CONCORDIA, Domenico
Nacque a Loreto (prov. di Ancona) il 17 nov. 1801 da Giuseppe e da Isabella Guidi. Si ignora dove e quando egli abbia iniziato gli studi musicali, cui molto probabilmente egli venne avviato giovanissimo nella sua città. Trasferitosi a Fabriano in epoca imprecisata, il 22 genn. 1821 nella chiesa di S. Onofrio vi sposò Romualda di Sinibaldo Maruti, da cui ebbe tre figli: la prima, Maria Giuseppa, nata a Fabriano nel 1822; il secondogenito Eugenio nel 1823, che si dedicò poi alla carriera teatrale raggiungendo una discreta notorietà come tenore verdiano in varie città italiane; infine la terzogenita Clotilde, nata anch'essa a Fabriano il 15 marzo 1824 e morta ventenne l'8 ag. 1844.
A Fabriano il C. trascorse buona parte della sua esistenza; tra l'altro fin dal 1822 aveva compiuto i suoi studi musicali alla scuola di Bernardo Bittoni, maestro di cappella della cattedrale di S. Venanzo, di cui insieme ad Antonio Tagliaventi fu considerato il migliore allievo. Frattanto aveva fatto parte della banda filarmonica cittadina, da lui poi diretta, e come primo suonatore di clarino fu chiamato a far parte dell'orchestra in tutti gli spettacoli lirici che si davano ogni anno, sia nella stagione di carnevale sia in quella estiva, durante le feste patronali, nel teatro dell'Aurora. Diplomatosi in composizione presso l'Accademia di S. Cecilia in Roma, nel 1844-45 fu maestro di cappella nella cattedrale di Fabriano; nel 1845 si trasferì a Macerata, ove fino alla morte ricoprì l'incarico di maestro di cappella della cattedrale.
Dedicatosi con impegno serio e costante all'insegnamento del canto, dalla sua scuola uscirono numerosi allievi di valore, come Francesco Cresci, Luigi Garofoli, Luigi Rinaldini, Giulio Stappolini e numerosi altri attivi in cappelle musicali e teatri della penisola. Fu anche compositore fin dagli anni dell'adolescenza; secondo quanto sostenuto dal Sassi, una sua messa sarebbe stata scritta ed eseguita nel 1835 nella chiesa di S. Agostino a Fabriano in occasione delle feste per il riconoscimento del culto prestato ai "beati Bacchetti". È comunque probabile che la sua attività creativa abbia avuto inizio anteriormente e soprattutto durante gli anni trascorsi a capo della banda filarmonica (attività per la quale gli venivano corrisposti trentasei scudi annui), in cui doveva prestare anche servizio gratuito nelle processioni del Corpus Domini e del santo patrono, oltre che all'insegnamento del canto, del pianoforte e di altri strumenti.
Tuttavia la sua produzione musicale, comprendente lavori teatrali, religiosi e liriche da camera, in parte conservate nella cappella del duomo di Macerata, fu ben presto dimenticata e non dovette presentare caratteri di grande originalità, quanto piuttosto l'espressione d'una rigorosa seppur pregevole formazione musicale che non gli consentì di sollevarsi oltre i limiti di una scrupolosa professionalità. Piuttosto scarse sono le notizie sulla sua vita che del resto si svolse entro l'ambito d'una attività di routine, metodica e povera di avvenimenti significativi. La sua posizione di direttore di banda gli procurò peraltro non pochi dissidi con il Tagliaventi, capo dell'orchestra degli spettacoli teatrali, che come il C. aspirava a diventare dipendente del comune di Fabriano, ma il dissidio fu presto composto, come risulta da una lettera del 21 maggio 1840, che il C. inviò al gonfaloniere Alessandro Altini e con la quale confermava la sua intenzione di continuare ad essere direttore della banda (Sassi).
Assai stimato negli ambienti musicali, la sua fama non fu circoscritta alla città di Fabriano, poiché varie città marchigiane si disputarono i suoi servizi - tra l'altro i fabrianesi promossero una richiesta di aumento di stipendio allorquando, invitato dal comune di Camerino, si temette che il C. potesse abbandonare la sua città d'adozione.
Tra l'altro il 3 febbr. 1855 partecipò al concorso per il posto di maestro di cappella nel duomo di Urbino, ma nonostante i meriti e le riconosciute doti musicali l'incarico fu assegnato ad altro concorrente per ragioni di età.
Il suo nome è legato soprattutto all'attività didattica svolta con profonda competenza e dedizione seguendo le linee della più gloriosa tradizione italiana. Esperto di tecnica vocale, fu considerato dal Radiciotti "uno degli ultimi depositari delle tradizioni del canto Haliano" e Antonio Cotogni lo esaltò come "un maestro di canto veramente benemerito dell'arte italiana, per il valore di tutti i suoi allievi che si distinguevano sempre per una perfetta arte del canto anche quando non avevano buona voce" (Sassi).
Morì a Macerata il 23 marzo 1882.
Fonti e Bibl.: Fabriano, parrocchia di S. Biagio, Libro matr. G., p. 34, n. 267; Libro battesimi B, n. 1922; G. Angelici-Rota, Ricordi d'artista, Spoleto 1904, pp. 16 ss.; L. Bramante, La cappella musicale del Duomo di Urbino, Roma 1933, pp. 225 s.; R. Sassi, La vita fabrianese del maestro D. C., in Note d'archivio per la storia musicale, XIII (1936), 1-2, pp. 128-146; G. Monaldi, Cantanti celebri, Roma 1929, pp. 40, 61, 98 s., 102; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 362; Encicl. della musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 137.