SHANG, Epoca
Si indica con il nome di Shang (o Shang-Yin) il periodo in cui si affermò su una parte dell'attuale territorio cinese una civiltà del Bronzo a carattere urbano (v. cinese, arte).
Si data generalmente tra il XVI e l'XI sec. a. C. Testimonianze archeologiche del periodo provennero inizialmente dagli scavi compiuti tra il 1928 ed il 1937 nella località di Hsiao-t'un, nei pressi di Anyang, nell'Honan settentrionale. Le ricerche posero in luce i resti di un'antica città che si identificò come l'ultima capitale del regno della dinastia Shang-Yin. Secondo la tradizione storiografica, la località era stata sede della capitale per un periodo calcolato in 273 anni e 12 sovrani si erano ivi succeduti sul trono. La cronologia antica assegnava diverse date al periodo: il 1401-1123, il 1315-1051, il 1300-1028. La cronologia stabilita recentemente da Tung Tso-pin data il periodo a circa il 1384-1111 a. C.: nel 1384 la città sarebbe stata fondata dal sovrano P'angkêng; il 1111 avrebbe coinciso con l'invasione e la distruzione della città da parte dei Chou (v. più avanti).
Gli scavi che furono compiuti inizialmente nei pressi di Anyang permisero di determinare almeno in parte l'estensione dell'antico centro urbano e di scoprire le fondamenta in terra battuta di alcuni grandi edifici ed una serie di strutture a fossa adibite ad abitazioni e a pozzi per scorte. Le tombe monumentali della vicina necropoli restituirono ricchi corredi: oggetti di ceramica, di pietra e di bronzo, che testimoniavano con evidenza l'alto livello raggiunto dalla civiltà Shang. Tra i reperti occupavano un posto di rilievo i frammenti d'osso e le scaglie dei gusci di tartaruga che erano state usate a scopo divinatorio. Le vicinanze di Anyang erano state da tempo identificate come uno dei luoghi di provenienza delle cosiddette "ossa di drago". Molte di queste consistevano in scapole di animali (per lo più bovini) ed in scaglie di tartaruga. Si presentavano parzialmente combuste e con una serie di screpolature su un lato, che erano state prodotte intenzionalmente perforando a fuoco la superficie dell'osso. Alcuni esemplari recavano segni incisi, o più raramente dipinti in nero, che furono riconosciuti come gli ideogrammi dell'antica scrittura cinese. L'interesse epigrafico dei reperti era già stato rilevato nel 1899 da Fan Wei-ch'ing. Gli studî di decifrazione avevano raggiunto uno stadio abbastanza avanzato ancor prima che si intraprendessero gli scavi archeologici nella zona di Anyang. Questi valsero, per altro, ad arricchire le raccolte di nuovi esemplari forniti di intere iscrizioni e a fugare lo scetticismo di coloro che avevano dubitato sino ad allora dell'autenticità del materiale in esame.
Sulla scorta dei nuovi risultati archeologici ed epigrafici fu possibile un'ampia ricostruzione del periodo S., di cui erano noti fino a quel momento i dati della tradizione. La città fu identificata come l'ultima capitale del regno S. ed il centro di una fiorente civiltà del bronzo che già faceva uso della scrittura. L'economia consisteva in un'agricoltura di tipo misto e si allevavano alcune specie di bestiame e di animali domestici. Sviluppatissima era l'industria del bronzo e della ceramica ed era già conosciuta e lavorata anche la seta. L'armamentario bellico era molto perfezionato e comprendeva l'impiego di carri tirati da cavalli. L'organizzazione statale aveva al suo apice un re, le cui funzioni si presumevano eminentemente sacrali. La religione era rivolta all'adorazione di divinità ed al culto ancestrale.
