economia aziendale
Disciplina che studia «le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita dell’azienda», secondo la classica impostazione dovuta a G. Zappa (➔). Tra le varie branche dell’economia (scienza sociale per eccellenza che esamina i comportamenti umani come relazione «tra fini e mezzi scarsi suscettibili di usi alternativi»), l’e. a. è incentrata sull’azienda: quest’ultima è intesa come «ordine economico di un istituto» sociale che può essere la famiglia, l’impresa, un ente pubblico, un sindacato e così via. L’e. a. ne illustra le diverse problematiche connesse con il suo funzionamento, in vista anche di disporre di una base conoscitiva per guidarla nell’ambito del sistema economico in cui opera.
Per trovare l’origine di questa disciplina bisogna risalire all’epoca della prima globalizzazione, tra la fine dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale, quando la scoperta dell’energia elettrica aprì nuovi orizzonti alla produzione industriale e determinò un grande sviluppo economico in Occidente, trainato dalle imprese e dagli Stati, spingendo gli analisti a interessarsi a queste unità di produzione economica, in termini sia operativi sia scientifici. Tale interesse si manifestò con risposte diverse a seconda dei contesti culturali e operativi. In Italia, dove in quegli anni operava una fiorente matrice ragionieristica, si innestò un filone di studi sull’onda positivista di quel periodo dell’istituzionalismo di matrice tedesca. Fu merito e opera di Zappa avviare queste indagini, cambiandone la prospettiva, tipicamente ragionieristica: dai metodi e sistemi contabili alle «condizioni di esistenza e manifestazioni di vita delle aziende». La concezione innovativa dell’impresa come un sistema in continua evoluzione anticipa la ‘teoria dei sistemi’ nata nel secondo dopoguerra. Da questa visione unitaria dell’azienda come ‘coordinazione economica’ discende l’esigenza di una scienza unitaria che studi l’azienda nel suo vivere, nella sua dinamica e complessa esistenza.
L’e. a., o scienza dell’amministrazione economica, in quest’accezione unitaria, integra la ragioneria con l’organizzazione (➔ p) e la gestione (➔), tanto che queste diventano parti costituenti della disciplina. Ed è proprio la conoscenza derivante dalle 3 dottrine l’essenza stessa dell’e. aziendale. Sorge così un modello che riesce a interpretare e far comprendere correttamente gli eventi aziendali, ma anche a valutare, in particolare, le condizioni di esistenza delle aziende al fine non tanto di soddisfare una pura curiosità scientifica quanto di sottoporre tali condizioni a un esame critico, per giudicare se sono espressione di comportamenti fisiologici oppure patologici, e quindi per contribuire al miglioramento dell’impresa e degli altri istituti produttivi. I principi fondanti dell’impostazione zappiana sono, oltre all’unità sistemica dell’azienda, la sua autonomia, per cui essa è un’entità che trascende gli interessi specifici sia di quelli che ne detengono il controllo sia di quelli che la conducono, la sua economicità, ovvero autosufficienza, e l’efficienza, principio di razionalità economica.
Nel tempo, data la natura degli studi aziendali, il nucleo di indagine della e. a. ha assunto una marcata interdisciplinarità, estendendosi innanzitutto alla disciplina del management di matrice anglosassone (in prevalenza guidata da scopi pragmatici), ma pure alla finanza, con sconfinamenti nell’economia politica, nella psicologia, nella sociologia e negli studi strategici. Tale convergenza disciplinare deriva dalla complessità del mondo odierno e dalla stessa evoluzione dell’azienda, sempre più strettamente coinvolta nell’ambiente in cui opera, fattori entrambi che spingono ad approfondire adeguatamente tematiche specifiche, a superare la demarcazione fra taglio positivo e normativo e, infine, ad accogliere un approccio soggettivo per tener conto dei comportamenti di quanti concorrono alle scelte e alla operatività delle imprese.