DE ALBERTIS, Edoardo
Nacque a Genova il 26 genn. 1874 da Orazio, medico e docente di anatomia umana all'università, e Giulietta Conti, donna coltissima e appassionata conoscitrice di letteratura inglese. Contemporaneamente agli studi liceali, ebbe la possibilità di frequentare, a partire dal 1888, i corsi dell'Accademia ligustica di belle arti. Il periodo di apprendistato accademico gli fornì una solida preparazione tecnica, fruttandogli i primi riconoscimenti: egli ottenne infatti premi per il disegno geometrico e decorativo, e in seguito per il disegno e la plastica di figura. Terminati nel 1893 gli studi liceali ed artistici, decise di dedicarsi interamente alla scultura, perfezionandosi, sempre a Genova, presso lo studio dello scultore Giovanni Scanzi. Il suo esordio in campo nazionale avvenne nel 1894, con il gruppo scultoreo Bios, esposto a Milano alla seconda Triennale di Brera. L'anno successivo era presente all'Esposizione internazionale di Torino con la scultura in marmo L'elevazione, di chiara ispirazione simbolista, che fu assai apprezzata dai contemporanei (P. Nomellini, in L'Elettrico, Genova, 31 marzo-10 apr. 1895; C. R. Ceccardi, in Il Caffaro, 2 apr. 1895).
La stessa opera venne esposta nel 1896 alla XLIII Esposizione della Società ligure promotrice per le belle arti, inaugurando così una lunga serie di presenze del D. all'importante manifestazione genovese (anni 1896-1901, 1903, 1904, 1906-1908, 1914, 1922-1924, 1932, 1933). I cataloghi delle mostre della Promotrice costituiscono perciò, oggi, una delle tracce più consistenti per orientarsi nel labirintico percorso creativo del D., la cui vastissima produzione, dopo la sua scomparsa, si è andata via via disperdendo attraverso infiniti canali: ad essi peraltro si rimanda per i titoli delle numerose sculture presentate dal De Albertis.
Negli ultimi anni del secolo assunse particolare importanza per il D. la conoscenza e l'amicizia con Plinio Nomellini (presente a Genova dal 1890), che ne intuì subito l'originalità e l'importanza (cfr. L'Elettrico, Genova, 17febbr. 1895; Nomellini, 1895).
Il D. era già allora un personaggio prestigioso ed acclamato, almeno nell'ambiente ligure - insieme con l'amico Nomellini e col poeta C. R. Ceccardi era al centro di tutti i principali gruppi artisticoculturali che caratterizzavano il vivace ambiente intellettuale della Genova del tempo, profondamente permeato di ideali simbolisti. Attivo nell'ambito del "gruppo di Albaro", insieme con i pittori C. Pennasilico, F. Maragliano, G. B. Costa ed altri, fu tra gli animatori del cenacolo della "taverna del Falcone", che si riuniva nelle cantine di palazzo Gambaro, in via Garibaldi, nonché del gruppo della "trattoria dei Mille", con sede sulla marina genovese di Sturla. In questo periodo il D. si dedicò con una certa continuità alla pittura, sia su cavalletto, sia in funzione decorativa.
Nel 1898realizzò, appunto, gli affreschi per la sala delle riunioni del gruppo della "taverna del Falcone", mentre poco dopo partecipò, coi Nomellini e G. Sacheri, alla decorazione della sede del gruppo della "trattoria dei Mille", dipingendo La donna del mare (Rocchiero, 1971, p. 16).La pittura del D. è caratterizzata da un'adozione moderata deila tecnica divisionista (probabile frutto dell'influsso del Nomellini), unita ad un segno energico e vibrante, applicata con gran de sapienza compositiva.
Della non abbondante produzione pittorica del D. ricordiamo i dipinti a olio Comari sul sagrato (Rocchiero, 1971), p. 37, tav. XIV), Jeannette Conti (Bolaffi, 1984; riprodotto in Rocchiero, 1971-, p. 37, tav. XIII, con il titolo Signora con jabot a pizzi), Giovane donna di profilo (ibid.), Olocausto (1901, ripr. in de Guttry-Maino-Quesada, 1985, p. 167), Traghetto di Caresana (1914), La Sesia (ripr. in Rocchiero, 1963, pp. 14, 16), Traghetto delle Mantie, Bosco Isolone, Caresana Vercellese (Id., 1971, p. 24),oltre ad alcuni acquarelli tra cui Modello su sfondo a mosaico dbid., p. 38), Accademia (Riva, 1952, p. 2), La terra e il sole (ripr. in Balbi, 1915, p. 51).
