FALCE, Domenico
Nacque a Feltre (Belluno) il 23 giugno 1619 da Giovanni Battista e da una Giustina. Allievo del pittore concittadino Paolo Dal Pozzo, sostanziò la sua cultura figurativa soprattutto sullo studio delle opere che Lorenzo Luzzo, Cesare Vecellio e Francesco Frigimelica il Vecchio avevano lasciato nelle chiese del Bellunese. Alla dichiarata predilezione per gli schemi iconografici cinquecenteschi egli associò qualche aggiornamento giuntogli probabilmente tramite il veicolo della circolazione delle stampe; tuttavia la sua produzione non dimostra una puntuale conoscenza degli sviluppi della coeva pittura veneziana.
Una ricognizione dell'attività del F. (Vizzutti, 1981 e 1982-83) ha permesso di ricostruire almeno parzialmente la sua vicenda pittorica, che ha come punto fermo di partenza la pala dell'altar maggiore della chiesa di Formegan (Belluno), datata 1647, accompagnata dalla firma e dal titolo di cavaliere. Ma egli era attivo anche prima, come dimostrano i dipinti per le chiese di Seren del Grappa, di Campo di Santa Giustina, di Pieve di Zoldo (prov. di Belluno) e altri ancora, in cui ricorrono tipologie e moduli frequentemente iterati dal pittore.
Al 1655 risale la pala della chiesa di S. Orsola a Feltre, lavoro che si distingue per la pennellata corsiva e per la cromia schiarita, particolarmente sensibile ai toni vivaci e intensi. Nel 1661 è documentata la sua attività nell'esecuzione di alcuni stemmi, oggi scomparsi, per la cattedrale di Feltre (Claut, 1981). Sempre nello stesso anno firmò e datò la tela con L'incontro di Gioacchino e Anna per la cappella gentilizia di casa Pasole a Pedavena di Feltre. Al 1662 risalgono i due grandi dipinti con la Natività di Maria e la Morte della Vergine, che ornano la chiesa cittadina del Rosario.
Questi, pur non alieni da alcune faticosità formali, svelano un gusto narrativo semplice e dimesso ma non privo di una lirica umanità che vivifica i mistici episodi mariani, in cui echeggiano ricordi desunti dall'arte di Cesare Vecellio.
La stima in cui il F. era tenuto è dimostrata dal fatto che l'11 ott. 1668 egli venne designato dal vescovo di Belluno quale giudice per dirimere una vertenza di pagamento di un gonfalone dipinto da Tommaso Dolabella per la pieve di Sospirolo (Belluno; cfr. Visite pastorali 1668). Nel 1669 firmò e datò la pala della chiesa feltrina di Ognissanti con La raccolta della manna, opera come di consueto brulicante di figure e contrassegnata da un accentuato gusto per la viva narrazione teatrale. L'anno seguente eseguì la grande tela con S. Pietro d'Alcantara, proveniente dal soppresso convento cittadino di S. Spirito e documentata sino a quarant'anni fa nella parrocchiale di Seren (Vizzutti, 1982-83, p. 74). Il 13 marzo 1670 ricevette dalla Comunità di Feltre l'incarico di "allestire la scenografia per una rappresentazione spirituale da tenersi nella chiesa di S. Maria del Prato" (Extraordinario, XII). Nello stesso anno dipinse l'Autoritratto (Feltre, coll. priv.).
L'artista si raffigura vestito con sfarzosi abiti di gentiluomo sui quali fanno spicco le vistose insegne cavalleresche; con la mano destra distrattamente regge un pennello nell'atto di intingere i colori sulla tavolozza. Il ritratto, simbolicamente, ribadisce la ricchezza e l'onorevolezza della sua famiglia tanto che il F. si dedicò alla pittura da "dilettante" e non certo per trarne sostentamento.In effetti egli si impegnò anche in opere caritative assai apprezzate se nel 1670 risulta presidente "Scholae et Hospitali di S. Maria del Prato (Visitatio, 1670).
Nel 1671 eseguì il ritratto deilrettore di Feltre Giovanni Antonio Boldù (Museo civico di Belluno), che glielo aveva commissionato. In occasione della fine del mandato rettoriale di Antonio Ottoboni, nel 1675, dette alle stampe un sonetto di carattere encomiastico e gratulatorio secondo la consuetudine del tempo (Il vaticinio verificato ovvero La povertà sovvenuta..., Padova 1675). Al 1677 risalgono le due versioni della Veduta di Feltre (Feltre, coll. G. G. Zugni Tauro de Mezzan; cfr. Arte ... nel Bellunese, 1981, tav. p. 93; Museo civico): documenti topografici eseguiti attraverso una pittura calligrafica e attenta al particolare, che si riscatta dalla freddezza dell'indagine puramente descrittiva per la vena fantastica che anima le figurine, le abitazioni, le ruote degli opifici, ecc.
