ATTICCIATI, Domenico (Domenico di Filippo)
Fiorentino, intagliatore di legno e maestro di tarsia, se ne ignorano le date di nascita e morte.
Nel 1575, con Benedetto di Giovanni da Montepulciano, terminò il coro del duomo di Siena, con figure su disegno di Bart. Neroni, e il 7 genn. 1590 gli fu affidato il coro nella chiesa della certosa di Pontignano (Siena). Nel 1593 terminava gli intagli del tabernacolo - di cui il Poccetti aveva fatto le figure - nella chiesa del Carmine a Firenze, per la quale aveva eseguito anche un ciborio. Verso il 1596, quando fu rinnovato, su disegno di Michelangelo Bandinelli e dell'A., l'altare di S. Caterina nella cappella omonima in S. Maria Novella a Firenze, l'A. vi dovette eseguire una statua in cartapesta di S. Caterina.
Il 6 febbr. 1596 i Deputati al restauro del duomo di Pisa, in seguito al disastroso incendio dell'anno precedente, ordinarono all'A., allora a Firenze, un modello per il soffitto del duomo; nella lettera dicevano di conoscerlo "per fama homo in questi mestieri valoroso e da bene". Ai Deputati lo raccomandava da Firenze, con una lettera del 2 marzo seguente, Girolamo Siriacopi provveditore delle fortezze, dicendo che "bisogna darli animo, e baldanza, atteso che è più presto d'animo pusillo; nel resto è da bene, reale e universale e trattabile". Dopo aver mandato il modello, che eseguì forse su disegno di Raffaello Pagni (secondo il Tanfani), l'A. si recò a Pisa, dove il 13 maggio 1597 firmò la convenzione per il lavoro; nell'agosto dello stesso anno, mentre altri maestri di legno risultano a Pisa al lavoro per conto dell'A., questi, tornato a Firenze, curava gli intagli dei rosoni e di altre parti del soffitto.
Nell'esecuzione del soffitto ligneo, a lacunari con cornici e rosoni intagliati e dorati su fondo azzurro e con lo stemma mediceo, fu aiutato da Francesco d'Agostino, da maestro Agnolo, dal figlio Bernardino e dal nipote Bartolomeo Atticciati.
Il figlio Bernardino fu intagliatore come il padre e risulta attivo nel duomo di Pisa. Nel 1597 (lettera del 20 maggio ai Deputati) risulta maestro intagliatore al posto del padre e ringrazia i Deputati perché gli avevano assegnato "la medesima carica costà nel duomo che haveva Domenico mio padre"; ma anche se dopo il 1598 Domenico non risulta piùattendere ai lavori del duomo pisano, i pagamenti sono sempre fatti a "maestro Dom. A. e maestro Francesco d'Agostino e per detti a maestro Bartolomeo loro nepote e compagno".
Il nipote Bartolomeo, anch'esso intagliatore, fu attivo a Pisa e a Livorno. Nel 1598, per il duomo di Pisa, intagliava 296 rose per il soffitto della navata centrale, 232 per quello della crociera e lo stemma ducale, e, sempre per la stessa chiesa, su disegno di Giov. de Medici, "l'ornamento dell'organo grande e il poggiolo di quello piccolo". Nel 1600, insieme a Agostino Giolli, lavorava a Livorno ad intaglì per una galera, e nel 1602 era richiesto per fare gli intagli dell'organo del duomo. Tornato a Pisa, nel 1609 stimava alcuni lavori del Giolli per il duomo, nel 1612 faceva "la predella e l'altare de, confessori". L'8 genn. 1613 gli veniva affidata l'esecuzione del coro della chiesa di S. Michele in Borgo sempre a Pisa, nel 1614 faceva lavori di restauro per il duomo ("la sedia, dove sta Monsignore a udire la predica"), e nel 1616 ricomponeva - con gli avanzi degli stalli dei presbiterio, della seconda metà del sec. XV, danneggiati nell'incendio - le cassapanche delle navate laterali e quelle accanto alla sacrestia (su una è la data 1616). In quell'anno probabilmente moriva in Pisa.
Bibl.: E. Romagnoli, Cenni stor. artistici di Siena e suoi suburbii, Siena 1840, p. 29; F. Fantoi, Nuova guida ovvero descrizione storico-artistico-critica della città e contorni di Firenze, Firenze 1856, p. 515; L. Tanfani-C. Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1896, pp. 15 nota 1, 61-64, 137-139; A. Bellini Pietri Guida di Pisa, Pisa s. d., p. 93; R. Papini, Pisa, I, Roma 19 12, pp. 103, 155; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 218.