Sempre agli ultimi anni del secolo va fatto risalire l'inizio dell'attività del D. nel campo dell'incisione e dell'illustrazione. Nel 1898, in occasione della prima Esposizione di bozzetti organizzata dalla Famiglia artistica ligure (sodalizio di cui era entrato a far parte nel 1894). il D. realizzò una serie di acqueforti (Rocchiero, 1981, pp. 34 s.). L'anno successivo, la seconda edizione della stessa mostra lo vedrà ancora presente con un gruppo di incisioni e uno sbalzo in rame dal titolo Elegia di una rosa.
Lo stile del D. nel campo dell'incisione risente dell'influsso del rinascimentalismo di A. De Carolis ed è caratterizzato dall'interesse quasi esclusivo per la figura umana, tipico di ogni settore dell'attività del De Albertis. La Civica Galleria d'arte moderna di Genova Nervi conserva alcuni interessanti documenti della produzione del D. in questo ambito, tra i quali un gruppo di sette acqueforti monocrome, non datate. Questa branca dell'attività dell'artista è ulteriormente documentata da una serie di mostre postume allestite nella città natale (cfr. Riva, 1952; Rocchiero, 1973; Paganelli, 1975; Boero-Novaro, 1984).
Nel settore della grafica applicata, oltre ad illustrazioni per raccolte di poesie contemporanee (cfr. Rocchiero, 1981, p. 35), va ricordata, particolarmente significativa, la collaborazione alla rivista La Riviera ligure (promossa a scopo pubblicitario dalla ditta produttrice dell'Olio Sasso).
Nel settembre 1901 il D. venne presentato da Ceccardi a Mario Novaro, fondatore (nel 1895) della rivista, che già si avvaleva dei contributi grafici di artisti come Nomellini e Giorgio Kienerk. Il D. fece parte del gruppo di illustratori della rivista a partire dal n. 35 (1902, p. 365, disegno a inchiostro Canzone d'autunno, realizzato per l'omonima poesia di Ceccardi, ripr. in Bossaglia, 1985, p. 103) fino al n. 49 (1903, p. 533, disegno a matita Immagine di dolente, ripr. in Bossaglia, 1985, p. 126).
Oltre alla produzione di grafica per illustrazione, si deve al D. una cospicua serie di disegni, molti dei quali sono stati esposti in occasione delle mostre curate da Rocchiero (1973) e Paganelli (1975), al cui cataloghi si rimanda per una più cospicua elencazione della produzione grafica del De Albertis.
Deve essere anche ricordata l'attività fotografica del D. (Rocchiero, 1978): alcune delle sue fotografie si riferiscono a fasi di studio della figura umana destinate a confluire nella produzione maggiore, mentre altre, artisticamente più interessanti, sembrano testimoniare l'attenzione del D. agli aspetti creativi del mezzo fotografico. Tale attenzione pare trovare conferma nella partecipazione dello scultore all'organizzazione di due Esposizioni internazionali di fotografia tenutesi a Genova (in questa occasione il D. realizzò anche una targa in stagno, con Fanciulla che sfoglia un album, ripr. in de Guttry-Maino-Quesada, 1985, p. 168) e a Rapallo nel 1905.
Nel primo scorcio del secolo il linguaggio del D. si arricchì ulteriormente anche in virtù del contatto con la figura e l'opera di Leonardo Bistolfi, attivo a Genova in quel periodo per realizzare alcune importanti commissioni. In questi anni il D. fu tra i protagonisti dell'intensa stagione che vide l'Italia, sull'esempio di altri Stati europei, impegnati nell'allestimento di una serie - di grandi esposizioni internazionali.
Il D. fu presente in molte di queste manifestazioni, il cui carattere effimero offriva agli artisti partecipanti l'opportunità di sperimentare nuove soluzioni espressive, adottando il principio tipico dell'artnouveau dell'integrazione tra le arti. Il D., la cui scultura assumeva ora movenze più decisamente liberty, applicòal nuovo stile il suo innato gusto per il monumentale, realizzando in questo periodo alcune delle sue opere più felici.
