DeLillo, Don
Scrittore statunitense, nato a New York il 20 novembre 1936. Figlio di italiani immigrati nel Bronx, è cresciuto nel settore italiano di questo quartiere, Fordham, e ha studiato alla Fordham University. Dopo aver lavorato per qualche anno presso una compagnia pubblicitaria, si è dedicato pressoché interamente alla scrittura, conducendo una vita relativamente ritirata.
L'esordio di DeL. sulla scena letteraria è avvenuto con un romanzo, Americana (1971), che espone le ambizioni dell'autore fin dal titolo; tentativo di ricapitolare tutta la storia americana nel pellegrinaggio del protagonista verso il mitico luogo di fondazione, il Far West, l'opera denuncia nel contempo l'impossibilità di recuperare una qualche verità 'originaria' in mezzo al proliferare incontrollato dei messaggi nell'era dei mass media. Nei successivi End zone (1972) e Great Jones street (1973; trad. it. 1997), è il linguaggio stesso, o meglio l'incapacità di dire la realtà senza essere soggetto all'ideologia dominante, a essere al centro di una narrazione che procede secondo i codici più standardizzati della cultura di massa (lo sport in End zone e la musica pop in Great Jones street). Con Ratner's star (1976) DeL. comincia a sperimentare i moduli della letteratura di consumo, in questo caso la fantascienza, mentre in Player's (1977; trad. it. 1993) mima i cliché del romanzo di spionaggio, e in Running dog (1978; trad. it. 1991) e The names (1982; trad. it. 1990) quelli del poliziesco.
White noise (1985; trad. it. 1987), con la brillante giustapposizione dell'atmosfera comico-realistica di un campus universitario a quella drammatica di un'apocalisse incombente che stravolgerà tutte le norme del vivere sociale, apre la fase più significativa della carriera di DeL. e prelude al radicale scetticismo storico e politico di quello che probabilmente è il suo capolavoro, Libra (1988; trad. it. 1989), ricostruzione fittizia e vera decostruzione del più oscuro dei misteri americani, l'assassinio del presidente Kennedy. Il romanzo si configura come una ricerca della verità votata all'insuccesso non solo perché infinite sono le trame che vi si oppongono, ma perché i cospiratori hanno dato vita a una fiction talmente complessa che è sfuggita al loro stesso controllo e che forse anch'essi scambiano per la realtà. Mao II (1991; trad. it. 1992) è l'ennesima variazione sul tema della sconfitta che il pensiero liberal, ingenuamente convinto della possibilità di costruire una società basata sulla verità e sulla giustizia, subisce ad opera del conservatorismo reazionario nascosto dietro alle luccicanti fantasmagorie della società dell'immagine; nemmeno l'artista più rivoluzionario può minacciare uno status quo in grado di assorbire ogni sovversione trasformandola in spettacolo, e l'unica forma di difesa sembra restare quella, desolatamente autodistruttiva, della follia e della violenza fine a se stessa. Non diversa l'atmosfera di Underworld (1997; trad. it. 1999), ponderoso sommario e bilancio (negativo come più non si potrebbe) di cinquant'anni di storia statunitense.
bibliografia
T. LeClair, In the loop. Don DeLillo and the system novel, Urbana (Ill.) 1987.
Introducing Don DeLillo, ed. F. Lentricchia, Durham (N.C.) 1991.
New essays on "White noise", ed. F. Lentricchia, Cambridge-New York 1991.
A.L. Weinstein, Nobody's home. Speech, self, and place in American fiction from Hawthorne to DeLillo, New York 1993.
D. Keesey, Don DeLillo, New York-Toronto 1993.
P. Civello, American literary naturalism and its twentieth-century transformations. Frank Norris, Ernest Hemingway, Don DeLillo, Athens (Ga.) 1994.