CAMINER, Domenico
Nato a Venezia il 4 maggio 1731 da Antonio, crebbe in una famiglia della borghesia veneziana ricevendo una buona e solida educazione. Giovanissimo sposò Anna Meldini e, soltanto ventenne, divenne padre una prima volta di Elisabetta, nel 1751, ed ebbe quindi almeno un secondo figlio, Antonio, anch'egli collaboratore del padre e poi redattore del Nuovo postiglione.
Non sappiamo perché e in quali circostanze il C. abbia scelto di fare il giornalista e il letterato; quel che comunque colpisce è che nella sua attività completamente assenti sono le ambizioni "eroiche" caratteristiche del letterato settecentesco, mentre risulta coerentemente perseguito un ideale di onesto e autonomo professionismo, quello stesso d'altronde che, pur tra laceranti contraddizioni, accomuna un po' tutti i protagonisti del giornalismo settecentesco dallo Zeno in poi.
Anche allo stato attuale delle ricerche, che pur lascia in ombra, senza dubbio, molta parte della sua attività, non può non sorprendere la mole del lavoro svolto, un'attività spesso grigia e incolore ma continua e omogenea, che riesce a trovare una sua intima moralità e una solida coerenza nella costanza del rapporto col pubblico.
Di questa umile concezione del lavoro intellettuale, maturata nel corso di una lunga esperienza, è testimonianza una pagina quasi programmatica dell'Europa letteraria: "Quando un giornalista vuol darsi aria di giudice delle letterarie opere, delle quali è pur forza ch'egli parli, quando ardisce pretendere, che il suo giornale sia un tribunale, e molto più quand'è acciecato dall'amor proprio e da eccedente stima di se stesso, a segno di volere che inappellabili siano le sue decisioni, incontra quegli imbrogli e que' fastidi che, moltiplicati, lo fanno poi urtare in iscogli, ne' quali si sfracellano i suoi disegni. Abbiamo già veduto mancare tanti giornali, tanti periodici fogli; ed una delle cause certamente fu la condotta poco politica de' loro compilatori. Un giornalista deve, con una spezie di analisi, dare un'idea del libro su cui ragiona, e lasciare a' leggitori il formarne il giudizio. Se però non gli è talvolta possibile di occultare il suo parere, deve ciò fare in modo, per cui né disgusto a ragionevole uomo, né vergogna a se stesso ne provenga" (gennaio 1772).
La sua attività cominciò con qualche commedia giovanile, tra le quali si ricorda un Fattor galantuomo del 1757, credibilmente nel solco della trionfante riforma goldoniana, e per l'affetto e la stima che legano il C. al grande commediografo e per le più tarde testimonianze di radicata avversità a Carlo Gozzi: "Il teatro italiano singolarmente riguardo alla commedia trovasi oggidì abbandonato alla Donna Serpente, al Re Cervo, al Mostro Turchino, all'AugelBelverde, e ad altre simili scurilità, parti dell'istrionismo, e che, a rossore dell'Italia, dalla vanità, dal fanatismo e dalla stoltizia, vengono resi pubblici anche colle stampe" (Europaletteraria, maggio 1773).
Tuttavia non era questa del teatro la strada giusta per il C., tant'è che qualche anno dopo lo troviamo impegnato nella redazione della Nuova Gazzetta veneta della quale tra il 13 marzo e il 25 sett. 1762 uscirono cinquantadue numeri stampati da Pietro Marcuzzi; ma, come racconta il Foglio comico, "non valsero eccitamenti, diligenze, e spesa; niuno sostenne il progetto e finalmente [il C.] si stancò di una fatica riconosciuta inutile, e per vantaggio e diletto della Società, o per impinguedine della sua borsa".
L'anno seguente, tutt'altro che vinto dall'insuccesso, si associò con Girolamo Zanetti, di qualche anno più anziano e senza dubbio più esperto, e progettò un nuovo giornale che egli annunciava con entusiasmo al Goldoni col titolo di Curiosità di ogni genere ricevendone generosi incoraggiamenti: "Il titolo promette molto, i curiosi abbondano da per tutto, e curiosità non ne mancano alla giornata. Consiste il merito dell'opera e dell'autore nella scelta delle cose più interessanti, nella maniera di esporle, e nella facilità di adornarle. Voi avete del genio, siete associato con un uomo di spirito e di talento, vi pronostico bene, e ve lo desidero di buon cuore. Vorrei io pure poter contribuire ai vostri fogli con qualche curiosità" (27 giugno 1763). Secondo l'Ortolani e il Berengo il progetto non andò in porto; ma probabilmente esso venne soltanto rimandato per la difficoltà di convincere un tipografo a tentare l'impresa, cosicché il quotidiano è quello stesso che verrà stampato soltanto all'inizio del 1765 dalla tipografia di P. Coppella e Paolo Colombani. Tra il 1º gennaio e il 31 marzo ne usciranno novanta numeri, con un titolo sensibilmente diverso da quello stabilito: Diario veneto appartenente al commercio civile e alle curiosità di ogni genere.
Esso "è il primo giornale quotidiano che incontriamo nel giornalismo veneto e che si occupi di novità urbane" (Saccardo, p. 70) e, da un lato porta evidenti i segni della lezione gozziana ("La pubblicazione sarà amena e proficua ad ora ad ora sparsa di morali e filosofiche riflessioni dirette al buon regolamento dei costumi": n. 1), dall'altro mostra anche la lezione diretta e rimeditata dello Spectator e della tradizione inglese.
