BENTI, Donato
Figlio di un Giovanni Battista di Matteo, bottaio, nacque a Firenze nel 1470. Non abbiamo notizie sulla formazione di questo scultore e architetto che, a partire dal 1485, anno in cui Pietrasanta passa sptto il dominio di Firenze, troviamo citato in diversi pagamenti per piccoli lavori compiuti per l'Opera del duomo di Pietrasanta come "Maestro di Porta", forse perché impegnato a rafforzare le mura e la porta della città. Nel 1498 la fortezza di Pietrasanta è ceduta a Carlo VIII e il B. ripara a Genova, dove nel 1499 l'abate Lorenzo Fieschi commissiona a lui e a Benedetto da Rovezzano - come ricordava un'iscrizione alla base del monumento, ora scomparsa, ma tramandataci dal cronista dell'abbazia - la cantoria marmorea della chiesa di S. Stefano.
La cantoria, spostata e rimaneggiata nel 1639, è ora parzialmente ricostruita sopra il portale d'ingresso e presenta sul lato anteriore quattro lastre marmoree con figure di angeli musicanti, mentre sui fianchi ricorre il motivo degli stemmi dei Fieschi.
La collaborazione tra il B. e Benedetto da Rovezzano non termina con questa opera; del 29 agosto 1502 è il contratto (Alizeri, IV, pp. 286 ss.), con il quale Luigi XII di Francia commissiona a Michele D'Auria, Girolamo Viscardi, Benedetto da Rovezzano e al B. un monumento funebre per i duchi d'Orléans.
Nel 1504 due degli artisti (forse proprio il B. e Benedetto da Rovezzano) trasportano a Parigi alcune statue e il monumento è montato nella chiesa dei celestini (smembrato durante la rivoluzione, dopo varie vicissitudini fu trasportato nel 1816 a St.-Denis e quindi ricomposto). Nelle varie parti del monumento si nota una forte differenza qualitativa tra le quattro figure di defunti, rese in maniera piuttosto goffa e pesante (da attribuire al D'Auria e al Viscardi), e la sciolta eleganza delle statuine del basamento in cuì sì riconosce il felice tocco decorativo di Benedetto da Rovezzano seguito volenterosamente dal B., probabile autore di alcune statuine alquanto più rigide.
Dal 1507 il B. è di nuovo a Pietrasanta, dove, forse sulla base degli importanti lavori eseguiti con Benedetto da Rovezzano, riceve numerose commissioni. Del 1508 è un pulpito marmoreo per il duomo di S. Martino: la parte superiore pentagonale presenta rilievi dei Quattro evangelisti con rispettivi simboli e poggia su un piedistallo riccamente decorato, opera precedente di L. Stagi; doveva inoltre far parte del pulpito una specie di vaschetta, ora adibita ad acquasantiera, che nell.'interno porta l'iscrizione: "MDVIII Donatus Renti fiorentinus faciebat".
Nel 1509 sono documentati lavori per il campanile del duomo e per la costruzione della chiesetta di S. Maria di Porto ora distrutta; riceve anche la commissione iniziale di opere di scultura per il battistero di S. Giovanni attiguo al duomo.
Sin dall'inizio questo incarico si svolse all'insegna di liti e contrasti. Allo stato attuale di conservazione, dell'opera del B. nel battistero ci resta la vasca inferiore del fonte battesimale (la parte superiore è un'aggiunta seicentesca), con un elegante fregio adorno di rilievi con figure marine, e forse una statua di S. Giovanni Battista non finita in tutte le sue parti.
Nel 1513, in occasione del ritorno di Pietrasanta ai Fiorentini, sono commesse al B. le Armi di Leone X da porre sulla facciata del duomo; il pagamento per il lavoro compiuto è del 1514. Sempre a celebrazione di questo evento egli conduce a termine il Marzocco (ora di fronte al palazzo Pretorio).
Nel 1518 il B. è soprattutto uomo di fiducia di Michelangelo, il quale in un contratto del 27 aprile lo nomina suo procuratore (Milanesi, p. 681) per sovrintendere alla cava e al trasporto dei marmi destinati alla facciata di S. Lorenzo e alla tomba di Giulio II (sono conservate varie lettere di Michelangelo al B. per questo incarico).