Gli studî che erano stati compiuti e che avevano dato parziale conferma delle tradizioni storiografiche, si riferivano ad un periodo molto recente dell'epoca S. e precisamente agli ultimi secoli anteriori all'invasione dei Chou. Secondo la storiografia tradizionale, la dinastia Shang aveva assunto il potere ad opera del re T'ien-yi (Ch'êngt'ang) nel 1766, o secondo altre fonti nel 1558 o 1523 a. C. Diciotto re avrebbero preceduto sul trono degli Shang P'ang-kêng, che aveva stabilito la capitale del regno nella città che egli stesso aveva fondato nei pressi dell'odierna Anyang. Prestando fede ai dati della tradizione, si sarebbero dunque dovute ricercare altrove le tracce delle fasi più antiche della civiltà Shang. E a questo induceva dal punto di vista archeologico, anche il problema delle origini della civiltà del Bronzo in Cina, che a Hsiao t'un si profilava già in una fase di grande sviluppo senza apparire preannunciata da alcun periodo di formazione anteriore. Sul momento, l'ipotesi dell'esistenza di uno stadio Shang più antico non pareva attendibile. Gli scavi che erano stati condotti fino ad allora, avevano dimostrato che i materiali di epoca S. risultavano sempre sovrapposti ai resti di un tardo periodo neolitico (di tipo Yang-shao e Lungshan), sicché sembrava plausibile concludere che la civiltà Shang fosse seguita alle tarde culture neolitiche locali dopo un intervallo più o meno lungo di tempo, forse in seguito alla introduzione nel paese di nuovi elementi di cultura ed altre tecniche industriali, tra cui la metallurgia del bronzo. L'ipotesi sembrava suffragata anche dai riscontri di taluni aspetti comuni con le culture coeve di altre regioni dell'Asia.
Con la ripresa degli scavi archeologici in Cina dopo il 1949, nuovi reperti misero finalmente gli studiosi sulle tracce di alcune fasi più antiche della civiltà Shang. Un ritrovamento fortuito, compiuto a Chêng chou nel 1950, portò alla scoperta della località che doveva essere successivamente identificata come la capitale del regno Shang prima che P'ang-kêng intraprendesse la fondazione della città nei pressi di Anyang. L'anteriorità dei nuovi reperti rispetto a quelli di Hsiao t'un fu confermata, tra l'altro, dall'esame del minore sviluppo tecnico e stilistico della locale produzione in bronzo e in ceramica.
Con il moltiplicarsi dei ritrovamenti, non solo nello Honan, ma anche nelle altre province del paese, si è potuto esaminare in un più vasto contesto l'estensione geografica della civiltà Shang e stabilirne le principali sequenze stratigrafiche. In questo senso sono risultati particolarmente preziosi i ritrovamenti compiuti nello Honan, in Hui hsien (località di Liu li ko) e a Chêng chou (località di Ming kung lu, Jên min kung yüan, Paichia chuang ed Êrh li kang). Le sequenze stratigrafiche quivi stabilite hanno consentito di ricostruire gli sviluppi della cultura Shang nelle fasi anteriori a quelle di Hsiao t'un. In particolare, è sembrato che le rovine dell'antico centro urbano di Chêng chou si potessero identificare con quelle della città di Ao che, secondo la tradizione storiografica, era stata fondata dal decimo sovrano della dinastia Shang, Chung-ting. L'antica città, di pianta approssimativamente rettangolare, misurava una superficie di circa 4 km2; ma nell'ultimo periodo, per il grande sviluppo da essa avuto, l'abitato si era dovuto progressivamente estendere oltre le mura. Il muro di cinta, che doveva essere largo alla base circa 20 m era stato costruito in terra battuta. I resti architettonici della città comprendevano le abitazioni a fossa con i piani di calpestio talora calcinati; i pozzi per le scorte e l'immagazzinamento dei viveri; le fondamenta in terra battuta di un edificio rettangolare relativamente grande, che occupava una superficie di oltre 200 m2. Nell'area urbana e nelle sue immediate adiacenze erano dislocate le officine e le botteghe artigianali. Il manto stradale aveva una pavimentazione in terra battuta. Disseminate all'esterno e all'interno dell'abitato erano le tombe. Queste erano formate prevalentemente da sepolture a fossa; ma non mancavano anche alcune urne cinerarie. Il corredo funebre, che era generalmente molto ricco, consisteva in oggetti di pietra, di ceramica e di bronzo. Testimoniato con molta frequenza era anche il sacrificio umano e animale (v. vol. v, fig. 288).
La successione stratigrafica che si è riscontrata recentemente a Chêng chou, ha permesso di ricostruire alcune fasi dell'evoluzione Shang che precedono con sicurezza quella attestata a Hsiao t'un. Nel complesso si dovrebbero distinguere nell'ambito del periodo almeno tre fasi, l'ultima delle quali sarebbe successiva al 1384 a. C. e rappresentata in particolare dai ritrovamenti di Hsiao t'un. La prima fase, che segue ad un ultimo stadio neolitico, mostra che le fondazioni della città di Chêng chou, come quelle che sorgono nei pressi di Anyang, si sovrappongono ai resti delle culture neolitiche di tipo Yang shao, Lungshan e Hsiao t'un. A differenza però di quanto avviene ad Anyang, si ha qui la prova di uno sviluppo graduale della civiltà Shang da uno dei suoi momenti più antichi; e poiché i reperti documentano la presenza di una generale similarità di aspetti tra i primi livelli Shang e le tarde culture neolitiche preesistenti, la riscontrata successione stratigrafica deve essere interpretata non tanto come una sovrapposizione della cultura Shang sui livelli neolitici, quanto come una continuità nel tempo dei due orizzonti culturali. In questo modo si salderebbe quella frattura che fu osservata in Cina per molto tempo tra la fine del periodo neolitico e gli inizî dell'Età del Bronzo.