Dopo il fallimento del Diario veneto ilC., deluso dagli insuccessi, cambiò strada recuperando la più sperimentata formula del giornale letterario, finanziariamente e professionalmente meno impegnativa e nello stesso tempo più facilmente recepibile dal pubblico: nel 1768 così vedrà la luce L'Europa letteraria, sempre che al C. non si voglia attribuire anche l'anonimo Magazzino italiano pubblicato da Gianmaria Bassaglia dall'aprile 1767 all'ottobre 1768, come sembrano suggerire numerose affinità tematiche e ideologiche e l'accertata presenza di Alberto Fortis tra i collaboratori.
L'Europa letteraria rappresenta un risultato importante nella carriera del C., il quale può contare su due collaboratori fidati, la figlia Elisabetta e il Fortis; il suo impegno professionale trova così modo di esprimersi nella ricerca di un'informazione puntuale e sensibile alle più vive sollecitazioni del presente. Anche quando, dopo un paio d'anni soltanto, tra lui e il giovane Fortis la collaborazione diventerà impossibile, il C., sollecitato dalla figlia, saprà non disperdere il patrimonio di idee e valori che nel frattempo il giornale si era costruito. All'Europa letteraria va, infatti, il merito di essere stato uno dei più efficaci strumenti di diffusione nel Veneto della più moderna cultura francese.
Quando il giornale manifesterà i primi sintomi di stanchezza e di vecchiaia, il C. ha ancora il coraggio di rinnovarlo, cambiandogli persino il titolo. Nel 1774 così vede luce il Giornale enciclopedico la cui impostazione verrà progressivamente modificandosi, adeguandosi alle diverse esigenze di una più accesa battaglia ideale. A questo punto la complessa impresa familiare si credette sufficientemente forte per agire su piani diversi e mentre il Giornale restò completamente affidato a Elisabetta, il C. riprese lì dove l'aveva lasciato il discorso sull'informazione popolare e urbana, assumendo dal 1777 (o forse dal 1783) la direzione del Nuovo Postiglione, un settimanale dell'Albrizzi che sopravviveva stentatamente da tempo, coinvolgendo in quest'impresa il secondogenito Antonio. Frattanto, dal 1774, il C. aveva assunto anche l'incarico di compilare l'annuario La storia dell'anno. Si manifesta così con chiarezza la vocazione di cronista politico e di storico contemporaneo ben evidente in quasi tutte le opere non giornalistiche del C. che conosciamo, dalla Storia delle guerre fra la Russia e la Porta Ottomana alla Storia della guerra per la successione agli Stati di Baviera (ricordate dal Moschini), dalla continuazione del Quadro delle rivoluzioni delle colonie inglesi dell'America settentrionale di G. Raynal al Prospetto degli affari attuali dell'Europa, pubblicato dal 1788, e soprattutto ai due volumi del Saggio storico del regno di Corsica dalla sollevazione del 1729 sino alla metà del 1768 (Venezia 1768), che lo stesso Pasquale Paoli consigliava come "il miglior sunto della storia di Corsica", e infine alla Vita di Federigo II il Grande, tratta da originali e classici documenti (Venezia 1787, in due volumi) particolarmente attenta a descrivere il nuovo ordinamento burocratico, militare e giuridico dello Stato prussiano. Ma come si è visto per i giornali, tutt'altro che completo è, allo stato attuale delle ricerche, l'elenco delle sue opere.
Il C. morì a Vicenza, nella medesima casa in cui qualche mese prima si era spenta la figlia Elisabetta, il 3 nov. 1796.
Fonti e Bibl.: Tra le fonti contemporanee oltre alle lettere di C. Goldoni a lui dirette (in Opere, XIV, Milano 1956, pp. 244, 287-299, 798, 812) basterà ricordare l'anonimo (ma attribuito a Zaccaria Seriman) Fogliocomico... Storia de' giornali, gazzette ed altri fogliperiodici veneti, s.l. (ma Venezia) 1764, p. 5. Poverissima e assai poco informata la bibliografia: G. A. Moschini, Della letter. venez. del sec. XVIII..., IV, Venezia 1808, pp. 121 s.; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia..., Venezia 1855, p. 360; R. Soriga, Giornalismo dipartimentale negli ultimi anni del Regno Italico, in Rass. naz., XL, (1918), pp. 150-154; F. Fattorello, Ilgiornalismo veneto nel '700, Udine 1933, passim;R.Saccardo, La stampa periodica veneziana fino alla caduta della Repubblica, Padova 1942, passim;G. Natali, IlSettecento, Milano 1955, pp. 448, 485; M. Berengo, La società veneta alla fine del Settecento..., Firenze 1956, p. 143; Id., Giornali veneziani del Settecento, Milano 1962, pp. XL, LII-LVII, 352-373; F. Venturi, Riformatori delle ant. Repubbl. …, in Illuministi italiani, VII, Milano 1965, pp. 732-734, 742, 765; R. M. Colombo, Lo Spectator e i giornali veneziani del Settecento, Bari 1966, pp. 190 s.; P. Zambelli, Dibattiti culturali nel Settecento a Venezia, in Studi sull'Illuminismo, Firenze 1966, pp. 172 s.; G. Torcellan, Settecento veneto..., Torino 1969, pp. 43, 194-196, 315-317; Biografia universale antica e moderna, LXXII, Venezia 1840, p. 268; G. Melzi, Diz. di opere anonime o pseudonime..., Milano 1848-49, I-III, ad Indicem.