FARDELLA, Enrico
Nato a Trapani l'11 marzo 1821 nella famiglia marchionale dei Torrearsa, da Antonino e da Teresa Omodei dei baroni di Reda, seguì studi irregolari e predilesse l'arte militare e la vita avventurosa. Lettore entusiasta delle opere dell'Alfieri, del Foscolo e del Guerrazzi, lesse ed apprezzò anche gli scritti politici del Mazzini.
Il 12 genn. 1848 a Palermo, dopo avere aderito al movimento insurrezionale, combatteva contro le truppe borboniche alla Fieravecchia, e il 23 seguente entrava a far parte del Comitato generale quale componente del comitato di Guerra e Marina mentre il fratello maggiore, il marchese Vincenzo, entrava a far parte del Comitato generale e del comitato di Finanza, di cui fu eletto presidente. Da Palermo iniziò una marcia su Trapani, dove entrava il 30 gennaio. I rivoltosi locali, tra cui gli zii Omodei e Staiti, il cognato M. Mocharta e numerosi amici, al suo arrivo riconquistarono l'iniziativa e debellarono il presidio regio rinchiuso nel castello. Il F. si accollò il non facile compito di organizzare un comitato cittadino provvisorio e di reclutare volontari.
La provincia trapanese, dopo i violenti fatti di Vita e Mazara del Vallo, era in preda a pericolose tensioni so iali A capo di una spedizione, il F. seppe riportare la calma senza uso delle armi ma solo con l'indiscusso prestigio personale e familiare.Nominato nel marzo del '48 colonnello di cavalleria, seppe imporre una ferrea disciplina militare al suo battaglione. Ottenuta la fiducia dei componenti del comitato palermitano, con la sua truppa fu inviato a Messina, dove partecipò all'assalto del forte Real Basso. Con I. Ribotti e G. Longo fu incaricato di trattare le clausole dell'armistizio con la delegazione napoletana. Dopo una lunga fase di indecisione, i moderati siciliani votarono il 22 maggio 1848 nel nuovo Parlamento isolano (Vincenzo era presidente della Camera dei comuni, e fu successivamente primo ministro) a favore di una spedizione in Calabria a sostegno della rivoluzione che si diceva scoppiata in quella regione. Il F. fece parte dell'impresa, che si concluse tra il 26 ed il 28 giugno con una disfatta. Catturato con altri compagni l'11 luglio '48 nelle acque di Corfù su uno dei due legni dove il 7 precedente si erano imbarcati i siciliani superstiti per sfuggire ai Borbonici, fu chiuso nel carcere napoletano di Castel Sant'Elmo. Il 10 dic. 1849 il F. ricevette la grazia da Ferdinando II, a condizione che lasciasse definitivamente il Regno pena la morte. Il 16 successivo lasciò il carcere e, imbarcatosi alla volta di Genova, vi giunse il giorno di Natale.
Negli anni seguenti visse tra Genova, Nizza e Torino, non perdendo mai la speranza di promuovere qualche rivolgimento in Sicilia. Dichiarata da Francia e Regno Unito guerra alla Russia il 27 marzo 1854, convinto avversario della politica russa il F. volle partire nel '55 per il fronte d'Oriente. Giunto a Costantinopoli, grazie ai buoni uffici di lord G. Elliot Murray-Kynymond, conte di Mindo, fu ammesso nello stato maggiore col grado di colonnello e gli fu affidato un reggimento della cavalleria ottomana. Nell'ottobre partì da Costantinopoli per la Crimea e partecipò alla storica giornata della Balaklava.
Successivamente si trasferì a Londra, dove avviò un'attività commerciale; qui fu informato degli avvenimenti italiani da M. Amari; nel '60 ritornò precipitosamente dall'Inghilterra per partecipare all'impresa garibaldina. A Genova salì a bordo del piccolo piroscafo "Utile", che salpò il 24 maggio con 60 volontari guidati dal siciliano C. Agnetta. Dopo un viaggio avventuroso, sbarcò a Marsala e con alcuni suoi antichi compagni d'arme marciò su Trapani, occupandola senza combattere e assumendone la carica di governatore provvisorio. Riconosciutogli da Garibaldi il grado di colonnello, organizzò un reggimento che fu assegnato alla brigata di A. Izensmid Milbitz. Attraversato lo stretto tra il 21 e 22 agosto e sbarcato sul continente, il F. proseguì la marcia senza gravi problemi. In Campania il 1° ottobre nell'avamposto di San Tammaro (Caserta) col suo reggimento si batté con coraggio e riuscì a respingere sei assalti del nemico; per le capacità dimostrate fu promosso comandante della brigata in sostituzione del Milbitz, ferito durante la battaglia.
