DE MATTEIS, Emilio
Nacque a Sulmona il 15 luglio 1631 da Orazio, luogotenente del grande ammiraglio per le Province d'Abruzzo, e da Vincenza de Monte, figlia del giureconsulto Fabrizio. La famiglia paterna vantava tra gli antenati papa Innocenzo VII (Cosimo de' Migliorati). Il D. sposò Anna Sardi, figlia del barone Paolo di famiglia partenopea, ed ebbe otto figli, tre maschi (Orazio, Nicola e Luigi Gaetano) e cinque femmine (Giovanna, Maddalena, Laudonia, Anastasia e Teresa); dei maschi solo Gaetano si sposò ma non avendo discendenti con lui si estinse il ramo di Emilio De Matteis.
Fu pubblico archivario della città di Sulmona, avvocato presso il Regio Consiglio e la Regia Camera della Summaria. Pare che, come il padre, ottenesse anche l'alto grado di luogotenente del grande ammiraglio per le Provincie d'Abruzzo. Per questi incarichi e per la sua particolare predisposizione e interesse per la storia della sua terra si diede a studi e ricerche che, pur se tutt'oggi inediti, sono stati repertorio e riferimento di tutti gli studi concernenti il territorio peligno e la sua storia. Una sua opera intitolata Memorie storiche de' Peligni si trova manoscritta presso la Biblioteca comunale di Sulmona (mss. Faraglia). Mentre un'altra intitolata Vite de santi della diocesi di Valva e Sulmona risulta perduta, anche se è testimoniata la volontà del figlio Gaetano di darla alle stampe.
L'esemplare della Biblioteca comunale di Sulmona fu trascritto agli inizi di questo secolo da Pietro Piccirilli sulla copia appartenuta a Nunzio Federigo Faraglia derivante dal codice del marchese Mazzara; ancora in quegli anni è testimoniata l'esistenza di cinque o sei copie manoscritte dell'opera. A tutt'oggi, a parte questo, solo un altro testimone, in copia dattiloscritta, si conserva presso la Biblioteca diocesana di Sulmona derivante quasi certamente dal testo trascritto dal Piccirilli. Il titolo completo del manoscritto Faraglia (di244 cc.) è Memorie storiche de' Peligni divise in tre libri, ne' quali si descrivono i confini, gli abitatori, ed il sito de' Peligni, le guerre, le fondazioni e le distruzioni de' luoghi, gli uomini illustri nella santità, nellc lettere, e nelle armi, col catalogo di tutt'i vescovi di Valva, e Solmona, e de' santuari più ragguardevoli della diocesi:il primo libro (cc. 1-58) è diviso in otto capitoli: Dei popoli Peligni, loro origine, denominazione e lodi; I Peligni erano compresi coi Sanniti; Cose antiche memorabili de' Sanniti; Degli antichi abitatori della regione peligna, e della venuta di Solimo coi Troiani in Italia; Memorie antichissime dei Peligni fino alla guerra sociale; Della guerra sociale, della quale fu eletta sede Corfinio; Memorie de' Peligni dopo la guerra sociale fino alla venuta del Salvatore; Memorie storiche de' Peligni dopo la venuta del Salvatore;ilsecondo libro (cc.64-180) ha cinque capitoli: De' Peligni Corfiniesi e della città di Corfinio; De' Pelignisuperequani; De' Peligni sulmonesi; Del contado di Valva; De' monti, fiumi, laghi, fonti, ed altre cose notabili de' Peligni;ilterzo libro (cc. 192-240) risulta di quindici capitoli: D'Innocenzo 7º sulmonese sommo pontefice; Di altri uomini illustri in dignità ecclesiastica; Di P. Ovidio Nasone sulmonese celebr atissimo poeta; Di altri poeti, ed uomini illustri; Antichissimi peligni famosi in guerra; Dei vescovi di Sulmona e di Valva; Della chiesa cattedrale di San Panfilo; Delle chiese parocchiali [sic]; Della chiesa della Ss.ma Annunziata; Dell'abbadia de' monaci celestini; Delle altre chiese de' regolari della città di Solmona; Siegue la chiesa cattedrale di S. Pelino; Le contese sulle acque del Gizio; L'origine, e progresso delle discordie tra le famiglie Merlini e Quadrasi; Della giostra in Solmona.
Nel sec. XVIII Francesco Vincenzo Cocco tentò di attribuire a suo nonno Giovan Domenico (che l'avrebbe scritta nel 1660) l'opera del D.; il Faraglia però smascherò l'operazione. Lo stesso Faraglia nelle cc. 6-8 della trascrizione parla di numerosi esemplari manoscritti circolanti ancora al suo tempo e della diversità di questi. Lo stesso Faraglia puntualizzava che il manoscritto del marchese Massara "è forse il più completo esemplare dell'Historia Peligna" precisandodi seguito: "Bisognerà tuttavia collazionare e corregere [sic] le iscrizioni". Proposito che oggi si presenta molto arduo per la pressoché totale scomparsa dei testimoni.
Oltre alle benemerenze sul piano storiografico, merito dei D. è l'aver contribuito in modo determinante all'edificazione del palazzo dei gesuiti (attuale sede del liceo classico "Ovidio"), che, iniziato dal fratello Vincenzo, appartenente egli stesso all'ordine ignaziano, sarebbe rimasto incompiuto senza il suo intervento economico e di gestione diretta dei lavori. Il condurre a termine il palazzo costò un grave salasso alle finanze di casa De Matteis, ma l'attenzione del D. non si limitò a questo. Si fece, infatti, promotore presso il canonico d. Annibale Rotoli e presso d. Francesco Antonio Sardi, zio della moglie, affinché i due destinassero al collegio dei gesuiti il loro patrimonio, perdendo così l'eredità della moglie, unica discendente del Sardi. Altro atto di magnanimità del D. fu il restauro della chiesa di S. Matteo a Porta Romana.
Il 23 ott. 1681 a soli cinquanta anni moriva a Sulmona. La città gli aveva fatto dono, per i suoi meriti insigni, della cappella di S. Donato nella chiesa di S. Agostino e ivi fu tumulato. Una lunga epigrafe fu posta a ricordo delle sue attività.
Fonti e Bibl.: F.-L. De Sanctis, Notizie storiche e topografiche della città di Solmona, s. l. 1796, p. 64; I. Di Pietro, Memorie storiche degli uomini illustri della città di Solmona, L'Aquila 1806, pp. 185 s.; Codice diplomatico sulmonese, a cura di F. Faraglia, Lanciano 1888, p. XIII; G. Pansa-P. Piccirilli, Elenco cronologico delle pergamene e carte bambagine pertinenti all'Archivio della pia casa della Ss. Annunziata di Sulmona, Lanciano 1891, pp. 96, 99, 135; G. Pansa, E. D. L'opera sua e i cronisti sulmonesi, in Rass. abruzzese di storia ed arte, I (1897), 2, pp. 137-55; Id., Catalogo descrittivo e analitico dei manoscritti riflettenti la storia d'Abruzzo, in Bull. d. Deput. abruzzese di storia patria, XLVII-L (1957-60), 423, p. 152; O. Palino, Dizionario biografico degli Abruzzesi, I, Sulmona 1976, p. 37; F. Sardi de Letto, La città di Sulmona. Impressioni storiche e divagazioni, Sulmona 1978, pp. 206-22; A. Di Benedetto, Saggio sulla storia civile di Sulmona, Sulmona 1982, pp. 101 ss., 111, 140.