Nel 1685 si collocano la Natività della Vergine e la Natività di Gesù della parrocchiale di Mugnai (Belluno), ove il F. iterò, semplificando, i soggetti dipinti per la chiesa del Rosario. Citati dalle fonti, ma non rintracciati, sono i due quadri terminati ante 1690 per il convento feltrino dei Ss. Vittore e Corona (Catastico, 1690), che assai probabilmente erano a soggetto sacro. Del 1690 è la Veduta di Belluno (Belluno, Cassa di risparmio di Verona, Vicenza e Belluno), donata al rettore che terminava il suo mandato. Anche questa tela è contrassegnata dal calibrato uso della fantasia in virtù della quale la visione aerea della città si colloca in un'atmosfera quasi da sogno, evitando al dipinto l'impersonalità della resa topografica.
La statua firmata con il Beato Bernardino da Feltre (Feltre, Monte di pietà) va considerata come una prova dell'artista in campo scultoreo; forse proprio la mediocre riuscita fece desistere il F. dal dedicarsi ulteriormente a tale attività.
Il 10 luglio 1697 il F. si spense nella città natale e con solenni esequie fu tumulato nel sepolcro di famiglia nella chiesa di S. Spirito.
Pittore tutto sommato modesto, legato a schemi cinquecenteschi interpretati in modo pur non spregevole, fu comunque un protagonista della cultura artistica in provincia come dimostrano le numerose commissioni da parte di enti sia laici sia ecclesiastici.
Fonti e Bibl.: Belluno, Archivio vescovile, Visite pastorali 1668, busta 10, f. 206v; Feltre, Archivio storico del Comune, Extraordinario, XII, 1660-1683, vol. 72, f. 132v; Ibid., Archivio vescovile, Visitatio 1670, ms. non inv., f. 17v; G. Bertondelli, Historia della città di Feltre, Padova 1673, p. 235; Belluno, Bibl. civica, Catastico di S. Vittore 1690, ms. 171, pp. n. n.; A. Cambruzzi, Storia di Feltre, III, Feltre 1875, p. 179; A. Vecellio, I pittori feltrini, Feltre 1898, ad vocem; M. Gaggia, Ilpittore feltrino D. F., in Arch. stor. di Belluno, Feltre e Cadore, X (1938), pp. 1032 ss.; A. Pellin, Storia di Feltre, Feltre 1944, p. 172; G. Biasuz, Di altre opere d'arte ignorate o poco note del Feltrino, in Arch. stor. di Belluno, Feltre e Cadore, XXII (1953), p. 76; G. Mazzotti, Feltre, Treviso 1973, p. 89; M. Dal Mas, Belluno alla fine del Seicento in un quadro ritrovato, in Dolomiti, I (1978), p. 36; A. Fontana-F. Vizzutti, Borgo Piove, I, Belluno 1980, p. 4; F. Vizzutti, La pittura bellunese del Seicento, in Dolomiti, III (1980), pp. 28 s.; Id., Per un catalogo di D. F. pittore feltrino, ibid., IV (1981), pp. 38 s.; Arte del '600 nel Bellunese (catal.), Padova 1981, pp. 92-95, 186 s.; F. Vizzutti, Inediti dei pittori D. F. e Antonio Gabrieli, in Arch. stor. di Belluno, Feltre e Cadore, LII (1981), pp. 50 ss.; S. Claut, Note d'archivio, ibid., p. 156; F. Vizzutti, Restaurata una tela del pittore feltrino D. F., in L'Amico del popolo (Belluno), 24 luglio 1982, p. 3; S. Claut, Un inventario inedito della quadreria di S. Vittore, in Arte veneta, XXXVI (1982), p. 260; Id., Raccolte d'arte a S. Vittore, Feltre 1983, p. 20; M. Lucco, Catalogo del Museo civico di Belluno - I dipinti, Vicenza 1983, p. 24; F. Vizzutti, D. F. pittore feltrino del Seicento, tesi di perfezionamento in storia dell'arte, Università degli studi di Urbino, a.a. 1982-83; S. Salvadori, Recensione alla tesi di F. Vizzutti, in Notizie da palazzo Albani, I (1985), p. 114; F. Vizzutti, Breve storia della pittura bellunese dal secolo XV al XIX secolo, Belluno 1986, p. 23; Id., in La pieve di S. Floriano in Zoldo, Belluno 1987, pp. 276-79; M. Lucco, in La pittura in Italia. Il Seicento, II, Milano 1989, p. 734.