Vedi DUGGA dell'anno: 1960 - 1973
DUGGA (Τοῦλκα, Τούλκα, Τούκκα, Thougga) (v. vol. ifi, p. 186)
Negli ultimi anni sono stati fatti scavi volti alla ricerca del Fonim Vetus, cioè dell'agorà dell'antica civitas e sono stati approfonditi gli studî sul materiale punico e sul quartiere situato a S del Foro.
La conformazione del terreno determina lo sviluppo della città, che si distribuisce su terrazze lungo il pendio, sorrette da muri di sostruzione e congiunte da scale o da strade anguste e irregolari, che salgono fra le case, i cui ambienti si aprono necessariamente a livelli diversi: tutto il complesso, anche negli edifici maggiori, ha l'impronta di un centro agiato, ma caratteristicamente provinciale, e legato tenacemente alle tradizioni locali. Oltre al tempio di Mercurio, altri templi dimostrano nella loro disposizione planimetrica la fedeltà a concezioni e riti della religione punica: il tempio di Saturno, costruito al tempo di Settimio Severo al di sopra di un santuario più antico, da cui sono venute numerose stele con i simboli di Ba῾al e di Tanit, ha tre celle precedute da un'ampia corte chiusa con portici su tre lati; quello della Tellus ha pianta analoga al precedente; quello forse di Liber Pater, costruito insieme con quello adiacente della Concordia sotto Adriano ha, avanti alla corte che lo precede, a livello più basso, una cavea teatrale verosimilmente collegata con esso; quello di Caelestis, del tempio di Alessandro Severo, è racchiuso entro una corte semicircolare, il cui colonnato era coronato in alto da sculture raffiguranti città e province dell'Impero; il tempio, al centro, era un periptero esastilo con pronao profondo, su alto podio.
Il teatro, del tempio di Marco Aurelio, è tra i meglio conservati dell'Africa, con la cavea (diametro m 63,50) appoggiata alla collina e coronata in alto da un portico; la scena era articolata in tre nicchie, una semicircolare nel centro, due rettangolari ai lati, ed aveva la fronte decorata di almeno due ordini di colonne. Dietro la scena correva, come di solito, un portico dietro al quale, ancora a livello più basso, si allargava una terrazza, sorretta a valle da un muro semicircolare; al centro di questo muro, a livello ancora più basso, era una nicchia per statua; approfittando così della conformazione del terreno, l'architetto aveva creato un complesso scenografico a più ripiani che saliva dalla bassa nicchia al sommo della cavea. Due porte, una in basso verso S, l'altra in alto verso ponente, erano costituite da due archi in onore rispettivamente di Settimio Severo e Alessandro Severo; erano ambedue a un solo fornice e il primo, architettonicamente più ricco, aveva la decorazione, assai comune in questo tempo, di colonne in avancorpo su alto podio. Singolare è la disposizione di molte case: esse, approfittando anche, come si è detto, della conformazione del terreno, avevano spesso camere semisotterranee che, per la ricca loro decorazione, mosaici nei pavimenti e pitture (ne restano solo le tracce) nelle pareti, dobbiamo credere fossero stanze di abitazione e non alloggio di servi o magazzini: esse ci richiamano a case di altre città africane, nelle quali evidentemente si amava avere ambienti adatti per la loro disposizione ad essere abitati nella stagione più calda. Tra i mosaici delle case e di un edificio termale di non grandi proporzioni, meritano di essere ricordati uno con scena di coppieri, oltre a quello con la rappresentazione dell'officina dei Ciclopi nell'antro di Vulcano, un terzo con un auriga vincitore (sono ora al Museo del Bardo), un quarto con Ulisse e le Sirene. Notevole fra le sculture recuperate nella città, una magnifica testa di Lucio Vero e una statua di togato con la corona turrita (Museo del Bardo). Numerosi sistemi di cisterne e un acquedotto provvedevano al necessario rifornimento di acqua. Quest'ultimo, secondo recenti studi, doveva presentare anche un ninfeo ad esedra semicircolare (lacus), con portico colonnato.
Bibl.: C. Poinssot, Les ruines de Dougga, Tunisi 1958; A. Golfetto, Dougga, Die Geschichte einer Stadt im Schatten Karthagos, Basilea 1961; C. Poinssot-J. W. Salomonson, Le Mausolée Libyco-punique de Dougga et les papiers du Comte Borgia, in Comptes rendues Acad. Inscr. et Belles Lettres, 1959, pp. 141 ss.; J. G. Février, l'inscription du Mausolée dit d'Atban (Dougga), in Karthago, X, 1959, pp. 59 ss.; C. Poinssot, La recherche de l'effet monumental et l'utilisation des difficultés naturelles du terrain à Thugga aux II et III s. d. C., in Atti VII Congr. Inter. Archeologia Classica, III, Roma 1961, pp. 253 ss.; id., in Revue Arch., 1963, II, pp. 49-53; id., Quelques remarques sur les mosaïques de la maison de Dionysos et d'Ulysses à Thugga, in La Mosaïque Greco-Romaine, Parigi 1965, pp. 219 ss.; id., Sufes maior et Princeps civitates Thuggae, in Melanges A. Piganiol, Parigi 1966, pp. 1267; id., Aqua Commodiana Civitates Aureliae Thuggae, in Melanges Carcopino, Parigi 1966, pp. 771 ss.; id., Elements architectural punicisants de Thugga, in Revue Arch., 1967, pp. 113 ss.