Le prime esperienze del D. in tale senso sono la decorazione delle facciate dei padiglioni eretti da E. Bregante e V. Borzani in occasione della VIII Esposizione internazionale di Genova tenutasi nel giugno 1901 (all'allestimento degli interni collaborarono tra gli altri Nomellini, G. Grifo e A. Craffonara) e il pannello decorativo realizzato in collaborazione con il Nomellini per l'Esposizione d'arte decorativa di Torino del 1902 (de Guttry-Maino-Quesada, 1985, p. 46).
Tali esordi ebbero un importante seguito nel 1906, allorché il D. partecipò all'Esposizione internazionale di Milano organizzata per celebrare l'inaugurazione del tunnel del Sempione: nel padiglione italiano (purtroppo distrutto quasi completamente da un incendio all'indomani della inaugurazione), espose un sedile in marmo colorato artificialmente, con braccioli in forma di figure umane sdraiate (Deucalione e Pirra). L'opera, immediatamente scolpita di nuovo dal D. dopo l'incendio (Ojetti, 1906) si trovava un tempo, secondo Riva (1950, p. 18), a Monaco di Baviera, mentre le copie, in gesso, delle due figure laterali sono conservate nella Galleria d'arte moderna di Genova Nervi; la documentazione fotografica dell'assetto origmale della scultura si trova in Pica (1906, p. 328).
Dai cataloghi della Biennale di Venezia il D. risulta presente per la prima volta nel 1901 con le sculture Autunno e Rammemorante e un gruppo di quattro acqueforti (pp. 112, 167 del catal.). Successivamente espose alle Biennali del 1903 (Il Monile, bassorilievo, ripr. in Pica, 1903, p. 74; Balbi, 1915, p. 52), del 1905 (Ritratto muliebre, bassorilievo in legno, e Persefone, ripr. in Balbi, 1915, p. 54). - Particolarmente importante nella biografia dell'artista fu però la partecipazione (con Nomellini, G., Chini e G. Previati), nell'ambito della VII Biennale di Venezia (1907), all'allestimento della sala internazionale "Arte del sogno",. che rappresenta il massimo risultato raggiunto in Italia fino a quel momento nella realizzazione di un ambiente espositivo integrato. Per la sala il D. eseguì una pregevole serie di sculture decorative costituita da quattro Cariatidi, due Sovrapporte a bassorilievo e un Sedile monumentale a forma semicircolare, colorato chimicamente. L'aspetto della sala è documentato fotograficamente in Pica (1907, pp. 385 s.), e in Rocchiero (1981, p. 53; riproduce, a p. 54, due disegni preparatori per le Cariatidi, nonché alcune fotografie di nudi femminili utilizzati dall'artista come modelli per le sculture decorative della sala; cfr. anche ill. in Balbi, 1915) p. 54; IlCaffaro, 29 apr. 1907, p. 4). Per la Biennale del 1912 il D. realizzò la decorazione per la sala ligure (Paglieri, 1969, pp. 82 s.); nel 1932 espose per l'ultima volta alla Biennale una delle sue opere più significative: L'uomo d'Amper (bronzo, Genova Nervi, Gall. d'arte moderna; ill. in de Guttry-Maino-Quesada, 1985, p. 166).
Nel 1908, dopo aver vinto il relativo concorso indetto dal ministero dei Tesoro, il D. fu nominato professore di modellatura e composizione e direttore della scuola d'arte della medaglia presso la Zecca di Roma. Tale ambito titolo giunse a coronare una delle attività predilette dal D., da lui praticata fin dagli esordi (1893, medaglia realizzata per l'Istituto di odontologia di Palermo) e portata avanti fino al primo dopoguerra (Gran madre, 1918; Ara della Pace, 1918).
Tra i prodotti più significativi dell'attività del D. nel settore, ricordiamo la medaglia commemorativa per il centenario della nascita di Mazzini (1905) e quelle dedicate ad Anton Giulio Barrili e a Berthe Grosso Bonnin (Rocchiero, 1977, p. 53). Le ultime due opere citate sono conservate nella Civica Galleria d'arte mode ma di Genova-Nervi, insieme con numerosi pregevoli documenti della produzione dell'artista, tra cui ricordiamo Targa per le onoranze promosse dall'Associazione ligure della stampa (1906), Testa di bimbo (marmo), Hyades (bassorilievo in bronzo con soggetto analogo ad un gruppo conservato ad Alessandria, coll. Molinari, in Marcenaro-Casareto, 1973, p. 63), La vite (bassorilievo in gesso). Oltre ai contributi offerti in occasione di allestimenti effimeri, il D. in questi anni iniziò ad occuparsi, a Genova, della decorazione di palazzi e luoghi pubblici.
