M.D.XLVII (in 8º, cc. 18 nn.), che si trova - mutilata e adulterata - ristampata tra le Cento Novelle scelte dal Sansovino (edizioni del 1662 e 1663); seguì la Novella di Giacomo Salvi bolognese, in Bologna M.D.XLVII (in 8º, cc. 10 nn.). Queste tre novelle furono riprodotte dallo Zambrini nella Scelta di curiosità letterarie inedite o rare dei primi tre secoli della lingua, Bologna 1867. Con data 1547 (ma in realtà 27 nov. 1546) il B. stampò il Pronosticon magnifici Domini Lodovici Vitali Bononiensis ...super dispositionibus anni MDXLVII (in 4º, cc. 6 nn.) cui seguì la traduzione in italiano: Pronostico dello eccellentissimo Dottore et Magnifico Cavagliere Messer Lodovico Vitale ...sopra l'anno M.D.XLVII (in 4º, cc. 4 nn., con una figura sul frontespizio). Apparentemente ultimo prodotto del B. fu L'Aridosio. Commedia del Sig. Lorenzino de Medici novellamente posta in luce. In Bologna,M.D.XLVIII (in 8º, cc. 51 + 1 c.b.). Ne restano due soli esemplari (ignoti al Sorbelli) nella Biblioteca Nazionale di Firenze ed in quella del British Museum di Londra. Allo stato attuale delle ricerche bibliografiche, null'altro appare sia stato stampato dal Bottrigari.
A. Cioni
Fonti eBibl.: Bologna, Arch. battesimale della cattedrale, Libro dei battezzati 1529-1532, c. 106v; Bologna, Bibl. musicale G. B. Martini, ms. autografo B 44: E. Bottrigari, Vera narratione delle cerimonie fatte dallo illustriss. et reverendiss. S.re Card. G. Contarino legato di Bologna nel creare caval.e della sacrata corte et militia lateranense H. B. lo anno 1542; pp. 1-16; Ibid., ms. H 60: G. B. Martini, Miscellanea manoscritta. tomo A, Scrittori di musica: Notizie spettanti. al cav. H. B., cc. 146-163v; C. Spontoni, Il Bottrigaro overo del nuovo verso enneasillabo, Verona 1589; F. S. Quadrio, Della storia,e della ragione d'ogni poesia, II, Milano 1741, pp. 356, 369; Indice univ. della storia,e ragione d'ogni poesia, ibid. 1752, p. 74; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1909 s.; G. Fantuzzi, Not. degli scrittori bolognesi, II, Bologna 1782, pp. 320-329 (vaglia criticamente tutta la precedente bibliografia); O. Mazzoni Toselli, T. Tasso scolaro in Bologna e cenni su la vita del cav. E. B., in Alman. statistico bolognese per l'anno 1838, pp. 73 ss.; E. Bottrigari, Not. biograf. intorno agli studi ed alla vita del cav. E. B., Bologna 1842; G. Gaspari, Dei musicisti bolognesial sec. XVI e delle loro opere a stampa..., in Attie mem. della R. Deputaz. di storia patria per leprov. della Romagna, s. 2, II (1876), pp. 3-55; C. Malagola, Della vita e delle opere di A. Urceo, Bologna 1878, pp. 119-124; G. Gaspari, Catal.della Bibl. del Liceo mus. di Bologna, I, Bologna 1890, passim;U. Sesini, Studi sull'umanesimomusicale, I, E. B., in Convivium, XIII (1941), pp. 1-25 (vi è trascritto il madrigale Il cantar novo);Id., Musica del Rinascimento e Rinascimento musicale,ibid., XIV (1942), pp. 1-16; D. P. Walker, E. B., in Die Musik in Geschichte undGegenwart, II, Kassel und Basel 1952, coll. 154-159; R. Giazotto, "Il Patricio" di H. B. dimostrato da un anonimo cinquecentista, in Collectanea Historiae Musicae, I, Florentiae 1953, pp. 97-112. Per la parte tipografica vedi G. Ghilini, Teatro d'huomini letterati, II, Venezia 1647, p. 171; G. Manzoni, Della sconosciuta tipografia bolognese aperta da E. B., in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le prov. della Romagna, s. 3, I (1883), pp. 121-139; L. Frati, Opere della bibl. bolognese che si conservano nella Bibl. univ. di Bologna, II, Bologna 1899, p. 958; F. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Firenze 1905, p. 42; I. Sanesi, Commedie del Cinquecento, II, Bari 1912, p. 448; A. Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, Bologna 1927, pp. 103-105, 124; Id., Le marche tipografiche bolognesi nel sec. XVI, Milano s.d., p. 36; Id., Un grande musicista e scienziato del sec. XVI tipografo, in Gutenberg Jahrbuch, XIII (1937), pp. 168-173; F. Ascarelli, La tipografia cinquecentina italiana, Firenze 1953, p. 45; Short-title catalogue of books printed in Italy...,from 1465 to 1600now in the British Museum, London 1958, p. 795.
O. Mischiati-A. Cioni