Esiste attualmente una tendenza da parte di alcuni studiosi a desumere da questo una dipendenza generale della civiltà Shang dalle preesistenti culture neolitiche cinesi e a formulare la tesi che lo sviluppo di questa civiltà non sia che il risultato della evoluzione locale delle tarde culture neolitiche del paese. Tale interpretazione, che muove in senso chiaramente autonomistico, sembrerebbe giustificata sia dalla successione stratigrafica dei livelli neolitici e Shang che dai numerosi riscontri di tradizioni neolitiche presenti nell'assetto culturale dell'Età del Bronzo. Molti elementi sarebbero infatti comuni ad entrambi gli orizzonti culturali: l'economia, certi tipi di abitazione e di insediamenti, alcuni prodotti dell'industria litica e ceramica, la pratica della scapulimanzia, nonché le consuetudini funerarie di seppellimento e di incinerazione. Ma l'acquisizione dell'ascendenza neolitica di taluni elementi culturali dell'Età del Bronzo non può costituire la prova della derivazione della nuova civiltà dalle culture neolitiche locali, perché si dovrebbe in tal caso dimostrare lo sviluppo indipendente di tutti gli elementi che compongono la nuova civiltà e non soltanto di alcuni tra cui neppure figura quello fondamentale dell'acquisizione locale della metallurgia del bronzo. In effetti, vi è chi non dubita che il metallo possa essere stato scoperto in territorio cinese dalle genti Shang; ma a tutt'oggi l'opinione più attendibile è che esso sia stato introdotto, anche se per via indiretta, e cioè con la mediazione di culture geograficamente interposte, dalle regioni dell'Asia occidentale, ove del resto si tende a localizzare l'unico centro d'origine della metallurgia (v.) nel mondo asiatico. Il passaggio senza stadî intermedî, che si è sempre riscontrato in Cina tra l'età neolitica e quella del Bronzo, depone più per un'influenza esterna che non per una scoperta locale dei metodi di estrazione e di lavorazione dei minerali metallici. È vero che a differenza di alcuni anni or sono, oggi non si può più asserire che il bronzo appaia in Cina sin dall'inizio con una tecnica di fusione e di lavorazione particolarmente progredita: con i recenti scavi sono venuti in luce in varie località oggetti di bronzo lavorati in fogge e con tecniche molto più rozze di quelle impiegate negli esemplari che erano stati trovati antecedentemente. I nuovi reperti, che sicuramente risalgono ad una fase più arcaica del periodo Shang, hanno dimostrato che anche in Cina la metallurgia del bronzo, prima di pervenire all'alto livello tecnico testimoniato ad Anyang, dovette attraversare una fase di sviluppo più o meno lunga, calcolabile in termini di alcune centinaia d'anni. Ma le nuove acquisizioni non hanno affatto dimostrato la presenza di una fase eneolitica o cuprolitica intermedia, durante la quale si sia avuta la scoperta dei metodi di estrazione e di lavorazione dei minerali metallici sia allo stato puro che in lega. Inoltre la civiltà del Bronzo si affermò in Cina con un ritardo rispetto alle regioni occidentali dell'Asia, che corrisponde approssimativamente a quello delle aree relativamente più periferiche del continente euroasiatico, e cioè dell'Europa continentale e dell'Asia centrale e settentrionale. Lo sviluppo della civiltà Shang coincise anzi, in termini cronologici, con quello dell'Età del Bronzo di queste regioni, e specie di quelle dell'Eurasia settentrionale, che hanno rivelato a loro volta intimi legami con le civiltà del Bronzo del Vicino e del Medio Oriente.
Già da molti anni gli studiosi cercano di stabilire sincronismi e raffronti tra la civiltà Shang e le culture dell'Età del Bronzo delle regioni circostanti dell'Asia. I risultati cui sono giunti autorizzano a concludere che in epoca protostorica la Cina non elaborasse la propria civiltà in un mondo chiuso, ma fosse largamente sensibile agli sviluppi culturali di gran parte dell'Asia.
Analoghi problemi gravano sulla fine degli Shang e l'ascesa dei Chou. Anche in questo caso si assiste all'infiltrazione di nuovi gruppi, che, pur non alterando profondamente la situazione etnica del paese, gli imprimono una nuova fisionomia culturale e politica.
