PESSAGNO, Emanuele
PESSAGNO, Emanuele. – Membro di una delle famiglie di ceppo vicecomitale che costituivano il nucleo più antico dell’aristocrazia mercantile genovese anche se è ignoto il nome dei genitori, Pessagno già nel 1306 appare attivo nell’Europa atlantica a fianco dei fratelli Antonio e Leonardo, insediati in Inghilterra, riuscendo tuttavia a raggiungere un grado di integrazione superiore nella sua patria d’adozione, il Portogallo, dove giunse preceduto dalla fama di abile comandante di mare.
Nel 1317 venne infatti chiamato espressamente da re Dionigi I a ricoprire la carica di Almirante-Mor di Portogallo, vacante a causa della morte di Nuño Fernandes Cogominho.
Gli accordi sottoscritti nel febbraio 1317 fra il re di Portogallo e Pessagno prevedevano, in cambio dell’impegno da parte di quest’ultimo a tenere sempre pronti per il servizio del sovrano non meno di tre galee e venti homens sabedores de mar di origine genovese, che dovevano formare i ‘quadri superiori’ degli ufficiali della marina portoghese, la concessione a vita da parte del sovrano della carica di ammiraglio, con il diritto di trasmissione ai propri discendenti. Gli fu assegnato inoltre il possesso feudale del quartiere della Pedreira di Lisbona, nel quale precedentemente il re aveva insediato la comunità ebraica, e una rendita di 3000 lire che avrebbe gravato direttamente sui possedimenti reali fino a quando Dionigi non avesse avuto la possibilità di donare un altro possedimento feudale dotato a sua volta di un’adeguata rendita. Questa località venne infine individuata, nel 1319, nella città e castello di Odemira, nell’Alentejo, che divennero oggetto di un’ulteriore concessione in favore di Pessagno.
Negli stessi anni il fratello Antonio era stato protagonista di una fulminea ascesa alla corte inglese, culminata proprio nel 1317 con il conferimento della carica di siniscalco del ducato di Aquitania, grazie alla quale la famiglia di Pessagno poté assumere il controllo dei porti guasconi, che insieme a quello degli scali portoghesi avrebbe offerto ai membri di questo gruppo familiare la possibilità di influenzare il traffico commerciale lungo buona parte della tratta atlantica dal Mediterraneo all’Europa settentrionale. La difficile situazione del possedimento inglese in Francia non consentì tuttavia il concretizzarsi di questo progetto ambizioso e la caduta in disgrazia di Antonio nello stesso 1319, abilmente orchestrata dai suoi avversari a corte, sembrò per il momento vanificare ogni possibilità.
La solida posizione di cui Pessagno godeva ormai alla corte di re Alfonso IV consentì di trarre comunque vantaggio, anche se in misura inferiore a quanto era stato originariamente progettato, dalla ‘disponibilità’ di Lisbona e degli altri approdi portoghesi.
Il Portogallo fu forse il rifugio dove Antonio Pessagno si mise al sicuro dalla collera di Edoardo II, come proverebbe il fatto che nel 1325 il sovrano plantageneto temeva che il suo ex protetto fosse in procinto di organizzare, proprio con l’appoggio del fratello, una squadra di galee con la quale attaccare le navi inglesi.
La posizione di Pessagno nell’ambito del consiglio reale portoghese offrì tuttavia l’occasione per rilanciare le fortune della famiglia anche in Inghilterra. Nel 1326, nel corso delle trattative per il matrimonio di una delle sue figlie con il principe Edoardo (il futuro Edoardo III), Alfonso IV aveva inviato come proprio ambasciatore a Londra proprio Emanuele Pessagno il quale, pur non riuscendo a concretizzare l’accordo matrimoniale, seppe guadagnarsi simpatie nella corte inglese, sfruttando presumibilmente l’occasione anche per tessere rapporti nell’entourage del principe utili alla riammissione di suo fratello, non a caso verificatasi in subitanea coincidenza con la ‘presa del potere’ di Edoardo III nel 1330. Pessagno ricevette infatti numerosi segni del favore reale da parte del sovrano inglese, il quale scrisse nel 1332 lettere commendatorie indirizzate ad Alfonso di Portogallo e ai suoi consiglieri, in particolare Lope Ferreira, per esortarli a tenere la famiglia Pessagno nella massima considerazione, come lui faceva nei confronti di Antonio.
Del resto Emanuele Pessagno stava letteralmente trasformando la flotta portoghese facendo, di quella che era stata fino a poco tempo prima una semplice forza di difesa della linea costiera del Regno, uno strumento che avrebbe aperto nuovi spazi operativi alla politica della corte di Lisbona e avrebbe trasformato il Portogallo in una potenza marittima della quale vicini e competitori avrebbero dovuto tenere conto.
L’importanza del ruolo di Pessagno è sottolineata anche dal fatto che lo stesso Alfonso XI di Castiglia, che lo aveva catturato nel 1337 nel corso delle ostilità con il Portogallo e tenuto quindi prigioniero nel castello di Jerez, lo liberò nel momento in cui si profilò la minaccia di un’affermazione della marineria marocchina, che avrebbe danneggiato gli interessi non solo politici, ma anche economici, di tutte le nazioni commerciali mediterranee e atlantiche interessate al libero passaggio nella zona dello stretto di Gibilterra. Castiglia e Portogallo unirono le forze e nel 1340 l’ammiraglio e il figlio primogenito Carlo guidarono nella battaglia del Rio Salado la flotta portoghese, affiancata da quella castigliana (a sua volta comandata da un almirante mayor di origine genovese, Egidio Boccanegra): le forze congiunte marocchine e granadine furono sconfitte. Anche papa Benedetto XII, nella bolla Gaudemus et exultamus in Domino (1341), riconobbe esplicitamente i meriti di Pessagno, ribaditi dalle vittorie conseguite dalle forze castigliano-portoghesi nel 1342, sotto la guida del primogenito Carlo Pessagno.
Essendo quest’ultimo premorto al padre, fu il secondogenito Bartolomeo (figlio di Ginevra, prima moglie di Pessagno) a ereditare titoli e cariche ancora durante il regno di Alfonso, per trasmetterle infine (1357) al fratello minore, Lanzarotto (nato dal secondo matrimonio con la nobildonna portoghese Leonor Alfonso), capostipite di una lunga dinastia dell’aristocrazia lusitana.
Emanuele Pessagno scomparve, presumibilmente, nel 1344.
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