SCANAVINO, Emilio
– Nacque a Genova il 28 febbraio 1922 da Sebastiano, impiegato dell’Associazione commercio caffè droghe e coloniali presso il porto di Genova, e da Maria Felicina Sterla (Graglia Scanavino - Pirovano, 2000, p. 920).
Nella città natale studiò dapprima alla scuola magistrale (1934-38) e poi al liceo artistico Nicolò Barabino. Tra la fine degli anni Trenta e l’inizio del decennio successivo avviò la sua attività espositiva partecipando a una serie di mostre ufficiali: le sindacali genovesi del 1938 (IX Mostra internazionale del sindacato di belle arti; IX Esposizione interprovinciale delle belle arti) e del 1939 (X Mostra internazionale del sindacato di belle arti) e le prime tre edizioni del premio Bergamo (1939, 1940, 1941).
Nel 1942 allestì la prima personale a Genova presso il Salone di esposizione Romano e, ottenuto il diploma, s’iscrisse alla facoltà di architettura dell’Università di Milano. Chiamato alle armi, fu costretto a interrompere gli studi, ma rimase nell’esercito pochi mesi in quanto, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, lasciò Ancona, dov’era in servizio con il grado di sottotenente, per rifugiarsi sulle montagne della Liguria e rimanervi fino al termine del secondo conflitto mondiale.
Finita la guerra, fece ritorno a Genova e fu assunto dall’amministrazione comunale in qualità di disegnatore tecnico. Nel 1946 sposò Giorgina Graglia, conosciuta ai tempi del liceo, dalla quale ebbe due figli (Sebastiano e Paola).
Durante l’estate del 1947 soggiornò a Parigi: visitò musei e gallerie d’arte; incontrò e frequentò critici, artisti e poeti, tra i quali Wols, Camille Bryen ed Édouard Jaguer.
Nell’aprile del 1948 tenne una personale alla galleria Genova e l’Isola di Genova. Nel 1950 decise di lasciare l’impiego presso il Comune di Genova per dedicarsi esclusivamente alla ricerca artistica. Nello stesso anno fu ammesso alla XXV Biennale internazionale d’arte di Venezia con l’opera Soliloquio musicale (Illinois, collezione privata, ripr. in Graglia Scanavino - Pirovano, 2000, p. 38), mentre a Genova ottenne il primo premio (ex aequo) alla V Mostra regionale d’arte, e in luglio prese parte alla I Biennale internazionale d’arte contemporanea di Celle Ligure.
Nel 1951 si recò a Londra in occasione della personale alla Apollinaire gallery e vi rimase per alcuni mesi, avendo così la possibilità di incontrare Philip Martin ed Eduardo Paolozzi e di approfondire, inoltre, lo studio della pittura di Francis Bacon e Graham Sutherland, subendone una profonda fascinazione.
Rientrato in Italia, iniziò a lavorare la ceramica frequentando con assiduità il laboratorio di Tullio Mazzotti (in arte Tullio d’Albisola) ad Albisola, dove conobbe Carlo Cardazzo, fondatore della galleria del Naviglio di Milano e della galleria del Cavallino di Venezia, che s’interessò alla sua ricerca, e molti artisti con i quali strinse amicizia (Lucio Fontana, Sebastián Matta, Asger Jorn, Sergio Dangelo, Enrico Baj, Gianni Dova e Roberto Crippa).
Nel 1952 divenne titolare della cattedra di ornato e figura presso il liceo artistico Nicolò Barabino di Genova (incarico che mantenne per quattro anni), e in estate partecipò alla I Mostra della ceramica d’arte italiana a Messina, ricevendo il terzo premio (ex aequo). L’anno successivo si presentò con una personale alla galleria del Cavallino di Venezia e ottenne il premio Ballardini all’XI Concorso nazionale di ceramica di Faenza.
Nel febbraio del 1954 tenne una personale con opere in ceramica alla galleria Totti di Milano, e in estate fu invitato alla XXVII Biennale di Venezia (Attrazione, Trinità del tempo, Nascenza n. 2); inoltre fu premiato con una medaglia d’argento (per la ceramica) nell’ambito della X Triennale milanese.
Nel 1955 ricevette il premio Graziano alla galleria del Naviglio, dove in febbraio si presentò di nuovo con una personale, cui fece seguito quella dell’anno seguente alla galleria Apollo di Bruxelles.
Nello stesso arco di tempo si avvicinò al gruppo milanese degli spazialisti che gravitava intorno alla galleria del Naviglio, dove espose nelle rassegne Spazialismo (1956) e Artisti spaziali (1957), anche se ufficialmente non aderì mai al movimento.
Durante il soggiorno parigino del 1956, spezzato da brevi viaggi a Londra, collaborò con il poeta Jaguer, animatore del gruppo Phases, e contribuì alla pubblicazione della raccolta di liriche La nuit est faite pour ouvrir les portes, realizzando una serie di illustrazioni litografiche.