Secondo la cronologia di Tung Tso-pin, i Chou espugnarono la capitale Shang nel 1111 a. C. Abbattuta la dinastia regnante, si sostituirono ad essa nel controllo politico di quella parte del territorio cinese e vi introdussero una rigida organizzazione feudale.
Pare che i Chou avessero sede originariamente ai confini nord-occidentali del regno Shang, ove costituivano un'entita politica con il centro nella valle del Wei. Il territorio che occupavano, situato ai confini dell'Asia centrale, era una zona di frontiera sulla quale premevano costantemente le popolazioni nomadi delle steppe. La loro contiguità doveva mantenere i Chou in uno stato di costante belligeranza, che favorì quell'organizzazione militare in virtù della quale conquistarono successivamente il potere ai danni degli Shang.
L'epoca Chou si ripartisce solitamente in due periodi: i Chou occidentali (circa 1111-771 a. C.) e i Chou orientali (771-256 a. C.). Il primo periodo rientra ancora culturalmente nell'Età del Bronzo; il secondo avvia ad una evoluta Civiltà del Ferro. Il primo periodo, che costituisce una fase di transizione all'ultima Età del Bronzo, documenta attraverso i materiali archeologici un aspetto culturale che, se da alcuni lati continua gli svolgimenti dell'epoca S., da altri accentua il profilarsi di più pronunciate influenze dell'Asia centrale. Tipologia e stili ornamentali, in particolare della produzione metallotecnica, rivelano frequenti rapporti con i materiali delle culture nomadi e semi-nomadi delle regioni centro-asiatiche e del Vicino e Medio Oriente.
Una serie di contatti presiede alla diffusione di forme artistiche che hanno origini lontane e si innestano nel filo della tradizione cinese, come accade, ad esempio, per il fiorire dell'arte animalistica. Gli stessi costumi funerarî, che sotto certi aspetti rappresentano una continuazione delle pratiche Shang, documentano il sopraggiungere di influenze esterne, che appaiono inconfondibili nella crescente diffusione delle strutture megalitiche e delle tombe a tumulo. Influenze con le regioni circostanti del mondo asiatico (v. altai; pazyryk) emergono anche dallo studio dei corredi funerarî, nei quali, come hanno mostrato in modo cospicuo i recenti scavi archeologici condotti nella località di Shang Tsun L'ing (prov. del Honan) occupano un posto di rilievo le armi e i carri da combattimento, talora deposti all'interno delle tombe con i cavalli aggiogati.
Bibl.: C. W. Bishop, The Chronology of Ancient China, in Journal of the American Oriental Society, LII, 1932; I. G. Andersson, Children of the Yellow Earth, Londra 1934; O. Janse, L'Empire des Steppes et les Relations entre l'Europe et l'Estrême-Orient dans l'antiquité, in Revue des Arts Asiatiques, IX, 1935; H. G. Creel, The Birth of China, Londra 1936; id., Studies in Early Chinese Culture, Baltimora 1937; B. Karlgren, Some Weapons and Tools of the yin Dynasty, in Bulletin of the Museum of Far Eastern Antiquities, XVII, 1945; M. Loehr, Weapons and Tools from Anyang and Siberian Analogies, in Amer. Journ. Arch., LIIII, 1949; H. Maspero, Contribution à l'étude de la société chinoise à la fin des Chang et au début des Tcheou, in Bulletin de l'École Française d'Extrême-Orient, XLVI, 2, 1954; M. Loehr, Chinese bronze Age Weapons. The Werner Jannings Collection in the Chinese National Palace Museum, Peking, Ann Arbor 1956; Li Chi, The Beginnings of Chinese Civilization, Seattle 1957; Chêng Tê-k'un, The Origin and Development of Shang Culture, in Asia Major, n. s. VI, i, 1957; id., Archaeology in China, II, Shang China, Cambridge 1960; Tung Tso-pin, Chung-kuo Nien-li Tsung-p'u (Chronological Tables of Chinese History), Hong Kong 1960; W. A. Faiservis, Jr., Le Origini della civiltà nell'Estremo Oriente, Firenze 1961; W. Watson, China before the Han Dynasty, Londra 1961; M. Bussagli, Culture Protostoriche e Arte delle Steppe, in Le Civiltà dell'Oriente, IV, Arte, Roma 1962; Chêng Tê-K'um, Archaeology in China, III, Chou China, Cambridge 1963; Kwang-chili Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven-Londra 1963; Hsia Nai, Recent Archaeological World in China, in Archaeology, XVI, 1963, p. 179 ss.