Nel 1520 il B. viene pagato per altri lavori compiuti per il campanile del duomo di Pietrasanta; nel 1525 si concludono le sue fatiche per le sculture del battistero. Il 6 apr. 1529 con Stagio Stagi riceve l'incarico di stimare l'altare di S. Biagio del duomo di Pisa, altare iniziato da P. Fancelli e poi portato a termine dallo stesso Stagi. Nel 1531 troviamo ancora citato il B. in un pagamento per opera da lui prestata nei lavori del campanile. Questa è l'ultima notizia documentata intorno alla sua attività; la data della morte si pone nel 1537, in quanto nel 1538 Stagio Stagi gli succede nei lavori per il campanile; comunque l'Opera del duomo di S. Martino in pagamenti del 1539-1540 salda definitivamente gli eredi Benti per le sculture del battistero.
Oltre alle opere documentate, sono attribuite al B. diverse opere di scultura sparse nel territorio di Pietrasanta: un bassorilievo con i SS. Sebastiano, Rocco ed Antonio nella Pieve di Vallecchia, un tabernacolo usato come fonte battesimale nella chiesa parrocchiale di Cardoso ed un tabernacoletto per l'olio santo nella chiesa parrocchiale di Nocchi (Camaiore).
Battista, figlio di Donato, fu pure scultore; si hanno sue notizie dal 1536 al 1557 circa. Nel 1536 ci è documentata la sua presenza a Carrara per motivi di lavoro; negli anni 1539 - 1540 risiede stabilmente a Pietrasanta dove il suo nome, seguito dalla qualifica di scultore, ricorre nei saldi effettuati dall'Opera del duomo agli eredi di Donato Benti.
In un contratto del 6 febbr. 1543 riceve da Francesco di Urbino l'incarico di fare "un arme di Papa Iulio II di marmo d'un pezo, secondo il modello auto da messer Michelagnolo Buonarroti" (Milanesi, p. 719); l'artista s'impegna a portare a termine l'opera per la fine del mese successivo e a trasportarla a Roma in S. Pietro in Vincoli. Ulteriore ed estrema menzione della sua attività è ad Empoli con una acquasantiera marmorea (firmata e datata 1557; ora nel Museo della Collegiata) con rilievi alla base e sul fusto di animali ed esseri mostruosi, composti con un certo equilibrio.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le Vite…,a cura di G. Milanesi, IV, Firenze 1878, p. 530; VI, ibid. 1880, p. 111; Id., La vita di Michelangelo..., a cura di P. Barocchi, Milano-Napoli 1962, I-V, v. Indice (anche per Battista); E. Frediani, Ragionamento stor. intorno ad Alfonso Cittadella, Lucca 1834, p. 41 nota 17; G. Campori, Gli artisti ital. e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, p. 60; V. Santini, Commentari storici della Versilia centrale, VI, Pisa 1862, p. 109 (p. 96 per Battista); S. Varni, D. B. e Benedetto fiorentino, Genova 1869; G. Campori, Memorie biografiche degli scultori.... nativi di Carrara e di altri luoghi della prov. di Massa…,Modena 1873, pp. 282 (anche Per Battista), 309, 438; G. Milanesi, Le lettere di Michelangelo, Firenze 1875, pp. 389, 400, 401, 403, 575, 577, 681, 685 (p. 719 per Battista); F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno…,Genova 1876, IV, pp. 279-292; V. pp. 26, 34; A. de Montaiglon, La vie de Michel-Ange, in Gazette des Beaux-Arts, XIII (1876), p. 282; E. Ridolti, L'arte in Lucca…, Lucca 1882, p. 127; H. de Tschudi, Le tombeau des ducs d'Orléans à Saint-Denis, in Gaz. archéologique, X (1885), pp. 93-98; C. De Fabriczy, Allogazione della tomba di Niccolò III Pandolfini a D. B., in Riv. d'arte, III (1905), p. 176; P. Vitry-G. Brière, L'église abbatiale de St.-Denis, Paris 1925, p. 161; A. Graziani, Pietrasanta e la Versilia marmifera, Milano 1928, p. 3; A. Venturi, Storia dell'arte ital., X, 1, Milano 1935, pp. 478 s.; Ch. De Tolnay, Michelangelo, I Princeton 1947, pp. 252 s.; U. Middeldorf, Un rame inciso del Quattrocento, in Scritti... in onore di M. Salmi, II, Roma 1962, p. 279;U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lex., III, pp. 354