Superata una prima fase contraddistinta da un figurativismo accademico intriso di accenti veristico-espressionistici (Il cieco, 1943, ripr. in Graglia Scanavino - Pirovano, 2000, p. 31), dopo l’esperienza parigina Scanavino elaborò un lessico basato sulle scomposizioni e le semplificazioni formali d’ascendenza cubista picassiana (Concerto, 1948, ripr. ibid., p. 36). In seguito, a partire dal 1954, indirizzò la sua maniera verso la poetica informale, con una particolare attenzione alla consistenza materica della pittura e all’evocativa essenzialità del segno.
Nella sua ricerca divenne predominante la riflessione esistenzialista, alimentata dall’esperienza teosofica del padre e dalla lettura di Kafka (Il processo, 1955, ripr. ibid., p. 77) e delle poesie di Dylan Thomas oltreché dal pensiero filosofico di Søren Kierkegaard. In pittura, così come in ambito plastico (sculture in vari metalli, ceramiche, gioielli), le composizioni sono costruite intorno a un nucleo raggiante definito da un addensamento dinamico di segni in dialettica contrapposizione allo spazio della superficie (Scultura, 1954, ripr. in Accame - Graglia Scanavino, 2005, p. 146).
Nel 1957 Scanavino portò a termine Bassorilievo (bronzo) per la sede del genio civile di Imperia e i dieci pannelli in acciaio presentati alla XI Triennale di Milano. Contemporaneamente iniziò a lavorare ai cicli Rituale (Rituale, 1957, Torino, Galleria d’arte moderna), e Alfabeto senza fine (Alfabeto senza fine, 1957, ripr. in Graglia Scanavino - Pirovano, 2000, p. 106).
Nel 1958 si stabilì con la famiglia a Milano. Invitato alla XXIX Biennale internazionale d’arte di Venezia, ricevette il premio Enrico Prampolini (Sindone, Voci del silenzio, All’origine), mentre con l’opera Ecce Homo (Lissone, Museo d’arte contemporanea) ottenne il premio-acquisto al X premio Lissone.
Nel 1959 ottenne il premio del Comune di Roma alla VIII Quadriennale nazionale d’arte di Roma (In attesa che muti, A braccia aperte, Imitazione di un moto, Vocazione ad uccidere, Atto presente, Primo giorno, Nascenza). Nel corso dell’anno fu invitato a Documenta II di Kassel e allestì tre importanti personali: a gennaio presso la galleria del Naviglio a Milano, ad aprile alla Galerie Schmela di Düsseldorf e a settembre alla galleria del Cavallino di Venezia.
Il 1960 fu l’anno in cui Scanavino ottenne la sala personale alla XXX Biennale di Venezia (Cose vive, Reliquie, Appeso, Nascita di una forma, Come fuoco nella cenere, Il grande nero, Immagine e somiglianza) e quattro importanti riconoscimenti: il premio Spoleto, il premio Sassari, il premio Valsesia e il premio Lignano.
Nel 1962 acquistò una vecchia casa di contadini a Calice Ligure e la restaurò trasformandola in atelier.
Nel 1965 inviò tre dipinti (In prossimità di un evento, La finestra, Il sì e il no) alla IX Quadriennale nazionale d’arte di Roma e andò ad abitare a Tradate (Varese), dove dipinse i quadri che espose nella sala personale alla XXXIII Biennale d’arte di Venezia (1966) e per i quali ricevette il premio Pininfarina (Nascosto, All’origine, Lunetta, L’uovo, Gomitolo, Immagine urbana, Una piccolissima parte).
Tra il 1964 e il 1965 realizzò un significativo gruppo di sculture bronzee aventi come tema la morte, dichiarata o implicita, nelle quali il segno reiterato è associato a forme simboliche come l’uovo o la croce (Il vuoto e il pieno, 1965, ripr. in Accame - Graglia Scanavino, 2005, p. 146). Contemporaneamente, in pittura elaborò il motivo del nodo o del groviglio, che sviluppò nel corso dei decenni successivi, e nel quale il segno si libera della corsività per farsi struttura regolata, spesso, da partiture geometriche (Il gomitolo ingabbiato, 1968, ripr. in Graglia Scanavino - Pirovano, 2000, p. 316).
Dal 1968 Scanavino tornò a risiedere a Milano, ma con sempre più frequenti e lunghi soggiorni a Calice Ligure. In questa località, nel frattempo, si erano stabiliti anche altri intellettuali e artisti, che costituirono intorno a lui una sorta di cenacolo culturale.
Nel corso degli anni Sessanta condusse un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero, in spazi sia pubblici sia privati.