Finita la campagna e sciolto l'esercito meridionale, il F., deluso dalle vicende politiche, si dimise e ritornò in Inghilterra, da dove salpò per New York. Quando giunse in America, da circa un mese era scoppiata la guerra di secessione. Messosi al servizio degli Unionisti, fu assegnato alla divisione del generale G. B. McClellan, comandante generale dell'esercito, con cui non mancarono divergenze tali da farlo ritornare a New York, da dove però pochi giorni dopo ripartì per il fronte. Nel 1864, all'inizio della nuova campagna di primavera, a capo di un nuovo reggimento, l'850, il F. si trovava a Plymouth. Il furioso attacco nemico del 20 aprile permise la cattura di numerosi ufficiali nordisti tra i quali il F.: il 3 agosto seguente però, in seguito a uno scambio di prigionieri, riebbe la libertà. Ritornato in guerra, nel marzo del '65 fu a Portsmouth, al comando di tutte le forze di cavalleria e artiglieria dislocate sulla linea Great Bridge-North Landing-Sand Bridge Mills. Sul fronte di guerra gli pervenne la nomina a generale.
Terminato il conflitto, dal '65 al '72 si stabilì con la famiglia a New York. La nostalgia della terra natale, i fortissimi legami familiari e il completamento dell'Unità nazionale determinarono la decisione di ritornare in patria. Nel 1872 giunse in Sicilia e la famiglia - Vincenzo era allora presidente del Senato del Regno, il fratello Gianbattista, già sindaco di Trapani, occupava posti di rilievo nell'amministrazione provinciale -, grazie anche all'indiscusso prestigio militare del F., lo impose quale sindaco di Trapani. Sostanzialmente si trattò dell'ultima significativa vittoria del moderatismo dei Torrearsa. Sagace amministratore, si occupò principalmente del grave problema dell'acqua potabile.
Dopo la caduta della Destra storica, nel 1877 il F. si dimise dalla carica prima della scadenza naturale: da convinto moderato, non gradiva di essere uomo di destra in tempi di potere depretisiano. Ritiratosi a vita privata, trascorse gli ultimi anni nella villa di Torrearsa.
Morì a Trapani il 5 luglio 1892.
Fonti e Bibl.: Lettere edite ed inedite del F. si conservano nel fondo Carteggio Fardella della Biblioteca Fardelliana di Trapani. Documenti e cimeli si trovano nell'Archivio familiare dei Torrearsa. Testimonianze e documenti sulla sua participazione alla rivoluzione siciliana sono presso l'Archivio di Stato di Trapani. Lo studio più completo resta il lavoro di F. De Stefano, I Fardella di Torre Arsa. Storia di tre patrioti, apparso a puntate nella Rass. stor. del Risorgimento nel 1934 (V, pp. 921-984; VI, pp. 1121-1370) e pubblicato in volume a Roma nel 1935, alla cui ricca serie di fonti ed alla bibliografia si rimanda. Sue lettere al fratello Vincenzo sono pubblicate da V. De Maria, in Archivio storico siciliano, XI, (1919), pp. 154-168. Una sua lettera scritta da Sant'Elmo fu pubblicata in G. Abbadessa, Una famiglia di patriotti siciliani (da un carteggio inedito della famiglia Fardella), in Arch. stor. siciliano, XLIX (1928), pp. 280-287; un breve profilo fu tracciato da L. Salemi nel Diz. del Risorgimento nazionale, IV, pp. 458 s.; l'avventura americana è stata ricostruita da E. Di Carlo, Un trapanese del Risorgimento: la guerra americana di secessione ed il generale E. F., in Rassegna mensile della Provincia Trapani, VI (1961), 8, pp. 1-8; 9, pp. 19-24; articoli solo agiografici sono quelli di S. Ventriglia, Reminiscenze di storia sammaritana. Via Fardella e la colonna omonima, in Roma, 27 apr. 1935, e di V. Spitaleri, Ilgen. E. F. -di Torrearsa, in Giornale di Sicilia, 22 genn. 1948. Presso la Biblioteca Fardelliana di Trapani si conserva un componimento poetico a stampa di V. Pergola dedicato Al valoroso cittadino E. F. da Trapani che vincendo le milizie regie inalberò altresì in diversi comuni della provincia il vessillo tricolore.