BRICHERASIO, Emanuele Cacherano dei conti di
Nacque a Torino il 25 ag. 1869 da Teresa Massel di Caresana e da Luigi, discendente da una delle più cospicue famiglie della aristocrazia provinciale, stanziatasi dall'Astigiano nel Pinerolese sin dalla seconda metà del '300, a capo del feudo di Bricherasio. Ex ufficiale di cavalleria, amministratore di un patrimonio fondiario tra i più solidi e ragguardevoli tra quelli posseduti dalla vecchia nobiltà subalpina, il B. si pose in luce a Torino, verso la fine del secolo, nella ristretta cerchia di appassionati e di pionieri dell'industria motoristica, promuovendo la costituzione in Italia dell'Automobile Club e partecipando quindi alle prime iniziative pubblicitarie e di diffusione dei nuovi mezzi di trasporto. Personaggio singolare, non alieno da curiosità culturali, in dimestichezza anzi con studi di sociologia e di scienza politica, con ostentazioni in privato di generiche simpatie verso il pensiero socialista - al di là comunque del ritratto di maniera fattone da Carlo Biscaretti di Ruffia -, il B. fu tra i primi esponenti della vecchia aristocrazia locale guadagnati alle tesi dell'industrialismo ed ebbe in ogni caso la percezione degli sviluppi economici e sociali della nascente industria automobilistica.
Nell'ottobre 1898 era stato tra i promotori - con il banchiere Pietro Fenoglio, l'avvocato Cesare Goria-Gatti e Attilio Caligaris - della società in accomandita "Giovanni Ceirano e Comp." per la costruzione a Torino, con un capitale iniziale di 6.000 lire, di "campioni per la fabbricazione di vetture automobili". E sua era stata l'iniziativa quattro mesi più tardi - nel febbraio 1899 - di realizzare, partendo dalle modeste basi dell'officina del Ceirano (un meccanico cuneese, che nel 1898 aveva intrapreso nel capoluogo piemontese la costruzione di una propria marca di vetturette, la "Welleyes"), un più moderno complesso industriale in grado di integrare le lavorazioni meccaniche a quelle di carrozzeria, utilizzando i brevetti dell'ingegnere Aristide Faccioli. Questi suoi propositi egli aveva inizialmente manifestato al banchiere svizzero-torinese Gustavo Deslex (e certo il B. ebbe a svolgere, in questo senso, un ruolo di rilievo, anche in seguito, nel collegamento fra la nascente attività industriale e gli ambienti della finanza e della buona aristocrazia torinese), allargando poi la cerchia degli aderenti ad altri appassionati, come Ludovico Scarfiotti, Giovanni Agnelli, il senatore Roberto Biscaretti di Ruffia ed altri. Il 1º luglio 1899, nel vecchio palazzo cittadino della famiglia dei Bricherasio, veniva stipulato l'atto costitutivo della Fiat, sotto la prima ragione sociale di "Società per la costruzione e il commercio delle automobili": il B. partecipava al fondo sociale di 800.000 lire (in 4.000 azioni da 200 lire) sottoscrivendo 150 azioni al pari di Scarfiotti, eletto presidente della nuova società, e di Agnelli, nominato segretario del primo Consiglio di amministrazione di cui il B. terrà la vicepresidenza. Per la costruzione della fabbrica egli aveva offerto anche il terreno, un'area in corso Stupinigi confinante con l'Ospedale Mauriziano e la ferrovia di Modane; ma la nuova società dovette poi ripiegare, per le disposizioni del piano regolatore, sul terreno dei conti Peracca di corso Dante, sede della Galleria del Lavoro all'Esposizione generale italiana del 1898.
L'attività della Fiat prendeva le mosse, per altra parte, proprio dal lavoro già avviato dall'officina del Ceirano, rilevata il 25 luglio 1899 per 30.000 lire, comprensive degli impianti, dei brevetti e del giro commerciale. Anche i primi 50 operai dell'azienda provenivano dal laboratorio di corso Vittorio Emanuele, che già aveva realizzato un prototipo di autoveicolo da costruire poi in serie. Della vita della nuova fabbrica di automobili il B. seguì solo i primi passi, partecipando personalmente, fra l'altro, su una vettura 8 HP - unica superstite a Milano della piccola équipe della casa torinese - al giro d'Italia automobilistico del 1901.
Il B. morì ad Agliè il 10 ottobre 1904, quando lo stabilimento di corso Dante si stava avviando verso una produzione annua di 270 vetture e un organico operaio di 500 unità. Il suo posto, alla vicepresidenza della Fiat, veniva assunto dal banchiere Michele Ceriana-Mayneri; nella nuova società, sorta nel marzo 1906 dalla liquidazione della vecchia Fiat, le madre del B., Teresa, conservò 2.885 azioni sulle 90.000 del capitale sociale.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino Sezioni Riunite, Atti di Società, 1906, 2, fasc. 61 e 77; Torino, Bibl. Naz., ms.: A. manno, Il patriziato subalpino, III, 1, ad vocem Cacherano di B.; Archivio del Centro storico Fiat, fasc. Costituzione della Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili, 11 luglio 1899;L. C. Bollea, Storia di Bricherasio, Novara 1928, p. 409; C. Biscaretti di Ruffia, Origini,nascita e primi sviluppi della Fiat, in Icinquant'anni della Fiat, Milano 1950, pp. 37-39, 41 s., 59; A. Fossati, Lavoro e produzione in Italia, Torino 1951, p. 336; S. Pozzani, G. Agnelli. Storia di una industria, Milano 1962, pp. 48 s.; D. Rebaudengo, Ilprimo giro d'Italia in automobile, Torino 1965, pp. 51 ss.; V. Castronovo, Economia e società in Piemonte dall'Unità al 1914, Milano 1969, pp. 208 e 212 n.