DOMENICO Napoletano (detto anche Domenico Impicciati o Domenico della Musica)
Nato a Napoli intorno al 1465, fu plasticatore in terracotta policromata e dorata e singolare cultore di musica. D. appare influenzato dalle opere in marmo di T. Malvito e dalla plastica realistica di G. Mazzone. Vivente, ebbe fama di "persona ingegnosissima", come lo celebra il Summonte nella lettera inviata nel 1524 al veneto M. A. Michiel (Nicolini, 1923), ed acquistò un tale prestigio da sposare la nobile Paola Pisani. Se nel 1537 fu chiamato a periziare l'altare maggiore, in marmo. che Giovanni da Nola stava eseguendo per la chiesa di S. Lorenzo Maggiore, è segno che aveva anche realizzato opere in marmo, ora distrutte.
A D. è possibile assegnare il "retablo", in terracotta policromata e dorata, della cappella Rocco in S. Lorenzo Maggiore a Napoli, composto da due ordini sovrapposti con al centro il bassorilievo della Madonna con il Bambino, ai lati le sculture dei Santi protettori della casata e nell'edicola terminale l'altorilievo della Deposizione. Alcune carte contabili (recuperate nel dopoguerra a ridosso degli elementi terminali: comunicazione orale del superiore dei lavori di ricostruzione della basilica, p.Giovanni Recupito) consentono d'inserire l'opera entro gli ultimi anni del Quattrocento. Poco dopo il 1506 D. realizzò il grande "retablo" in terracotta policromata che copriva l'intera parete, fino al soffitto, della cappella dell'arte della lana nella chiesa di S. Eligio, in Napoli (ora a Napoli nelle Gallerie di Capodimonte).
L'opera, descritta nella santa visita del 1599 (Borrelli, 1975, p. 97), era composta di colonne ed incorniciature che racchiudevano al centro la scena della Natività, in grandi immagini di forte effetto; nell'edicola terminale la Trinità, nonché il Mistero di S. Qriaco; ai lati le sculture dei Santi protettori, tra cui il S. Ambrogio (firmato; Pane, 1977, p. 168). I resti delle figure femminili recano nei costumi, nelle acconciature (come le "trecce a canestrella") realistiche e negli occhi di cristallo nel predisposto cavo orbitale, i segni della sua genialità.
A D. è possibile attribuire la Madonna delle Grazie (terracotta) del Museo diocesano di Salerno (Borrelli, 1975, p. 100). Alla chiesa dell'Annunziata della città di Cava dei Tirreni appartiene l'unica opera firmata e datata di D.: "Opus domicinicil parthenopeus/a/s. MDXXII" (ibid., p. 98).
Essa raffigura la Madonna in trono con accanto il Bambino (terracotta policromata e dorata), impostata secondo un modulo molto diffuso anche nella pratica lignaria.
A questo periodo è da ascrivere un Crocifisso (terracotta; Napoli, coll. privata) dalla sobria ma robusta plastica che è vicino alla Madonna di Cava dei Tirreni.
In un documento del 1532 D. è indicato come l'autore di una Natività (dispersa) - Madonna, s. Giuseppe, Bambino, asino, bue, angeli e due pastori - ambientata in una grotta sovrastata da un'altra ove si svolgeva la scena dell'angelo che annunziava ai pastori la nascita del Redentore: al sacro evento della nascita assisteva il committente, Matteo Mastrogiudice, ritratto in una scultura a tutto tondo in terracotta policromata e dorata, così come erano le altre figure (Catello, 1982, p. 353).
Nell'agosto del 1538 la vedova incassava il saldo per il "presepe" del Mastrogiudice (Catello, 1982).
Fonti e Bibl.: F. Nicolini, L'arte napoletana del Rinascimento..., Napoli 1923, pp. 168 s.; G. Borrelli, Mastro Dominico Napolitano persona ingegnosissima, in Napoli nobilissima, XIV (1975), pp. 96-100; R. Pane, Il Rinascimento nell'Italia meridionale, II, Milano 1977, pp. 166-70, figg. 168-176; E. Catello, Su alcuni . presepi napoletani del Cinque e Seicento, in Arte cristiana, LXX (1982), p. 353.