DUSE, Enzo
Nacque a Villadose (Rovigo) il 2 dic. 1901 da Gaetano e da Pasqua Rosa Brasolin, in una modesta e numerosa famiglia lontanamente imparentata con quella di Eleonora.
Entrato giovanissimo, fin dal 1919, nella redazione dell'antica Gazzetta di Venezia, diretta allora da A. Fradeletto, diresse per il breve tempo della sua durata il quindicinale sportivo La Vela. Passò dal 1922 nella redazione de IlGazzettino, di cui fu critico teatrale e poi cinematografico e inviato speciale, in particolare - a cominciare dal 1929 - al seguito del giro ciclistico d'Italia. Uomo vitalissimo, signorile ed elegante, spesso finemente polemico, fu naturalmente contrario alle violenze squadristiche, ed aderi nel 1924 alla Lega italica, promossa da Seni Benelli come formazione liberale moderata e soppressa sul nascere dalle autorità fasciste.
Con il consolidamento del nuovo regime la stampa quotidiana non poteva corrispondere al bisogno del D. di comunicare con un vasto pubblico. Esordi allora nel teatro con un atto unico, Quelle oneste signore (Milano 1926), presentato con modesto ma incoraggiante successo a Milano dalla compagnia Arcimboldi (25 marzo 1926). Pochi mesi dopo ebbe pieno successo Ladri, presentata sempre a Milano dalla compagnia Mari (11 marzo 1927), e da allora il D. si dimostrò autore molto fecondo, specie di atti unici in lingua e in dialetto, talvolta anche in collaborazione con il fratello minore Carlo. Con sicurezza espressiva alternò temi e atteggiamenti, producendo commedie realistiche, altre ricche di moralismo caricaturale, vicende fiabesche e mondane con vicende drammatiche e più raramente tragiche.
Dopo La veste di raso (Venezia, compagnia Stival, agosto 1929), Favola senza morale (Lugano, compagnia Donadio-Sperani-Maltagliati, febbraio 1931), Ildono della notte (in collab. con Carlo Duse; Pesaro, compagnia Sperani, novembre 1932), Introduzione alla vita eroica (Roma, teatro delle Arti, compagnia Bragaglia, 22 genn. 1938), Maddalena occhi di menta (Tripoli, compagnia Palmer-Stival, 1939) e Nemici dell'amore (Roma, compagnia Bragaglia, dicembre 1939), rappresentate con crescenti manifestazioni di consenso che lo incoraggiarono a continuare l'attività di autore teatrale, il D. incominciò la collaborazione con i Micheluzzi, cui forni testi dialettali per la loro compagnia del teatro veneto.
Ma il clima culturale si era fatto particolarmente pesante e, dopo l'esordio in dialetto con Virgola, data a Venezia nell'aprile 1943, egli fu direttamente coinvolto nelle vicende politiche di quegli anni. Liberale per educazione e per convinzioni, dopo il 25 luglio venne designato a far parte del comitato di redazione de IlGazzettino, chiamato a reggere il giornale insieme con Diego Valeri, in sostituzione del direttore Nino Cantalamessa compromesso con il regime fascista. Questo coinvolgimento bastò, dopo l'8 settembre, a compromettere il pur prudente D. agli occhi degli occupanti tedeschi e degli organi di governo della Repubblica sociale italiana. Alla fine del 1944 venne processato e condannato a dieci anni di reclusione, ma, sfuggito all'arresto, egli si rifugiò in Friuli presso una famiglia amica. Qui svolse qualche attività propagandistica presso il Comitato di liberazione nazionale (CLN) di Udine, e alla fine della guerra fece sollecito ritorno a Venezia.
All'indomani della Liberazione fu nominato responsabile del Veneto liberale e insieme con altri - designati dai sei partiti democratici - fece parte della redazione de IlGiornale delle Venezie, quotidiano del CLN veneto. Ma, chiusa ben presto tale esperienza quando sorsero i primi contrasti fra i partiti del CLN, nel 1946 il D. si trasferi a Padova, chiamato a dirigere la Gazzetta veneta. Ne resse le sorti, con alterni risultati, fino al 1950, continuando a frequentare i teatri veneziani e a redigere succose note di cronaca e di critica per IlGazzettino.
Nel dopoguerra aveva ripreso con lena l'attività di autore teatrale, sia per il teatro veneto, cui forni i testi di Temporale d'inverno (poidivenuta Quel si famoso, rappresentata dai Micheluzzi a Venezia nel settembre 1945), Bona fortuna, Pino (Rovigo, dicembre 1947), Carte in tavola (Milano, marzo 1951), Queste nostre metà (divenuta poi Corpo a corpo coniugal, Milano, dicembre 1951), Nudo alla meta (Rimini, settembre 1952), Mato per le done (Venezia, febbraio 1954). Alla compagnia Cavalieri offri la riduzione dialettale dell'Avaro di Molière (Venezia, febbraio 1948). Maggiore risonanza ebbero nel 1945 Fou-Fou (Venezia, compagnia Benassi-Carli) e Cavalcata (ibid.), quindi Ilsei gennaio (Venezia, compagnia Pavlova, gennaio 1947), Le zitelle di via Hydar (Venezia, compagnia Besozzi, dicembre 1949) e, in anni successivi, Poker d'amore (Milano, compagnia Gioi-Ninchi, febbraio 1955), Cocktail al circo, Ca' de Bo e Una famiglia in prosa, commedie presentate a Venezia negli anni Cinquanta. Lasciò un ultimo lavoro, non rappresentato, Inormali, questi travestiti, paradossale satira di costume.
Molti dei testi ricordati vennero pubblicati per la prima volta su Dramma, altri su Sipario e su Teatro. Infine egli stesso decise di pubblicare in una raccolta organica la propria produzione, curando i primi due volumi del Teatro di E. Duse (Venezia 1955-56), pubblicazione rimasta interrotta dopo la sua morte. Segno del costante interesse del D. per il teatro veneto è poi la sua raccolta di Lettere inedite di G. Gallina a R. Selvatico, edite a cura del Comune di Venezia nel 1952.
Già malato da qualche tempo, il D. mori improvvisamente nel pomeriggio del 7 luglio 1963 al Lido di Venezia.
Fonti e Bibl.: Necrol., in Corriere della sera, 8 luglio 1963, e IlGazzettino, 9 luglio 1963, Cfr. inoltre E. F. Palmieri, Teatro ital. del nostro tempo, Bologna 1939, pp. 1995.; Id., Ilteatro veneto, Milano 1948, pp. 218 ss.; G. Damerini, E. D., in Teatro del giorno, I (1950), pp. 405.412; A. Camerino, Lettura d'una tragedia, in IlGazzettino, 1° giugno 1951; G. Geron, Teatro veneto di E. D. ibid., 30 genn. 1956; Chi è? Diz. biogr. degli Italiani d'oggi, 1961, p. 256; W. Ravazzolo, Lo sport, in Ottant'anni di Gazzettino, Venezia 1966, pp. 107 s.; G. Toffanin iunior, Cent'anni in una città (schedario padovano), Cittadella 1973, pp. 14, 231; S. Cella, Profilo stor. del giornalismo nelle Venezie, Padova 1974, pp. 114, 125.
S. Cella