ERIZZO, Domenico
Nacque a Venezia, nel 1405, da Filippo di Stefano, del ramo a S. Canzian, e da Lucia Venier di Nicolò di Marco. Il padre, che era stato capitano della guardia in Istria, morì prima che l'E. compisse i diciott'anni (fu infatti lo zio Nicolò a presentarlo all'estrazione della Balla d'oro, il 3 dic. 1423), lasciando tuttavia la famiglia ben provveduta sul piano sociale ed economico, come sembrerebbe provare il matrimonio dell'E., avvenuto nel 1434, con Maura Moro, figlia del procuratore Antonio, fratello del padre del futuro doge Cristoforo (1462).
Questa influente parentela non si tradusse subito, però, in evidenti vantaggi sulla carriera politica dell'E., forse anche perché il matrimonio rimase sterile: esordì nella Quarantia, ove fu eletto il 6 dic. 1438, quindi divenne ufficiale di Notte (3 dic. 1440), e ancora fu chiamato a far parte dei Quaranta il 19 ag. 1441; dopo di che ricevette la nomina di podestà e capitano a Sacile (22 apr. 1443), nel Friuli occidentale, in un territorio cioè entrato da poco a far parte dei domini della Serenissima e dove ancora era aperto il contrasto con il potente patriarca di Aquileia.
"Applicò li primi suoi anni alla marittima disciplina", scrive il Priuli: se questo avvenne, dovette probabilmente verificarsi nel lasso di tempo compreso tra il 1445 ed il 1450, allorché le fonti sembrano ignorare completamente il nome dell'E., che solo il 28 febbr. 1451 ricompare insignito della carica di ufficiale alle Rason Nove, una magistratura giudiziaria la cui titolarità era peraltro indice di prestigio ed autorevolezza: e infatti nel successivo triennio 1453-55 l'E. venne costantemente chiamato a far parte del Senato o della sua zonta. Poi forse riprese a navigare: il 31 genn. 1456 otteneva il comando delle galere costituenti la "muda" di Aigues-Mortes, e nel maggio 1462 era tra i quarantuno elettori del doge, che fu appunto Cristoforo Moro, cugino della moglie.
Era questa una famiglia "larga", numerosa cioè e ricca di aderenze: l'insediamento di un tal parente nella massima carica dello Stato costituì dunque per l'E. un grosso vantaggio e l'apertura di nuove prospettive, che si concretizzarono nella nomina a patrono dell'Arsenale (27 genn. 1465), magistratura di per sé importante in una Repubblica marinara, ma allora di vitale necessità a motivo della guerra, dura difficile e lunga, che Venezia conduceva in Levante contro gli Ottomani; passò quindi, nel 1468, consigliere ducale per il sestiere di Cannaregio, dopo di che, il 14 giugno 1469, venne nominato governatore delle Entrate, ma si dimise dall'incarico il 4 febbr. 1470, "propter invalitudinem"; si riprese bene, tuttavia, al punto che il 9 luglio risultò eletto podestà di Padova, prevalendo, sia pure per pochi voti, su Leonardo Contarini detto da Londra.
Fu uno scrutinio contrastato e, ad un tempo, causa ed effetto di tensioni politiche tra il gruppo facente capo al doge ed i suoi avversari; scrive in proposito il Malipiero: "E Bortholomio Memo q. Francesco, zovene de 20 anni, ha habù gran despiazer che l'Erizzo sia romaso dal Contarini, per reputar più degna casa la Contarina; e no possendo tolerarlo, se acostò in Gran Consegio a certi compagni, e particularmente a Bernardo Polani, e ghe disse: Questi traditori no ne vol mai far in nessun luogho; se volè, venimo diese de mi a Consegio, domenega che vien, co le corazzine sotto le veste, e amazzemoli; comenzando da questo becco de Christofol Moro". Quattro giorni dopo il focoso giovanotto pendeva impiccato tra le colonne rosse del palazzo ducale, per ordine del Consiglio dei dieci, ma l'episodio è comunque rivelatore di un'aspra lotta in cui l'E. era certamente coinvolto.
Non prese subito possesso della pretura padovana, poiché tra l'ottobre 1470 ed il settembre 1471 fu nuovamente consigliere ducale, e solo il 29 ott. 1471 assunse la podesteria, che tenne sino al 24 febbr. 1473, allorché venne sostituito da Girolamo Loredan.