Particolarmente interessanti in questo senso sono la decorazione del civico n. 5di via Monte Suello (progetto dell'ing. Fuselli, 1906), l'architrave a bassorilievo del palazzo Novecento in via XX Settembre, al civ. n. 8 (arch. Rosso, 1910 c.), la. decorazione del cornicione del palazzo della Nuova Borsa (arch. Carbone e Veltrone, 1912), le targhe commemorative per G. Oberdan (1916, via Roma) e C. Battisti (1917, via Dante), il contributo alla - decorazione del ristorante "Odeon" in via XX Settembre (1921: quest'ultimo locale oggi non esiste più; dell'opera del D. sono sopravvissute otto cariatidi rappresentanti Le Stagioni, attualmente utilizzate come ornamento per le due fontane al centro dei giardini di piazza G. Verdi; cfr. ili. in La controversia Odeon-Comune, Genova 1960, pp. 3s.). A questo settore della attività del D. appartengono anche il bassorilievo Il viandante e la fonte, realizzato per il castello McKenzie (Balbi, 1915, p. 52) e il. portafiori decorativo per l'hotel Bristol (ibid., p. 53). Altri esempi dell'attività del D. nel campo dell'arte applicata sono il piatto in ceramica Gorgone per la Società ceramica Richard Ginori (1919; ripr. in de Guttry-Maino-Quesada, 1985, p. 168), l'impugnatura di spada eseguita per il comandante L. Rizzo (1919, esposta alla prima Biennale di Monza, 1923; ripr. in Riva, 1952, p. 16, e in de Guttry-Maino-Quesada, 1985, p. 168), il vaso decorativo dal titolo Medusa, la coppa per il campionato italiano di calcio del 1925 (questi ultimi due riprodotti in Balbi, 1915, p. 54).
Cenno particolare merita la realizzazione di un nutrito gruppo di sculture funerarie per la necropoli genovese di Staglieno. La produzione del D. in questo ambito inizia con i primi anni dei secolo, principalmente con targhe (Targa Gambaro, 1902; Targa Capellini - Mariani, 1906; Targa Tomasinelli, 1906 c.; Targa Masini, 1909), proseguendo con opere di maggiori dimensioni (Tomba Roggero - Memoria, 1910-15), per arrivare ad alcune delle massime realizzazioni della piena maturità dell'artista (Tomba Caprile-Le Grazie, 1924 c.; Tomba Masnata-Charitas, 1935), continuando ininterrottamente fino agli ultimi anni di attività (Tomba Pertusi, 1949 c.).
Estremamente arduo è stabilire il numero esatto delle opere del D. esistenti nel principale cimitero genovese, non essendoci una catalogazione delle migliaia di lavori in esso contenuti, molti dei quali non firmati né datati; tuttavia una stima attendibile effettuata dal Riva (1952, p. 3), faceva ammontare a trentasei il numero delle sculture del D. conservate a Staglieno.
Dai primi anni del Novecento in poi, la fama del D. fu in continua crescita sia in Italia sia all'estero: in campo internazionale sono da sottolineare.la sua partecipazione all'Esposizione tenutasi nel 1901 al palazzo di vetro di Monaco di Baviera. all'Esposizione italiana in Earl's Court a Londra 0904: bassorilievo in gesso dal titolo Autunno, p. 62 del catal.; ripr. in Balbi, 91, p. 51), all'Esposizione di Saint Louis dello stesso anno (IlFrutto; ripr. in Balbi, 1915, p. 52), all'Esposizione d'arte decorativa di Parigi del 1925. (Cariatidi per la sala ligure; part. ripr. in de Guttry-Maino-Quesada, 1985, p. 169).
