BIGNAMI, Emilio
Nacque nel 1829 (secondo il De Gubernatis, il 28 luglio) da Sante e da Ester Sormani a Milano, dove compì i suoi studi laureandosi in ingegneria. Nel 1848 prese parte alle Cinque giornate; ritornati gli Austriaci, fu con C. Tenca tra i fondatori de Il Crepuscolo (1850), il settimanale, che pur senza fare esplicita professione di fede politica, rappresentò una delle voci più vive di italianità fino alla guerra del 1859.
Ad esso collaborò, firmandoli, con due articoli: Dell'irrigazione dell'Italia superiore e dell'India (30 nov., 7 dic. 1856, pp. 767-772, 782-785) e Sul taglio dell'Istmo di Panama (28 febbraio 1859, pp. 79-82), di cui è particolarmente notevole il primo, oltre che per la competenza tecnica, per il concetto che illustra: esser cioè il paesaggio non già dato naturale, ma opera del lavoro dell'uomo, risultato della sua indagine scientifica e dell'applicazione tecnica.
Nello stesso periodo divenne frequentatore abituale, col Tenca, T. Massarani, Giovanni ed Emilio Visconti-Venosta, del salotto patriottico e letterario di Clara Maffei. Alla vigilia della seconda guerra di indipendenza, fin dal gennaio, si prodigò ancora una volta per la causa italiana, favorendo ed organizzando l'espatrio in Svizzera dei giovani desiderosi di arruolarsi come volontari in Piemonte. Liberata Milano, il B. riprese l'attività giornalistica e professionale. Essendo cessata nel 1859 la pubblicazione del Crepuscolo, prese a collaborare alla Perseveranza, fondata dagli antichi colleghi C. Giulini, C. Correnti e C. Landriani. Iniziata occasionalmente nel settembre del 1861, la collaborazione continuò nei decenni successivi, vertendo principalmente sui problemi della vita cittadina, come le acque, l'igiene, i trasporti; tuttavia, sotto lo pseudonimo di E. D'Albano, il B. affrontò anche altri soggetti, come i viaggi e l'alpinismo.
Sul finire del 1862 fu assunto dall'ufficio tecnico del comune di Milano alla direzione del reparto acque e giardini, raggiungendo, attorno al 1885, il grado di capo divisione.
Il B. godette nell'ambito cittadino di particolare prestigio professionale: assunse infatti fin dalla fondazione la carica di segretario, e poi di presidente, del Collegio degli ingegneri e degli architetti, di cui fu uno dei membri più autorevoli e dinamici. Fra i lavori più notevoli da lui compiuti va ricordata la ricostruzione del ponte sul Naviglio a Porta Ticinese, in cotto e decorato ad archetti: il progetto, cui si dedicò fra il 1865e il 1867, gli valse un riconoscimento all'Esposizione universale di Vienna nel 1873. In questo stesso periodo egli si dedicava allo studio delle acque milanesi: frutto di questa sua fatica fu l'opera I canali della città di Milano. Con la pianta idrografica di Milano (Milano 1866), dove elenca e analizza minuziosamente il percorso dei canali maggiori e minori, avanzando talune proposte per la loro manutenzione e il loro uso per lo scarico dei rifiuti cittadini. Il B., infatti, colse l'importanza di dare alla città un sistema di fogne adeguato e razionale: dopo il 1868, in seguito alla nuova sistemazione del centro cittadino, egli diresse i lavori per i nuovi condotti di scolo.
Fra il 1885 e il 1887 approfondì ulteriormente lo studio sui sistemi di raccolta e di evacuazione dei rifiuti, proponendo l'adozione di quello francese del tout à l'égout, consistente nell'immissione delle acque nere nei canali cittadini, per assicurarne il rapido allontanamento e la depurazione naturale nelle campagne: proposta questa che fu accolta nel 1890dal Consiglio comunale.
Nell'ultimo periodo della sua vita il B. si dedicò principalmente ad altre ricerche. Socio assai attivo del Club alpino italiano ed egli stesso alpinista infaticabile, pubblicò a Milano, nel 1892, con C. Scolari - dopo oltre un decennio di lavoro - la prima parte del Dizionario alpino italiano, in cui elenca e descrive circa tremilacinquecento vette e valichi; alla sua morte aveva pronto altro materiale, che lasciò al Club, per illustrare tremila voci.
Morì a Dongo il 30 sett. 1910 (e non il 6 ottobre, come in Diz. del Risorgimento). Aggiunse al proprio cognome nel 1874 quello della madre: fino ad allora si firmò e fu conosciuto solamente con il nome di Bignami.
Altre opere del B., oltre a quelle citate, sono: Le città italiane e le ferrovie delle Alpi Elvetiche, Milano 1860; Ruine dell'antica Milano, Milano 1870; Il Municipio di Milano e il Consorzio del canale Seveso, Milano 1871; Le Alpi e gli alpinisti, Milano 1874; L'archeologia preistorica in Italia, Milano 1875; Le proposte per la fossa interna di Milano, Milano 1876; Tracce dell'antica Milano, Milano 1878; L'igiene della città, Milano 1879; Reale Società di Igiene. Collegio degli ingegneri e degli architetti di Milano. Relazione della Commissione per lo studio delle fognature di Milano, Milano 1886, pp. 3-38; Il fiume Lambro meridionale, notizie e studi, Milano 1889; Quattro chiacchere sulla storia di Dongo, Milano 1898.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio Storico Civico, Personale, n.s., cart. 131; Ibid., Strade, cart. 23, 24, 25, 27, 28; Ibid., Acque, cart. 32, 34, 37, 38; Milano, Museo del Risorgimento, Archivio Tenca, cart. 8, plico II; Dongo, Arch. Comunale; Ibid., Arch. dell'Arcipretura di S. Stefano; Archivio storico lombardo, s. 5, XXXVII (1910), pp. 287 s.; La Perseveranza, 2 ott. 1910; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 152 ss.; T. Massarani,Carlo Tenca e il pensiero civile del suo tempo, Milano 1887, pp. 241-242; G. Visconti Venosta, Ricordi di gioventù: cose viste o sapute, Milano 1904, pp. 189, 192; C. Pagani, Milano e la Lombardia nel 1859, Milano 1909, p. 282; R. Barbiera, Il salotto della Contessa Maffei, Milano 1943, p. 138; P. Mezzanotte-G. C. Bascapè, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, p. 157; L. Jannuzzi, "Il Crepuscolo" e la cultura lombarda (1850-1859), Pisa 1966, pp. 20, 35; Diz. del Ris. naz., II, pp. 294 s.