Tutto questo è certo: ma purtroppo nulla più di questo. A partire infatti proprio dal rettorato sostenuto a Padova le fonti presentano sull'uomo dati contradditori o inverosimili; anzitutto il Barbaro afferma che all'E. fu dedicata questa iscrizione, pur senza precisare dove fosse collocata: "Dominico Erizzo Philippi Er. filio Senato. Clariss. de Republica benemerito Pataviique Praetorem [sic] gerenti integre pieque defuncto Andreas Er. pientissimus nepos monumentum hoc instrui iussit. 1462 die 22 Feb.". Ora, l'E. ebbe effettivamente un nipote di nome Andrea, ed è anche facile pensare che, in mancanza di figli, costui ne sia stato l'erede riconoscente; tuttavia è altrettanto certo che l'E. non morì esercitando la carica, poiché è documentato il passaggio delle consegne, da lui effettuato personalmente nelle mani del successore; inoltre l'iscrizione non compare in alcun repertorio padovano o veneziano, infine la data è chiaramente sbagliata.
Se poi si volesse supporre trattarsi non di un "1462" more veneto, ma di un "1482", postulando cioè un errore di trascrizione, allora troverebbe spiegazione una notizia riportata dal Sabellico e ripresa dal Priuli, dal Cappellari Vivaro e da autori moderni quali il Litta. Scrive dunque il Sabellico (il quale però ignora, al pari degli altri qui citati, l'iscrizione di cui sopra), che proprio agli inizi della guerra del Polesine (maggio 1482) quella parte della flotta veneziana che operava sul Po, sotto il comando di Cristoforo Da Mula, assalì Adria e qui, nel corso della battaglia, "cecidit sub primos conatus Dominicus Hericeus, vir fortissimus, cuius caede irritatis Venetorum animis, atrocior oppugnatio oppidum adorta est".
Senonché, a parte il fatto che all'epoca l'E. avrebbe avuto 77 anni, ed è francamente difficile pensarlo "vir fortissimus" in prima linea, a guidare l'attacco, e ancora che una simile morte contrasterebbe con l'epigrafe, la quale lo fa passare "pie" a miglior vita, è certo che il comandante veneziano morto sotto Adria non era un patrizio, secondo quanto affermano la cronaca dell'anonimo veronese e, più esplicitamente, il Sanuto, che nei suoi Commentarii della guerra di Ferrara così descrive l'avvenimento: "Ma quivi fu ammazzato Domenico Rizzo, popolare, che era Ammiraglio di questa grande armata, l'uffizio del quale è di ordinare l'andata della navigazione, governar li galeotti, e dar ragione alla turba navale ... Per decreto del Consiglio dei dieci alla moglie ed ai figli dell'Ammiraglio nostro fu data provigione". In effetti i cittadini Rizzo non erano nuovi a tale compito: sempre nel corso del XV secolo, e precisamente nel 1431, sappiamo di un Antonio che fu parimenti ammiraglio nella squadra veneziana che operava sul Po, con compiti subalterni di natura logistica.
Ma allora, poiché il nome dell'E. non compare più negli elenchi del Segretario alle Voci, né si ha di lui alcun'altra notizia tranne questa, chiaramente falsa, non resta che pensare ch'egli possa esser morto subito dopo il ritorno dalla podesteria padovana, nel 1473.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. codd. I, Storia ven. 19: M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii..., III, c. 414; Ibid., Avogaria di Comun. Balla d'oro, reg. 162, c. 67r; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3782: G. Priuli, Pretiosi frutti…, II, c. 8rv; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, cod. 16 (= 8305): G. A. Cappellari Vivaro, IlCampidoglio veneto, II, c. 55v; ibid., cod. 198 (= 8383): Reggimenti, cc. 1v, 266r; Arch. di Stato di Venezia, Segretario alle Voci. Misti, reg. 4, cc. 2r, 28v, 57r, 83r, 97v, 103v, 136v, 140r, 144r; reg. 6, cc. 1v, 30v, 50v, 60r; Ibid., Senato. Terra reg. 6, cc. 24v, 26v-46r, 135r; Ibid., Senato. Mar, reg. 9, c. 97r (queste due ultime indicazioni riguardano l'attività di consigliere ducale); per il testamento della moglie, dettato nella casa a S. Canzian il 2 ag. 1464, Ibid., Sezione notarile. Testamenti, b. 1239/438. Cfr. inoltre: M. Sanuto, Vitae ducum Venetorum..., in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XXII, Mediolani 1733, col. 1216; Id., Commentarii della guerra di Ferrara…, a cura di L. Manin, Venezia 1829, p. 12; D. Malipiero, Annali veneti, in Arch. stor. ital., VII (1844), 2, p. 656; Cronaca di anonimo veronese. 1446-1488, a cura di G. Soranzo, Venezia 1915, p. 371; M. A. Sabellico, Historiae rerum Venetarum ab urbe condita, in Degl'istorici delle cose veneziane..., I, Venezia 1718, p. 824; A. Gloria, Dei podestà e capitani di Padova dal 1405 al 1509…, Padova 1860, p. 29; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, IV, Podestaria e capitanato di Padova, a cura dell'Istituto di storia econ. d. Univ. di Trieste, Milano 1975, p. XLIX; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Erizzo, tav. I.