DISINFEZIONE (XIII, p. 19)
Un tipo di disinfezione che si è molto affermato per la bonificazione terminale degli ambienti dove abbiano soggiornato i malati infettivi, è quello ai vapori di formaldeide, detto anche della disinfezione gassosa.
I vapori di formaldeide possono essere sviluppati in vario modo: facendo bollire la formalina commerciale, che è una soluzione acquosa di formaldeide; sublimando al calore le compresse di paraformaldeide, che è un polimero solido della formaldeide; trattando la formalina con sostanze che provochino una forte reazione esotermica (permanganato potassico, oppure acido solforico e calce). Per raggiungere un buon effetto occorrono g. 2,5-5 di formaldeide per ogni mc. di ambiente, e condizioni essenziali sono le seguenti: chiusura ermetica con strisce di carta incollata su tutte le fessure dalle quali i vapori potrebbero sfuggire; distribuzione sparsa di tutti gli arredi, mobili ed effetti d'uso, perché l'azione si esercita solo in superficie; saturazione dell'ambiente in umidità. Gli ambienti debbono rimanere ermeticamente chiusi per sei ore dopo lo sviluppo dei vapori. Una disinfezione gassosa bene eseguita è efficace anche nei riguardi del bacillo tubercolare.
Un metodo di disinfezione introdotto nella pratica assai recentemente è la catadinizzazione, adottata specialmente per la potabilizzazione delle acque. Lo svizzero L. W. Naegeli scoprì che alcuni metalli, e principalmente l'argento ed il rame, allorché vengono immersi nell'acqua lasciano passare in soluzione ioni metallici che spiegano azione battericida in minime quantità (azione oligodinamica); G.A. Krause applicò il principio e, pensando che l'azione spiegata sia di tipo catalitico, diede al processo il nome di catadin.
Inizialmente vennero costruiti apparecchi catadin per contatto, nei quali l'acqua viene posta a contatto con vastissime superfici di argento, costituite da sabbie, granuli di quarzo o frammenti di porcellana ricoperti di una sottile argentatura. In seguito, per rendere il processo più attivo e più rapido, si ricorse alla corrente elettrica: facendo passare una corrente continua di pochissimi volt fra due elettrodi di argento immersi nell'acqua, si ottiene il passaggio di ioni d'argento nell'acqua stessa; è questo il processo elettrocatadin che consente in pochi minuti di caricare l'acqua della dose di argento necessaria per renderla pura e perfino per conferirle proprietà disinfettanti. Gli apparecchi catadin variano di misura, da quelli tascabili a quelli per notevoli impianti collettivi.
Fra i più recenti problemi igienici inerenti alla disinfezione, vi è quello della disinfezione dell'aria degli ambienti chiusi, preso in considerazione specialmente per le camere da operazioni chirurgiche, per corsie di infettivi e per locali collettivi. J. Lister per primo perseguì tale intento, introducendo la grossolana nebulizzazione di soluzioni di acido fenico nelle camere operatorie (1871); ma il metodo venne abbandonato perché inefficace e non innocuo. Recentemente M. A. Trillat (1938) ha ripreso in esame la questione introducendo il concetto degli aerosol (v. in questa App.), vale a dire dell'atomizzazione di liquidi battericidi in così fini particelle (1-2 μ) da ricordare le sospensioni colloidali.
Con pochi cmc. di disinfettante si possono ottenere miliardi di goccioline, con un'enorme superficie complessiva, che prendono contatto con i microbi sospesi nell'aria uccidendoli mediante la carica disinfettante che portano; la quantità dei disinfettanti adoperata è così esigua, da essere ben sopportata e le goccioline sono così piccole, da rimanere lungamente sospese nell'aria. L'atomizzazione viene ottenuta con apparecchi nebulizzatori speciali ed i liquidi più consigliati sono il resorcinol, l'ipoclorito di sodio e le miscele di essenze vegetali.
Le essenze vegetali, quasi trascurate per il passato, oggi hanno preso un posto assai importante fra i disinfettanti. Un potere battericida, talora spiccatissimo, è stato dimostrato per le essenze di timo, limone, arancio, bergamotto, ginepro, menta, lavanda, rosmarino, eucalipto, anice, sandalo, cannella ed altre ancora. Esse vengono usate o preparando miscele saponose che diventano solubili od emulsionabili in acqua, oppure in soluzioni alcooliche. Presentemente le essenze più adoperate sono quelle di timo e di bergamotto, e sono in uso tanto per disinfezioni profilattiche, quanto per disinfezioni medico-chirurgiche. Al potere microbicida le essenze vegetali aggiungono un notevole potere deodorante ed antiputrido, ed hanno il pregio di essere profumate.
Bibl.: E. Mc Culloch, Dis. and Sterilisation, Philadelphia 1946.