BIANCHELLI, Domenico (Menghus Blanchellus)
Medico e filosofo, nacque a Faenza intorno al 1440. Non possediamo una precisa documentazione sulla sua formazione e sulla sua carriera accademica, ma è probabile che studiasse nello Studio di Ferrara, ove già insegnava tra il 1466 e il 1470. In quegli anni infatti compare nel ruolo dei lettori di arti e di medicina (G. Pardi,Lo Studio di Ferrara nei secc. XV e XVI..., Ferrara 1903, p. 140).
II suo insegnamento ferrarese fu dedicato soprattutto al corso di logica; e secondo quanto scrisse lo stesso B. nella prefazione all'edizione dei suoi scritti del 1520, egli compose, oltre al commento alla logica di Paolo Veneto, i seguenti commentari scolastici: In dialecticam Aristotelis,idest in libros posteriorum et in Perihermeneias eiusdem; Dialectica resolutiva,in qua tota Aristotelis dialectica summatim comprehenditur; Tractatus super regulas Hentisberi Strodi; Quaestiones super consequentias eiusdem; Subtilitates dialecticae resolutae in unum reductae; Super philosophiam Aristotelis,scilicet expositio in physicam et quaestiones super librum de Anima. Intorno allo stesso periodo, ma certo dopo il 1466-67, il B. compose inoltre una Disputatio de praestantia philosophi et iurisconsulti ad ducem Borsum Estensem, documento assai interessante di quella "disputa delle arti" che interessò tanta parte della cultura italiana del Quattrocento; essa è conservata in un codice del British Museum (Add. 27580, sec. XV, ff. 38 r-73 r: cfr. Catalogue of additions to the manuscripts of the British Museum, 1854-1875, II, London 1877, pp. 331-332) ed è stata recentemente illustrata dal Pagallo.
Non ci sono noti altri eventi della vita di maestro del B., ma ci resta un'importante testimonianza sui suoi rapporti con l'ambiente fiorentino e con alcuni dei suoi maggiori rappresentanti. Il 20 giugno 1489 era infatti presente a Firenze, ove insieme con Giovanni Pico e con altri, prendeva parte a una disputa su di una "proposizione" discussa pochi giorni prima nella chiesa di S. Reparata ("Peccatum Adae non est maximum omnium peccatorum"). Ed è probabile che abbia un preciso riferimento a questo soggiorno la dedica delle sue Quaestiones et difficultates de primo et ultimo instanti (Ferrariae, Laur. de Rubeis e Ant. de Grassis, 1492) a un certo "frater Carolus Ordinis servorum qui in Fiorentino coenobio moderator est", facilmente identificabile con lo stesso fra' Carlo servita, presente anch'egli alla suddetta disputa (G. Fabris,Il più antico documento di poesia macaronica,la Tosontea di Corado, in Atti del R. Ist. lombardo di scienze,lettere ed arti, LXV, 2 [1905-6], p. 568).
Gli scritti logici del B., e particolarmente il Commento a Paolo Veneto, condotti con larga conoscenza dei problemi della tarda logica scolastica e della tradizione nominalista parigina e oxoniense, ebbero una notevole fortuna. Il Commentarius cum quaestionibus super logicam Pauli Veneti fuinfatti stampato più volte nel corso del sec. XV(Indice gen. degli Incunaboli delle Bibl. d'Italia, nn. 1749-54, 7362): la prima volta a Treviso (Michele Manzolo) nel 1476, poi a Venezia nel 1480 (Antonio da Stra e Marco Catanello), nel 1483 (Antonio da Stra), nel 1488 (Giovanni Leoviller e Francesco de' Madi), nel 1492 (Boneto Locatelli e Ottaviano Scoto) e nel 1498 insieme con la Logica di Paolo Veneto (Ottino de Luna). Più tardi, nel 1520, venne ancora ripubblicato, sempre a Venezia, sotto il titolo: Menghi Faventini expositiones ac quaestiones super summulas magistri Pauli Veneti,cum annotationibus Iacobi Ritii et Manfredi de Medicis.
In questa edizione, preceduta da una prefazione nella quale il B. enumera i suoi scritti, sono comprese anche altre opere, in gran parte identificabili con i commentariiscolastici composti durante l'insegnamento ferrarese: Scripta resolutiva super toto organo; De primis et secundis intentionibus; De vero et falso; De scire et dubitare; De primo et ultimo instanti; De maximo et minimo; De tribus praedicamentis.
Il B. ebbe anche notevole fama come medico e fu stimato da Giulio II; nel 1515 insegnò medicina pratica a Pisa. Dei suoi scritti, restano il De morbis particularibus a capite ad pedes et de omnium febrium genere opus, Venetiis 1566, i De balneis tractatus tres e il De balneo Ville ad Dominos Lucenses consilium, stampati entrambi nei Tractatus de balneis, Venetiis 1553, un Consiglio contro la peste, stampato a Firenze nel 1576, insieme con quello di Tommaso del Garbo.
Ignoriamo la data esatta della morte del B., avvenuta in ogni caso dopo il 1520.
Bibl.: K. Gesner,Bibliothecae epitome..., Tiguri 1555, p. 131 v; G. F. Tomasini,Bibliothecae Patavinae manuscriptae, Utini 1639, p. 122; Lindenius renovatus, Norimbergae 1686, pp. 811-812; G. M. Mazzuchelli,Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 1124; A. Fabroni,Historia Academiae Pisanae, I, Pisis1791, pp. 362-63; S. De Renzi,Storia della medicina in Italia, II, Napoli 1845, pp. 344, 386 s., 400; G. M. Valgimigli,Intorno a M. B., in Atti e mem. delle R. R. Deputaz. di storia patria per le prov. dell'Emilia, n.s., III (1878), pp. 53 ss.; G. Collina,Maestro D. B. "Susta" faentino, in Romagna medica, V(1953), pp. 353-360; G. F. Pagallo,Nuovi testi per la disputa delle arti nel Quattrocento: la "Quaestio" di Bernardo da Firenze e la "Disputatio" di D. B., in Italia medioevale e umanistica, II(1959), pp. 467-481; E. Garin,Storia della filosofia italiana, I, Torino 1966, pp. 282, 446, 455, 457.