DeLillo, Don (propr. Donald Richard)
DeLillo, Don (propr. Donald Richard). – Scrittore, drammaturgo, saggista e sceneggiatore statunitense (n. New York 1936). È considerato uno dei più importanti scrittori viventi, autore di riferimento, insieme a Thomas Pynchon, della narrativa postmoderna americana. Raffinato interprete della società nordamericana, D. ha affrontato negli anni un vasto numero di temi, quali la guerra fredda, la natura ibrida ed estemporanea del jazz, il consumismo, l’onnipresenza del mezzo televisivo, l’avvento dell’era digitale, con particolare riguardo nell’ultimo decennio verso la disintegrazione della famiglia, la globalizzazione del terrorismo e le interpretazioni cospirative e dietrologiche dei più recenti eventi politico-sociali. Ha esordito con il romanzo Americana (1971; trad. it. 2000), tentativo di scandagliare il mito fondativo della cultura americana nel sentimento della frontiera tipicamente rappresentata dal Far West. L’immaginario collettivo e le paure della società nordamericana sono presenti anche in romanzi successivi come End zone (1972), storia di un giocatore di football, e Great Jones street (1973; trad. it. 1997), vita di una rockstar. Con il romanzo fantascientifico Ratner’s star (1976; trad. it. 2011) D. comincia a sperimentare i moduli della letteratura di consumo, esercitandosi poi con il genere dello spionaggio (Players, 1977; trad. it. 1993), del poliziesco (Running dog, 1978; trad. it. 1991) e del thriller psicologico (The names, 1982; trad. it. 1990). Seguono due capolavori come White noise (1985; trad. it. 1987), vincitore del National book award e in cui le dinamiche psicologiche e sociali vengono stravolte da un imminente disastro ambientale, e Libra (1988; trad. it. 1989), che ricostruisce, mescolando fatti e personaggi storici con la finzione e le interpretazioni complottiste, le uccisioni del presidente John Fitzgerald Kennedy e del suo presunto assassino Lee Harvey Oswald e gli eventi politici che le precedettero. Le contraddizioni della storia statunitense sono al centro anche di Underworld (1997; trad. it. 1999), che dalla compravendita di una palla da baseball arriva a tracciare un ponderoso affresco dell’America dall’inizio della Guerra fredda fino agli anni Novanta. Nell’acclamato The falling man (2007; trad. it. 2008), D. narra invece lo smarrimento della famiglia di un sopravvissuto al crollo delle torri gemelle di New York l’11settembre 2000. Nell’ultimo romanzo Point omega (2010; trad. it. 2010) la tematica cambia sensibilmente, con due uomini in una zona desertica degli Stati Uniti dove, a margine di lunghe discussioni filosofiche, scompare improvvisamente la figlia di uno dei due, reindirizzando il racconto verso il noir. In anni recenti, inoltre, D. ha pubblicato tre racconti sparsi (Midnight in Dostoevsky, 2009; The border of fallen bodies, 2009; Hammer and Sickle, 2010), una raccolta di racconti scritti negli ultimi trent’anni (The angel Esmeralda: nine stories, 2011), un saggio (Counterpoint 2004; trad. it. 2008), due pièce (Love-lies-bleeding, 2005, trad. it. 2006; The word for snow, 2007) e la sceneggiatura Game 6 (2005), tratta da un racconto scritto nei primi anni Novanta, per l’omonimo film diretto da Michael Hoffman.