DOLFIN, Leonardo, detto Angelo
Figlio di Marco di Giacomo, del ramo di S. Canciano, nacque con ogni probabilità a Venezia. La prima citazione che lo riguardi contenuta nelle fonti a noi note risale al 7 febbr. 1324 quando, come canonico della cattedrale di Castello, viene ricordato presente all'elezione di una Viola a badessa di S. Biagio della Giudecca. In una lettera di Giovanni XXII del 28 marzo 1326 viene qualificato come preposito di Ravenna; in un'altra, sempre dello stesso pontefice, del 26 settembre successivo, oltre a questo titolo gli viene attribuito anche quello di arcipresbitero padovano. Il 27 maggio 1328 il D. fu creato vescovo della diocesi veneziana di Castello come successore di Giacomo Albertini, deposto perché fautore dello scomunicato imperatore Ludovico IV il Bavaro.
Il D. partecipò il 15 genn. 1329 all'elezione del prete Romano a priore dell'ospedale di S. Lazzaro. In quello stesso anno convocò un sinodo diocesano nel corso del quale furono promulgate norme disciplinari per i detentori di benefici non residenti e si diede esecuzione al mandato del 1325 dell'arcivescovo di Ravenna che prevedeva la riduzione da ventidue a dodici del numero dei canonicati della cattedrale si da arricchire le rendite di ciascuno di essi (riforma, quest'ultima, che fu poi sanzionata con bolla papale del 4 nov. 1329). Sempre in quell'anno, il 18 dicembre, dette l'assenso al progetto di costruire un ospizio per sole donne, che poi fu detto di S. Andrea, nel sestiere di S. Croce. Due anni dopo, nel 1331, accordò una serie di indulgenze per quanti avessero contribuito alla costruzione del detto ospizio.
Il D. assistette nel 1330 al sinodo provinciale convocato dal patriarca di Grado Domenico (V) nel corso della quale fu discusso il problema delle indulgenze e della disciplina ecclesiastica. Sempre in quello stesso anno, insieme con gli inquisitori all'Eresia, chiese che le autorità della Repubblica espellessero dalla città il conte siciliano Giovanni Chiaramonte il Giovane ma senza risultato: il doge non aderi infatti a tale richiesta adducendo motivazioni di ordine diplomatico. Il 22 febbr. 1331 il D. si impegnò a comporre la lite insorta tra il primicerio di S. Marco Costanzo Lauretano e Pietro Scutarium plebano di S. Geminiano a proposito di particolari diritti di decima. L'anno successivo consacrò la chiesa parrocchiale dei Ss. Ermagora e Fortunato e concesse ai suoi canonici la metà della porzione della decima, a lui spettante, che gravava sui beni di tutti i suoi fedeli morti fuori città. Il 13 febbr. 1334 concesse indulgenze per chi avesse fatto elemosina a favore della chiesa e del monastero di S. Matteo di Mazzorbo.
Il D. morì a Venezia il 19 ag. 1336.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Obligationes et Solutiones, t. 6, c. 74v; Reg. Vat. 114, parte 2, cc. 84r-85r, 88r, 98r, 122r; Reg. Vat. 87, cc. 372rv, epist. 2944; ILibri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, II, Venezia 1878, p. 38; Benoît XII (1334-1342). Lettres communes, a cura di J.-M. Vidal, II, Paris 1910, p. 250; Jean XXII (1316-1334). Lettres communes, a cura di G. Mollat, VI, ibid. 1910, pp. 137, 327; VII, ibid. 1914, pp. 276, 312; VIII, ibid. 1920, p. 121; IX, ibid. 1928, p. 154; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, V, Venetiis 1720, coll. 1276-1278; F. Corner, Ecclesiae Venetae antiquis monumentis illustr., XIII, Venetiis 1749, pp. 39 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, IX, Venezia 1853, pp. 207-209; Monumenti della Università di Padova (1222-1318), a cura di A. Gloria, Venezia 1884, p. 3411; L. Dolfin, Una famiglia storica. I Dolfin attraverso i secoli (452-1797), Genova 1904, pp. 16 s.; B. G. Dolfin, IDolfin (Delfino) patrizi veneziani nella storia di Venezia dall'anno 452 all'anno 1923, Milano 1924, p. 59; L. Piva, Il patriarcato di Venezia e le sue origini, II, Venezia 1960, pp. 2388.; C. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi..., I, Monasterii 1913, p. 171.