In Italia il D. ebbe una. serie di riconoscimenti ufficiali e di importanti commissioni. Nel 1910 fu nominato accademico di Brera, mentre nel 1911, in occasione delle celebrazioni per il cinquantenario dell'Unità, realizzò una monumentale Vittoria alata, che venne collocata sulla scalinata centrale dell'altare della Patria a Roma. Nel 1912 fu nominato accademico di merito presso l'Accademia ligustica di belle arti e, nello stesso anno, partecipò alla I Esposizione italiana di xilografia, organizzata a Levanto (cfr. O. Grosso, in, La Liguria illustrata, I [1913], p. 63) dalla rivista L'Eroica (periodico cui il D. collaborò in quello stesso anno con alcune incisioni per i numeri 9-11). Nel 1914, all'Esposizione internazionale di Genova, espose tra l'altro (Rocchiero, 1971, p. 24) un camino monumentale, dal titolo Autunno (ripr. in Balbi, 1915, p. 54) e fornì due Vittorie alate sormontanti le colonne dell'atrio del padiglione d'ingresso (Balbi, 1915, p. 172), progettato da Gino Coppedé. Nel 1919 il D. realizzò due bronzi: IlPensiero e L'Azione (Rocchiero, 1973, p. 18), che furono donati dalla città di Genova al presidente Wilson.
Dopo la prima guerra mondiale il D. ricevette una serie di commissioni per monumenti commemorativi dei caduti da parte delle-città di Taggia, Lavagna, Caresana Vercellese (Corriere del popolo, 13 luglio 1950), Bolzaneto (1924), all'epoca comune indipendente, oggi incorporato nella municipalità di Genova.
Nel 1924 il D. partecipò con un progetto dal titolo Diana, allestito con la collaborazione degli scultori G. Galletti, e F. Messina e dell'architetto G. Mazzoni (cfr. Emporium, LIX [1924], pp. 128 ss.; Marchisio, 1931), al concorso per il monumento da situare in piazza della Vittoria a Genova; ma fu preferito quello di M. Piacentini (l'Arco della Vittoria, ultimato nel 1931). Il D. tuttavia prese parte alla decorazione dell'opera, insieme con G. Prini e con A. Dazzi, eseguendo otto statue (sul tema della Poesia e della Fama) collocate sopra le colonne ali lati orientale e occidentale dell'arco, nonché un grande Crocifisso bronzeo situato nella sottostante cripta.
Nel 1936 fu nominato virtuoso di merito della Accademia dei Virtuosi al Pantheon e due anni dopo accademico di S. Luca sempre a Roma. Nel 1943, in occasione della mostra sociale allestita al palazzo reale di Genova, espose il gesso La mietitrice (ripr. in Riva, 1952, p. 16), ultima presenza documentata dell'artista nell'ambito di un'esposizione.
Attivo fino all'ultimo (benché menomato da una grave malattia) sia nel campo della statuaria sia nel campo della scultura decorativa, morì a Genova, nella sua casa di corso Buenos Aires, il 12 luglio 1950.
Fonti e Bibl.: Necrologi in Corriere del popolo, 13 luglio 1950; in Corriere mercantile (Genova), 14 luglio 1950. oltre ai cataloghi delle mostre citate all'interno della voce cfr. P. Nomellini, Il concorso di pittura dell'Accademia, in L'Elettrico (Genova), 20 febbr. 1895, p. 3; V Pica, L'arte mondiale della V Esp. intern. di Venezia, Bergamo 1903, pp. 65, 74; M. Labò, Scultori, moderni. E. D., in L'arte decorativa moderna, III, [1904], pp. 57 s.; V. Pica, L'arte decorativa all'Esp. di Milano. La sezione italiana, in Emporium, XXIV (1906), pp. 338, 332 s.; U. Ojetti, L'arte nell'esposizione di Milano, Milano 1906, pp. 117, 188; La sala del sogno all'Esposizione di Venezia. Un'intervista con P. Nomellini, in Il Caffaro (Genova), 26 marzo 1907, pp. 1 s.; M. Labò, La decoraz. della sala del sogno, in L'Arte decoratita moderna, VI (1907), 4, pp. 105, 110; V. Pica, L'arte mondiale alla VII Esp. int. di Venezia, Bergamo 1907, pp. 