Diop-Mambéty, Djibril
Regista e attore cinematografico senegalese, nato a Colobane (nei pressi di Dakar) nel gennaio del 1945 e morto a Parigi il 23 luglio 1998. Nonostante i pochi film realizzati (due lungometraggi, tre mediometraggi e due cortometraggi) D.-M. ha contribuito, in maniera sostanziale, all'evoluzione del cinema africano, ponendosi come il più rappresentativo e originale cineasta di tutta la storia del cinema dell'Africa subsahariana. Dakar è il cuore pulsante delle sue opere d'arte, visionarie e musicali, che costituiscono una polifonia di suoni, voci, luoghi di precisa e lucida costruzione semantica e politica.
Di famiglia musulmana, compì studi teatrali nella capitale senegalese e recitò sperimentando forme di rappresentazione nella Troupe Nationale Daniel Sorano; D.-M. non rinunciò mai al lavoro di attore e fu interprete di alcuni film italiani, tra cui un episodio di Il decamerone nero (1972) di Piero Vivarelli. Il suo esordio nella regia risale al 1968 con il cortometraggio Contras city, nel quale già compaiono gli elementi che avrebbero caratterizzato la sua breve ma fondamentale filmografia: l'umorismo e il grottesco, la sensibilità per le persone che vivono ai margini, la critica alla globalizzazione, la destrutturazione dei percorsi tradizionali della narrazione. Contras city, definito il primo film comico africano, ispirato a uno stilismo graffiante ed esilarante, è un viaggio soggettivo nella varietà dei quartieri della capitale senegalese, per esplorare la propria storia e il peso delle influenze occidentali sui costumi. Il successivo Badou Boy (1969) mette in scena, quasi come in una comica muta, l'inseguimento per le strade di Dakar di un ragazzino furbo da parte di un poliziotto grasso. Una coppia (il guardiano di mucche Mory, che vaga per la città su una moto ornata con un paio di corna dai suoi animali ormai macellati, e Anta, una studentessa irrequieta dal corpo androgino) che sogna di imbarcarsi su una nave diretta in Francia, è invece la protagonista di Toukibouki (1973), suo primo lungometraggio e capolavoro, nel quale la ricerca estetica tocca i livelli più sperimentali e innovativi. Il film fu montatoa Roma, dove il regista venne arrestato per aver partecipato a una manifestazione antirazzista e liberato grazie all'intervento di amici e colleghi come Bernardo Bertolucci e Sophia Loren. Dopo questa drammatica esperienza trascorsero sedici anni prima del ritorno al cinema con Parlons grand-mère (1989), cortometraggio girato sul set di Yaaba (1989) di Idrissa Ouedraogo, esemplare riconferma del suo talento. Hyènes (1992), suo secondo lungometraggio, è tratto dal dramma teatrale Der Besuch der alten Dame (1956) di F. Dürrenmatt. La storia è ambientata nella nativa Colobane e, con un tagliente umorismo che distrugge l'originaria struttura più 'classica' e 'teatrale', segue le vicende dell'anziana Linguère Ramatou, rientrata al villaggio arricchita, per elargire ogni sorta di beni a patto che il suo vecchio amante, che l'ha tradita, venga ucciso. L'ultima parte della filmografia di D.-M. è costituita dalla cosiddetta Trilogia della piccola gente, rimasta però incompiuta per la scomparsa prematura del regista. L'autore riuscì a realizzare solo i primi due capitoli, venati di umorismo e basati su una forte innovazione figurativa, Le franc (1994), storia di un musicista povero che potrebbe risolvere i suoi problemi vincendo la lotteria, e La petite vendeuse du Soleil (1999, uscito postumo), in cui una bambina vende ogni giorno per le strade di Dakar il quotidiano "Le Soleil". Nelle intenzioni di D.-M. i tre mediometraggi, una volta terminati, avrebbero dovuto formare un unico film, come omaggio, seppure tardivo, al cinema per il centenario della sua nascita.
G. Gariazzo, Poetiche del cinema africano, Torino 1998, pp. 39-50.
Hommage/Tribute. Djibril Diop Mambety, in "Écrans d'Afrique", a cura di Alessandra Speciale e Clément Tapsoba, Ouagadougou-Milano 1998, pp. 1-73.
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M. Coletti, Di diaspro e di corallo, Roma 2001, pp. 207-18.
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