FANO, Enrico
Nato a Milano il 3 genn. 1834 da Innocente e da Emilia Meroni, compì gli studi liceali in questa città, laureandosi in giurisprudenza a Pavia. Durante gli anni universitari il F. acquistò una certa notorietà come cospiratore nella lotta contro l'Austria. Nel 1860 fece parte di un comitato, presieduto da Giovanni Visconti Venosta, con lo scopo ben preciso di aiutare i profughi veneti che - dopo il trattato di Villafranca - si erano opposti alla dominazione austriaca.
Fervente ammiratore del Cavour, il F. frequentò il celebre salotto della contessa Clara Maffei, sede milanese dello stato maggiore dei patrioti liberali, insieme con Cesare Todeschini, Giuseppe Colombo, Francesco Brioschi e Carlo Tenca. Nelle prime elezioni, dopo la proclamazione del Regno, fu eletto nelle liste liberali consigliere comunale di Milano, dove svolse attività amministrativa come assessore e prosindaco fino alla morte.
Intrapresa la professione forense, il F. si specializzò nel settore amministrativo e previdenziale, diventando in particolare esperto in "questioni bancarie". Dal 1859 esplicò anche un'intensa attività pubblicistica, prima sulla Rivista contemporanea e poi sui periodici Vesta Verde e Il Politecnico di Carlo Cattaneo.
Come segretario della Società d'incoraggiamento di Milano, il F. partecipò nel 1862 a Siena al X congresso degli scienziati (il primo dell'Italia unita, dopo 15 anni d'interruzione) per discutere sulla validità del mutuo soccorso come strumento d'elevazione economica e morale degli operai.
In quell'occasione, oltre ad esprimere piena fiducia nel mutualismo, caldeggiò lo sviluppo delle società operaie e invitò i presenti ad appoggiare ogni iniziativa idonea a un loro rafforzamento. Nella prima metà del '62 si ebbero a Milano circa 5.000 iscritti, che all'inizio del '63 salirono a 6.000: una così forte affermazione fu dovuta, in particolare, alla solerte attività di uomini come Luigi Luzzatti o il F., i quali indicavano nel mutualismo lo strumento principale per frenare le idee del socialismo.
Per il F. le pratiche solidaristiche e previdenziali avrebbero non solo alleviato le sofferenze delle classi lavoratrici, ma avrebbero creato le condizioni per l'abolizione del pauperismo. Affrontando questo problema, egli rifiutò l'intervento istituzionale e pubblico, auspicando la possibilità di migliorare le condizioni della popolazione attraverso un processo autonomo di emancipazione. In particolare, il F. considerò perniciosa la via tradizionale della beneficienza e della carità, propria degli istituti religiosi, per la soluzione dei problemi sociali.
A sostegno delle sue tesi mutualistiche il F. condusse un'intensa campagna di sensibilizzazione attraverso il Giornale degli operai (Genova, 18 nov. 1863-17 dic. 1866) e il periodico Cooperazione e industria (Milano, 5 ag. 1867-15 maggio 1869). S'interessò anche del problema degli alloggi e delle pensioni per gli artigiani, come si ricava da una conferenza ch'egli tenne all'Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti (cfr. Cooperazione e industria, 15-30 maggio 1868). I temi preferiti di questa campagna furono l'apoliticità delle società operaie, la diffusione dell'istruzione e lo sviluppo della cooperazione e del credito popolare.
Nel 1863 il F., insieme col Luzzatti, fondò la Società promotrice delle biblioteche popolari, che ricevette due anni dopo un discreto appoggio dalla Banca popolare, del cui consiglio direttivo fece parte in qualità di probiviro. Sin dalla nascita della Banca, avvenuta nell'agosto del '65, il F. sostenne la linea Luzzatti, che - in contrapposizione a quella sostenuta da Vincenzo Boldrini - si rifaceva all'esempio tedesco di H. Schulze Delitzsch, favorevole a concedere il credito non sulla garanzia del lavoro e dell'onore, ma solo in base al merito.
Eletto deputato nel marzo 1867, il F. condusse una vivace battaglia contro la disoccupazione operaia e l'ingerenza dei politici nelle società operaie.
Così partecipò attivamente a varie commissioni, tra le quali quella per la previdenza, istituita dal ministero di Agricoltura, Industria e Commercio per la sollecitudine del F., di Iacopo Virgilio e di Luzzatti. Come deputato preparò diversi progetti di legge concernenti le Casse di risparmio e l'erogazione agevolata del credito ai ceti meno abbienti.
Il F. elaborò inoltre un disegno di legge sul riconoscimento giuridico delle società di mutuo soccorso. Nel 1869 aveva pubblicato una poderosa opera sull'associazionismo mutualistico (Della carità preventiva e dell'ordinamento delle società di mutuo soccorso in Italia, Milano 1869) e pronunciò numerosi discorsi alla Camera perché quel disegno di legge andasse in porto. Anzi, ne fece un Leitmotiv della sua attività parlamentare, improntata soprattutto alla regolamentazione legislativa delle società operaie, alla difesa dell'istruzione primaria e dello sviluppo agricolo e industriale.