Numerose furono le personali, tra cui quelle di Bruxelles (1960, Palais des beaux-arts; 1963, galerie Smith), Parigi (1962, Galerie internationale d’art contemporaine), Copenaghen (1963, galerie Birch), Milano (1961, 1963, 1965, 1968, galleria del Naviglio), Roma (1962, galleria L’attico; 1968, galleria Arco d’Alibert), Venezia (1962, 1964, galleria del Cavallino), Messina (1965, galleria Il fondaco), Torino (1964, galleria La bussola; 1968, galleria Il punto) e Verona (1966, galleria Ferrari), e altrettanto frequente e significativa fu la presenza di opere di Scanavino in mostre collettive come The new generation in Italian art (1960, Dallas, Museum of fine arts), Maestri contemporanei (1960, Milano, Accademia di Brera), Arte italiana oggi (1961, Oslo, Kunstnernes Hus), la VI Biennale di S. Paolo del Brasile (1961), il premio nazionale di paesaggio Autostrada del Sole (Roma, 1962), L’informale in Italia fino al 1957 (1963, Livorno, palazzo del Museo), Aspetti dell’arte italiana contemporanea (1966, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna), Omaggio allo Spazialismo (1967, Milano, Villa Reale), Spazialismo (1968, Vicenza, Museo civico), L’arte grafica del XX secolo (1969, Mentone, Palais de l’Europe) e alle edizioni del premio Lissone (1961, 1963) e del premio nazionale di pittura Francesco Paolo Michetti di Francavilla al Mare (1962, 1964).
Il decennio successivo si aprì con il conferimento a Scanavino del gran premio alla VIII Biennale internazionale d’arte di Mentone (1970).
Nel 1971 l’artista si trasferì a Roma (vi abitò fino al 1974) e fu invitato alla Biennale di S. Paolo del Brasile insieme ad Alik Cavaliere. I due collaborarono alla realizzazione di Omaggio all’America Latina (Rovereto, MART, Museo d’Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, ripr. in Graglia Scanavino - Pirovano, 2000, p. 394): un’installazione, formata da nove pannelli dipinti e da elementi plastici in vari metalli, pensata come una sorta di retablo dedicato ai desaparecidos, che fu censurata per il contenuto dichiaratamente politico.
Nell’anno seguente Scanavino subì un intervento chirurgico a seguito di un’emorragia cerebrale, ma ciò non gli impedì di avviare una nuova fase della sua ricerca e di compiere una serie di viaggi in Europa (Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Svizzera) e America (Stati Uniti, Messico, Venezuela, Brasile).
Il 1973 fu l’anno dell’importante antologica tributatagli dalla Kunsthalle di Darmstadt: una mostra itinerante che, con piccole varianti, fu proposta anche a Venezia (palazzo Grassi) e a Milano (1974, Palazzo Reale).
Scanavino trascorse il biennio 1976-77 tra Parigi, la Costa Azzurra e Milano, ma le condizioni di salute lo costrinsero a limitare progressivamente gli spostamenti e i soggiorni tra il capoluogo lombardo e Calice Ligure (dal 1980 iniziò la dialisi per una grave insufficienza renale). Continuò tuttavia a lavorare e proseguì un impegnativo iter espositivo punteggiato da innumerevoli personali (tra cui quelle del 1975 alla galleria Levy di Amburgo, del 1978 al Centro culturale Olivetti di Ivrea, del 1980 al Padiglione d’arte contemporanea a Ferrara e del 1984 al Museo della ceramica di Albisola) e dalla partecipazione a mostre collettive e a rassegne di carattere istituzionale, come la I Biennale internazionale d’arte di Monza (1979), la IX Biennale di grafica di Lubiana (1981), la Quadriennale di Roma (X, 1973; XI, 1986), la Triennale europea di arte sacra di Celano (1986).
Morì a Milano il 28 novembre 1986.
Fonti e Bibl.: S. Evocazione e presenza (catal., Genova), a cura di G.M. Accame, Milano 1987; G.M. Accame, S. Disegni e scritti inediti, Bergamo 1990; E. S. Dipinti 1954-1980 (catal.), a cura di R. Sanesi, Torino 1990; E. S. La coscienza di esistere (catal., Pietrasanta-Cese-Reggio Emilia), a cura di G.M. Accame, Bologna 1994; G. Graglia Scanavino - C. Pirovano, S. Catalogo generale, I-II, Milano 2000; E. S. Sculture, formelle, disegni. La quotidianità del segno (catal., Milano), a cura di R. Ferrario, Firenze 2002; G.M. Accame - G. Graglia Scanavino, S. La scultura 1952-1980. Documenti d’archivio, Bologna 2005; S. Delfino, E. S., in E. S. & C. La leggenda degli artisti di Calice Ligure, a cura di S. Delfino - G. Viola, Genova 2005, pp. 121-123; E. S.: opere 1954-1983 (catal.), a cura di A. Zanchetta, Milano 2008; G. Di Natale, S. e Jaguer. Il segno poetico e la poetica del segno. Carteggio 1954-1969, Cinisello Balsamo 2009; E. S.: opere 1971-1986 (catal.), a cura di F. Gualdoni, Milano 2012; S. Opere 1968-1986 (catal.), a cura di C. Cerritelli, Milano 2016.