353, 355, 385 s.; M. Labò, La mostra xilografica di Levanto, in Emporium, XXXVI (1912), p. 235; P. De Gaufridy, La memoria di E. D., in Il Caffaro (Genova), 2 nov. 1913, p. 3; A. Balbi, L'arte in Liguria. Lo scultore E. D., in L'Esp. di Genova. Rass. uff. ili. (Genova), 1915, pp. 51-54; Id., Gli edifici dell'Esp., ibid., p. 172; A. Angiolini, Gli artisti contemp. E. D., in Il Lavoro (Genova), 23 nov. 1922, p. 3; U.N., Cronache genovesi, in Emporium, LVIII (1923), p. 123; I bozzetti pel monumento ai genovesi caduti nella Grande Gwrra. Le caratteristiche del progetto "Diana", in Corr. mercantile (Genova), 25-26 genn. 1924; C. Marchisio, L'arco trionfale ai caduti della vittoria italiana. E. D., in Genova, rivista municipale, XI (1931), pp. 431 s.; L'Italia all'esp. int. d'arte decorativa e industriale moderna, Parigi 1922, Roma, 1928, pp. XVII, 3; G. Riva, Artisti contemp. E. D., in ABC (Torino), aprile 1937, pp. 8 ss.; Id., E. D., in Genova, rivista munic., XXX (1950), pp. 15-19; O. Grosso, Genova e la riviera ligure, Roma 1951, pp. 17, 131 e passim; Mostra commem. di E. D. (catal.), a c. di G. Riva, Genova 1952; G. Riva, Profili. E. D., in Genova, riv. munic., XXXII (1952), pp. 11-19 (con ampio repert. di illustrazioni); Id., E. D. e la scultura italiana, in Corr. mercantile (Genova), 19 febbr. 1952; V. Rocchiero, Ottocento pittorico genovese. E. D., in La Liguria, XXX (1963), 5, pp. 13-16; O. Grosso, All'ombra della Lanterna, Genova nella storia e nell'arte, Genova 1968, pp. 158 s., 164 s., 168; S. Paglieri, E. Olivari e il suo tempo, Genova 1969, pp. 31, 45, 52 ss., 82 e passim; V. Rocchiero, Maestri divisionisti in Liguria, Genova 1971, pp. 16, 24, 37 s., tavv. XIII, XIV; Id., Sala De Albertis e sale maestri liguri e altri (catal.), Genova 1973, pp. 3 ss.; Id., Sala statuaria E. D., in Disegni di Rayper, statue di D., scult. di Bassano, dip. di Drago (catal.), Genova Savona 1973, pp. 15-20; 1911-1925. Genova, cult. di una città (catal.), a cura di G. Marcenaro-A. Casareto, Genova 1973, pp. XXXII, 29, 63, 68, 122; Id., Vetrina D., in Pittori e scult. fra XIX e XX sec. (catal.), Genova 1975, p. 8; Mostra celebr. di E. D. (catal.), a c. di G. Paganelli, Genova 1975; V. Rocchiero, E. D. medaglista e placchettista, fra Ottocento e Novecento, in La Medaglia, VII (1977), 14, pp. 51-72; Id., D. e l'arte fotografica, in Maestri liguri dell'Ottocento e del Novecento, Genova-Savona 1978, pp. 3-6; M. F. Giubilei, Ildibattito sul simbolismo nella pubblicistica genovese di fine Ottocento, in Resine (Genova), aprilegiugno 1980, pp. 91-94; V. Rocchiero, Scuole, gruppi, pittori dell'Ottocento ligure, Genova-Savona 1981, pp. 34 s., 41-60 (specialmente sul gruppo di Albaro e fenomeni collaterali), 189 s.; L'Eroica. Una rivista ital. del Novecento (catal.), a cura di G. Giubbini, Genova 1983, p. 96; F. Sborgi, Appunti per una storia dell'art nouveau in Liguria, in La Regione (Genova), maggio-agosto 1983, pp. 93-99; G. Bolaffi, Catalogo dell'arte ital. dell'Ottocento, n. 13, Milano 1984, p. 236; La Riviera Ligure. Momenti di una rivista (catal.), a cura di P. Bciero-M. Novaro, Genova 1984, pp. 27 ss., 41 s., 61-68, 73, 75 s., 90 s.; R. Bossaglia, La Riviera ligure. Un modello di grafica liberty (schede di M. Migliorini), Genova 1985, pp. 15 s., 18 ss., 103, 107, 111 s., 116, 126, 153, 166 ss., 175; I. de Guttry-M. P. Maino-M. Quesada, Le arti minori d'autore in Italia. Bari 1985, ad Indicem; Genova, il Novecento (catal.), a cura di G. Marcenaro, Genova 1986, pp. 71, 152, 174, 222-24, 322, 328 s., 334-38; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, I, p. 216.