Tra le cause dell'arretratezza economica e sociale il F. attribuì un significato particolare alla mancanza di capacità imprenditoriali piuttosto che di capitali. Alla base dei mali sociali giocava un ruolo determinante non solo il tipo prevalente di struttura fondiaria, ma anche l'ignoranza che impediva ogni iniziativa idonea a sviluppare l'occupazione. Una delle ragioni della mendicità diffusa, del brigantaggio e di altre piaghe sociali era individuata nell'inettitudine all'assistenza sociale dell'enorme apparato istituzionale di beneficenza.
Nel 1870 il F. si recò a Londra come membro della commissione italiana per la Mostra internazionale operaia. Nel 1873 fece parte d'una commissione (composta da V. Ellena, I. Virgilio, A. Romanelli), il cui scopo era quello di preparare uno studio sulle condizioni delle società cooperative in Italia. Una funzione primaria svolse anche nella commissione, coordinata da Giovanni Nicotera nel 1876, per la riforma delle Opere pie, respingendo l'idea del riconoscimento della loro autonomia, caratteristica della legge del 1862.
Sempre nel 1876 presiedette la commissione istituita dalla Cassa di risparmio lombarda per assegnare un premio alle società di mutuo soccorso che si fossero distinte nel favorire "il benessere e la moralità delle classi lavoratrici". E proprio in difesa della Cassa di risparmio il 1° marzo 1880 rivolse una vivace interpellanza al ministero del Tesoro per protestare contro le ingerenze governative nella nomina del presidente, scelto in contrasto alle norme vigenti.
Tra il 1881 e il 1886 il F. s'impegnò nel dibattito che portò alla legge sul riconoscimento delle società di mutuo soccorso; ma non tutte le sue proposte furono accolte. Dopo l'approvazione s'interessò alle cause della sua scarsa applicazione e allo studio delle modifiche da apportare per il suo miglioramento. Dal 1880 al 1891 il F. ridusse, però, il suo impegno politico, limitandosi a coadiuvare il Luzzatti nella commissione della previdenza per l'elaborazione d'una legislazione sociale più avanzata. Nominato membro del Senato il 4 dic. 1890, per le sue non buone condizioni di salute poco poté seguirne i lavori, mentre continuò a partecipare alla vita del Comune di Milano come consigliere e assessore.
Morì a Milano l'11 dic. 1899. "Lo stesso giorno che moriva l'amministrazione moderata di Milano, dopo 40 anni di regno, moriva Enrico Fano che ne aveva sempre fatto parte principale" (Illustr. ital., 17 dic. 1899).
Opere: oltre agli scritti già citati si segnalano questi ulteriori lavori del F.: Corrispondenza lombarda, in Rivista contemporanea (Torino), XVI (1859), p. 175; Sulle condizioni delle classi lavoratrici in Italia, Milano 1862; Dell'ordinamento del servizio medico e farmaceutico nelle società di mutuo soccorso, in Il Politecnico, XV (1862), 76, pp. 181-189; Delle pensioni per la vecchiezza: casse di quiescenza e società di assicurazione sulla vita, Milano 1863; Delle istituzioni di previdenza e della condizione delle classi lavoratrici in Italia, in Il Politecnico, XVI (1863), 80, pp. 121-139; Origini morali e storiche ed utilità delle associazioni di mutuo soccorso, ibid., XIX (1863), 90, pp. 272-292; Scienza sociale. Dell'ammissione dei soci onorari nelle associazioni di mutuo soccorso e della miglior forma di carità, in Annali universali di statistica, XVI (1863), 46, pp. 7-13; Dei soccorsi all'emigrazione italiana, ibid., XX (1864), 59, pp. 161-175; Delle pubbliche lavanderie in Inghilterra e in Francia e della loro introduzione in Italia, in Il Politecnico, XXIV (1865), 104, pp. 227-237; Intorno le società di mutuo soccorso in Italia, ibid., XXVI (1865), 109, pp.50-64; 111, pp. 277-296; Relazione intorno alla costituzione legale delle società di mutuo soccorso, Roma 1872.
Fonti e Bibl.: Sul F. non esistono studi specifici, ma utili notizie si trovano in D. Amato, Cenni biografici d'illustri uomini politici..., Napoli 1887, I, ad Indicem; A. De Gubernatis, Piccolo dizionario dei contemporanei italiani, Roma 1895, ad Indicem; T. Sarti, IlParlamento subalpino e nazionale, Roma 1896, p. 440; Corriere, in L'Illustrazione italiana, 17 dic. 1899, p. 424; G. Visconti Venosta, Ricordi di gioventù. Cose vedute o sapute 1847-1860, Milano 1926, pp. 398, 406; R. Barbiera, Ilsalotto della contessa Maffei, Piacenza 1914, p. 191; A. Monti, IlRisorgimento (1861-1914), Milano 1943, p. 87; L. Marchetti, Ildecennio di resistenza, in Storia di Milano, XIV, Milano 1960, p. 581; F. Catalano, Luigi Luzzatti. La vita e l'opera, Milano 1965, pp. 30, 49; N. Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), Torino 1967, ad Indicem; G. Baglioni, L'ideologia della borghesia industriale nell'Italia liberale, Torino 1974, pp. 335 s.; S. Lanaro, Nazione e lavoro. Saggio sulla cultura borghese in Italia 1870-1925, Venezia 1979, pp. 135 s.; D. Marucco, Mutualismo e sistema politico. Il caso italiano (1862-1904), Milano 1981, ad Indicem; Id., Lavoro e previdenza dall'Unità al fascismo. Il Consiglio della previdenza dal 1869 al 1923, Milano 1984, ad Indicem.